In vendita | Vinitaly senza “Bottega del vino” è come una fiaba senza drago
di Alessandro Morichetti
Esercizio. Mettete in secondo piano sdraio e solleone per pensare il posto più folle dove vi sia capitato di consumare vino. Io non ho dubbi: Bottega del vino, Verona. Roberto Cipresso lo eleggerebbe patria del “vino-vetrina”, luogo in cui la bottiglia diventa status symbol, marchio distintivo e segno di riconoscimento prima ancora che liquido di provenienza agricola. L’ambiente dice tanto ma è la scelta dei vini sterminata a dire il resto. Carta da tristellato ben fornito e prezzi che mi vergogno solo a ricordare. L’orgoglio di chi ordina, sempre attento a “spararla più grossa” del tavolo vicino, fa il resto. Uno di quei posti da movida veronese, a due passi dall’Arena, in cui prima di entrare devi accertarti di una sola cosa: che paghi qualcun altro. Da provare, eccitante e spudorato ma con riserva.
È notizia di ieri che la Bottega potrebbe chiudere a causa di scontri non ricomposti tra i soci, Severino Barzan e Gianni Pascucci. A occhio, rilevare il giochino costa un occhio della testa, tanto e tale è l’assortimento custodito. Prevedibile un’asta senza esclusione di colpi tra abili businessmen del settore e non solo, staremo a vedere. A me basta conservare ricordi di una sera pesantemente alcolica in cui ho visto cose fuori dal mondo: una doppia magnum di Barbaresco 1999 Gaja abbandonata a se stessa su un bancone, un uomo bere Krug a canna da una Réhoboam sopra ad un tavolo, e poi noi. Una tavolata piena di Bordeaux anni Ottanta ordinati e bevuti con disinvoltura da manuale. Non ricordo le etichette né tantomeno chi pagasse. Di certo, non io.
[Foto: la cuoca avvenente]
1 Commento
Mauro Mattei
circa 14 anni fa - Link...di certo non pagavo io :)
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