Nelle Langhe non ci sono più i giovani vignaioli. La storia di Paolo Veglio

di Alessandro Morichetti

Le Langhe del vino dei re hanno un problema serio: non ci sono più i giovani vignaioli. Tra nomi altisonanti di cantine, cru prestigiosi, storie mitologiche dei patriarchi, vini mediamente pazzeschi e prezzi importanti per il compratore quotidiano, rischia di passare sotto traccia un problema serio. Chi lavora fisicamente le vigne di Barolo e Barbaresco? In prevalenza macedoni, poi rumeni, albanesi, magrebini, senegalesi. In cantina la musica cambia, ma di poco.

Nelle Langhe, il trapasso generazionale è un fenomeno articolato. Incontri Maria Teresa Mascarello e provi ad immaginare l’eredità lasciata dal padre Bartolo, giri in cantina con Augusto Cappellano e respiri la storia anarchica del padre Teobaldo. Poi Elio Grasso e il figlio Gianluca, i Barolo brothers – Marcello e Bruno Ceretto – cui succedono le due coppie di figli, Elio Altare e la figlia Silvia in cerca di nuovi mercati, Fabio Alessandria e la storia ottocentesca del commentator G. B. Burlotto, uno dei primi imbottigliatori di Barolo. Dietro a quasi tutte le aziende ci sono storie di famiglia e relazioni genitore-figlio da inquadrare per capire la storia e intuire il futuro.

La constatazione triste è che forse la cultura della vigna non abiti più qui. I tempi cambiano le teste e la cultura della terra è cosa assai diversa rispetto a 20 anni fa. Smazzarsi sù e giù per i filari è stancante, espone alle intemperie del clima e a una certa solitudine. Il tasso di fighezza del contadino contemporaneo è prossimo allo zero: il taylorismo di fabbrica e la società dei servizi hanno scavato un solco tra noi 30enni e la campagna. Di storie che vanno in altra direzione ce ne sono, sù e giù per lo stivale, ma è come se valessero in quanto eccezioni.

Paolo Veglio ha 34 anni e fa il contadino da quando ne aveva 14. Sono andato a trovarlo nella stessa giornata in cui ho, nell’ordine, 1) toccato cacca di vacca che inizia a profumare di humus per gli ettari sperimentali votati alla biodinamica da Alessandro Ceretto e 2) stretto la mano e ascoltato tracce della storia di vita di Angelo Gaja. Esperienze forti entrambe ma non abbastanza da mettere in secondo piano la storia di un mio coetaneo e del suo sogno di vignaiolo che diventa realtà. Orgogliosamente contadino, Paolo Veglio ama la terra ma lo scorso anno stava per mollare tutto. Dal 1993, Veglio conferisce le uve a Bruno Giacosa. Non so se mi spiego: il più grande selezionatore di uve di Langa crede nel cru Roccalini, piantato a barbera, dolcetto e nebbiolo. Nel 1999, annata disastrosa in questo spicchio di terra, la grandine stermina il 95% del raccolto ma Giacosa viene lo stesso a ritirare sei (!) casse di uva dolcetto. Gli appezzamenti in cui nasce il Sorì Tildìn di Angelo Gaja sono proprio qui accanto ma l’empireo del vino è distante anni luce. Dopo la Scuola enologica ad Alba, nel 2003 Paolo decide di mettersi in proprio e gestire i suoi 4,5 ettari vitati aiutato solo dalla mamma; nel 2004 la prima vinificazione dei vini di Cascina Roccalini, affidata a mani poco sapienti che vanificano il sudore dei campi.

Fare vino buono e non riuscire a venderlo è una storia che non si augura e Veglio ha scritto varie pagine con questo inchiostro. Cantina piena e morale a terra. Poi il giorno della scolta: 3 febbraio 2010. Amici degli amici passano voce e Christian Bucci di Les caves de Pyrene – un importatore lungimirante con base in Inghilterra e braccia potenti in Italia – scende dal monte in cerca di un Barbaresco che faccia al caso suo. Arriva alle ore 15, chiede, assaggia e alle 17 l’affare è fatto. Il commerciante ha il suo vino, il produttore la finestra sul mercato che gli dà aria, sorriso e la forza di non mollare.

Il resto è storia recente. Dante Scaglione, prima enologo e oggi consulente esterno di Giacosa, crede in Paolo e a ragione. Le 10.000 bottiglie finiscono presto, sono buone e costano il giusto: a scaffale, 24 euro il Barbaresco, 12 la Barbera d’Alba, 7 il Dolcetto. Le insidie non mancano e quando Veglio viene a sapere di un Barbaresco Roccalini 2007 (Mainerdo) sullo scaffale della Gdo a meno di 8 euro si allarma. Come sarà quel vino? Noi lo abbiamo testato seriamente: campioni A e B alla cieca. Il primo mattonato più scarico, evoluto, scorrevole, meno fine ma bevibile, il secondo rubino vivo con riflessi evoluti, frutto carico, dettaglio e profondità. Sugli appunti c’è uno scarto di circa 10 punti a vantaggio di Cascina Roccalini (il campione B) ma spiegalo tu a chi infila nel carrello un prodotto corretto e di origine nobile a così poco prezzo.

Ho passato in campagna 12 mesi della mia vita per capire che non fa per me. Nessuna certezza granitica ma solo l’impressione di chi non ha la terra nel Dna. Per mezzo pomeriggio, però, ho pensato che essere vignaioli e spaccarsi il sedere per avere il sorriso esausto ma orgoglioso e felice di Paolo Veglio a fine giornata ha ancora un senso.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

30 Commenti

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Daniele

circa 13 anni fa - Link

Gran bel post..c'è tutto quello che serve..sembra un miniromanzo. E ora vedo di procurarmi queste bottiglie.. Daniele

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Vinogodi

circa 13 anni fa - Link

...grazie Morichetti . Non tanto perchè non conoscessi i vini di Veglio , quanto perchè avevo bisogno di un focus , distratto probabilmente da altre sirene . Mò un giro 'stanno glielo faccio per un approfondimento ... PS: faccia simpatica ... non basta per fare un gran vino , ma sufficiente per avere buona predisposizione alla visita in cantina ...

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carolina

circa 13 anni fa - Link

conosco Paolo, è una persona fantastica, vai a trovarlo perchè merita lui e merita il suo lavoro!

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Alessandro Ceretto

circa 13 anni fa - Link

Bravo Paolo!

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Andrea Pagliantini

circa 13 anni fa - Link

La solitudine di chi sta nelle vigne in sintonia con il luogo in cui nasce, vive ed opera è reale e palpabile. Sono tante le cose da fare per portare l'uva in cantina e poi farla diventare vino e quando sei in questo circuito la sera hai poca voglia di andare a qualche party, mettere la camicina bianca e indossare le scarpe a punta di rito. La poesia della fatica e della in vigna esiste in chi passa, cerca un personaggio fuori dagli schemi per raccontare qualcosa in ufficio o agli amici quando rientra. Il vino è fatto più di silenzi che di personaggi. Chi sta dietro al vino ha i piedi in terra piantati nella modestia di cercare di capire i segnali lancia la natura perchè ogni anno ha una sua storia e il compito dell'uomo è capirla e cercare di fare meno cazzate possibili sempre nella semplicità e modestia. Gente tonica, firmata col ciuffo al vento, con mille telefonini che vagheggia la bella poesia della campagna e della in vigna è così perchè la in vigna la vede dall'ufficetto o non la vede per niente o ne vagheggia il fascino per vendere bottiglie che altri fanno e non sanno dstinguere un trattore da una vanga. E' un mestieraccio stare dietro al vino e alle viti, non comporta pause se non quando piove pronti a ripartire con un trattamento o una sfogliatura o altre diavolerie. Fare vino nel luogo in cui si è nati, si vie, si opera comporta una grande responsabilità. La cura del luogo e la non invasività, l'attenzione in chi c'è e il non creare cattedrali che poi chiamano cantime per invitarci i soliti scrivani di antani e sentirsi dire quanto sono buoni, bravi e belli. Stare bassi e soprattutto starci è il trucco, parlarne da dietro un vetro è un'altra cosa. E non esiste vino senza il territorio in cui nasce e la rispettabilità di chi lo maneggia. In casi contrari si è come un qualsiasi gringo di passaggio che si vuole costruire una sua disneiland perchè da piccino vedeva Charlton Heston pestare l'uva coi piedi e Greta Garbo fare il bagno nel mosto. E beve un bicchiere di Sangiovese o di Barolo a merenda con i pavesini perchè sente dire va di moda.

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Federico

circa 13 anni fa - Link

@ Andrea Pagliantini Il filo di questo commento proprio non lo capisco. Chi suda dietro il vino credo debba solo ringraziare di farlo. L'esistenza di persone che ne esaltano il risultato, che la sera vanno ai party o negli ufficietti a parlare dei personaggi dovrebbero essere una gratificazione. Il mondo è pieno di mestieri altrettanto duri e più, senza che nessuno ne adori il risultato, ne faccia poesia, ne tragga argomento di discussione in ufficio o oggetto di desiderio ai party. Rendo merito a un bel post, ricco di passione e gusto per la scoperta di vino e persone. Tutto il resto è noia.

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Andrea Pagliantini

circa 13 anni fa - Link

Federico, la terra è bassa, dammi retta e la in vigna non concede tante distrazioni se ci si vuole stare e soprattutto camparci.

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anonimo

circa 13 anni fa - Link

"Il tasso di fighezza del contadino contemporaneo è prossimo allo zero" andate da kobler o da succi e vi ricrederete. i fighi vignerons esistono. e hanno successo ovunque. se poi uno è moscio di suo nemmeno se fosse CEO della fiat avrebbe appeal. quindi sor moricchia dissento in molte cose. tutte. se passi dove sai ne parliamo. i post alla piccola fiammiferaia però risparmiaceli.

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carolina

circa 13 anni fa - Link

mah...

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Luca Cravanzola

circa 13 anni fa - Link

Bravo Paulin!

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ag

circa 13 anni fa - Link

Non conosco i vini, per ora. Ma le facce mi piacciono.

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Forte Silvana

circa 13 anni fa - Link

Non c'è il ricambio dei giovani in Agricoltura perchè non ci si crede all'Agricoltura! La terra è bassa e ci si deve chinare... e poi è una vita di sacrifici senza sabati e domeniche.. Nonostante ciò sono testimone che ci sono ancora molti ragazzi che ci credono, che saranno i vignaioli di domani, che hanno scelto andando controcorrente rispetto ai loro amici di fare la scuola dei contadini. Gli stessi ragazzi, diciottenni o giù di li, che pur andando a scuola impegnano molto del loro tempo libero lavorando con i loro genitori nelle vigne, imbottigliano partecipano alle degustazioni vivono la azienda a tempo pieno, con gioia e partecipazione. E poi come quando nel mio caso il figlio contadino è una femmina, ne vado veramente fiera. Viva i giovani!

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Gianpaolo Paglia

circa 13 anni fa - Link

grande Paolo, bella persona e bei vini, e se posso dire, bravo a Christian, che ha portato alla ribalta tanti vini che inspiegabilmente prima sembravano invisibili e invendibili, come mostra la storia di Paolo, che conosco bene.

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carolina

circa 13 anni fa - Link

la storia di Paolo è, per certi versi, simile alla mia. Paolo è una persona umile, gran lavoratore e fa dei vini fantastici. Christian Bucci è uno scopritore: di vini, talenti, persone e storie. Io ringrazio Paolo che mi allieta le giornate no con una delle sue bottiglie e Christian che mi permette di vivere del mio- nostro di azienda- lavoro. Bravo Paolino! :))

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attoadivenire

circa 13 anni fa - Link

Tra i giovani che posso segnalre, come il bravissimo Paolo Veglio...Ferdinando Principiano a Serralunga e Marco Marengo(anche se meno giovane) a La Morra...

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Lupin

circa 13 anni fa - Link

Umiltà, cordialità e perseveranza....quello che manca ai fighi vignerons e compari

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Roberto Mainerdo

circa 12 anni fa - Link

Gentili Signori, Mi scuso se ho risposto in ritardo al Vs. aurorevole articolo del 22 Luglio scorso, ma è sempre difficile, da produttore di vino, trovare del tempo libero a disposizione, anche se si tratta di internet. Volevo solo precisare che anch'io, seppur quarant'enne, mi ritengo un giovane vignaiolo di Langa. Anch'io mi sono diplomato alla Scuola Enologica di Alba nel 1990. Appena diplomato, dopo una breve esperienza all'estero, mi sono subito preso carico dei vigneti di famiglia, ho seguito la produzione nella mia Cantina ed ho iniziato a mie spese, senza alcun contributo esterno, a viaggiare un po' per il mondo per tentare di vendere al meglio i miei prodotti. Piccolo particolare: La mia Famiglia produce vino da quasi cent'anni e mio Nonno iniziò la sua attività di piccolo vinificatore e mediatore di uve nel lontano 1925, quando a Neive esistevano appena 3 Cantine e di vino in bottiglia quasi non se ne parlava. In riferimento al nostro Barbaresco Roccalini presente in una catena della GDO, può capitare,anche e sopratutto in questi tempi difficili,di non riuscire a collocare completamente tutta la produzione in bottiglia di un'annata ad un prezzo adeguato. Forse ad essere troppo onesti a volte non paga. Nonostante tutto io continuo a controllare personalmente i miei vigneti, a seguire meticolosamente la lavorazione in Cantina ed a partecipare attivamente all'evoluzione del mercato con passione e sacrificio. Quindi, in conclusione,di giovani vignaioli impegnati in terra di Langa credo ce ne siano ancora più di quanto uno pensa. Vi ringrazio per la Vostra attenzione. Roberto Mainerdo Viticoltore e produttore in Neive.

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Mad

circa 12 anni fa - Link

Davvero un prodotto notevole, quel Roccalini. Da farne ampia scorta.

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G.M.

circa 12 anni fa - Link

Gentile Morichetti, Lei ha realizzato un mio sogno; toccare una cacca di vacca e stringere, in seguito, la mano ad Angelo Gaja. La invidio. G.M.

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Carlo Farotto

circa 12 anni fa - Link

complimenti per la sagacia... la stimo!

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roberta

circa 12 anni fa - Link

In realtà in Langa ce ne sono ancora tanti di giovani, anzi anche più giovani del citato Paolo Veglio, che amano il lavoro in vigna. Coltivano le loro uve con estrema dedizione e sacrificio, peccato che poi il mercato si ricordi sempre e solo dei grandi nomi. Per carità non bisogna dimenticare la storia, ma ogni tanto uno sguardo un pò più in là a cercare qualche novità potrebbe arricchire!!!

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sergio

circa 11 anni fa - Link

Roberta, è perchè non contatti vinaioli, che sappiano insegnare ( meglio che sappia l'inglese ) e per formare stage a livello intenazionale per giovani vinaioli. Io non sarei capace anche se figlio di vinaiolo, ma sono un bravo tour operator internazionale. se hai delle idee e persone disponibili , sentiamoci. Sergio

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Zakk

circa 11 anni fa - Link

Chissà quando scoprirete Giovanni Canonica cosa scriverete. Viva il barbaresco, viva il barolo, viva il nebbiolo! E viva questi piccoli grandi uomini che ci permettono di bere grandi vini

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Lorenzo

circa 11 anni fa - Link

Giovani che non hanno voglia di lavorare nella vigna? Ho 22 anni, sto facendo il corso per divenire sommelier ed intanto ho cercato di chiedere in diverse aziende vitivinicole perchè il mio obbiettivo è...imparare... imparare dal lavoro in cantina a quello in vigna. Beh, ho chiesto a diversi proprietari di queste aziende e la loro risposta è stata sempre la stessa... "Abbiamo bisogno di gente con esperienza per portare avanti questo lavoro" .... mentre ti vedi circondato da macedoni, rumeni o albanesi... non che abbia qualcosa contro di loro ma prima di criticare la mancanza di manodopera giovane bisogna scavare un pò più in fondo per scoprirne la realtà.

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Silvio

circa 9 anni fa - Link

Provato barbaresco del 2010 acquistato a 8€ circa... Sinceramente mi aspettavo di più conoscendo ben la qualità del vino piemontese ma per la cifra spesa può andar benone...14 gradi a parer del mio palato sono esagerati credo non ne abbia più di 13

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Alianelli Stefano

circa 6 anni fa - Link

Nessuno vuol più lavorare nelle vigne, nelle cantine??? Io ci sto provando da anni ,ma le risposte sono sempre le stesse: al momento siamo a posto, pensavo per la mia avanzata età ho 51 anni e quasi me ne sono fatto una colpa. Poi preso dalla curiosità iniziai alle 6,30 /7,00 a raggiungere i cru o ipoderi di questi Signori produttori lamentoni e scoprii gruppi e gruppi di persone che venivano portati sulle postazioni lavorative in furgoni e sgattaiolati per i vari vigneti. Una mattina provai ad avvicinarmi a loro i quali alla mia vista urlando ai loro compagni si misero alla "Macchia". Solo una persona timidamente rimasta mi chiese in un italiano povero chi fossi. Risposi: cerco lavoro potete indicarmi a cui riferirmi? Risposta si se ti accontenti di 3 € ora...E poi i Sig.ri del vino dicono che nessuno vuol fare il contadino o il vignaiolo.Fatevi una domanda e datevi una rispsta. Alianelli Stefano Asti

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Alianelli Stefano

circa 6 anni fa - Link

Gentile Sig. Paolo Veglio ho bisogno di lavorare...In cantina,nelle linee di imbottigliamento nel riordino aree lavorative,per il lavaggio vasche,perla filtrazione e il travaso,per svinare,per imbottigliare,per ettichettare ,per capsulare,per consegnare il prodotto,per lavorare nei vigneti e quanto possa rendere dignità ad un uomo .Ma a €3 ,00 l'ora no. Mi contatti a questo indirizzo se ritiene giusto un incontro conoscitivo nonchè umano. Speranzoso che questa mia venga accolta come buona nota,sono a porgere cordiali saluti. Alianelli Stefano

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