Primitivo. Senza compromessi
di Enzo Scivetti
Ho sempre immaginato il Primitivo come un cavallo di razza. Elegante e potente allo stesso tempo, questo grande vino pugliese per troppi anni è rimasto legato al palo, trattenuto da produttori e consorzi che hanno sempre cercato di “domare” una gradazione alcolica estrema, vicina ai 16°, ma distintiva del vitigno. Complice il ritorno di vini più naturali, il Primitivo è tornato libero di esprimersi e, grazie alle nuove leve dell’enologia pugliese, tornano sul mercato bottiglie che superano facilmente i 18 gradi. Se state pensando a vini in cui l’alcool brucia il palato o a piacionerie zuccherose, vi sbagliate di grosso. Il Primitivo di cui parliamo è un mistero enologico frutto dell’equilibrio millimetrico tra eleganza e potenza, senza concessioni o sbavature.
La svolta
Le nuove leve hanno illustri origini, e tocca ricordare per primo Vittorio Pichierri della Vinicola Savese, che proponeva già negli anni ’70 il suo “Tradizioni del nonno 16°” un outsider di impronta classica, frutto austero e polposo, secco, con tratti terrosi tradizionali. Un vino che oggi verrebbe iscritto d’imperio tra i vini naturali e che scatena ogni anno la caccia alle poche bottiglie disponibili.
Inizia il millennio e Dario Cavallo, proprietario della cantina Milleuna, lancia la provocazione del Primitivo Tretarante a 17 gradi, per molti una pazzia ma è un vino capace di grandi prestazioni alcoliche, giocate sul filo di una squisita freschezza acida e di un tannino di carattere. E poi tanto, tanto frutto e qualche nota floreale.
Es, un primitivo e tanti premi
Gianfranco Fino, dopo un paio d’anni, propone un Primitivo a 16,5 gradi, intimo e vulcanico che ancor meglio traccia la nuova strada. Un vino che cresce all’assaggio, definendo sempre meglio la mineralità e un frutto multidimensionale, cioccolatoso e territoriale. Il giusto affinamento nel legno lascia spazio alle more, amarene e alle spezie dolci, con una potenza strutturale ricca e ben definita. Il suo Primitivo Es è un piccolo capolavoro che frutta a Gianfranco Fino il premio come miglior produttore del 2010 per la guida ai vini del Gambero Rosso.
La nouvelle vague e il primitivo di Gioia del Colle
Altri produttori piccoli e straordinari del Primitivo di Manduria sono la Famiglia Morella e Luca Attanasio appena sotto la soglia dei 16 gradi.
Nelle foto da sinistra: Dario Cavallo, Filippo Cassano, Gianfranco Fino, la famiglia Soloperto.
Ma il Primitivo cresce benissimo anche sulle Murge al confine tra la provincia di Taranto e quella di Bari. Ci spostiamo a Gioia del Colle, nella cantina Polvanera del fenomeno Filippo Cassano. I 17 gradi alcolici qui sono la norma per un vino che ha nei toni balsamici e nel frutto da masticare la sua vera forza senza perdere in freschezza e acidità.
Ancora a Gioia del Colle Marianna Annio di Pietraventosa, Luigi Colapinto della cantina Terra Jovia e Nicola Ferri, ma chi veramente si spinge oltre è Nicola Chiaromonte con una riserva di Primitivo che supera i 18 gradi. Zero sensazioni liquorose per un vino austero, immenso e prepotente. Il naso è minerale, grafite e humus, il colore è nero, impenetrabile. In bocca esplode secco, fruttato e con tanti anni da vivere ancora. Davvero un vino unico.
18 gradi e non sentirli – Le Petrose
Non vi è bastato? E allora eccovi il colpo di grazia. Tornate a Manduria e con un po’ di fortuna riuscirete ad aprire una delle duecento bottiglie di Primitivo della tenuta Le Petrose, di proprietà della famiglia Soloperto. Il vigneto, al primo anno di produzione, ha già dato risultati sconvolgenti. Ottenuto dai racemi, i piccoli acini che rimangono dopo la vendemmia è stato vinificato con lieviti indigeni e senza quasi toccarlo. L’assaggio è di livello superiore, con un’acidità sostenuta e tannini finissimi, da primitivo, che creano una impalcatura importante su cui poggiare i 18 gradi alcolici e senza falsi spessori né residui zuccherini. Qualche minuto di ossigenazione ed il vino libera tutto il frutto possibile e poi grafite, humus, liquirizia e sentori di macchia mediterranea per un bicchiere davvero unico.
È Primitivo, insomma, un vino che, lasciato libero di esprimersi, regala emozioni forti.
22 Commenti
bucanero
circa 14 anni fa - LinkGran bel post, d'ampissimo respiro. Spiega, riepiloga, e soprattutto emoziona. Un grandissimo vitigno, purtroppo spesso in secondo piano. Sara' la gradazione il suo vero limite?
RispondiVignadelmar
circa 14 anni fa - LinkNo, spesso il vero limite è la scarsa fantasia dei bevitori, degli enotecari, dei ristoratori e purtroppo degli Osti. . Ciao
Rispondibucanero
circa 14 anni fa - LinkAnche questo è vero, però se escludo Attanasio (scoperto grazie all'amico Filippo Ronco) e Soloperto (assaggiato anni fa in Abruzzo), credo che la copla la si possa dare quasi esclusivamente a chi propone il vino ai "bevitori"... Saluti
RispondiDario Bressanini
circa 14 anni fa - LinkIn secondo piano qui da noi. In California e' molto popolare (con il nome di Zinfandel) :-)
RispondiKapakkio
circa 14 anni fa - LinkCredo che "in secondo piano" sia riferito alla considerazione del vitigno per fare grandi vini. Lo stile dei Zinfandel americani è molto diverso rispetto ai primitivi pugliesi anche per la consuetudine americana di non associare sempre il vino al cibo. Oltre che in Puglia da ricordare anche la doc Falerno del Massico con i vini base primitivo di Moio padre.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 14 anni fa - LinkConosco poco la tipologia ma un recente assaggio-riassaggio dell'Es di Gianfranco Fino è stato entusiasmante nel mixare chirurgicamente potenza fruttata ed equilibrio tannico. Il Primitivo come risposta all'Amarone - tutta da scoprire e valorizzare, meridionale e più economica?
RispondiEnzo Scivetti
circa 14 anni fa - Linkil primitivo non è la risposta all'amarone. Si è giocato molto nel passato su questa contrapposizione tra un vino creato tecnicamente per essere in quel modo ed un altro che viene così come natura crea! Un modello organolettico di vino che è frutto di territorio e di tradizione. Il primitivo è il primitivo come il negroamaro è il negroamaro. L'amarone è un'altra storia, tecnicamente diversa. Tutti grandi vini con interpreti diversi e capacità aziendali diverse che per anni hanno consentito all'amarone di proporsi sui mercati con prestigio e prezzi più remunerativi rispetto ai vini pugliesi. Non disdegno un grande amarone, anzi! a condizione che sia veramente veramente veramente della valpolicella!!!
Rispondiroberto gatti
circa 14 anni fa - LinkCiao Enzo, che intendi : veramente....veramente della Valpolicella ? Hai qualche dubbio ?? A parte questo, trovo vi sia una differenza sostanziale tra l' Amarone ed il Primitivo : l'amarone è un vino passito, il primitivo è un vino naturale e quella gradazione è frutto solo del terreno, della vigna, del sole, e della mano dell'uomo !! Differenza sostanziale direi, non mi chiedete quali preferisco, perchè la mia risposta è scontata : ad un mediocre amarone preferisco un ottimo primitivo; ad un mediocre primitivo preferisco un ottimo amarone semplice no ??
RispondiEnzo Scivetti
circa 14 anni fa - LinkCiao Roberto hai esattamente colto il senso delle mie parole in tutti i passaggi. pe il tuo primo interrogativo, non ho assolutamente dubbi, è per questo che il veramente l'ho ripetuto tre volte!
RispondiPasquale Porcelli
circa 14 anni fa - LinkDevo ammetterlo sono di parte, non solo perché mi pregio di essere amico di Enzo, ma anche perché credo che il Primitivo deve ancora "spiegare" le sue carte. Siamo solo all'inizio di una strada che credo ci porterà lontano, basta non perdersi come altre volte è avvenuto. Quanto alla capziosa contrapposizione di Primitivo di Manduria vs Gioia del Colle, recentemente sollevata, lasciamo queste faziose interpretazioni a qualche imbecille di turno che non manca mai. Il Primitivo ha tanti modi di esprimersi e di essere interpretato, basta che ognuno svolga con serietà il proprio compito.
RispondiVignadelmar
circa 14 anni fa - LinkInoltre molti di questi interpreti del rinascimento enologico pugliese sono giovani e curiosi. Partecipano con noi/da noi alle nostre bevute collettive dove proviamo alla cieca i loro vini, sono interessati ai nostri giudizi e fra di loro c'è una certa dialettica interna forse impensabile fino a pochi anni addietro. A onor del vero quando si son viste le prime avvisaglie di questa esplosione del territorio di Gioia del Colle molti erano scettici, quasi a dire che il Primitivo potesse essere comunque solo quello di Manduria. Poi le bottiglie sono incominciate a circolare, ad essere bevute senza paraocchi. E' stato allora che le differenze in negativo si sono trasformate in felici rappresentazioni di due terroir differenti, dove uno nulla toglie all'altro, dove si fortificano e si sostengono vicendevolmente, come assolutamente dovrà essere da ora in avanti. . A quando un rinascimento del negroamaro dove tutto, tranne qualche rarissima eccezione, mi sembra piuttosto fermo ??? . Ciao
RispondiVinicolamente
circa 14 anni fa - LinkUn bel vitigno il Primitivo, non è Aglianico ma un bel vitigno... :P
RispondiAntonio Tomacelli
circa 14 anni fa - LinkCerchi rogne? :-)
Rispondiroberto gatti
circa 14 anni fa - LinkBravo Pasquale, c'è posto per tutti i Primitivi. La differenza tra i primitivi ( veramente primitivi nel vero senso della parola ) di 10 e piu' anni fa e quelli di oggi, stà nella cura in vigna e nella vinificazione , molto affinata in ogni aspetto. Ne abbiamo degustato uno poche sere fa, vinificato solo in acciaio, ed alla cieca nessuno dei 6 partecipanti al Panel, ha indovinato la provenienza. Chi ha detto Piemonte, chi Friuli VG, chi Veneto ecc. Un grande vino che ha totalizzato una media di ben 92/100. Lo scrivevo alcuni anni fa, il Primitivo è un vitigno di caratura internazionale, ed i risultati ora sono arrivati. Alla sciantè !!
RispondiNicola Pascazio
circa 14 anni fa - LinkCi sono in Puglia Cantine che realizzano vini Primitivo strepitosi, degni di qiualsiasi confronto OGGETTIVO con i mercati mondiali. Personalità e temperamento. L' abuso fatto sulle "quantità" esitate nella G.D.O italiana (e non solo) su vini a "contenuto" (?) Primitivo, ha profondamente danneggiato lo start up nel canale "emozionante" della ristorazione. I sommelier fanno fatica. I volantini a prezzi pazzi hanno rallentato l' evoluzione nel mercato di riferimento (ristoratori/estimatori e non). Un grande vitigno deve essere anche raccontato per essere apprezzato. Talune aziende adirittura hanno ritenuto necessario "abboccare" il prodotto per farsi strada, per necessità commerciale.....svendere. Un futuro fattore determinante per emergere, sarà quello che prevede di affidare agli enologi Pugliesi anche di nuova generazione, senza offesa per tutti gli altri, di madrelingua e non solo, per gareantirne la prosecuzione della specie. E' solo il mio parere.
RispondiAndrea Toselli
circa 14 anni fa - LinkL'importanza della corretta comunicazione vale per tutti i prodotti enoici, ma per i Primitivo, anche, se non soprattutto, di fascia alta, vale ancora di più. Il titolo alcolometrico "importante", specialmente di questi tempi, crea una barriera che non favorisce l'ampliamento della conoscenza di questi vini, ma posso assicurare che, correttamente presentati, trovano estimatori anche lontano dalle cantine di produzione.
RispondiVincenzo Verrastro
circa 14 anni fa - LinkCaro Antonio, finalmente un tuo post sul primitivo! Gran bel post e grandi parole che valorizzano tutto ciò che si lega in diversa maniera al primitivo. La diversità nelle valutazioni quest'anno è che finalemnte ci si è accorti che la durata del vino in bottiglia è destinata sicuramente ad aumentare specie con l'arrivo in commercio di annate tecnicamente favorevoli (2006 in primis). Sarò curioso di vedere come regge il tutto tra un pò d'anni e tirare le somme. E comunque caro Antonio mi sa che mi devi qualcosa....
RispondiAntonio Tomacelli
circa 14 anni fa - LinkEhm, Vincenzo...se magari leggi l'autore ti accorgerai che non sono io ma Enzo Scivetti, un bravo giovine che forse conoscerai. :-) P.s.: tranquillo, è già in viaggio.
RispondiNicoletta Tavella
circa 14 anni fa - LinkMolto bello questo post.
Rispondipatrizio mengozzi
circa 14 anni fa - LinkIl primitivo è uno dei migliori vitigni del mondo, non è un caso che in California (Zinfandel appunto) sia uno dei vitigni più coltivati.
Rispondiferri nicola
circa 14 anni fa - LinkMi presento:sono Nicola Ferri produttore da quasi 40 anni di Primitivo di GIOIA DEL COLLE entrato da pochi anni nel grande circo degl'imbottiglitori e trovo giusto quello che ha scritto il sig. GATTI.Ci siamo migliorati sipratutto nella tecnica di vinificazione ovvio che l'uva deve essere eccellente.Per quanto riguarda la differenza tra idue primitivi devo dire che esiste a livello organolettico e credetemi non per un fatto di parte ritengo che il primitivo di GIOIA abbia dei tannini piu eleganti, che rendono molto internazionale ilvino,se vinificato in modo adeguato.
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