Questi blog non li legge proprio nessuno

di Fiorenzo Sartore

Ale Moric(chetti) ha scritto giorni fa uno dei suoi post fulminanti sul Vinitaly e le fiere satelliti, lo avrete letto. Io credo ci fosse bisogno di dire quelle due-tre cose su come (e dove) i nostri amati produttori si esibiscono. Però ora evito di entrare nel merito di quella mischia. Avrete letto anche i commenti, come sempre utili ad inquadrare la vicenda. Qui parlerò d’altro, di un fatto laterale, che non c’entra con l’argomento del post, ma ha a che fare coi commenti. Tra questi manca qualcuno, e la conversazione ne risente – anche se sollecitare i commenti è la cosa più triste che possa fare un blog: se quel che scriviamo ha qualche genere di interesse, i commenti dovrebbero seguire naturalmente. Si vede che non siamo riusciti  ad essere abbastanza incisivi, o credibili, o l’architettura dei blog per qualcuno continua ad esser un curioso passatempo da sfaccendati, piuttosto che una delle piazze nelle quali confrontarsi. Insomma, abbiamo mancato l’obbiettivo grosso.

Abbiamo scritto mille mila parole sulla Fiera di Verona, ed anche il post in questione chiama in causa quella roba grossa che va sotto il nome di Vinitaly. Abbiamo detto che, probabilmente (è un’opinione) la sede veronese dovrebbe essere l’unica, la sola e la migliore ad ospitare ogni esposizione che abbia a che fare col vino: quindi, anche i fuoriusciti di Cerea, anche i duri e puri di Villa Favorita. Un gran bella chiacchierata, alla quale non partecipa nessun esponente della Fiera di Verona. Ci sarà qualche funzionario di Vinitaly che usa Internet? Che legge qualche blog? Non credono, lorsignori, che il fiume di parole digitali che (chissà poi perché) abbiamo fatto scorrere, per l’ennesima volta a favore di Verona, meritasse il riscontro di un commento, di un intervento? Il fatto è che il (peraltro interessante) dibattito tra i commentatori, senza che il management di Vinitaly abbia mezza parola da dire, equivale a fare i conti senza l’oste – e passatemi l’orrenda frase fatta.

Guardate, qui non ne facciamo solo una questione di Intravino. A parte tutti i produttori potenzialmente interessati, là fuori ci sono decine di wine blog che scrivono di Vinitaly. Se posso parlare a nome della categoria (anzi, lo faccio e basta) direi che noi siamo un bel pezzo di tutta la comunicazione che sta attorno alla fiera di Verona. Certo, non saremo affidabili come i vostri adorati giornalisti embedded, che ve le passano tutte e non criticano una cippa, ma cavoli, siamo ugualmente parte della comunicazione. Adesso, per dire, ci siamo addirittura messi in testa (again: chissà poi perché) di portarvi in cascina il fieno delle fiere satelliti. C’è qualche amministratore, politicante, manager, dir gen, grand uff e lup mann di Vinitaly che è interessato ad aumentare il numero dei visitatori alla Fiera? Perché, se non fosse abbastanza chiaro, si tratterebbe anche di questo. Interessa l’articolo? Oppure siete a posto così, siete serviti come ad una mano di poker, siete sazi, anzi: siete comunque paraculati? Sapete, a me il sospetto, un po’, viene.

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

26 Commenti

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Marossi

circa 13 anni fa - Link

Traduzione maligna: Abbelli del vinitaly, noi qui scriviamo post su post su di voi, veniamo in casa vostra col nostro stand, in barba al nostro sbandierato amore per i vini 'veri', regaliamo biglietti per Verona, smerdiamo pure le fierette dei vinonaturisti per servirvele su un vassoio d'argent, e voi non ci cagate nemmeno di striscio? Ingrati!!!Cosa dobbiamo fare di più per voi, ditecelo vi pregooooo!

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Fiore di Genova per Noi, grazie per aver introdotto un argomento che, oltre a distrarci dalla figura cicciotta di Ian D'Agata e dalla prosa Maroniana, parla di qualcosa molto attuale. In effetti una fiera che impone ai suoi partecipanti, cioe' a chi ci butta quattrini, di adempiere tutte le pratiche via internet e poi non considera la realta' mediatica dei blog, e' un controsenso. Ma come, io mi devo impiccare per districarmi nei meandri delle istruzioni per iscrivermi e voi continuate ad ignorare l'impatto che la Rete ha presso i miei potenziali estimatori/acquirenti? Mi rendo conto che i blog sul vino sono fioriti come i peschi a primavera e che ci sono una marea di pseudo-esperti scriventi piu' o meno idiozie, ma questi esistono anche sulla carta stampata. Mi piacerebbe che questo post avesse un seguito con interventi propositivi e non solo denigrativi. Aspetto e leggo, fra un volo e l'altro.

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enocentrica

circa 13 anni fa - Link

è sempre la stessa storia.....la comunicazione on line nel Food & Wine è ancora roba da mezze cartucce. I blogger? Figuriamoci! Si prendono in considerazione solo giornalisti accreditati. Peccato che invece oggi i blogger siano i veri opinion leader, che la rete sia l'unico vero luogo di confronto e informazione. Informazione pura, niente marchette. Ma non la pensano così le grandi fiere, gli stessi produttori che sul web latitano senza speranza. Persino i baroni del giornalismo....Vedi Daniele Cernilli e la sua opinione sui blog...infatti il suo Doctor Wine lui lo definisce "Una rivista online che parla di vino e dintorni, ma tutta nuova". Nuovissima, come no...la grafica è antidiluviana, niente blog, niente social network. Sarà mica la paura del confronto? Che tristezza.

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Marossi

circa 13 anni fa - Link

Diciamo che, facezie a parte, la questione di fondo è interessante. Mi pare riportabile (e in parte estendibile) al problema di comunicazione che si pone con i nuovi mezzi virtuali. Diamo per scontato che i blog vengano ingiustamente ignorati (io questo non lo so, prendo per buono ciò che scrivete). Come è possibile che avvenga, si opina, quando i blog rappresentano il fenomeno più importante di nuovi canali per la diffusione del sapere in tanti diversi campi? Forse perché fino a che al timone (dei giornali, delle fiere, della cultura, della politica etc) ci saranno al timone persone che si sono formate attraverso strumenti differenti, classici, queste realtà non potranno avere ovviamente lo spazio che 'spetta loro'. Ma il problema, a questo punto, è: siamo sicuri che abbiano diritto a questo spazio? Siamo sicuri che la lentezza o la diffidenza con cui si guarda a questo nuovo mondo sia sempre ingiusitificata? Mi spiego. Per quanto io non stimi la categoria dei giornalisti, questa rappresenta di riffa di raffa una professionalità acquisita, opinabile quanto ci pare ma in un senso forse troppo giuspositivistico ma molto comune, 'data'. Un blog, no. Su internet possono scrivere tutti, di tutto. Persino io gestisco un blog di cultura politica, con qualche soddisfazione. Ma chi mi legittima a farlo? I miei lettori, direte voi. Bisogna intendersi. Se nessuno mi legge, certo, non ho ragione di portare avanti il mio progetto, se non logorrea ed ego ipertrofico. Se invece tanti mi leggono, il mio progetto diventa molto interessante, ma questo non gli conferisce uno status diverso da quello che aveva in partenza. E' un po' più autorevole? Forse. L'autorevolezza è un fenomeno complesso, in cui il giudizio del fantomatico popolo della rete è una componente importante, ma non unica. Intravino, ad esempio, è un sito molto interessante. Non ne conoscevo gli autori, prima, ma ad occhio e croce si tratta di persone non improvvisate, tutt'altro. Ma di qui a paragonarlo al sito di Cernilli, quanto ad autorevolezza, che ne corre. O così almeno la penserei se io fossi un produttore. Con tutto il rispetto, se il mio vino fosse valutato 97/100 da quell'enosauro di Doctor Wine e spernacchiato qui da Kenray, brinderei tutta la notte. Viceversa, cadrei in depressione. Con tutto che I.V. ha non una ma sei marce in più del sito cernillesco. Insomma, se fossi un editore di I.V. andrei umilmente a bussare alla fiera di Verona, o ai suoi dirigenti oppure fate voi, e farei notare i dati di traffico, il numero di commenti, insomma mi farei conoscere per quello che è l'unico parametro che lorsignori considerano valido: quanti lettori avete? Perché, al netto delle belle parole sulle piazze virtuali e la loro importanza, se il tal giorno è venuto a trovarvi solo Marossi, lasciando due scemate di commento, per quanto bravi siate potete andare tranquillamente a ramengo.

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Silvana Biasutti

circa 13 anni fa - Link

Io so che certi blog sono straletti e super analizzati, proprio dai personaggi più ingessati, che però non commentano, ma deglutiscono. Non so se mi spiego. Ma i giornalisti invece sono tutti moolto attenti e partecipi a questo tipo di media; e ogni giornale ha uno o più blog. Però tutto ciò che è legato a un quotidiano è anche condizionato da una proprietà (a parte un paio di eccezioni) e quei giornalisti non potranno mai muoversi come avviene su questo e altri blog. In sostanza, anche questa nuova libertà di esprimersi ha bisogno di allenamento.

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Gabriele Succi

circa 13 anni fa - Link

>Con tutto il rispetto, se il mio vino fosse valutato 97/100 da quell’enosauro di Doctor Wine e spernacchiato qui da Kenray, brinderei tutta la notte. >Viceversa, cadrei in depressione. Cacchio, allora dici che mi devo far visitare da uno psicologo?

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kenray

circa 13 anni fa - Link

invece è il contrario. io lo valuto come un five stars e doctor wine nemmeno ti caga. per questo non farai mai i soldi te. ti consolerai con un piatto di culatello lunedi.

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Vinogodi

circa 13 anni fa - Link

..dove?...

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kenray

circa 13 anni fa - Link

alle viole whatelse?

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kenray

circa 13 anni fa - Link

ora faccio il serio con marossi anche se mi viene male - a differenza di doctor wine il vino io lo compro lo pago e accumulo punti fragola per le eventuali lamentele quindi se spernacchio un vino, faccio un esempio a caso - il sangiovese di succi - credo di averne non solo diritto ma sia doveroso da parte mia. seppoi ci sono gli amanti dell'articolo, gli esperti, i critici d'arte enologica che sgomitando mi danno dell'imbecille, perchè il sangiovese è parte di un territorio l'espressione di una cultura il sapere dei nostri contadini trasformato in un liquido rosso corposo intenso strutturato deificato che ricorda i lamponi le more o i kiwi, resto comunque indifferente. ma democraticamente accetto le opinioni altrui. però un produttore se viene spernacchiato da me in quanto consumatore medio (man) dovrebbe non solo farsi domande ma preoccuparsi e molto. ovvio che il sangiovese di succi per me è da 97/100 e cernilli o ziliani o maroni se lo valutassero meno per me sarebbero dei pipponi cosmici (ammesso che un giorno si abbassino ad assaggiarlo sborsando 8 euro per una boccia e non omaggiati as usual)

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Marossi

circa 13 anni fa - Link

Nulla da eccepire. Ma la critica enologica esiste, questo è il punto. E sono pronto a scommettere che, su 100 produttori, giusto Succi preferirebbe il consenso di un consumatore finale pagante a quello della critica blasonata, a meno che il suo vino faccia schifo, la critica sia pagata da lui e vabbé a questo punto tanto dopo un anno o due chiude lo stesso la baracca. E' vero che poi il sogno di molti sarebbe svuotare le cantine a prescindere dalla critica, ma quello è un altro discorso e non riguarda i piccoli produttori di qualità, ma per lo più quelli da una tonnellata all'ettaro. P.s.: Questo cacchio di sangiovese di Succi mi piace tantissimo. E non l'ho ancora assaggiato. Mi hai convinto, Kenray. Quando apro un'enoteca lo prendo al volo sulla fiducia ma se fa cagare ti vengo a cercare a te.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

marossi dimmi dove sei che te lo porto io. giro spesso per l'italia. se fa cagare ti pago una cena. se è buono come spesso dico me la paghi tu. addendum mi piace vincere facile. un po' come il milan di questi tempi a proposito di milan (messaggio subliminale per ziliani) la snai paga già le scommesse a chi ha puntato sulla vincita dello scudetto dei rossoneri.

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Marossi

circa 13 anni fa - Link

Quando passi da Genova fammi un fischio. Col rischio di pagarti una cena, però, te lo dico subito in anticipo: quel vino è francamente imbevibile.

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Fiorenzo Sartore

circa 13 anni fa - Link

oh, se vi serve un arbiter terzo non fate complimenti eh.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

minchia ! un altro genovese. già devo sopportare flachi vabbè famo cosi. quando vengo te lo lascio in portineria nella mia sede genovese. voglio nulla in cambio. mi basta la vittoria morale.

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luigi fracchia

circa 13 anni fa - Link

Ken, guarda che il sangio di Succi l'avevi promesso anche a mè. Io ti ho organizzato un panel di degustazione a Torino.

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Marossi

circa 13 anni fa - Link

sborone

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luigi fracchia

circa 13 anni fa - Link

anni fà Flavio Roddolo a cui importava poco dei critici eno,diceva di capire i punteggi che i suoi vini avevano preso dagli ordini. duemila bottiglie di tre bicc, ottocento di due bicc, cento di un bicc. senza che nessuno li avesse assagiati. vi pare giusto? Questo a mio parere non è giornalismo, è marketing. Oltretutto se compri alla cieca ciò che i giornalisti della carta stampata ti consigliano non fai grandi affari sia organoletticamente sia economicamente. vedi Succi, Barraco, Barberis, Trinchero e tanti altri produttori presenti ma fortemente sottovalutati.

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Silvana Biasutti

circa 13 anni fa - Link

Un'opinione io ce l'avrei. Si tratta della "psicologia del guardone", molto più diffusa di quanto si creda. Non solo nel caso specifico, ma piuttosto diffusa - anche a livello socioculturale alto - tra il pubblico dei lettori di blog (e non solo di blog). Fa il paio con la sindrome del "nessuno mi può giudicare", perciò non scrivo, non voglio apparire, non mi esprimo in nessun modo, così non dico come la penso, perché "non si sa mai", potrei avere delle ritorsioni (pensiero inconfessato anche a sè stessi, quest'ultimo). Se scrivo, però, non mi firmo in chiaro, perché è bene che solo alcuni sappiano come la penso (e in certi casi, magari, c'è la giustificazione di un datore di lavoro un po' così così!). Quando su questo o su un altro blog (del noto interista) si discute, denuncia, critica, domanda, ..: tutti gli interessati leggono anche le virgole. Poi tacciono, salvo usare quello che hanno letto, e beninteso anche i commenti firmati, per muovere pedine (ma anche fanti, regine e torri). Poi ci sarebbe un terzo fattore; lo chiamerei analfabetismo (di ritorno, ma anche di andata). Mentre il pubblico più giovane (ma è poi così giovane il pubblico a cui si riferisce Sartore?) se ne frega o ha elaborato un suo modo espressivo che lo rende capace di esprimersi 'a prescindere', quello un po' più vecchio (e sono convinta che sia quello più interessato agli argomenti di cui sopra) è spesso incapace di esprimersi scrivendo. Ma quello che conta davvero è proprio l'attitudine a non esporsi, con opinioni che espongano a reazioni. Si può chiamare in tanti modi. Ma non si può dire che sia "avere il coraggio delle proprie idee".

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GIAMPIERO PEZZUTI

circa 13 anni fa - Link

Concordo con Silvana Biasutti. I Blogs così concepiti e alimentati,almeno i 2 ai quali stiamo faccendo riferimento,spesso si avvitano su stessi con gli stessi argomenti ma,sopratutto,le stesse voci in campo. Così tutto si trasforma in uno stucchevole ''te delle 5'',ammesso ai soliti noti, in un caso, oppure in un ring,nel caso che qualche improvvido neofita abbia,suo malgrado,turbato gli equilibri precostituiti. E quindi,ogni tanto, volano inviti a vedersi(!),mezze minacce,offese... Questo sopratutto perchè molti ''cuor di leone''sparano nel buio. Saluti.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

tranquilli, i sigg del Vinitaly leggono Intravino. se aveste degli strumenti di diagnostica come si deve (tipo un bel geolocalizzatore) lo sapreste anche voi. e finchè ne scrivete in questi termini a loro va bene quando comincerete a scriverne male incitando le folle a ribellarsi allora forse stanerete la preda. addendum il Vinitaly, toglietevelo dalla testa, non vi regalerà mai i biglietti per la fiera tantomeno vi procurerà delle escort per qualche favore sessuale random.

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

Il problema non sta nel fatto che persone come i manager di Ente Fiera non leggono i blogs. Il fatto e' che per loro le decisioni non si prendono basandosi sul fatto che il pubblico o gli espositori hanno delle esigenze o delle idee. I luoghi e gli ambiti delle decisioni sono nei palazzotti della politica, nelle riunioni ristrette tra le cricche. Ogni decisione deve tenere conto di pesi e contrappesi, di quale corrente e' favorevole e quale contraria. Questo e' vero per quasi tutto in Italia. Per questo la conversazione online o offline a loro gli scivola addosso, non lo fanno per cattiveria, e nemmeno per ignoranza. Il fatto e' che loro, genuinamente e candidamente, non hanno mai pensato che quello che dicono gli altri - i non appertenenti alle cricche - abbia alcuna rilevanza.

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Fiorenzo Sartore

circa 13 anni fa - Link

be', sai come si dice: avevo il dubbio (il sospetto), tu me l'hai tolto. temo proprio che quel che scrivi sia esatto alla virgola. anche se, credo, qui nessuno si illude che lorsignori prendano decisioni in base alle esigenze eccetera (o in base a qualche blog...). per me era interessante la partecipazione alle discussioni. considerando che non succede, siam riusciti a fallire in due post di fila :) vabbe', tempo venti-trent'anni le cose cambieranno. a costo di sembrare patetici, noi ci siam messi in cammino da un bel po'.

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Stefano Caffarri

circa 13 anni fa - Link

Non dimentichiamo che non esiste una classe dirigente che abbia la saldezza morale per decretare la propria fine, o per dichiararsi superata dai tempi. Quasi tutta l'informazione si sente come quelli che stanno seduti su quelle seggette con il sedile sbloccabile, in posizione di scivolo: ma la parola d'ordine è aggrapparsi, mica alzarsi e mettersi a correre.

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ludovica

circa 13 anni fa - Link

credo la debolezza sia insistere a comparare giornalisti a blogger. il blogger rispecchia il consumatore, ha grande consapevolezza e polso del mercato (parlo dei non cialtroni), il giornalista riporta invece (dovrebbe riportare) notizie che gli giungono dal mondo produttivo (produttivo in tutti i sensi: prodotti, notizie etc).sulle scrivanie dei giornalisti fino a 15 anni fa stazionavano babeli di giornali stranieri da setacciare e copiare, ora setacciano e copiano in rete, e non è necessariamente un peccato mortale (certo, se non stessero sigillati alla cadrega le notizie le troverebbero anche per strada, ma in rete ci sono più strade). manager del vinitaly. ma ne avete mai visto uno? mi ridate la definizione di manager?

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

per quanto riguarda la definizione di cosa (o chi) sia un blogger, ho sempre trovato pertinente questa: e' uno che scrive un blog. Altrettanto convincente mi era sembrato il sillogismo per il quale, se uno usa un telefono allora e' possibile definirlo come "telephoner" (era in inglese la dicussione), e su questa base confrontare i telephoners con i non telephoners e ricavarne leggi generali. Di piu' credo proprio che non si possa dire, tantomeno affermare che un blogger e' meglio di un giornalista, visto che un blogger puo' essere benissimo sia l'uno che l'altro.

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