Juvé y Camps | L’altra faccia del metodo classico è il Cava di Spagna

di Andrea Gori

Il clima d’agosto obbliga alla bollicina ma per non essere dogmatici facciamo un salto fuori da Champagne, Franciacorta e Trento doc, per arrivare in Spagna. Qui troviamo il Cava e qualche bottiglia fatta davvero bene non manca, lontana dalle milionate di metodo classico venduto in bottiglie accattivanti, magari bianco perlacee come Freixenet e Codorniu, che da giganti del settore esportano quasi da soli 200 milioni di pezzi (brut per la maggior parte) nel mondo. Il Cava è anche una bellissima regione a ridosso di Barcellona, con cantine storiche che lavorano per la qualità con uno stile tutto mediterraneo di declinare l’idea di spumante.

La zona di produzione specifica è il Penedès con un terreno ricco di argilla e soprattutto calcare che lo rendono ottimoper le basi spumanti. Le principali uve impiegate sono xarel-o, macabeo (nome alternativo del forse più conosciuto viura) e parellada, coltivati soprattutto nel Medio Penedès, che offrono ai vini-base rispettivamente carattere e corpo, note fruttate, acidità e grazia, eleganza e cremosità. In realtà, alcune uve tradizionali stanno lasciando il posto allo chardonnay – utilizzato la prima volta nel 1982 -, anche se non tutte le aziende concordano su questa tendenza e sostengono solo l’impiego di uve tradizionali.
Altre uve, molto minoritarie, sono subirat, Riojan malvasia, e alcune varietà usate per le versioni rosé come garnacha, monastrell, pinot nero e trepat. Ovviamente esistono diverse tipologie di Cava, con periodi di permanenza sui lieviti variabili dai 6 ai 20 mesi, a seconda che si tratti della tipologia base o di un Gran Reserva. Spesso le etichette non aiutano a capire quanti mesi sui lieviti abbia passato un Cava che può anche trovarsi in commercio già solo 9 mesi dopo la vendemmia.
Ci siamo dati da fare e abbiamo assagiato la quasi totalità della gamma di una cantina storica come Juvé y Camps, con sede a Sant Sadurní d’Anoia, attiva dal 1786.

Rosè Brut pinot noir 100%
Colore acceso e aragosta, fragola e molto floreale, tocco di angostura che salva da un effetto sangria giusto dietro l’angolo. In bocca è appena abboccato come sensazione ma non sbraca, è piacevole quando chiude sul melograno. Corpo non banale, meglio carni bianche che aperitivo. 82

Cinta Purpura Reserva Brut parellada 30 xarel-lo 35 e macabeo 35%, 24 mesi sui lieviti.
Pan briosciato, fiori gialli, tropicale ed erbe aromatiche, pesca gialla, appena gessoso, agrumato di arancio, bocca grigliata, persistenza delicata ma con impronta marcata, minerale spinge bene ed equilibrio con arancio che torna puntuale. Personale e tipico.  87

Cava Blanc de Noirs 100% pinot noir Reserva 2008
24 mesi sui lieviti, colore che vira sul dorato appena, naso di carne, leggermente di fragola, floreale, speziatura orientaleggiante, nocciolina e arachide, bocca corposa e di nerbo, finale persistente e molto fresco, vino da secondi piatti di carne o pesce molto ben conditi. Bel prodotto ma non personalissimo. 80

Juvé y Camps Reserva Milesimé 2007
100% chardonnay, 24 mesi sui lieviti. Naso floreale e gessoso, tiglio, agrumi, pompelmo, mela matura caramellata, melone, bocca sfaccettata molto fresca, di nuovo si sente la zona e il terroir con note calda e mediterranee, pepe bianco e finale secchissimo invogliante. 85

Juvé y Camps Gran Reserva
macabeo 25%, xarel-lo 25%, parellada 25%, chardonnay 25%, 42 mesi sui lieviti.
Colore brillante e con luccichìo, ampio, fiori di campo classico macabeo poi agrumi, pompelmo e cedro, sentori iodati, brandy, , bocca personale , miele corbezzolo, delicato e con il passo della grande bollicina, accarezza il palato e stuzzica , la bollicina è lievissima, effetto vino, diverte e rimandi al gesso, alle noci al tropicale mango e papaja: da conversazione o da gran sigaro. 91

Al di là di gusti e preferenze personali, non si dovrebbero giudicare questi vini in relazione a Champagne o altre zone: troppo diverse le acidità, lo stile e ovviamente le uve. Qui i toni sono più caldi, mediterranei, meno duri e rocciosi. Il panorama è vasto e in continua evoluzione ma l’impronta del territorio (avvertibile anche dove si usa il solo  chardonnay, un po’ meno quando c’è solo il pinot noir) marca molto i prodotti dando una impressione di festosità e convivialità immediata. Molto del fascino di questi vini risiede appunto nel legarsi ad una terra per molti (italiani inclusi) sinonimo di viaggi e divertimento e quindi risvegliano sensazioni piacevoli a prescindere, se poi quello che abbiamo nel bicchiere è anche un prodotto di grande tecnica, cura e passione, la magia è quasi completa, specie se si parla di prodotti che vanno dai 10 euro fino ai 40 delle cuvée più prestigiose.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

8 Commenti

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

interessante scoprire che se si bevono e privilegiano Champagne, Franciacorta e Trento doc si é dogmatici... E' proprio vero che c'é sempre qualcosa da imparare, ogni giorno... :)

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anonimo

circa 13 anni fa - Link

se c'è qualcosa peggiore degli champagne sono le gassose spagnole risaltiamo la barricata e torniamo in franciacorta trentino e coneglianese grazie.

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Angelo Di Costanzo

circa 13 anni fa - Link

Xarel-o e parellada... croce e delizia ai concorsi che furono, vero Gori?

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

Grande angelo! L unica domanda che non sbagliavo mai!

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Bernardo Conticelli

circa 13 anni fa - Link

Non sarà mai troppo tardi, nel settore del vino in Italia, quando si inizierà a dare un pò di credito e gettare un occhio attento sui vini spagnoli. Ancora troppo snobismo italico ci caratterizza sull'argomento, ma intanto loro invadono i mercati esteri con i loro vini ben fatti, a prezzi molto interessanti e da varietà quasi sempre autoctone. Vogliamo tirare in ballo anche in questo caso la solita vecchia storia "vecchio mondo-nuovo mondo"? Questa volta non funziona, e se dessimo un'occhiata a quello che succede accanto a noi non sarebbe male. Bravo Andrea che intanto rispolveri un pò di bollicine spagnole...meritano più che una menzione quando ben fatte. E come dici te, ce ne sono eccome di ben fatte.

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Michele Gallana

circa 13 anni fa - Link

effettivamente di vini spagnoli buoni e a buon prezzo ce ne sono, eccome! Soprattutto se si cerca fra le Denominaciones de Origen un po' piú sconosciute. Rimanendo in tema Cava posso umilmente consigliare Agustí Torelló e Castellroig, quest'ultimo un po' piú sconosciuto del Torelló. In entrambi i casi piccole-medie cantine, che producono brut nature, bollicina contenuta e grande rispetto per il prodotto ed il vigneto. Nel caso di Castellroig la vinificazione e l'assemblaggio si fanno mantenendo separate le varietá e i differenti tipi di "terroir". Alla Salute!

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Claudio Sabatucci

circa 13 anni fa - Link

...mi piacciono i "cava", ma obbiettivamente bisogna provarne parecchi per trovarne qualcuno davvero valido, i base comunque sono adatti come aperitivi poco impegnativi, specialmente quelli delle aziende più grandi che hanno trovato un buon livello standard...

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

trovato un altro motivo per non sottovalutare gli Spagnoli e il Cava in particolare...la lingua robotica per analizzare gli spumanti: http://www.decanter.com/news/wine-news/529052/spanish-scientists-working-on-electronic-tongue magari non rimpiazzerà i sommelier ma qualche analista si... lingua elettronica di sommelier

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