Radice di Paltrinieri | Il Cristo e un Lambrusco di Sorbara da mezzo miracolo

di Alessandro Morichetti

Pianura, rese a 3 cifre, viti sterili e vendemmia meccanizzata non sono le condizioni migliori per un vino di qualità. Siamo a Sorbara, frazione di Bomporto, pochi km da Modena. I fiumi Secchia e Panaro si stringono a cullare un suolo fertile che accoglie piante vigorose. Lungo la strada, vigne vecchie a cordone speronato spaventose, altissime, giganti al cospetto delle spalliere contemporanee a misura di bambino. Il Sorbara è Lambrusco generoso e problematico. Varietà sterile che necessita di lambrusco Salamino in vigna per l’impollinazione (solitamente, un filare ogni tre), da disciplinare in una proporzione – min 60% Sorbara e max 40% Salamino – che si ritrova spesso in bottiglia. Il Sorbara in purezza è vino rosa-rosso trasparente e acidulo, fratello albino del tenebroso e tannico Grasparossa. Profumi tenui e acidità graffiante suggeriscono la produzione di versioni amabili per il consumo di massa: l’Italian Coca Cola è nata da queste parti, aprendo un salvifico mercato americano prima di saturarlo con prodotti troppo lontani dalla tradizione.

Quando chiedi ad Alberto Paltrinieri – lambruschista di terza generazione – la bottiglia che lo riflette al meglio, non ha dubbi: il Radice è un Sorbara in purezza rifermentato in bottiglia e non fa nulla per piacere alla gente che piace. Lambrusco difficile e scontroso, zero smancerie, duro. Offre un naso timido di lampone e viole, diffida di chiunque ne parli usando più di 3 descrittori. Al 4° scatta il cartellino giallo, oltre il 5° siamo alla marchetta. L’equazione semplice=poco interessante è una stupidata con molte eccezioni e il Radice è una di queste. Il sorso è secco come la morte, schietto, spiazzante avendo in mente il Lambrusco amabile che ho sgargarozzato a suon di magnum boccioni da supermercato durante l’università. Il finale di bocca è asciutto e scheletrico su note di pompelmo a completare un quadro aromatico che elogia l’essenzialità e rifugge la banalità.

Esemplari pezzi di storia dell’Italia del vino come Radice o Rifermentazione Ancestrale della Francesco Bellei non arrivano a 10 euro in enoteca ma oggi a Sorbara il problema non è il prezzo. La concentrazione di mercato è un Satana nascosto. Bellei significa Cavicchioli, che significa Gruppo Italiano Vini, che significa Cantine Riunite, che significa un controllo diretto o indiretto di circa i 2/3 del Lambrusco tra Modena e Reggio Emilia. E non sono esattamente 40 piante e 100 bottiglie. Il monopolio nelle sue sfumature è un male a prescindere ma qui nessuno sembra incazzarsi davvero. Alberto Paltrinieri è poco fiducioso e scettico, il silenzio dei piccoli – nella versione “ma che problema sarà mai?” – fa il gioca dei grandi: dubito stiano tutti in cantina a sperimentare un “ancestrale” come si deve.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

10 Commenti

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kenray

circa 13 anni fa - Link

aderisci anche tu al comitato "no lambro - se lo conosci lo eviti" partecipa numeroso.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

nota a margine: (cit.) "il Lambrusco amabile che ho sgargarozzato a suon di boccioni da supermercato durante l’università" amabile.... mettiamo la parola fine alla presunta patente di eno-tuttologo di alessandro, il mondo ha già mughini sgarbi e feltri e non sente il bisogno di ingrossare le fila r.i.p.

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signorina

circa 13 anni fa - Link

"I milanés in ariùs..." (i milanesi son pieni di boria) dicevano alta voce in sottofondo i pensionati del Circolo per provocare qualche reazione nel turista di passaggio. Quando sentivo quella fatidica frase tiravo fuori il portafoglio e dicevo all'oste di portare a mie spese una bottiglia di rosso al tavolo dove stavano sì giocando a carte, ma mi squadravano con la coda dell'occhio. "Quale vino?". Non c'era bisogno di chiedermelo. Rispondevo sempre "Quello che stanno gia' bevendo". E partiva la solita bottiglia di un altro bel Lambrusco "maschio", col botto del tappo e la schiuma che si tratteneva a stento nei calici mentre si mesceva, ma che si calmava subito com'e' nello stile del Lambrusco. Oddìo, una volta bastava anche soltanto il "puntalone", la seconda torchiatura, per far felice anche chi perdeva a briscola o a scopa, mentre adesso il buon Lambrusco e' anche metodo classico. Ecco, se i milanesi la sera facessero quel che facevano noi quarant'anni fa e cioe' andarsi a prendere un caffe' a Genova (ovviamente dopo la zuppa di pesce in via Pré), oppure a godersi una bella cena in campagna intorno a Reggio Emilia fra gli argini che arrivano su e giù fino al Po, sarebbe meglio. Ma no, adesso guai se non e' Sassicaia, se non e' Brunello, se non e' Amarone, se non lasci sulla tavola in due ore lo stipendio di un mese per poi vantarti con gli amici di essere un intenditore... "I milanés in ariùs", ma stavolta sono anche degli emeriti pirla: non solo non offrono un calice che ti spacchi l'anima, ma in piu' adesso spandono fango anche sull'onesto vino che bevi. Sorbara, ovviamente, come quello che l'amico coi baffi mi portava al confine di Cieszyn (tra Cechia e Polonia) quando lo attraversava per tuffarsi poi nella notte sullo stradone per Varsavia.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

bravo morichetti e grazie posso riformulare con pienezza di senso - non tutti quelli che bevono lambrusco sono dei pirla - sicuramente tutti i pirla bevono lambrusco io non bevo lambrusco, mai

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ALAN

circa 13 anni fa - Link

credo che ci sia qulche pirla anche fra quelli che non bevono lambrusco..:-)

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Marco Lugli

circa 13 anni fa - Link

Grande lambrusco, il vero Sorbara, acido, austero e minerale. Sicuramente difficile da capire ai più, meglio così... Sono contento che abbiano raggiunto un successo, è da anni che i Paltrinieri lavorano bene con tanta passione.

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Il Sorbara col metodo classico (che tra l'altro e' quello piu' antico e piu' facile da applicare in famiglia, alla buona, perche' non necessita di tutta quella tecnologia che richiede invece la rifermentazione in autoclave) ci guadagna davvero. Bel vino!

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gian paolo

circa 13 anni fa - Link

Grande vino per un grande viticoltore,se il Sorbara ha preso forma lo si deve anche -e io dico in gran parte - a lui . Con Vini così si fa fatica a non finire la bottiglia. Grande "Paltro" .Adesso è il momento della rifermentazione in bottiglia ma il suo "Eclisse" e la "quintessenza" della finezza. Ciao Gian Paolo P.S.Sig. Morichetti il binomio pianura e rese a tre cifre non è sempre vera....

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Patrizia

circa 13 anni fa - Link

Ho in enoteca da tempo i vini di Paltrinieri: commoventi, direi, ma per pochi. Basta pensare che dalle mie parti girano cose nere nere e dolci dolci...stile Otello, per intenderci o il Lini, che pur essendo meglio di tanti altri, è comunque abbastanza corto, grezzo e sempliciotto. Per non dire dei mantovani: veri manifesti di banalità-Ma è anche vero che la classe genetica del Sorbara gli altri Lambruschi se la sognano.

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alberto

circa 9 anni fa - Link

Non lo ricomprero'. Quando ho iniziato a berlo pensavo fosse una bottisglia farlocca. Lo definirei un vino inquietante con l'ambizione di diventare aceto ma non potendo servire nemmono a quell'usl. Ho buttato i miei soldi non buttate i vostri

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