In viaggio con Vigna | A Beaune, Domaine Chandon de Briailles
di Pasquale PorcelliDomanie Chandon de Brialles è un’azienda biodinamica dal ’95, produttrice dal 1834. Donna di polso, Madame Claude de Nicolay-Jousset e i suoi fratelli hanno le idee molto chiare. Noi, dopo gli assaggi, un po’ meno. I vini hanno sicuramente carattere, ma specialmente se giovani peccano in piacevolezza. La decisione di non diraspare in tutto o in parte segna il prodotto finale.
Tra i tanti vini gentilmente proposti ci sono piaciuti:
Grand Cru Corton Les Brassandes 2006: naso di terra, funghi, bocca austera ed elegante, tannini alquanto ruvidi ed in evoluzione.
Grand Cru Corton Les Maréchaudes 2001: complesso nei profumi molto eleganti, pieno e strutturato di buona lunghezza, ma non eccezionale.
Grand Cru Corton Les Charlemagne 2001: ha un singolarissimo naso di anice stellato e vaniglia. Morbido, pieno, con tratti acido- minerali che si materializzano in un finale lunghissimo. Un vero fuoriclasse.
Nel pomeriggio, cambio di registro e questa volta ci aspetta un vigneron, rustico, verace e sanguigno. Joseph Voillot ci accoglie nell’agitazione della prima giornata di vendemmia. Pantaloncini corti, faccione rubicondo e simpatico, fare piuttosto ruvido, ma non privo di attenzioni. Tutto si svolge senza la classica “sacralità” che spesso circonda il vino ed avviene in ambienti che le nostre ASL , inopinatamente, avrebbero già messo sotto scacco da tempo.
I vini sono tutti di carattere, di alto livello ed è difficile fare una graduatoria tra i diversi cru, ne citiamo solo 2:
Volnay Fremiets Premier Cru 2008: gran naso, molto definito e potente, ma non esuberante, profumi di sottobosco e frutti rossi. Buona pienezza di frutto, molto elegante e persistente. Ancora giovane ma di sicuro avvenire.
Volnay Champans Premier Cru 1974: un naso molto complesso con tracce di funghi, caffé, cioccolato e foglie di tabacco. Di grande eleganza, ben equilibrato, ancora vivo nonostante gli anni, con tannini quasi setosi e lunghissimo finale.
Un aspetto della “piccola” Bourgogne fatta da poche migliaia di bottiglie che rappresenta forse la realtà più vera dove il terroir si esprime meglio attraverso la personalità di personaggi come Voillot.
2 Commenti
Eustachio Cazzorla
circa 15 anni fa - LinkAvete fatto il viaggio che avrei voluto fare io! Mi posso consolarmi soltanto linkandovi al mio sito, sigh: www.eusto.it. Buon vino.
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