“Se è naturale deve puzzare”. Un altro bio è possibile?

di Andrea Gori

puzzetteDa che siamo vinofanatici, sentiamo ripetere che il vino “vero” può anche puzzare un pò, altrimenti è un prodotto globalizzato, industriale, da combattere come le multinazionali del petrolio e da boicottare come la  Nestlè. Mentre il corno di urina sotto il filare, o il mosto pestato da vergini al chiaro di luna, assicurano vini ottimi e in equilibrio con il karma dell’universo. Tutti gli altri sono “cadaveri profumati”. Questa è, a grandi linee, la filosofia e il saggio marketing attorno ai vini biodinamici, ovvero da uve tendenzialmente certificate, con interventi enologici ridotti al minimo  e poca solforosa. Qui ad Intravino ci si accapiglia volentieri sull’argomento, ma tutti crediamo che il vino biodinamico se la debba giocare alla pari con gli altri, altrimenti perde in partenza. Questo sabato a Cerreto Guidi proviamo una degustazione (e convegno scientifico a supporto) senza paraocchi e paranasi per dimostrare che si può fare bio senza puzzare. Voi pensate sia possibile?

Mi chiedo perché aziende come Querciabella (record di grappoli e bicchieri su tutte le guide)  e Abbazia Santa Anastasia (che addirittura hanno come consulente Riccardo “Merlot” Cotarella)  nascondano i loro vini bio. Perché alcune etichette non escono in Italia o addirittura sono solo “esperimenti”? Temono forse il popolo del vino ottenebrato da concentratori e barrique tostatissime, non più in grado di bere un vino naturale?

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

17 Commenti

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Paolo Ghislandi

circa 15 anni fa - Link

A mio modesto parere il vino non deve presentare difetto alcuno e a parità di perfezione, secondo la mia visione delle cose, è da lodare maggiormente il vignaiolo che è meno intervenuto sulla naturalità del processo. Senza dover per forza appartenere ad una scuola di pensiero che automaticamente ne esclude un'altra, io vinifico e lo faccio secondo coscienza e con molta consapevolezza. Come nella vita non baro con me stesso, nella vinificazione ho ben chiari pochi semplici concetti di base. 1) Territorio incontaminato = uva incontaminata = vino sano 2) Impianto ragionato = meno malattia = meno trattamento ( bio ) 3) Piante giovani e sane = vigoria = meno malattia 4) Solo uva perfettamente sana = mosto ricco e perfetto = meno solforosa ( a volte niente solforosa ) 5) Macerazione a bassa temperatura sulle bucce = estrazione di antiossidanti naturali = niente additivi 6) Massima igiene = no contaminazioni = no additivi 7) Piccole vasche = rischio di fallare ridotto E soprattutto, il vignaiolo può solo creare e mantenere le migliori condizioni possibili affinchè il vino esprima al meglio il carattere dell uva di partenza.. tutto il resto, dall'omologazione del gusto alle ricerche esasperate, sono solo forzature e non fanno un vino felice per lo spirito. Per tanti motivi non mi certifico anche quando potrei farlo, preferisco che la genuinità dei miei vini derivi dalla fiducia delle persone nei miei confronti. Ciao Paolo

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Riccardo Francalancia Vivanti Siebzehner

circa 15 anni fa - Link

Complimenti sinceri !!!!!!!!! Ric.

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stefania

circa 15 anni fa - Link

Per gli amanti dei "naturali" una grande scoperta (a parte Vigne di Massa) è il Bianco 2008 prodotto dall'Azienda Le Coste di Gradoli. E al naso, sia il primo che il secondo, sono davvero piacevoli.

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Paolo Cianferoni

circa 15 anni fa - Link

In Italia il vino bio non ha grandi estimatori. Sicuramente in tempi passati erano vini che con qualche difetto volevano essere venduti, tradendo la buona pratica enologica e sensoriale. Oggi tutto è cambiato. Vini bio eccellenti vengono prodotti, ma si portano dietro la nomea del passato. Questo è il motivo che molti, come me, scelgono di produrre bio per etica, non per il mercato e vendono le bottiglie come vino convenzionale. Ricordiamosi inoltre che Bio è anche salubrità.

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Emiliano Falsini

circa 15 anni fa - Link

Chi dice che i vini Bio devono puzzare è meglio che vada dallo psicologo... Partiamo dal concetto che i vini bio o non bio devono essere con delle caratteristiche organolettiche precise e codificate, se poi sono bio tanto meglio per chi li produce, per l'ambiente e per i consumatori!!! Dire che i vini Bio possono anche puzzare nuoce gravemente ai vini Bio stessi.

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Francesco Annibali

circa 15 anni fa - Link

E' curioso notare che in una delle patrie dei vini bio-veri ecc... come l'Alsazia tutti i produttori, da Zind & Weinbach in giù, affermano di esserci votati a bio - biodinamici ecc... per ragioni di SALUTE E RISPETTO DI SE' STESSI E DELL'AMBIENTE. Di +: guardano con forte sospetto chi utilizza tali pratiche per giustificare difetti esecutivi. Arrivo al dunque: non è forse che qui da noi ci si sia dedicati al bio per ragioni ESTREMAMENTE DIVERSE da quelle transalpine?

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Fabio Italiano

circa 15 anni fa - Link

Perchè dovrei bere un vino biodinamico che puzza, e non un vino diciamo commerciale profumatissimo? Siamo sicuri che i vini biodinamici siano più salubri dei vini commerciali? E' sicuramente lodevole da parte del produttore biodinamico l'attenzione e la cura che presta all'ambiente, ma la biodinamica è, e resta solo una filosofia di vita. Nei sistemi biodinamici puri, le strategie produttive sono subordinate per esempio alle fasi lunari, e come se le nostre esistenze dipendessero dall'oroscopo. Una stupidata totale.

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Riccardo Francalancia Vivanti Siebzehner

circa 15 anni fa - Link

Ammettiamo pure che la fasi lunari siano una "stupidata totale" (non ho elementi per confermare nè per smentire), se però un produttore, convenzionale, biologico o biodinamico che sia, gestisce il vigneto in modo intelligente, riuscendo ad utilizzare poco rame e zolfo - magari integrandoli con altri metodi di difesa biologica - riesce a non avere problemi di tignoletta (che l'ampelofago che maggiormente favorisce lo sviluppo della Aspergillus = OTA/Ocratossina A...che non fa proprio bene, anzi!), si dotasse di un sistema di lavaggio delle uve ed in cantina limitasse al minimo l'uso di SO2 e magari evitasse di impiastrare il mosto con enzimi, tannini, APA (azoto prontamente assimilabile: i lieviti selezionati hanno molte fame, in genere) etc....bhè io sarei molto contento, innanzitutto come tecnico (lo sono o meglio, dovrei/spererei di diventarlo) ed anche come consumatore ! Poi, se un mio amico preferisce un vino prodotto in modo opposto (antiparassitari convenzionali, mano facile in cantina, etc.), son cavoli suoi - ognuno si gestisce come vuole - io, se posso, cerco di tutelarmi. Ric.

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Fabio Italiano

circa 15 anni fa - Link

Hai perfettamente ragione Riccardo. Ma io avevo detto che "è sicuramente lodevole da parte del produttore biodinamico l’attenzione e la cura che presta all’ambiente". Non sono contrario alla pratica, ma sono contrario a bere vini con difetti evidenti, anche se prodotti in maniera naturale.

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fabrizio scarpato

circa 15 anni fa - Link

Io non cadrei nell'equivoco dell'equazione vino biodinamico uguale vino naturale, Credo che prima c'è il vino, quel vino che ho nel bicchiere, dopo, solo dopo, mi può interessare quale filosofia, quali lavoro ci sta dietro. Sdoganare la puzzetta mi sembra eccessivo perchè non ci dovrebbe essere, il vino perde in finezza e tantomeno vorrei apprezzare un difetto come sintomo di purezza. Già basta la velatura, che poi, con una minima dose di solforosa accettata e accettabile, diventa minimale. Temo davvero che come per l'agricoltura biologica, il vino biodinamico (attenzione c'è anche il vino da agricoltuta biologica senza esser biodinamico) non può emergere per il solo fatto di distinguersi rivendicando una sorta di purezza e genuinità superiore al vino tradizionale: mi sembra una battaglia persa. Diversamente e auspicabilmente, è solo un altro modo di pensare un vino, e allora mi piace conoscerne la storia, sua e di chi lo fa e in che modo, perchè i "modi" bodinamici sono tanti, mi sembra. Cercherò di approfondire a una degustazione di vini di Josko Gravner a fine mese; per intanto recentemente ho apprezzato un Riviera Ligure di Ponente Vermentino VB1 (biodinamico con lieve trattamento in SO2) di Selvadolce, Bordighera.

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Fabio Italiano

circa 15 anni fa - Link

Ecco facci sapere poi le tue impressione sui vini di Josko Gravner su questo stesso post.

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Francesco Fabbretti

circa 15 anni fa - Link

Premetto che provo imbarazzo nel commentare le querelle su queste pratiche produttive poichè naturalmente provo interesse per il frutto del lavoro biodinamico, naturale o come lo si voglia chiamare. Detto questo, per correttezza, non posso tacere come durante la degustazione dei vini "naturali" a Roma l'anno scorso mi guardassi con un po' di imbarazzo con i colleghi. Al di là di puzzette più o meno presenti la cosa che ci colpiva è che passata la "sbornia" (scusate il gioco di parole) della filosofia "alternativa", i cornunghia e via discorrendo, ci siamo resi conto di un aspetto di non poco conto: la relativa similitudine dello spettro olfattivo e gustativo. I produttori naturali ribadiscono con fermezza quanto il loro vino sia specchio sincero del terroir, e probabilmente è vero, ma dopo un po' che li si beve ci si accorge quanto questa dimensione "Terragna" marchi in maniera così pesante il dna del prodotto da rendere un Trebbiano Abruzzese simile a un Tokai Slovacco. Non faccio il nome proprio per il rispetto e la stima che ho nei confronti di entrambi questi produttori ma, proprio un mese fa ho rifatto una comparativa su eìquesti due prodotti con il medesimo risultato intuito l'anno scorso a Roma. A questo punto chiedo lumi a voi

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stefania

circa 15 anni fa - Link

Per correttezza mi correggo: intendevo dire Massa Vecchia. http://www.italianwineshop.it/produttori.asp?idpt=244

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Giampi

circa 15 anni fa - Link

La Romanée Conti lavora in biodinamica non mi pare siano vini che puzzano. Penso che queste critiche rivolte alla biodinamica arrivino troppo spesso da chi la biodinamica non la conosce. A me piacerebbe cancellare questo nome legato alla viticoltura e parlare semplicemente di vini che piacciono o meno. Indipendentemente dal fatto che siano o meno bio scelgo i vino che mi piacciono. In alcuni casi sono disposto a perdonare riduzioni o ossidazioni quando dietro a tali cosiddetti "difetti" si presenta la vera espressione del territorio e del vitigno. Sarebbe come non voler conoscere una persona perchè ha qualche ruga, il naso storto o la pancia prominente. Cosa significa? Per capire il vino occorre allargare la mente. Quando il difetto persiste biodinamico o no il vino è da scartare.... Il buon senso ci verrà sempre in aiuto un saluto a tutti Giamp

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Fabio Italiano

circa 15 anni fa - Link

Non ha nessuna importanza se il vino è biodinamico, biologico, o industriale, i difetti però, secondo il mio personale parere, non devono essere ammessi. P.S. Il paragone fatto con le persone non ha proprio senso.

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Maria Rosellini

circa 15 anni fa - Link

Io tra le puzze vorrei fare un distinguo: la PUZZETTA, leggerissima, da riduzione in bottiglia, che, con poca aria, svanisce e ci fa ritrovare nel vino tutti i suoi profumi, è la conseguenza del non-uso di rame all'imbottigliamento. Mi pare legittimo che un vino biodinamico o biologico possano presentarsi un po' chiusi appena stappati, poi però tutto torna a posto. Per me non è un difetto. Le VERE PUZZE, quelle che non si possono perdonare; dovute a un travaso tardivo, a delle fecce troppo grossolane o a legni vecchi non ben gestiti. Qui l'esperienza, l'attenzione del vignaiolo e l'investimento in termini di lavoro in cantina, fanno veramente la differenza. Le puzze di questo tipo possono presentarsi in tutti i vini naturali e no. Nessun vino naturale può giustificare una puzza di questo tipo. Una volta, ad una degustazione, ho messo il naso in un bicchiere così, con una puzza nauseabonda. Il sommellier (il vignaiolo era assente) era lettealmente invasato e si sperticava ad intessere le lodi di questo vino biodinamico, ma LA BIODINAMICA NON GIUSTIFICA MAI UN VINO PUZZOLENTE! Un'interessante osservazione è che alle volte nei vini naturali sono poco leggibili i vitigni, ma penso sia da riferirsi sopratutto per quanto attiene i vini bianchi, alla macerazione sulle bucce. Credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che le macerazioni, così come l'ossidazione omologhino il sapore dei vini. Queste però sono scelte di vinificazione che potrebbero valere anche per i vini convenzionali certo non rendono possibile l'identificazione del terroir. La lettura del terroir comunque, è prerogativa delle zone di produzione particolarmente vocate. Se è vero che il vino si può fare dappertutto (recentemente ne ho bevuto uno fatto nell'8 parallelo), cercare un'espressione di terroir in una zona priva di vocazione è come voler grattar la pelle agli elefanti. Laddove il terroir si esprime con pienezza, esso supera la varietà. Vuol dire che un sangiovese non sarà riconoscibile in quanto tale ma bevendo il vino dovremmo poter dire: "sa di Montalcino, o sa di Chianti". La coltivazione rispettosa della terra, Il giusto collocamento del vitigno, la tradizione, l'interpretazione illuminata del vignaiolo, possono dare origine a capolavori enologici senza l'uso spinto della tecnologia. Ma questo non può accadere per caso ne ovunque. Se è anche bio è magia pura. Vini bio nascosti? Possibile che chi non promuove il proprio vino bio lo faccia per una sorta di pudore? Se, come dovrebbe essere si tratta di una filosofia perché usarla come uno strumento di marketing?

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