Se il Papa fa un’enciclica sul vino naturale, io mi faccio prete. Prometto

di Alessandro Morichetti

Ripetiamocelo chiaramente: non ci fossero stati la Chiesa, i monaci trappisti, qualche santa tedesca e una schiera di conventi in tutto il mondo, noi saremmo ridotti a marcire all’inferno a forza di Tavernello e Heineken. Uno non deve essere per forza credente ma studiare la storia di birra e vino è un ottimo modo per diventarlo ex post.

Da bravo teologo, Papa Benedetto XVI si inserisce nel solco della tradizione e, inadeguato a disquisire dei clos di Borgogna, eccolo qua che getta le basi per un’enciclica sul vino naturale. L'”umile lavoratore nella vigna del Signore” ha fatto progressi e argomenta di vino quasi meglio di tanti commentatores de noantri:

Del vino pregiato è caratteristica non soltanto la dolcezza, ma anche la ricchezza delle sfumature, l’aroma variegato che si è sviluppato nei processi della maturazione e della fermentazione.

Gli fa eco Gianfranco Ravasi, cardinale, eminente teologo, ebraista e sulla stessa linea del Pontefice quando esclama: “Il vino è immagine dell’amore”.

Amici vinificatori e ristoratori mi spiegano che, in questi ultimi tempi, si sono molto dovuti adattare alla sempre più diffusa ricerca di vinelli facili, sapori ammorbiditi, biologici da laboratorio. E poi, per contrappasso, intrugli per lo choc di mezza sera e biberon per lo sballo di una nottata (il reality di maggior successo: “Domani è un giorno di meno”). Lo dicono con malinconia: hanno perso la soddisfazione di essere gratificati – persino loro – dalle parti nobili del giudizio di gusto, che hanno bisogno – persino esse – di umana sensibilità e finezza di riflessione.

Di green economy nel vino, impronta ecologica, sostenibilità ambientale e “naturalità” si è parlato al seminario estivo della fondazione Symbola, svoltosi recentemente a Montepulciano. Presenti, tra gli altri, Angiolino e Francesco Maule (La Biancara), Adriano Zago (agronomo), Michele Manelli (Salcheto), Domenico Andreis (coordinatore del progetto Salcheto carbon free) e il nostro Andrea Gori. A lui dobbiamo un video in cui il giornalista Gian Luca Mazzella (Il Fatto Quotidiano) racconta di come la definizione di “vino naturale” affondi le radici addirittura nel Diritto Canonico: “vino senza imperfezioni(enologiche, ndr)”, recitano i testi.

Seguono secoli di eresie, riforme, controriforme, quintalate di pesticidi messi al rogo in pubblica piazza ed enologi impiccati da contadini barbuti al grido di “Rudolf Steiner Akbar”. Capire cosa sia davvero il vino naturale, se esista, è cosa troppo complessa per noi umani peccatori abbagliati dai vizi capitali. Ora che è sulla bocca di tutti, io dico che una bella enciclica sul vino naturale – con tanto di sperimentazioni teologico-enoiche senza sputare il nettare santo (non sia mai!) – taglierebbe la testa al toro, accelera esponenzialmente le vocazioni. Sono pronto.

[Fonti: Avvenire.it, L’Espresso food & wine]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

9 Commenti

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EnotecaRomani

circa 13 anni fa - Link

Eh si,ci manca giusto questo....

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Il Gustofilo

circa 13 anni fa - Link

Conoscete Sacrafamilia? http://ilgustofilo.wordpress.com/2010/06/25/credo-in-sacrafamilia/ Questo il loro vino! Buona Lettura Il Gustofilo

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Francesco Maule

circa 13 anni fa - Link

beh se il papa o un cardinale parlano di vini naturali per davvero io cambio mestiere, altro che farsi prete!

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Francesco Maule

circa 13 anni fa - Link

Su Mazzella: abbiamo poi discusso a cena sulla questione "naturale". Essendo lui un teologo/filosofo (ed io solo filosofo) si incaponisce sui termini: non gli va che si dica naturale, credendo pure (non so per quali motivi) che i biodinamici non considerino l'uomo all'interno del quadro "natura". Con Mazzella poi a cena ho ritirato fuori l'argomento e gli ho chiesto se c'era un termine che poteva andar bene per definirci...e mi ha proposto "etici". Ed io gli ho risposto che etico puo' essere un comportamento umano, di certo non un vino! Soldati li chiamava "stabili" quei vini che io (e pure lui) non riesco a bere se pilotati da lieviti selezionati, corretti e migliorati con mille altre sostanze chimiche velenose, filtrati e chiarificati fino a stancarli e snaturarli. E l'uva? Ingrossata e maturata da concimi chimici e trattata con pesticidi ed insetticidi. Non mi interessa come li vogliamo chiamare: naturali, non-stabili, etici, eretici, veri, artigiani, di qualita', di territorio (la definizione migliore), senza chimica. Basta non chiamarli biodinamici o biologici che quello riguarda la vigna. Per intravino: da dopo il vinitaly proclamate con le vostre giuste ragioni "divided we fall, united we stand"; ora vorreste un'enciclica per risolvere le diatribe ed unirsi sotto un unico fronte. Belle cose. Potrei concordare anch'io. Ma perche' non vi prendete qualche responsabilita'? Secondo me potete e forse dovreste fare (almeno una cosa): - analizzare i vari movimenti di vini naturali, veri, bio, ecc... e scovare le differenze, le peculiarita' di ognuno, vedere se uno dice puttanate o meno. - fare o proporre qualcosa per il raggiungimento di quello che per voi e' cosi' importante, ovvero questa unione. Non voglio esser polemico, ma propositivo. Non ce l'ho con nessuno e non rappresento ne' VinNatur ne' La Biancara, i cui soggetti non hanno letto questo post. Grazie

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Gian Luca Mazzella

circa 13 anni fa - Link

Beh, Francesco Maule, che io sia io a incaponirmi, quando si tratta di questioni (seppur terminologiche) come la biodinamica o i vini naturali, fa un poco sorridere: in quanto io non ho credo o posizioni da sostenere (nemmeno terminologiche). E dunque non ho nulla da incaponirmi, anzi io continuo a cercare di capire. Senza alcun pregiudizio a riguardo... Facevo solo notare le implicazione e contraddizioni in cui si cade usando certe "locuzioni", vedi anche "vini veri". Mai affermato che i biodinamici (nello specifico) non considerino l'uomo parte della natura, ho solo detto che la retorica adolescente del vino, si avvale di dicotomie capziose e ridicole, quale uomo-natura, tradizione-innovazione, che sarebbero inaccettabili in contesti diversi. E comunque affermare che chi usa i lieviti selezionati o la temperatura controllata ad esempio, faccia vini non naturali, implica porre l´uomo e le sue tecniche al di fuori della natura e dalla naturalità. "Vini etici" era un suggerimento non privo di ironia. Che però non si veda l'etica nel rapporto fra l'uomo e la natura, a cui pertiene il vino, non lo comprendo così bene. Sono in Germania, ho appena notato il tag di Morichetti sul mio facebook, e non ho una tastiera che mi consenta una risposta più lunga o articolata. La giornata di Montepulciano è stata piacevole, e non ho visto posizioni così incompatibili alla fine. Tranne una, quella di Attilio Scienza. Cari saluti.

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Alessandro Morichetti

circa 13 anni fa - Link

Gian Luca, qual è la posizione di Attilio Scienza e in che senso la trovi incompatibile?

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Gian Luca Mazzella

circa 13 anni fa - Link

Beh, dato il thread, per risponderti mi viene da citare Paolo di Tarso "rigetta le favole profane, robe da vecchierelle" . Ovvero quello che pensa Scienza della biodinamica e affini...

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Francesco Maule

circa 13 anni fa - Link

non mi dici niente alessandro?

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Francesco Maule

circa 13 anni fa - Link

anch'io non ho tempo, vado a birre. alcune fermentate spontaneamente. Mangiarci ormoni e pesticidi di sintesi fa parte dell'uomo e della natura? dai ti capisco, apprezzo le tue risposte e ti ringrazio. Ripeto non sono "accusatorie". Ma i lieviti selezionati o il mosto a 2 gradi non ti aiutano a fare vini buoni. E non fanno parte ne' della natura dell'uomo ne' di quella del vino. Di certo l'ingegno umano ci ha aiutati molto, ma pure ad uscire dalla natura e farci mangiare o bere veleni. Suvvia non prendiamoci in giro!

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