L’Alto Adige (anzi no, il Südtirol) si unisce sotto una capsula comune

di Jacopo Cossater

Facciamo così: invece di dedicare all’argomento qualche riga introduttiva andiamo direttamente oltre e diamo per scontato che l’importanza della riconoscibilità per un determinato territorio sia cosa buona e giusta. Ok? Bene. Appurato questo possiamo iniziare a parlare di quanto sia importante per il famoso consumatore medio capire immediatamete, anche e soprattutto dalla confezione, la provenienza di un prodotto. Cernilli diceva che il vino deve essere anche un souvenir, ricordate? Ecco, in questo i francesi sono sempre stati maestri, le bottiglie alsaziane si chiamano così per un motivo ben preciso, grazie alla forma impossibile non vederle subito in mezzo ad una marea di bordolesi, per dire.

Ecco quindi che fa piacere constatare che anche un territorio di primaria importanza come l’Alto Adige ha deciso di puntare ancora di più ed in modo unito verso un concetto chiaro di riconoscibilità. Dall’anno prossimo ed in generale dalla vendemmia 2010, infatti, molte delle cantine della provincia autonoma di Bolzano useranno una capsula comune che riporta sulla testa la dicitura “Südtirol” con relativo logo. “Lo scopo dichiarato è quello di riuscire a coinvolgere la totalità della produzione della denominazione di origine“, dichiara il presidente del consorzio Armin Dissertori. Ecco quindi che ci sarà la possibilità per tutte le aziende dell’Alto Adige di applicare questa particolare capsula sui propri vini DOC. L’unico scoglio riguarda il prezzo, se un produttore infatti propone bottiglie a denominazione di origine inferiori ai 3,90 euro iva esclusa non si potrà fregiare di questo particolare bollino di appartenenza. “E certo, la decisione di utilizzare la dicitura in lingua non italiana è stata certamente sofferta, ma era necessario fare una scelta precisa, che riportasse in modo chiaro alle nostre origini“. Tre i colori disponibili, rosso, marrone e verde.

Tutto questo è indiscutibilmente intelligente (il pensiero vola veloce a Francia ed Austria, od il Collio Friulano, che lo usano da tempo) anche perchè, dopo aver raggiunto un livello qualitativo medio senza pari in Italia, la riconoscibilità immediata di un territorio è al tempo stesso un importante veicolo tanto commerciale quanto promozionale. In Alto Adige sono anni che questa formula funziona anche nel mondo dell’agroalimentare, chissà se è esperienza replicabile altrove.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

46 Commenti

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

fa capire molte cose il fatto che in provincia di Bolzano, in territorio italiano, abbiano scelto di usare la dizione “Südtirol” riportata sulle capsule dei vini invece che la dicitura italiana Alto Adige... Mi auguro che i consumatori italiani facciano un ragionamento conseguente su questa scelta dei produttori altoatesini, pardon, sud tirolesi...

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kenray

circa 13 anni fa - Link

ed ora qualcuno si inventerà il logo grasparossa... non vedo l'ora, si fa per dire sono sempre convinto che nessun logo potrà mai qualificare il contenuto di una bottiglia di vino

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M. de Hades

circa 13 anni fa - Link

E quale dovrebbe essere, di grazia, il "ragionamento conseguente"? Un tempo ci fu chi cercò di attuare l'italianizzazione forzata: pensa sia ora di riproporla? Anziché fossilizzarsi sulle scemenze, vediamo di capire quali siano le virtù del modello sudtirolese e perché funzioni tanto bene; forse ci renderemmo conto che il senso di identità non è una componente così secondaria. Mediti, Ziliani, mediti.....

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kenray

circa 13 anni fa - Link

metre voi fate le guerre di religione possiamo stapparci un beyond the clouds?

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

La questione è vecchia come l'uva. Non sono d'accordo di boicottare i vini alto atesini come ad ogni occasione fa il sig. Zilini (indubbiamente avrà i propri motivi), però, a ben guardare, con un piccolo sforzo, si potevano inserire nell'etichetta sia la dizione in tedesco sia quella in italiano.

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Se si vuole sfruttare l'occasione per sparare sul pianista, e mi riferisco a chi si diverte ad attaccare Franco Ziliani nascondendosi pero' dietro qualche nick di comodo, fate pure, pero' secondo me ha lo stesso senso che hanno le lettere anonime. Per rimanere invece in tema vino, l'Alto Adige / Südtirol (il nome della provincia autonoma di Bolzano e' scritto testualmente così nella Costituzione della Repubblica italiana) e' una delle zone piu' vocate al vino che esista al mondo. Ci sono dei vini favolosi, straordinari, strappati alle condizioni piu' estreme della coltivazione della vite da gente con un carattere particolare, ammirevole, esemplare. Non fa parte pero' di questi il Pinot Nero. Non c'e' nessuna zona in Italia dove il Pinot Nero vinificato in rosso sia mai all'altezza dei suoi cugini d'oltralpe e spesso anche d'oltremare. Un giorno se ne renderanno conto anche loro e la smetteranno d'incaponirsi inutilmente. Il Lagrein invece vale il gioco, vale la candela, se parliamo di rossi. In quanto ai bianchi, invece, c'e' un confine sottile tra il coraggio e la pazzia, che qui si conferma. La scuola Giorgio Grai, quella che preferisce la mitteleuropa, non va proprio d'amore e d'accordo con la nostra cucina mediterranea, ma calza alla perfezione con le pietanze di quasi tutta l'Europa e delle cucine orientali. La scuola "mediterranea", al contrario, da' dei vini cristallini stupendi, oggi ha un mercato maggiore ma non si sa cosa sara' domani, visti i prezzi che sono determinati dai costi (elevatissimi, in montagna) e vista la concorrrenza di bianchi sempre piu' splendidi provenienti dal resto della penisola oggi grazie alla tecnologia del freddo, quando invece prima erano gialli, ossidati, torbidi e aciduli anche fin troppo. Comunque sulla capsula avrei scritto esattamente com'e' scritto nella Costituzione e cioe' Alto Adige / Südtirol.

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M. de Hades

circa 13 anni fa - Link

"Se si vuole sfruttare l’occasione per sparare sul pianista, e mi riferisco a chi si diverte ad attaccare Franco Ziliani nascondendosi pero’ dietro qualche nick di comodo, fate pure, pero’ secondo me ha lo stesso senso che hanno le lettere anonime". Direi proprio di no, invece. In questo caso si fanno osservazioni e si pongono questioni pubblicamente allo Ziliani, che altrettanto pubblicamente può ribattere. Nessuno è stato insultato o diffamato, quindi non ci vedo proprio nulla di male. L'anonimato, la partecipazione indistinta, la "babele democratica" sono gli elementi caratterizzanti di internet, il suo fondamento essenziale; giusto o sbagliato che sia (ma senz'altro è "funzionalmente" giusto, perché questo è il principio che ne ha costituito lo sviluppo), bisogna prendere o lasciare: o lo si accetta o se ne resta fuori. Detto questo, concordo sul fatto che il Sudtirol sia un grandissimo terroir, in tutte le sue componenti.

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

Evitiamo i soliti schieramenti pro o contro Franco Ziliani. Lo dice uno che in passato si è compiaciuto in uno dei due fronti. La cosa è davvero stancante. In ogni caso, Mario, il suddetto ex Franco tiratore non ha certo bisogno di avvocati difensori. Nel merito, mi pare che la tua analisi riguardo al Pinot nero sia troppo severa. A mio modo di vedere certi produttori A.A. hanno raggiunto un livello di qualità che in nessuna altra parte d'Italia è stata raggiunta, se non per caso e sporadicamente. Basti pensare a Gottardi che da anni inanella delle riserve che, se si ha la pazienza di aspettarne l'evoluzione, impressionano davvero per profondità e frutto. L'ultima edizione del Concorso Nazionale tenutasi a Egna/Ora ha testimoniato non solo l'ottimo livello (grazie anche alla buona annata 2007) ma soprattutto, a mio modo di vedere, l' impronta comune che i produttori Sud Tirolesi sono riusciti ad imprimere ai loro vini.

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Sono d'accordo con Rampavia che il miglior Pinot Nero delle zone vinicole italiane sia prodotto nella provincia autonoma di Bolzano. Ma rimango del parere che nessun Pinot Nero cisalpino sia competitivo con quelli transalpini ed oltreoceano. E comunque sono ben altri i vini di cui si puo' vantare a pieno titolo questo territorio davvero straordinario per la vitivinicoltura mondiale.

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

Ho meditato De Hades, e dopo essermi occupato attivamente di vini dell'Alto Adige per oltre vent'anni, dai primi anni Ottanta, quando eravamo in pochi a farlo, sino ai primi anni del nuovo secolo, ho smesso di farlo. Non perché non consideri l'Alto Adige una zona importante, lo é. Non perché non ami quella terra, che ho girato palmo a palmo, da giornalista enogastronomico e da semplice turista. Ma perché mi sono venuti a nausea atteggiamenti come quello messo in luce dalla scelta della semplice dicitura in tedesco (e non anche in italiano) sulle capsule delle bottiglie. So benissimo che la provincia di Bolzano é una terra, magnifica, dove le tradizioni, la cultura, la storia, sono di lingua tedesca, ma finché rimarrà, com'é amministrativamente, territorio della Repubblica italiana, simili atteggiamenti discriminatori sono intollerabili. E quindi, invece di salire in Alto Adige 10-12 volte all'anno, come facevo in passato, ci vengo solo di rado. Quest'anno una sola volta, per una degustazione per scrivere un articolo. Questo il mio punto di vista. E naturalmente, da anni ormai, ho smesso di andare in Alto Adige in vacanza, stanco di vedere i turisti di lingua italiana, che sono la maggioranza, trattati come turisti di serie B rispetto a quelli di lingua tedesca

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Nico aka tenente Drogo

circa 13 anni fa - Link

atteniamoci ai fatti, ottimo Ziliani circa 70% di germanofoni, 25% italofoni e 5% ladini in quel territorio (e sottolineo circa) il nome ufficiale della provincia autonoma è "Sud Tirol / Alto Adige" (e chiedo scusa se non ho trovato sulla tastiera l'umlaut) semmai la polemica dovrebbe essere che sulla capsula non ci sia scritto anche "Alto Adige"

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Fabio Cagnetti

circa 13 anni fa - Link

Sarebbe bello se il contenuto delle bottiglie fosse altrettanto facilmente riconducibile a quel territorio... devo ammettere di non essere un grande estimatore dei vini dell'Alto Adige, forse perché conosco abbastanza i paradigmi mondiali dei vitigni più in voga nella regione, e questo vale soprattutto in bianco visto che a Lagrein e Schiava non si può certo additare una mancanza di tipicità. Poche le eccellenze, molte delle quali underground, molti vini banali e costruiti, la fortuna di essere favoriti dalla moda e l'adesione al manifesto silente del "give people what they want in lethal doses". L'alcool eccessivo, slegato e bruciante è regola, non eccezione, i lieviti che danno aromi caricaturali sono usati con liberalità. Il modello, sul piano commerciale, è certamente vincente, e la presenza di una pletora di cantine cooperative virtuose da encomiare. Ma per l'appassionato più scafato non c'è moltissimo. Terlano continua ad essere il portabandiera, ma i vini di Stocker non torneranno; il territorio è uno dei più vocati in Italia per la spumantizzazione, ma anche qui sono pochi a impegnarcisi, su tutti Haderburg, che sorprendentemente dà vita anche a vini fermi tra i più eleganti ed equilibrati della Val d'Isarco. In rosso va un pochino meglio, ma i vecchi Cabernet di Castel Schwamburg me li sogno la notte. Tuttavia i sudtirolesi sono svegli e intelligenti, non dubito che sapranno imprimere una svolta alla loro enologia prima che i gusti dei leader d'opinione si trasmettano alla massa.

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Nic Marsèl

circa 13 anni fa - Link

E il Pinot Nero, non è buono ?

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Fabio Cagnetti

circa 13 anni fa - Link

Ti do tre risposte, in ordine crescente di prolissità: 1) No. 2) Hai appena chiesto a chi è stato svezzato da Di Matteo e Michele se la pizza di Gigetto (o, per i non romani, di equivalente pizzeria molto frequentata) è buona. 3) Ci abbiamo provato più volte, con tanta buona volontà. Abbiamo preso il top della produzione di Pinot Nero italiana e l'abbiamo messo alla cieca ovviamente non con dei Grand Cru e neanche con dei Premier, ma con dei Village di Borgogna evitando i produttori più blasonati e costosi, e i nostri, oltre ad essere immediatamente riconoscibili, hanno sempre preso delle sonore e travolgenti salve di sveglie. Anche quando trovi quei prodotti fatti bene, puliti, gradevoli, se per sbaglio gli metti di fianco un Borgogna, anche umile, l'incantesimo si spezza. E vale lo stesso discorso per Germania, Austria, Ungheria, Oregon, Washington, Nuova Zelanda e Bulgaria, anche se in tutta onestà lo Spätburgunder 2008 d'asta di Keller (affinato nelle pièce di secondo passaggio del DRC) mi ha impressionato positivamente, e pur con una percepibile differenza di eleganza e finezza potrebbe reggere il confronto con molti Village. Peccato che con gli 89 euro (commissioni escluse) che ha raggiunto in asta si comprino la maggior parte dei Premier e più di qualche Grand Cru. Insomma, per encomiabili che siano gli sforzi dei vari Hartmann Donà (il Noir è probabilmente la migliore espressione sudtirolese di PN, e in quanto tale ne mette a nudo tutti i limiti), Gottardi, Haas, Stroblhof, Hofstätter e compagnia vinificante, restano vini poco soddisfacenti per nasi e palati abituati all'eccellenza.

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

Personalmente, come scritto più sopra, non sono d'accordo. E, in ogni caso, essere "naso abituato all'eccellenza" non significa necessariamente essere "cervello" che capisce tutto di vino. La presunzione gioca spesso brutti scherzi e credo che giudizi come il primo siano sempre e comunque da evitare. Comunque, prosit.

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Non e' che non sia buono. E' che nel confronto con gli altri transalpini ed oltreoceano e' piuttosto facile che ci rimetta, nella vinificazione in rosso. Ne ho bevuti di borgognotti, austriaci, ungheresi, cileni, uruguagi, franciacortini, oltrepadani, cechi, fin dal 1978 e cioe' da 32 anni, che non e' ieri. Non ci capiro' di vino, non faccio percio' il presuntuoso, ma di rossi a Bolzano preferisco di gran lunga il Lagrein. Anzi, non c'e' niente di meglio di rosso lassu'. Poi e' ovvio che de gustibus non disputandum est.

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Fabio Cagnetti

circa 13 anni fa - Link

Sul "niente di meglio", i Cabernet 1985 e 1988 di Castel Schwanburg avrebbero qualcosa da dire! In generale, comunque, concordo.

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

Qualcosa, per la verità, ho bevuto anch'io e rimango della mia idea.

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

ritorno da una tre giorni a Merano e uno dei pensieri che piu' mi ricorrevano era che i vini in generale mi avevano un po' deluso, specialmente i rossi. Sui Pinot neri, dei quali ho avuto un ampio assaggio due o tre anni fa quando ho fatto parte del panel a Laimburg, la delusione è forse maggiore. Ne parlavo con la proprietaria di un gran bel posticino a Foiana, il rist. Kierchstaiger (spero di ricordarmi correttamente il nome), e anche lei era d'accordo sulla mancanza di uno stile sudtirolese mentre spesso pare che sia una ricerca del "vorrei ma non posso", con vini troppo estratti e legnosi e altri banali. Anche sui bianchi ci sarebbe da dire, prodotti ben fatti, ma forse con una personalità ancora carente. E' ovvio che non si possa generalizzare, la mia è solo un impressione generale, pero' mi sembrano un po' sopravalutati. L'idea della capsula mi sembra valida, è l'idea del fare gruppo, e in quello il sudtirolo è sicuramente meglio di altre zone d'Italia.

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luca ferraro

circa 13 anni fa - Link

al di la della scelta del nome a me sembra un'idea fantastica Luca

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Dal punto di vista pratico, per il cliente finale cambierà poco, perché quasi sempre le bottiglie sugli scaffali vengono tenute verticalmente, sarà quindi sempre l'etichetta a catturare l'occhio e non la capsula. Le etichette della maggior parte dei vini altoatesini sono o solamente in tedesco o bilingue. Mi sembra un'operazione di marketing del genere "ciliegina sulla torta"; la torta in questo caso é molto compatta, perché la provincia autonoma di Bolzano raccoglie produttori "svegli e intelligenti" capaci di muoversi insieme per promuovere la loro produzione. Non sono tanto d'accordo sul "livello qualitativo medio senza pari in Italia", su che cosa é basata quest'affermazione, sul fatto che su una fascia di prezzo fra i 5 e i 15 euro si possono trovare più tipologie di vino (bianchi? Rossi?) di più produttori, corrette, accattivanti, esprimenti la tipicità? Non sono d'accordo (scusate, é la mia giornata NO)una volta tanto con Ziliani, il cui sangue caliente ogni tanto lo porta a reazioni un poco guasconesche.Non possiamo fare finta che la maggior parte dei residenti della Provincia Autonoma di Bolzano si considerino italiani nel sangue e nella cultura, sono una minoranza con radici diverse, rispettosa però dell'Italia e delle sue leggi spesso di più di chi é italiano da tante generazioni. Se si ostinano a chiamare l'Alto Adige Sud Tirol hanno anche dei motivi fondati da cui possiamo dissentire, ma non sono campati per aria. Al consumatore medio italiano non gliene può fregare di meno, né della capsula che non vede, né se a quel nome tedesco corrisponde un vino prodotto nel territorio Italia. Per mio gusto personale mi trovo d'accordo (e meno male!) con Fabio Cagnetti, anzi lo ringrazio perché con argomentazioni professionali ha confermato quelle che potevano essere le mie impressioni da "dilettante", e cioé di vini bianchi troppo spesso con aromi "caricaturali" slegati da un corpo alcolico troppo pesante.

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Jacopo Cossater

circa 13 anni fa - Link

su che cosa é basata quest’affermazione, sul fatto che su una fascia di prezzo fra i 5 e i 15 euro si possono trovare più tipologie di vino (bianchi? Rossi?) di più produttori, corrette, accattivanti, esprimenti la tipicità?
Intendo semplicemente dire che, imho, in generale e più che altrove in Alto Adige l'offerta è altrettanto valida tanto nella media quanto nei vertici. Tutto qui.

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

C'è una eccezione al fatto che le etichette siano in due lingue o solo in tedesco: Ferruccio Carlotto scrive solo in italiano (ed è fuorilegge).

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Nic Marsèl

circa 13 anni fa - Link

Condivido sul "livello qualitativo medio senza pari in Italia". Sebbene per le eccellenze si debba andare da altre parti, il mio palato di consumatore medio non nutre dubbi su questa affermazione. Per me tanto di cappello. E anche questa iniziativa mi piace.

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Ivan Pasinato

circa 13 anni fa - Link

Da questi commenti sembra quasi che l'Alto Adige non sia più zona vocata... D'accordo, se si considerano le eccellenze e si confrontano i Pinot nero-BLAUBURGUNDER!!!!!- altoatesini con i pinot nero-PINO NOIR d'oltralpe è logico che ne escano sconfitti. Non sono d'accordo nel vedere sopravvalutata la produzione enologica di Bolzano e dintorni. However, molto bella l'idea della capsula...peccato che negli scaffali delle enoteche sarà molto più facile trovare codeste bottiglie in verticale!!!

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Jacopo Cossater

circa 13 anni fa - Link

E' vero che le compri in verticale, ma poi le metti in cantina (se non le bevi prima) in orizzontale. E guarda, quando io scendo nella mia le bottiglie francesi le riconosco appena entro, con il loro bel bollino bianco e verde in bella vista.

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boccaimpastata

circa 13 anni fa - Link

Credo che molti dei giudizi espressi in questo post verso l'Alto Adige siano un po' ingenerosi. Su un dato credo sia necessaria chiarezza. Loro sono tedeschi; per qualche ragione incomprensibile (come solo le ragioni legate alle guerre sanno essere) oggi sono politicamente italiani, ma con la nostra cultura non hanno niente a che vedere. E poco importa che con il discorso della Regione autonoma abbiano visto un bel mondo. Chi li conosce sa che addirittura non si sentono nemmeno 'striaci, come direbbe Marco Paolini. Per dire che tipi sono... Quanto al turismo, mica è così vero che la stragrande maggioranza sono italiani. Gli italiani sono la maggioranza sulle Dolomiti. E solo nei mesi di luglio e agosto, a Natale e a Pasqua. Val venosta, valle aurina, val d'ultimo, val sarentino e tutte le altri valli non dolomitiche (ma anche le Dolomiti fuori dei periodi citati) vivono esclusivamente di turismo tedesco. Il rapporto con gli italiani è di 10-15 a uno. E per quale ragione, allora, in queste valli dovrebbero buttare via i soldi per mettere l cartelli dei sentieri anche in Italiano? Per non parlare della mountain bike (altra mia passione). Anche in questo settore i turisti sono quasi tutti tedeschi. La transalp, che ogni anno parte dalla baviera ed arriva - con varie tappe - a riva del garda passando per l'A.A. con oltre mille coppie iscritte, è tedesca; e le coppie italiane sono una o due, se va bene. Su mille e più. Inoltre, se uno si pone in ascolto della loro cultura e si adegua (come credo sia giusto fare in A.A. come in Sicilia o in Puglia) loro si sciolgono e diventano molto rispettosi e comunicativi. Certo con alcune rigidità: sono pur sempre tedeschi. Capitolo vino. Secondo me occorre distinguere tra la stretta zona di Caldaro, con vini ormai troppo spesso ipertrofici e modernisti (alcuni Lagrein sono davvero sciropposi all'inverosimile) e il resto: la zona nord di Bolzano, il meranese, la valle isarco. Sfido chiunque a dire che i bianchi di kuenhof, kofererhof, nossing, cooperativa valle isarco, non sono tra i migliori vini bianchi italiani. Possono non confacersi alla propria sensibilità, ma sono eccellenze assolute. I pinot neri di Rametz, secondo me, hanno un rapporto qualità prezzo invidiabile, soprattutto le riserve (provate a bere qualche pinot nero toscano: costano tre volte tanto e sono pessimi). Le riserve di lagrein di Turnhof e di Niedermayr splendide. E poi c'è Mazzon e la bassa atesina. Per carità, un motivo per non comprarli si trova sempre, però... in 100 km di autostrada, una tale concentrazione... E sono convinto che quando si convertiranno al naturale insegneranno a molti. Come spesso fanno. SI veda Kuenhof. L'unica cosa che mi lascia perplesso è il discorso dei tappi. Secondo me non servirà. Prima di tutto perché non siamo la Francia; e poi perché... non siamo francesi: la Francia è un mito enologico e riconoscere i loro tappi significa riconoscere un mito (e l'A.A., con tutto il rispetto, certo non lo è); e poi i francesi sono fieri di esser tali e i tappi sono funzionali a questa fierezza, mentre questo post conferma una volta di più che per gli italiani il tappo "sudtirol" può essere solo un motivo in più per non acquistare i vini di quei cruccacci. Ecco, magari per l'estero potrà servire.

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Fabio Cagnetti

circa 13 anni fa - Link

"Sfido chiunque a dire che i bianchi di kuenhof, kofererhof, nossing, cooperativa valle isarco, non sono tra i migliori vini bianchi italiani". Eccomi. In generale, trovo che in Valle Isarco ci sia un problema generalizzato di alcool eccessivo; quando ciò non avviene, può uscire fuori qualcosa di buono, anche se lo stile spesso assai opulento e spinto sulla frutta tropicale matura quando non stramatura può non piacere. Pliger è effettivamente uno dei manici migliori se non il migliore, soprattutto con il Sylvaner (e credo che anche con il Riesling faccia tutto quello che il terroir gli consente di fare). Anche Kofererhof se la cava bene con il Sylvaner, Manni Nossing fa uno dei pochi Kerner interessanti ma la sua con l'alcool è una lotta che ha vincitori diversi di annata in annata. Aggiungerei Radoar, Zohlhof e qualche vino di Haderburg e la squadra è fatta. Però, onestamente, per me nessuno di questi è fra i cinque più grandi vini bianchi italiani d'annata, e tantomeno fra i più grandi di tutti i tempi (fra i quali però c'è certamente almeno uno dei vecchi capolavori di Terlano). Come zona nel complesso andiamo meglio, anche perché se togliamo le coppie Fiano-Greco e Jesi-Matelica in quella che non è fra le prime tre nazioni bianchiste d'Europa non restano molti territori oggi eccellenti sia in potenza sia in atto, se non il Collio, altra zona che in tempi recenti ha mostrato non pochi problemi di gradazione alcolica. Insomma, se di vini buoni ce ne sono, ma bisogna andarseli a cercare con il lanternino, le eccellenze assolute per quanto mi riguarda latitano, o meglio si possono trovare facilmente, negli stessi vitigni, in altre nazioni.

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boccaimpastata

circa 13 anni fa - Link

Credo che, pur partendo da prospettive diverse, stiamo dicendo la stessa cosa. Concordo sul fatto che i vini - ma non solo dell'A.A. - soffrano spesso di una eccessiva alcolicità che li porta ad essere poco freschi e bevibili. E tuttavia, nella misura in ci il vino è piacevolezza dello stare insieme e non (solo) un esercizio di stile, l'A.A. fa ancora la sua bella figura. Poi il mercato, in questo, è un po' ottuso. Metti in tavola l'A.A. e tutti si stropicciano gli occhi. Metti in tavola un signor Verdicchio di Jesi (che buono quel Salmariano riserva 2006 di Marotti Campi a 11 euro!!) e la gente smuccia. Poi si accorge che è buono, anzi ottimo, anzi migliore di quasi tutti quelli bevuti fino ad allora (parlo di persone non particolarmente appassionate e, però, buoni bevitori) ma rimane la riserva mentale per cui "... è pur sempre un Verdicchio!". Ragionamento che mi può andar bene se siamo di fronte ad uno chablis, ad un riesling della Mosella o ad un veltiner 'striaco che sono gli unici bianchi stranieri che - a mio (insindacabile) giudizio - veramente sono superiori ai nostri. Ma non - appunto - se il paragone è con un bianco A.A. spesso di media fattura. Su Collio e Fiano- Greco sono d'accordo. Anche se Collio soffre da qualche anno di una certa autorefenzialità (propria secondo me di chi si sente "arrivato") che porta le produzioni "base" ad essere mediamente più scadenti delle altre zone summenzionate. E se, come vero, i grandi bianchi risiedono altrove... E comunque, sulla fascia di prezzo 10-15, massimo 20 euro, ho scoperto quest'estate che mi piacciono pure certi vermentino-trebbiano o vermentino-trebbiano-malvasia di alcuni piccoli produttori della doc Val di Cornia (Rigoli su tutti). So di essere ben prosaico, ma onestà intellettuale richiede la menzione. Sui vermentini in purezza, invece, ancora non ci siamo. Li caricano come se in bocca dovessero esplodere. E infatti inizialmente è un profluvio; solo inizialmente, però... Ne ho qualche bottiglia in cantina, ma se è vero che l'acidità non nasce in bottiglia, sarà ben difficile che il tempo renda loro giustizia. Ah... menzione d'onore per la Garganega. Prost!

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Fabio Cagnetti

circa 13 anni fa - Link

Come coordinate direi che non siamo, in effetti, distanti... per il Vermentino, probabilmente i vini di Lambruschi (fra i due prediligo il Costa Marina, ma anche il Sarticola fa la sua figura, i 2009 sono stupendi) dovrebbero rientrare nelle tue corde. E va registrata anche qualche buona riuscita di Massa Vecchia e Dettori. Prost!

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nojar

circa 13 anni fa - Link

mi sa che a statistiche del turismo non sei molto informato. Sono anni ormai che in estate ed inverno la maggioranza dei turisti sono italiani (esclusa forse la Bassa Atesina e Merano). I soldi dei cartelli non ns (anch'io sono del AA-ST) ma della comunità europea. Nelle grandi maratone (Badia e altre) il rapporto italiani/tedeschi e a tutto favore degli italiani. I vini invece...sopravalutati soprattutto dagli italiani nojar

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boccaimpastata

circa 13 anni fa - Link

Credo che sulle statistiche ti debba rivolgere al tuo conterraneo Niki. Ho detto solo che il turismo italiano si concentra in certe valli (dolomitiche) e in alcuni periodi dell'anno. E Niki conferma che poco più di 1 turista su tre è italiano. Mentre quasi la metà è tedesco. La bike transalp - da me citata - non è in alcun modo qualificabile come "maratona" intesa in senso italiano. E' una manifestazione che fonda la sua ragion d'essere nell'escursionismo in bici (di cui i tedeschi sono maestri). il sellaronda hero e la dolomiti superbike sono invece corse nate per arrivare primi, ma a mio modestissimo parere sono la degenerazione della mtb. E purtroppo è vero che sono piene di italiani. Rimane il fatto che, fuori dalle gare, i sentieri e le strade sterrate sono solcate solo da bikers di nazionalità tedesca. O quasi. Vai sul sito di stoneman, così capisci meglio quello che intendo. Cmq se vuoi apriamo una discussione su mtbforum. Qui siamo "fuori sede". La toponomastica in tedesco è più che sufficiente. Vorrà dire che gli italiani saranno costretti a studiare (infine!) una seconda lingua. O almeno a comprarsi una cartina tabacco o kompass. E comunque il problema è culturale. Mentre gli italiani della zona tendono, come tipico nostro, a buttare tutto in politica. E secondo me sbagliano. Sui vini ho già detto. Sei convinto, però, di quel "soprattutto dagli italiani"? Tieni conto della quantità esorbitante di premi che le cantine (non solo) cooperative altoatesine (caldaro su tutte) vincono ogni anno nei paesi anglofoni... Anzi, se hanno un difetto è proprio quello di ricercare toppo i gusti e le tendenze internazionali...

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nojar

circa 13 anni fa - Link

beh dal 10 a 1 al al 1 a 3 c'è una bella differenza e i tedeschi ormai(purtroppo) sono sempre meno. Per chi vive di turismo (anch'io)se i vuoti lasciati da i tedeschi non fossero stati coperti dagli italiani, la crisi ci sarebbe e come. La transalp (le due) finisce al Garda ed è per questo che è sbilanciata sulla Germania. Tutti gli investimenti sul giro d'Italia sono rivolti ai tedeschi? Le migliaia di persone che salgono in bici sul Plan de Corones o in Badia son al 90% italiani e il 99% di quelli che da Dobbiaco pedalano fino a Lienz. I cartelli bilingui non servono certamente a noi che qui siamo nati ma appunto ai turisti non solo italiani ed infatti nel Osttirol (Austria) cartelli e informazioni sono sempre più in italiano ed infatti molti turisti italiani si spostano li. E comunque il bilinguismo rimane una questione di buona educazione e anche di marketing (lasciando stare la legge). Se metti i vini della cantina Isarco (avessi detto Novacella) tra i 5 migliori vini allora in Italia siamo messi male Vini corretti ma quasi tutti uguali, poca personalità e le poche eccellenze non fanno (al momento) molto testo, ma in compenso siamo molto bravi nel marketing e soprattutto molto orgogliosi di quello che facciamo.

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niki

circa 13 anni fa - Link

Alcune considerazioni: 1) Sono Sudtirolese (Altoatesino) di lingua tedesca ed amo la mia terra e la mia lingua, ma mi piace anche l’Italia ed i suoi vini e mi sento anche italiano. 2) Dissento fortemente dalla dicitura solo in tedesco sulla capsula. La trovo una cosa assurda e non giova sicuramente ai produttori che vogliono vendere il loro vino in Italia e non giova certamente alla pacifica convivenza fra il gruppo linguistico italiano e tedesco. 3) Sono d’accordo con Nelle Nuvole per quanto riguarda le bottiglie tenute verticalmente sugli scaffali e sulle capsule conseguentemente non visibili. Dissento però quando dice che le etichette sono soltanto in tedesco o bilingue. Recentemente un mio cliente voleva una bottiglia con etichetta solamente in tedesco e non sono riuscito a trovargliela. 4) Mi dispiace che Franco Ziliani non venga più in Alto Adige perché si è sentito trattato come ospite di serie B. Credo e spero sia stato solo un episodio singolo e mi scuso con lui per le persone che lo hanno trattato in questo modo. 5) Per boccaimpastata: pernottamenti in Alto Adige 2009 (statistica ufficiale): Tedeschi 46.0%, Italiani 37.1%, Altri 16.9% I cartelli dei sentieri hanno senz’altro da essere anche in italiano, quando sono facilmente e storicamente traducibili. 6) Veniamo ai vini: I Pinot Nero (Blauburgunder) dell’Alto Adige sono senz’altro i migliori d’Italia pur non potendosi confrontare coi francesi. I vini bianchi sono anche loro i migliori italiani, anche se qualche problema con l’alcool alto può esserci (specialmente nei Traminer).Ma in che regione trovate una sfilza di vini bianchi così validi e pur così diversi fra loro dall’aromatico Gewürztraminer al pepato Veltliner passando per Sauvignon, Sylvaner, Riesling, Kerner, Pinot bianco (Weissburgunder) e Chardonnay. Per quanto mi riguarda trovo caso mai sopravvalutato il Lagrein. Non dimenticate però i vini da uva schiava (Vernatsch), che danno vini leggeri, piacevoli, setosi e bevibilissimi come i Santa Maddalena di Waldgrieshof, Pfannenstielhof, Gojer ed i Vernatsch di Baron Widmann, Galea di Nalles e Fass Nr.9 della Cornaiano (e costano pure poco). Che dire poi dei magnifici vini dolci (Goldmuskateller e Rosenmuskateller cioè Moscato Giallo e Moscato Rosa)? Semplicemente favolosi! Consiglio a tutti coloro che vanno al Merano Winefestival di fare una scappatina a Tirolo in occasione di Dolcissima (si tiene di solito il giovedì prima dell’inizio del festival) dove si premia il miglior vino dolce altoatesino. Per conoscenza: quest'anno è stato premiato il Terminum della Cantina Tramin.

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Grazie Niki per questo bel commento equilibrato e articolato. Ci leggo oltre che conoscenza della materia anche buona educazione e dignità, caratteristiche che ho spesso riscontrato in Alto Adige. Leggo anche con una punta di dispiacere che tu scrivi di essere "anche" italiano e che ti piace "anche" l'Italia, non ci puoi fare niente, questa é Storia, riconoscerlo é doveroso, ma "anche" amaro.

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Mi piace assai l'intervento di Niki, concordo con tutto, ma sono molto felice di "sopravvalutare" il Lagrein, che ritengo il miglior rosso della provincia autonoma di Bolzano, sia dunkel (specialmente riserva) che kretzer e perfino il prossimo Lagrein bianco spumante, in sperimentazione fra i piccoli vignaioli. E' la vite tipica della Val Lagarina, coltivata da tempi immemorabili, fa parte della cultura di quella gente splendida che abita fra le Dolomiti da molto prima di ogni altro vitigno. Provare per credere.

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corrado dottori

circa 13 anni fa - Link

Che bello questo commento: preciso, equilibrato, educato (soprattutto). Il tipo di contributi che si vorrebbe leggere più spesso nei blog. Sui contenuti: sono d'accordo su molti dei giudizi espressi. Da vignaiolo principalmente bianchista sono ammirato (e invidioso) della capacità di creare vini come i Riesling di Kuenhof e Falkenstein, i Pinot bianco di moltissimi produttori (lo Strahler di Stroblhof, ad es.), i vini di Haderburg. A mio avviso in questo momento in Sudtirol ci sono mediamente i migliori bianchi italiani. Per quanto riguarda i rossi, i vini da Schiava sono una libidine vera, appena freschi in un tardo pomeriggio estivo con un bel panino speck e formaggio. Trovo difficile anch'io confrontare i Pinot nero con l'estero: non sarei, però, così critico. A Mazzon vengono ottimi prodotti come quello di Kurt Rottensteiner.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

mi spiace per niki davvero. ma se ne faccia una ragione. è italiano. io nel frattempo mi dispero per l'istria, il ticino, la corsica il nizza-monferrato. anche se sono territori passati alla slovenia, svizzera e francia a causa del gioco dei potenti. la storia e la politica fanno delle vittime, non facciamo classifiche che perdete 4-0 quando lorsignori la finiranno di fare i secessionisti de noantri e contribuiranno a dare una mano al paese sarà sempre troppo tardi. nel frattempo gustiamoci gli ottimi vini sudtirolesi, un po meno la loro spocchia.

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Kenray, mi piaci anche quando sei serio.

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enzo pietrantonio

circa 13 anni fa - Link

io credo che a prescindere dalla valenza dell'operazione e della dicitura in sola lingua tedesca questa sia l'ennesima operazione riuscita di merketing territoriale da parte degli altoatesini. qualsiasi cosa essi facciano riescono a metterla sotto il cappello di quella dicitura SudTirol-AltoAdige. Che si parli, di mele, di speck, di turismo, di gastronomia, di mercatini o di centri benessere. Magari la dicitura sulla capsula non produrrà chissà quale effetto ma quel "nomignolo" gira, gira sempre di più... Non abbiamo ancora capito che Lor signori ci vendono il LORO Territorio, tra i più belli e preservati del nostro paese. E lo fanno egregiamente da anni. Basta andare su youtube e vedere i tanti spot pubblicitari che passano, da anni, in tv. AltoAdige-SudTirol... da vivere. PS. sulla qualità di alcuni vini altoatesini, bianch specialmente, non aggiungo nemmeno una parola perchè credo che sia solo tempo perso. Mattere in dubbio la loro qualità e spessissimo i contenutissimi prezzi mi sembra cosa da folli.

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AdriLinda

circa 13 anni fa - Link

Gentilissimo Jacopo, una precisazione,anche se è un errore che i giornalisti e blogger fanno speso. NON esiste il Collio FRIULANO, ma bensì il Collio GORIZIANO, quindi essendo in Venezia Giulia, caso mai sarebbe GIULIANO Dia un'occhiata all'etichette del Collio...NON ci troverà mai la parola Friuli. la mia non vuole essere è una questione di "campanilismo" , ma è solamente una... "legittima difesa geografica"

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Jacopo Cossater

circa 13 anni fa - Link

Corretto ;)

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il consumatore

circa 13 anni fa - Link

Aggiungo i miei complimenti a quelli di Corrado Dottori per il post di niky. INutile aggiungere dettagli ad una ben fatta analisi della qualità dei vini sudtirolesi. Mi permetto di aggiungere che anche il livello del servizio offerto dalle strutture alberghiere è mediamente elevato in relazione al prezzo. Per il resto, dipende dai gusti: a Cortina, io preferisco Scena dove sono pochi i turisti italiani, dove apprezzo tranquillità ed educata ospitalità, ma non trovo chi urla in sala relax, ad es.

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Stefano Menti

circa 13 anni fa - Link

L'idea della capsula è buona; noi a Gambellara ci stiamo ragionando da un po' fra un piccolo gruppetto di vigneron che da soli fa meno di un milione di bottiglie. Riguardo la differenza culturale dell'Alto Adige e circa la loro efficienza produttiva, alberghiera e generale concordo in pieno, sono un consumatore di loro prodotti e usufruitore delle loro ottime strutture. Ricorderei però che non è che siano solo efficienti di natura ma, godono di un trattamento fiscale AGEVOLATISSIMO. So che la Sicilia a loro differenza spreca le risorse che qui in Alto Adige invece vengono spese bene. Ma ci sono molte altre regioni (e non parlo sono di VENETO) che con pochissime risorse fanno molto. Peccato non avere le vostre risorse, forse saremmo più competitivi nel nome della qualità.

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Der Tiroler

circa 13 anni fa - Link

per kenray: guarda sono proprio convinto che i "poveri" italiani del ticino non vedono l'ora di tornare tra le braccia dell'italica repubblica abbandonando i cattivi elvetici... si... in un'altra dimensione :-) La questione è semplice comunque: l'italia ha avuto il permesso di trattenere il nostro territorio in cambio di un'ampia autonomia. Alla fine della seconda guerra mondiale potevano farci tornare con l'Austria. Hanno invece deciso di perseverare. Noi sudtirolesi siamo italiani sulla carta d'identità... ma solo su quella.

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IO

circa 12 anni fa - Link

E cosa se ne fa l'Italia del vostro territorio, dato che non avete NESSUNA RISORSA STRATEGICA ( a parte il turismo, del quale però l'Italia non trae nessun giovamento, poichè le entrate fiscali derivate da tale attività rimangono in SudTirol? ).

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