Le domande inevase di Mrs. Robinson: cosa diavolo mangiano i cavalli?
di Antonio TomacelliIl tweet-of-the-day se lo aggiudica d’imperio la nostra simpatica Mrs. Robinson e lo dedichiamo a quanti hanno esultato inutilmente per il sorpasso produttivo dell’Italia sulla Francia, annunciato in questi giorni. Pare infatti che lo scopo del gioco “Conquista i mercati del vino” non sia produrre tanto vino a prezzi bassi, ma lavorare meno aumentando del 39% i listini. La colpa non è certo dei poveri cavalli che stanno sostituendo un po’ ovunque i trattori e nemmeno della recente conversione alla biodinamica del Bordeaux, ma di un certo mercato orientale che ha fatto schizzare all’insù i prezzi di qualunque ciofeca Made in France. E se Jancis urla un italianissimo diomio, il suo collega Robert Parker si limita a un timido richiamo sui rischi della prossima bolla speculativa che, secondo lui, prima o poi colpirà i vini francesi. Potrei chiudere questo post con un banalissimo “da che pulpito viene la predica”, ma poi dice che io ce l’ho su con i giornalisti per cui evito.
(via Dr. Vino)
9 Commenti
Simon
circa 13 anni fa - LinkAnd here's to you, Mrs. Robinson, Jesus loves you more than you will know. God bless you, please Mrs. Robinson. Heaven holds a place for those who pray, Hey, hey, hey
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkJancis Robinson, Tim Atkin, Robert Joseph: sarete pure britannici, con la puzza sotto il naso, ignoranti sui vini italiani, ma sicuramente non avete timore a scrivere quello che scrivete e a scriverlo bene.E i vostri commentatori vi vengono appresso. Tomax, mi hai fatto un regalo con il link proposto. Le brevi frasi di commento hanno confermato che si può essere sintetici, ironici, intelligenti e senza peli sulla lingua. El Jefe ti aggiungo ai miei miti.
RispondiFranco Ziliani
circa 13 anni fa - Linkcara Nelle Nuvole per una volta non sono assolutamente d'accordo con te. La scorsa settimana ho avuto il piacere, in occasione della manifestazione Radici del Sud http://www.ivinidiradici.com/ di trascorrere cinque giorni a contatto con Jancis Robinson, presidente della giuria degli esperti internazionali (di cui facevano parte altri grandi nomi), e di verificare che non solo non ha "la puzza sotto il naso" ma é animata da una autentica volontà di capire i vini italiani alla cui conoscenza si applica con grande umiltà. Altro che il "primadonnismo" di certe penne del vino italiane!
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkCiao Franco, bentornato! Leggerò della tua esperienza sul tuo blog. In realtà il mio intervento era un plauso alla critica giornalistica britannica, Jancis Robinson in testa. Avrei dovuto virgolettare il tutto per rendere più evidente che il giudizio di "puzza sotto il naso, ignoranti dei vini italiani" fa parte di uno stereotipo che attribuiamo alla stampa btiannica perché sembra ignorare la nostra produzione. Sono molto contenta che tu abbia convinto la Robinson a partecipare alla manifestazione. Hai saputo trovare la chiave giusta. Relativamente a questo post, volevo evidenziare la capacità di sintetizzare in poche righe dei concetti anche complessi. La qualità media di scrittura della scuola inglese é notevole, almeno per me. Forgive me for the misunderstanding.
RispondiFederico Graziani
circa 13 anni fa - Linkabbiamo bisogno di questo tipo di stampa in italia e abbiamo bisogno che venga riconosciuta come libera e non disinteressata ma interessata alla valorizzazione del vino italiano. questa mi sembra una strada giusta.
RispondiArmando Castagno
circa 13 anni fa - LinkDissento fieramente, Federico. Della "valorizzazione del vino italiano" si occupino la stampa da Minculpop, il Ministero Agricolo, i Consorzi di Tutela, i singoli produttori. La stampa autentica si occupa della VALUTAZIONE - del vino italiano e del vino non italiano - come bottiglia e come sistema, nel bene e nel male. Il consumatore merita una libera informazione, un consiglio motivato, una sottolineatura culturale, storica e finanche edonistica, non il redazionale encomiastico di un impiegato di ufficio stampa mascherato da (re)censore. Una stampa enoica sana non nasce complice dell'imprenditoria enoica, la studia e la racconta; non si occupa che il settore tutto (il loro portafoglio compreso) progredisca a spese dei lettori indirizzati dall'alto. Di questa stampa, spero, è il futuro, che sia scritta ad inchiostro o su uno schermo poco importa. Questa la mia opinione.
RispondiArmando Castagno
circa 13 anni fa - LinkA meno che, mi sovviene solo ora l'ipotesi, tu non fossi ironico. Nel caso, scusa la durezza di comprendonio e salta a piè pari la lettura della mia replica!
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkArmando, dimmi dove posso trovare un altare a te dedicato, sì che io possa sacrificarvi un abbacchio e tre galline!
RispondiArmando Castagno
circa 13 anni fa - LinkAl mercato di Testaccio, banco del pesce 13, sotto la testa finta della pezzogna che vedi sulla destra; in realtà la pezzogna è di cera: premendogli un occhio si spalanca l'altare votivo, che comprende come reliquie un calzino filoscozia numero 39 di Paulo Roberto Falcao, un abbonamento all'Intera Rete ATAC del 1977 appartenuto a Takeshi Kitano, un plettro sbeccato di Federico Fiumani dei Diaframma e un dente d'oro di Ribot.
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