Lonely Planet | Parlare del vino in Sicilia come fosse la commedia degli errori

di Francesca Ciancio

Durante le vacanze di Natale sono stata in Sicilia e ho portato con me l’inseparabile Lonely Planet. Sfogliando lei mi sento più viaggiatrice, meno turista, e all’estero non sbaglia un colpo. All’estero. In Italia, si salvi chi può. Lo sguardo che i compilatori stranieri di questa collana di guide hanno del nostro paese è imbarazzante e terribilmente inesatto. Il volume sulla Sicilia, per dire – edizione 2005,  ne è uscita una versione più recente – è di Paula Hardy e la nota biografica la descrive come appassionata di Mediterraneo. Fortuna! A pagina 66 inizia il capitolo “Vino” e se non riporto qualche frase mi prendete per pazza:

  • Anche se l’uva è storicamente uno dei prodotti basilari dell’economia siciliana, i vini prodotti nell’isola non godono di particolare notorietà.
    E da quando? Non c’è enoteca, ristorante, winebar, bar dello sport che non abbia in carta un Nero D’Avola. Al supermercato poi  i siciliani vanno via come il pane.
  • I bianchi, in particolare, che fermentano molto bene grazie alla fresca aria di montagna, sono tra i più apprezzati.
    Non ho mai pensato alla Sicilia come una piatta pianura padana, ma parlare dei bianchi come fossero vini dolomitici mi pare eccessivo.
  • Il bianco più famoso dell’isola è il Rapitalà di Alcamo.
    Rapitalà, del Gruppo Italiano Vini, è un’azienda che fa anche del bianco. Forse l’autrice intendeva più semplicemente un Doc Bianco D’Alcamo.  A livello nazionale è il terzo più venduto in  Italia tra i vini siciliani, dopo Nero d’Avola e Syrah.
  • Se preferite vini dal sapore più intenso potete provare uno dei bianchi dell’Etna, dove cresce il vitigno cataratto.
    Innanzitutto si scrive “catarratto”. Poi, questo è il vitigno più diffuso in tutta la Sicilia, con un’estensione in ettari tra le più alte in Italia. Sull’Etna viene meglio il carricante.
  • Altri ottimi rossi sono il Ceravasuolo e il Donnafugata (chiedete il Vigna di Gabbri).
    Nel Cerasuolo c’è una sillaba di troppo. Il Vigna di Gabri (qui invece c’è una “b” di troppo) sarebbe un bianco, prodotto dall’azienda Donnafugata, che di certo non è un vino.
  • Nella parte sud-occidentale dell’isola i vini più famosi sono il rosso Terreforti prodotto nei pressi di Catania, il bianco Anapo e i rossi Eloro e Pachino, tutti provenienti dalla zona di Siracusa.
    Calmi tutti: ma la signora Hardy quanto aveva in geografia? Se siamo a sud-ovest cosa c’entrano Catania e Siracusa? Ma questo Terreforti poi com’è? Ho gugolato senza fortuna, idem per l’Anapo. Aiuto!
  • Recentemente, i tre rossi tipici della zona di Agrigento – Drepano, Draceno e Saturno – si sono imposti con successo sul mercato americano.
    Sono notizie che rincuorano. Certo, sapessi di che vini si sta parlando sarebbe anche meglio. Sembrano tanto i nomi di tre figure mitologiche. Chi ne sa qualcosa parli ora e l’umanità ne sarà grata.
  • La dolce malvasia è un vino bianco che ha in Carlo Hanser uno dei suoi migliori produttori.
    Trattasi di Carlo Hauner. Il tizio citato dalla Hardy è un editore.

Insomma, ci sono abbastanza errori da riempire una guida nuova. Anzi, quasi quasi mando il curriculum alla Lonely Planet e mi propongo come consulente per le prossime edizioni: per me il Regno delle due Sicilie non ha misteri.

28 Commenti

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Armando Treccaffé

circa 13 anni fa - Link

Che Tristezza - che approssimazione - che catastrofe...ch lunedi' di merda

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Gianca

circa 13 anni fa - Link

Mi sembra che il testo di Lonely Planet è degli anni '90. Posso capire che ai tempi non si parlava ancora di grandi produttori come Firriato. Però trovo veramente incredibile che non c'è neanche una virgola su un produttore storico della Sicilia: Tasca d'Almerita. Fu il primo produttore in Sicilia a ricevere il permesso di lavorare con vitigni non-autoctoni (ancora oggi il suo Cabernet Sauvignon è uno dei migliori vini della Sicilia)

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francesca ciancio

circa 13 anni fa - Link

in realtà parlano di Tasca, citano il Nozze d'oro.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

nessuna notizia sui più buoni milleunanotte e benrye cazzoni incompetenti

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

dupalle... milleunanotte e ben-ryè? Beviti un bel lambro I migliori siciliani sono i nerelli dell'etna e carricante e chardonnay sempre dell'etna coltivati a 700-1000 msl, vendemmiati tra ottobre e (udite udite!) novembre. Questi sono vini.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

"I migliori siciliani sono i nerelli dell’etna e carricante e chardonnay sempre dell’etna coltivati a 700-1000 msl, vendemmiati tra ottobre e (udite udite!) novembre. Questi sono vini". detto da uno che apprezza la spremuta emiliana questa affermazione lascia il tempo che trova. e comunque sarà mia cura mandare una lettera al produttore del mio siciliano preferito affinchè faccia tutto quello che ritiene opportuno, anche per via legale sulla tua affermazione che i vini da me citati non siano in realtà dei buoni vini ma guano liquido e poco apprezzati. aspettati raccomandate.

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luigi fracchia

circa 13 anni fa - Link

caro Kenray, la qualità in sicilia è partita grazie al produttore (e altri) che tu citi ma adesso la punta di diamante della produzione è da ricercare altrove, dimenticando i vitigni forestieri e concentrandosi su quelli indigeni e sulle mani decise ma gentili che li vinificano con grande capacità interpretativa. Comunque le asserzioni, peraltro condivisibili di Montes mi paiono piuttosto lontane dalla querela. beviamo e assaggiamo e parliamone. non abbiamo miti da preservare e non c'è verità nel piacere del bere.

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

Ti invito il 23 febbraio ad una degustazione di vini dell'etna, ci saranno una ventina di aziende (così finalmente ti conosco di persona... sono curiosissimo). Poi mi dirai tu quanto sono buoni. P.S. Le raccomandate le ricevo... e le faccio mangiare al cane ;-)

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luigi fracchia

circa 13 anni fa - Link

Volentieri, se sapessi dove sei? Mi vuoi conoscere di persona per vedere se sono serio quando sparo c....te? Solo non trovo giusto parlare di vino con toni apocalittici e derive manichee. A me il Lambro di Donati ( e non solo) piace assai, persino più del mille e una notte.

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antonio tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Ma l'ironia di Ken proprio non l'avete colta? :-)

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luigi fracchia

circa 13 anni fa - Link

no e me ne dolgo, faccio ammenda.

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

Colta, colta... e la mia? P.S. Socialmente simpatico Ken. Dovremmo fare un incontro: intravino lovers: aperto a tutti gli iscritti e non. (sono curioso di conoscere anche il mitico Antonio Tomacelli: Roma 5-6 febbraio?) P.P.S Caro Luigi, il commento era per Ken ma l'invito è esteso anche a te.

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antonio tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Chi lo sa, forse un giorno non troppo lontano... ;-)

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Massimo Cattaneo

circa 13 anni fa - Link

Francesca, sarebbe il caso di mandare il link di intravino ai responsabili Lonely Planet Italia.

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guly

circa 13 anni fa - Link

l'ho fatto in altre occasioni, non ho ricevuto risposta. ma non preoccupatevi anche le guide per l'estero regalano emozioni uniche: ti puo' dar noia se ti fanno ordinare un vino per un altro ma ti va meno bene se ti mandano a mangiare nel miglior posto della regione (l'unico nel raggio di 20km) e il locale e' la tavola calda di un distributore.

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Giulio Mariottini

circa 13 anni fa - Link

Che disastro! E' proprio il caso di dirlo... levategli il vino!!!

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Ha detto bene Armando, approssimazione e zero voglia di aggiornarsi. Non é la prima volta che le guide di Lonely Planet si rivelano molto al di sotto della loro fama. Mi ricordo quella su Malta che sparava una massa di idiozie. Mi dispiace per la Sicilia, se la Hardy ha scritto quanto sopra sul vino, figuriamoci come ha trattato il resto. Francesca manda il curriculum, ti diamo noi le referenze, fra i seguaci di Intravino ci sono personaggi ad altissimo livello, con agganci molto potenti (3 faccine sorridenti)

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francesca ciancio

circa 13 anni fa - Link

3 faccine sorridenti? quindi è una burla? no, perchè se ci sono sfere influenti io le sfrutto!

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Purtroppo é una burla, da lunedì mattina. Ma chissà, magari qualcuno la prende sul serio. Te lo meriteresti, se non altro per la fatica di muoversi nell'ambiente ad alto tasso di testosteronicità di Intravino. (faccina semi-seria)

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kenray

circa 13 anni fa - Link

io mi propongo come conoscitore del vino della zona fornovo taro

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Fanno vino pure lì?

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kenray

circa 13 anni fa - Link

certo una delle aziende è Monte delle Vigne. producono ottimo lambro ottimi bianchi ottimi spumanti. rinomatississimissimo. poi ci sono anche altri produttori minori ma sempre del cocuzzaro emiliano parliamo: lambro e malvasia

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corrado dottori

circa 13 anni fa - Link

Da appassionato viaggiatore Lonely Planet non mi sento di difendere le mostruosità riportate da Francesca. Al tempo stesso, però, va inquadrato il problema da un altro angolo (diverso da quello di appassionati e competenti enofili): Lonely Planet ha un target molto particolare. Di solito (fatte tutte le eccezioni del caso) persone giovani, molto indipendenti, molto alternative e con budget molto limitati: normale quindi che queste guide diano il meglio di sé su certe località (sudamerica, nordafrica, sudest asiatico) attraverso un approccio generalista che non può essere quello di chi viaggia in Europa e ricerca alta qualità. Poi, certo, che le info siano errate questa è una mancanza grave a prescindere.

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Cristiano

circa 13 anni fa - Link

Davvero mitica la lonely planet sull'India !

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Dan Lerner

circa 13 anni fa - Link

o non sarà mica che quello che noi leggiamo sull'India (o sul Sudamerica e nord Africa o...) abbia lo stesso grado di attendibilità ma semplicemente non siamo in grado di accorgercene, per altrettanta reciproca incompetenza?

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Stefano Caffarri

circa 13 anni fa - Link

ci giuocherei qualcosa di caro.

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Alice

circa 13 anni fa - Link

Personalmente diffido delle Lonley anche all'estero!

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Paolo ALESSIO, web editor di Lonelyplanetitalia.it

circa 13 anni fa - Link

Gentile signora Ciancio, abbiamo letto con grande attenzione il testo del suo post e i relativi commenti. Nel rispetto delle opinioni espresse, crediamo doveroso dire la nostra su questo argomento. Per prima cosa vorremmo ringraziarla per avere, in un modo o nell’altro, contribuito a sensibilizzare i lettori del blog, e noi stessi, sull’importanza che il tema “vino” oggi riveste. Per chi viaggia, per chi scrive guide, per chi è appassionato del territorio. Gli otto punti che lei enuclea e sottolinea con così grande attenzione meritano senza dubbio una riflessione. Non è questa la sede per entrare in una dettagliata disamina enologica – né, d’altra parte, lo hanno voluto fare i nostri autori nell’edizione da lei analizzata così come in quella successiva. Alcuni aspetti, tuttavia, possono essere affrontati con profitto, seppure con la brevità che questa sede richiede. Veniamo agli errori manifesti, quelli che il suo testo servirebbe a emendare, e che per semplicità richiamiamo in forma di elenco, non senza anticipare che si tratta in prevalenza di errori presenti nell’edizione del 2005 della guida e, proprio perché in vino veritas, emendati nell’edizione in commercio (Sicilia, 3° edizione italiana, EDT 2008). 1. “Vitigno cataratto”, corretto in “vitigno catarratto” (v. pag 60 della guida attuale) 2. “Ceravasuolo”, corretto in “Cerasuolo” (ibidem) 3. Catania e Siracusa a sud-ovest: questo è un errore, ma è talmente lapalissiano da poter essere considerato il frutto di una svista. Lo emenderemo nella prossima edizione anche se riteniamo in tutta onestà di non avere con questo offeso l’animo cordiale dei siciliani. Altre affermazioni, invece, possono essere rubricate tra le opinioni personali dell’autore della guida. Per esempio, laddove si dice che “i vini prodotti nell’isola non godono di particolare notorietà fuori dei confini nazionali”. Questa affermazione, leggermente diversa da quella rilevata nel suo post (dove si parla di “notorietà” tout court), è citata testualmente dalla guida Sicilia (3° edizione italiana, 2008), firmata da Vesna Maric, autrice Lonely Planet al pari di Paula Hardy. L’idea espressa può essere discussa, può essere sindacata, ma merita comunque rispetto. In definitiva, ci sembra che le pecche rilevate nel post siano – dal nostro punto di vista – un elenco di spunti utili a migliorare le edizioni future della guida. Più che una “commedia degli errori”, dunque, ci paiono un’interessante cartina di tornasole per valutare la ricezione dei nostri testi presso un pubblico specializzato (in questo caso in enologia) come quello che lei rappresenta. Infine, vorremmo concludere dicendo che i nostri autori si preoccupano sempre di verificare, esaminare e vagliare sul territorio le informazioni riportate dalle guide. A volte può accadere di incorrere in errori, ma di sicuro non viene mai a mancare, da parte nostra, il senso di responsabilità per ciò che si scrive. Quella stessa responsabilità dettata dal rispetto che ci piace leggere nelle opinioni, anche severe, dei nostri critici. Paolo ALESSIO Web Editor di Lonelyplanetitalia.it

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