I produttori bioqualcosa sono i nuovi negri in Italia

di Alessandro Morichetti

I luoghi comuni sono duri a morire e il pregiudizio è una brutta bestia. E vittima del pregiudizio deve sentirsi la nostra lettrice Nadia dell’azienda veneta La Jara che, commentando il post sulle dichiarazioni di Enzo Vizzari, ha descritto come meglio non si potrebbe lo stato d’animo di una produttrice biologica nell’Italia del 2010. “Il meglio sta nei commenti” è il mantra che ci guida da sempre e le sue parole non meritavano la seconda pagina del blog.

Nadia vive sulla sua pelle quello che potremmo chiamare “paradosso biologico”: tutti a chiedere ragioni e perché del bio, tutti in silenzio di fronte alle ragioni del convenzionale puro, per cui il vino diventa di fatto un giusto mix tra madre natura e il catalogo dei prodotti enologici.

L ‘obiezione comune non manca mai: alcuni sono bio per convenienza (vero), altri fanno i puri che non sono (vero) e così via. Ragionamento interessante, come se di ogni produttore “convenzionale” che incontro io pensassi: non voglio nemmeno immaginare che razza di porcherie usi in vigna e in cantina per costruire il tuo beverone. Frase spesso vera, politicamente scorretta, socialmente sconsigliata e da dimenticare in quanto tale. Mi chiedo, è vero o non è vero quanto scriveva Carlo Petrini introducendo “La vigna, il vino e la biodinamica” di Nicolas Joly?

Dal 1985 a oggi è stata utilizzata più della metà dei fertilizzanti chimici mai prodotti nella storia dell’uomo, negli ultimi vent’anni abbiamo immesso nella Terra la stessa quantità di prodotti chimici prima impiegati in un secolo: una crescita esponenziale.

Qualche giorno fa l’editor Antonio Tomacelli sollevava una perplessità nel post A Enzo Vizzari non piacciono i vini bio. Ah, se sapesse…, rilevando come dirsi scettici sui “vini naturali” per poi infilarne una decina su 26 tra i “miti” dell’enologia mondiale non sia il massimo della coerenza. Io, fossi Vizzari, avrei detto qualcosa tipo: “Nessun trasporto per vini bio e convenzionali senza personalità, è un fatto che alcuni dei migliori vini del mondo siano naturali”. Come si è arrivati a questo malcelato scetticismo nel ragionamento sulla produzione di un vino? Ecco allora la risposta di NADIA:

Caro Vizzari,
noi siamo produttori di vini ottenuti da agricoltura biologica da 20 anni, purtroppo a causa dell’ignoranza di molti giornalisti (ignoranza nell’accezione del termine) che sparlano di tali vini senza conoscerli, siamo costretti a vendere in Italia il nostro vino senza richiarare in etichetta che trattasi di bio, dichiarandolo quindi convenzionale.
Il nostro pinot grigio spumantizzato rosè che trovasi nella lista dei vini della più importante enoteca di Londra (la Bibendum della Michelin) sotto la voce degli champagne porta l’etichetta bio, perchè benchè l’Italia sia tra i maggiori produttori di bio, è stranamente all’estero che tali vini vengono apprezzati.
Questa è la ragione per cui in nostro prodotto viene venduto all’estero per il 90% della produzione.
Non a caso i riconoscimenti li raccogliamo nelle maggiori fiere internazionali, l’ultimo non a caso in Francia…..e pensi che siamo produttori di prosecco e pinot grigio spumantizzato rosé!
(…)
Cari saluti
Nadia

Non c’è niente da fare, ci dice questo commento, il paradigma produttivo e interpretativo ancora dominante è quello del vino convenzionale: un vino studiato a tavolino, tecnicamente corretto, negazione di un luogo e dell’enologia come “custodia” ma buono. Un vino biologico o biodinamico ha gli occhi del plotone addosso, pronto a stigmatizzare minime imperfezioni di cui il vino convenzionale è chirurgicamente privo. Dite che è troppo chiamarlo razzismo?

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

39 Commenti

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

A me non sembra che sia cosi', anzi, forse i vini "bio" e "biod" sono oggi eccessivamente lodati solo per il fatto di esserlo. Altrimenti, se cosi' non fosse, non ci sarebbero i "furbi", quelli che lo fanno per convenienza. Ora, a me verrebbe da dire che piu' che per convenienza il vino lo si fa per mestiere, e se convenga o meno non lo so, ma quello è un altro discorso. Sarebbe bello se si potesse tornare a parlare di vino per quello che è, piuttosto per quello che rappresenta, lui e il produttore. Comincio ad essere un po' stufo di sentire produttori proclamare una presunta superiorità morale a seconda di quanto zolfo mettono nei vini.

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Fabio Cagnetti

circa 14 anni fa - Link

Secondo me finalmente la parte più avantina[1] della critica si è finalmente sdoganata dal lodare i vini bio* in quanto tali, dopo essersi accorta che una certa stampa, incensando per anni prodotti lodevoli nell'intento ma quantomeno claudicanti nella realizzazione, ha creato più danni che altro. La strategia si è ritorta contro chi l'ha pensata e il risultato, invece di sdoganare i vini naturali, è stato di far apparire il movimento come setta o giù di lì, far pensare all'uomo della strada che i vini naturali puzzano e "hanno da puzzà" e in ultima analisi ritardare di 3-5 anni lo sviluppo, in Italia, della coscienza del vino naturale. [1] se nessuno ha ancora rivendicato l'uso del termine in ambito enogastro ci penso io. Così come per "gastronzo".

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Alessandro Bocchetti

circa 14 anni fa - Link

Credo molto in un maggior rispetto della natura, nello studio delle vecche pratiche di cantina liquidate troppo semplicemente, nella ricerca di una maggiore tutela degli aromi del terrorio attraverso le fermentazioni spontanee, nel cercare una pianta in equilibrio e rispettare la sua esuberanza o saggia stanchezza. Credo molto nella capacitá narrativa del vino e dei produttori, che cercando di controllare un processo naturale e tumultuoso (la trasformazione da uva a vino) ci raccontano la loro storia, la sensibilità e la loro visione, perché ricordiamo sempre che senza questa funzione ermeneutica dell'uomo il vino in natura non esisterebbe! Quello in cui credo meno è il mondo delle certificazioni, della burocrazia, degli interessi commerciali che spessissimo accompagna operazioni assolutamente valide... Ricorderò sempre tanti anni fa ad una degustazione al ciabot a Roma con il vecchio Ponsot, alla mia domanda sul biologico, lui mi rispose: Mounsier, le nostre vigne sono certificate biologiche, ma non che io ci tenga più di tanto alla certificazione... Il buon vino si fa da vigne vecchie, consolidate e in equilibrio con l' ambiente, hanno bisogno di pochi trattamenti naturalmente... Un poco quello che dice Steiner nelle sue conferenze del 24 sul'agricoltura ;-) Purtroppo che molti si buttino per "moda" sui vini naturali e che ancora siano gravati da una insopportabile retorica di rusticità e riduzioni, è cosa verissima... Ma confido che finirà e che resteranno solo i più capaci :-D Ciao A

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Silvana Biasutti

circa 14 anni fa - Link

Sono così d'accordo con Alessandro Bocchetti che non riesco nemmeno a scriverlo.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

gastronzo è un capolavoro. Enofava, come ti sembra?

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Fabio Cagnetti

circa 14 anni fa - Link

Carino, ma non altrettanto ficcante :p

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

Come ho dato subito ragione a Nadia nel post su Vizzari, intervengo subito anche qui. Chi non sa cosa c'e' dentro la parola BIO, perche' non ha cultura o non s'informa, l'associa a qualcosa che puzza, come lo stallatico o la fossa biologica, pensando che sia un'agricoltura retro', da villani, burini con le mani sporche di terra, e preferisce invece i profumi sintetici ma di moda, le belle confezioni colorate, l'eleganza estetica, eccetera. Perche' una brutta arancia succosissima e saporitissima quando fa piu' scena quella perfettamente tonda, lucidata con le cere, con un bel bollino sopra, perlomeno scipita? Razzismo e' forse una parola forte, ma bisognerebbe farsi un esame di coscienza comunque, perche' sembriamo tante Biancaneve affascinate dalla bellissima mela che nasconde un bel veleno profumato. O no?

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Vittorio Cavaliere

circa 14 anni fa - Link

Non riesco ad appassionarmi alle distinzioni bio o non bio,sarò dissacrante ma ritengo che il vino si divide in due categorie,vino buono e vino cattivo,ad ulteriore semplificazione,un vino è buono quando ti piace,un vino non deve essere mai buono quando ti dicono che deve piacerti,la soggettività del gusto è sacra e inviolabile,spesso chi taccia gli altri di ignoranza non sempre lo è meno dell'interlocutore.

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Vini&Cretini

circa 14 anni fa - Link

Ancora una volta ci incasiniamo la vita con discussioni, secondo me, al limite dell'utilità, sia culturale che economica. Ammettiamo pure (e direi con piacere a livello morale) che apporre un bollino "bio" ad un prodotto agroalimentare oggi vuol dire "vendere di più ed a miglior prezzo". E questo di per sé, al di là dei soliti furbi, sembra essere positivo. Decidere però che, in quanto bio o biod, un vino sia migliore di un altro che bio non è, è il solito assurdo. Apri la bottiglia, assaggia, senti quel che quel particolare bicchiere, in quel particolare momento ti concede e decidi se ti è piaciuto. E magari ne apri un'altra delle stesso vino, stessa annata, in un altro momento e in un'altra situazione e ci trovi cose diverse da quelle che avevi sentito nella prima bottiglia. Ritorniamo davvero al semplice.. per favore.

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NADIA

circa 14 anni fa - Link

Caro Cavaliere. di sicuro un vino può piacerti, quanto a sapere che cosa vi sia dentro, beh quello è tutto un altro discorso. Credo che le mozzarelle blu siano un ottimo esempio! Nessuno dice che il vino bio sia migliore di quello convenzionale,i furbi ci sono in ogni categoria, in questo noi italiani siamo maestri,quello che voglio dire quando parlo di "ignoranza" parlo di "non conoscenza" del metodo di produzione e vinificazione del prodotto bio. Nel caso invece tu ne fossi a conoscenza, sarei felice di confrontarmi con te. Nadia

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Vittorio Cavaliere

circa 14 anni fa - Link

Cara Nadia,ti assicuro che avremo occasione di confrontarci,sicuramente lealmente,ma per problemi di lavoro fra qualche giorno,in merito alle mozzarelle blu,se hai tempo su youtube è postato un video con il nome L'oro bianco di Andria,il mio pensiero seppur sintetico,ti può indicare il mio approccio agli alimenti.Ciao!

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Mi sembra che su questo blog l'argomento vino Bio o non Bio ritorni con frequenza, ma con l'enfasi più sul risultato e cioé la qualità del vino finale che sulle motivazioni. Credo che la maggior parte delle persone (persone più che aziende) abbiano fatto questa scelta, sicuramente più impegnativa, per vivere in un modo diverso il rapporto con la natura. Detto così fa ridere, ma niente mi toglie dalla testa, che la partenza sia proprio questa, un tipo di vita più confacente alle proprie aspirazioni. Il punto d'arrivo é il vino, ma se vogliamo in fondo non é così importante che sia migliore dei vini prodotti con metodi convenzionali. Noi che lo beviamo possiamo spaccare il capello in quattro, ma chi lo produce ha già la sua soddisfazione nell'aver scelto di farlo così.

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Tomaso Armento

circa 14 anni fa - Link

Sarà, ma credo sia abbastanza difficile considerarli "negri", il pregiudizio al momento non solo manca ma se vogliamo essere sinceri è l'unica parte del mercato dove si sente fare inserimenti da parte degli addetti. Mi sa che la sensazione del puzza e quant'altro è storia passata numericamente parlando. Io personalmente credo molto nelle persone che fanno, più delle certificazioni, quando avevo fatto l'indagine per diventare bio certificato mi sentii rispondere con cifre per la certificazione che a malapena giustificavano la prima visita in azienda, figurati i controlli. Alchè Io dopo aver sentito come funzionano le certificazioni bio (ho parlato più o meno con tutti) ho preferito continuare senza e nemmeno dico di essere bio. Nè lo critico. Però. Per dare valore al bio non basta gettare merda sul convenzionale tout court, bisogna dare una validità alla filiera tutta. Se l'obiettivo è dare meno pesticidi si può fare anche senza certificazione bio, idem se vuoi ragionare bene in vigna. Ciao

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

"Io personalmente credo molto nelle persone che fanno, più delle certificazioni". Bravo. C'e' tanto bisogno di gente così. Anche perche', molto giustamente e con grande lungimiranza, non si puo' proprio "gettare merda sul convenzionale tout court, bisogna dare una validità alla filiera tutta". Spero proprio che tu possa essere ascoltato anche dagli altri produttori che non se la sentono di spendere cifre considerevoli per le certificazioni. Ridurre al minimo possibile gli interventi chimici in vigna, in campo, in serra, in stalla, in cantina, nell'industria alimentare e' saggio, va fatto comunque, sia con la carta che lo certifica e sia senza. E' senso civico, e' un vantaggio per l'ambiente, ma deve tradursi anche in una soddisfazione del buon lavoro che fa il produttore coscienzioso e quindi il consumatore e' il primo che deve poterlo apprezzare.

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Rinaldo Marcaccio

circa 14 anni fa - Link

..eh, va bè, ma un conto è la coscienza, un conto è la certificazione. mi sa che limitarsi solo alla prima, non ce lo possiamo permettere ad oggi. un occhio al consumatore non glielo vogliamo dare? un punto di riferimento minimo che impedisca all'utente di disorientarsi di fronte ad un'offerta poco trasparente? Rinunciare a certificare è come alzare bandiera bianca. Piuttosto sarebbe il caso di sollecitare migliori controlli e regole certe, che tolgano di mezzo le lacune normative o gli altri limiti eventualmente riscontrabili. Senza che per questo motivo, il produttore bio o biodì debba sentirsi in qualche modo defraudato o meglio limitato nel suo rapporto esclusivo con la natura, dalla necessità di certificare e quantificare (proprio della logica industrialista) molecole, prodotti,additivi e quant'altro. Anzi penso che lo sviluppo degli strumenti di trasparenza sia indispensabile per veicolare anche le motivazioni alla base della scelta e dell'impostazione produttiva a cui accennava giustamente Nelle Nuvole.

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

Posso fare un esempio del mio settore di competenza in cui da 30 anni opero: la Qualita' certificata ISO 9000. Ci sono aziende non certificate che lavorano in qualita' in modo esemplare, continuativo, evidente, dando al cliente il meglio che ci sia sul mercato. Ci sono aziende supercertificate che vengono ispezionate una volta l'anno come da contratto e che non solo non lavorano in qualita' ma commettono reati da codice penale ben mascherati e tollerati da omerta' varie (poi saltano le valvole di sicurezza come sotto la piattaforma al largo della Florida e si buttano a mare milioni di barili di petrolio al giorno...) tali da eludere anche i sistemi d'ispezione piu' severi. A volte vi si mandano anche piu' controlli di sorpresa, che sono extra e che sono pagati da una voce di bilancio dell'ente certificativo ("notify body") che si scarichera' poi su tutti gli altri soci aumentando il prezzo dell'iscrizione di tutti quanti, ma senza la collaborazione degli "interni" non sempre si riescono a scoprire le magagne, perlomeno quelle piu' pericolose. Ecco perche' ritengo che la coscienza sia comunque la cosa piu' importante, indispensabile, mentre la carta e' una cosa utile, ma secondaria. L'efficacia dei controlli non e' sempre un deterrente, perche' anche se vengono sempre piu' aggiornati nei metodi restano sempre indietro rispetto a chi studia come aggirarli, quei volponi che dirigono quelle aziende che hanno all'ordine del giorno la sola etica del guadagno facile comunque ottenuto. Non dico che tutte le aziende devono diventare una San Vincenzo de' Paoli con l'aureola, pero' la coscienza e' importante e la trovo anche in molte aziende non certificate.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Tutto è opinabile poiché non è stato, per ora, ufficialmente definito il significato di termini utilizzati di recente nel mondo del vino quali: tradizionale/convenzionale, naturale, bio-qualcosa, ecc. ecc. Premesso ciò, sono fermamente convinto, da servo dell’agricoltura, che la ricerca del vino di Terroir (nell’accezione borgognona) non possa prescindere dall’applicazione, come minimo, del metodo dell’agricoltura biologica. Poi, se si è giovani (con meno di cinquant’anni) e quindi non si è vissuta l’agricoltura dagli anni cinquanta ad oggi (come hanno vissuto i Grandi Mascarello, Quintarelli e Valentini) è indispensabile studiare la biodinamica per CAPIRE quello che i Vecchi custodivano dentro di sé.

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Rinaldo Marcaccio

circa 14 anni fa - Link

Mi pare di capire che tutto sia opinabile per difetto di normazione e che da qui, tra l'altro, nasca la possibilità di eludere. La logica consecutio sarebbe di cercare di risolvere la criticità, una volta individuata. Probabilmente non si è manifestata, per ora, una volontà in tal senso. Probabilmente tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Finiamo così a parlare del valore e dell'importanza della coscienza individuale, riferendosi però non a soggetti che di quella fanno un valore, ma a soggetti che evidentemente ne sanno fare a meno e quindi sono anche sordi a qualsiasi rilievo possa essergli posto. Per questo ribadisco la necessità di trasparenza e certezze normative; per spostare il baricentro verso la consapevolezza del consumatore e dargli titolo per il giudizio.

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Tenute Dettori

circa 14 anni fa - Link

Concordo, le certificazioni sono necessarie (costano anche pochissimo €20,00 l'anno ad ettaro). Ho sempre pensato che contasse più la parola (data da un produttore) ed i fatti (quel che si sente nel bicchiere) ma non è così soprattutto all'estero.

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

Piu' che un difetto di normazione, a ben guardare le norme prevedono tanti di quei paletti e incrociano tanti di quei requisiti che parlerei piuttosto di gente che le studia tutte per farla franca. E qualcuno ci riesce. Vi ricordate le decine di morti del metanolo e quelli rimasti vivi a centinaia che ancora oggi pero' aspettano giustizia di menomazioni e lesioni ricevute? Eppure c'e' ancora chi viene pizzicato a sofisticare il vino, chi imbroglia le fatture, chi fa "spumanti" con il mosto bulgaro rinvenuto nell'acqua e gasato artificialmente.

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Paolo Rusconi

circa 14 anni fa - Link

Occorre staccare la produzione dell'uva, la coltivazione del vigneto dal concetto di vino, ovvero la disponibilità di uve bio non necessariamente da vini buoni. E' però indispensabile una coltivazione bio-qualcosa o perlomeno fatta in modo di non avere residui chimici sulle e dentro le uve per aver vini naturali. Il vino bio-qualcosa non esiste, è impossibile definirlo univocamente (vedere il nuovo disciplinare AIAB per rendersene conto, secondo me una brutta mediazione al ribasso e un grande regalo all'industria del vino), mentre esiste e come se esiste il vino naturale. La definizione di vino naturale è semplicissima, è il vino che potresti aver fatto anche se non ci fosse la corrente elettrica. Con gli additivi che potresti produrre anche in assenza di corrente elettrica. (N.B. definizione soggetta a copyright) Niente di diverso di quello che facevano i grandi citati da Alessandro qua sopra, e che fanno tanti altri bravi viticoltori oggi. Perfettamente d'accordo con Alessandro Dettori sul concetto di studiare per capire cosa facevano i Vecchi in campagna, per pura convenienza dialettica preferirei studiare al posto della "biodinamica", le "dinamiche biologiche della terra" levando via quell'aura di misticismo che la parola "biodinamica" evoca.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

in assenza di corrente elettrica: quindi niente pompe per i vini naturali? Mi sembra un po estremo e anche difficilmente praticabile in generale, contenti loro.

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Davide Bonucci

circa 14 anni fa - Link

Fino a poco tempo fa mi bastava che un vino mi piacesse, ed ero a posto con il mio bisogno di edonismo. Adesso sto cercando di essere a posto anche con la mia coscienza e il vino oltre che buono voglio che sia ANCHE etico. Piccole vigne e poca o "punta" chimica. Fortunatamente i vini che mi piacciono sono quasi sempre etici, ma non lo do per scontato anche nel futuro. Quindi ho deciso di alzare la guardia per difendermi dai furbi e dai non sufficientemente corretti in genere. "Furbi" e basta, non "bio-furbi" e non "convenzional-furbi". Quando incalza la crisi (e ci siamo dentro mani e piedi tuttora, purtroppo), le scorciatoie fanno comodo per sbarcare l'annata.

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Patrizia

circa 14 anni fa - Link

Dirò una banalità. In Italia il sistema dei controlli e delle certificazioni non funziona affatto. Gira la carta, si paga il bollino, ma succede di tutto. Nessun bravo produttore avvelena la sua terra e il suo vino. Se è bravo semplicemente fa il vino bene, è capace di vinificare evitando puzze e ossidazioni drammatiche, sa benissimo che non deve usare certe porcherie. L'estremismo di certi santoni del bio non è segno di naturalezza nè di buon vino.. Bio in sè vuol dire ben poco: il vino è corretto e anche "etico" se l'uomo è corretto. Ci sono mode nella fascia alta come nella fascia bassa dei consumatori, che si bevono il bollino o la storiella e in realtà non capiscono proprio niente di come deve essere fatto un vino. L'ignoranza nel senso di non conoscenza regna sovrana nella massa, basta vedere l'enormità di vini convenzionale o biologici fatti malissimo che girano per cantina, locali e scaffali. E chiaro che ci sono produttori convenzionali come produttori bio straordinariamente bravi: l'unica cosa che conta è saper fare il vino. Le targhette, poi, lasciano il tempo che trovano. E soprattutto qui in Italia, perché non siamo un popolo serio e troppo spesso i bollini servono solo a patentare i furbastri..

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

perche' tutti danno per scontato che le certificazioni non funzionano, che basta mettere il bollino, ecc?. Per la mia esperienza, breve, nel biologico, posso dire che i controlli ci sono e che funzionano, ed infatti ogni tanto qualcuno che ha sgarrato viene beccato.

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Tenute Dettori

circa 14 anni fa - Link

A me fanno le analisi a campione nei terreni. Hai poco da barare.

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

I terreni propri saranno sempre in regola. A Barolo lo sanno. Poi arrivano le cisterne di notte da fuori...

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Tenute Dettori

circa 14 anni fa - Link

La colpa è nostra, fino a quando rimarremo omertosi ci saranno sempre i disonesti. Basta comunicarlo, anche in via anonimia alle istituzioni: guardia di finanza, pubblico ministero, Nas, Ufficio Repressione Frodi (quelli non scherzano mai). Invece sparliamo (molte volte per sentito dire) e diciamo che il sistema non funziona. Il sistema siamo noi.

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

Hai ragione, Dettori. E spero che cio' che hai scritto serva anche a far smascherare l'assassino di Alina Cossu, la ragazza trucidata il 9 settembre del 1988 sulla scogliera da Balai ad Abbacurrente. Io la speranza non l'ho mai abbandonata nemmeno dopo 22 anni.

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Luca Ferraro

circa 14 anni fa - Link

io vi dico una cosa, i vini di Nadia sono buoni sia col bollino bio che senza.

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Tenute Dettori

circa 14 anni fa - Link

A Mario Crosta. Il caso è stato riaperto un anno fa, ci sono diversi indagati e non ci sono fughe di notizie, spero sia il sintomo di un buon lavoro da parte della magistratura. Andiamo spesso a comprare fiori nel negozio della famiglia di Alina e tutte le volte che metto piede in quel posto rimango folgorato dalla pazienza e bontà di quella famiglia.

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

Mezus terra senza pane, que terra senza justitia.

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Tenute Dettori

circa 14 anni fa - Link

Lezzes meda, populu miseru.

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Marilena Barbera

circa 14 anni fa - Link

Da diverso tempo (mesi? anni?) imperversano nei blog commenti sui vini “bioqualcosa”, di solito in periodo di vendemmia, di uscita delle Guide o di Vinitaly. In effetti, tra vini biologici e biodinamici, vini veri, naturali e integri, c’è da perdersi. Anche per chi bene o male segue discussioni e polemiche di settore, figuriamoci per chi il vino lo compra una volta tanto in enoteca o al supermercato per berselo a cena con gli amici. Non mi intrometto nelle “etichette” (che però fanno vendere eccome) che giornalisti e bloggaroli spesso attaccano a questa o quella scuola. Di vini (naturali e “artificiali”) ne assaggio, come tutti voi, tutti i giorni. Alcuni mi piacciono, altri meno, altri per niente. Ogni produttore sa che ogni anno deve produrre la migliore uva possibile, anche a dispetto di condizioni climatiche avverse, degli attacchi di parassiti muffe funghi. E deve vinificare facendo attenzione a non rovinare il frutto che ha portato in cantina (quando è molto buono), con papille naso ed occhi ben aperti, e a correggere o minimizzare i problemi emersi prima o durante la raccolta. Di vendemmie del secolo non ne ho mai viste: finora ne ho fatte 14 (magari sono ancora poche e prima o poi una vendemmia veramente eccezionale capiterà anche a me :) …), e di problemi ne ho visti ogni anno. Alcuni sono ricorrenti, altri ti capitano fra capo e collo e devi adattarti a risolverli. Personalmente preferisco – quando possibile – utilizzare gli strumenti che madre natura ci mette a disposizione: i lieviti che già ci sono sulle bucce o il malico che si trova in abbondanza nei grappolini non ancora maturi. Però dire che la tecnologia non aiuta, anzi va evitata come la peste bubbonica, non mi convince. Alcuni dichiarano che nemmeno raccolgono nelle annate in cui l’uva non è perfetta: sarà che non me lo posso permettere, ma io il vino devo proprio farlo tutti gli anni…

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Tenute Dettori

circa 14 anni fa - Link

Ciao Marilena, l'uva va sempre raccola e va sempre vinificata, perchè sarebbe un insulto alla poverta (e ci sono centinaia di persone che muoiono di fame ogni anno). Non raccogliere l'uva è un'atteggiamento snobbista da hobbista che non condivido. L'uva dobbiamo raccoglierla e vinificarla, sempre. Dobbiamo però per rispetto nostro e dei nostri clienti, avere la forza ed il coraggio di DECLASSARE il nostro vino.

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Marilena Barbera

circa 14 anni fa - Link

Perfettamente d'accordo con te Alessandro, che stimo e ammiro per il coraggio di essere sempre te stesso contro le mode e i falsi profeti.

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Tenute Dettori

circa 14 anni fa - Link

Anche io ti ammiro e ti stimo, mi ha colpito la tua grande serietà e forza nel portare avanti i tuoi ideali.

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Marilena Barbera

circa 14 anni fa - Link

Ok, fidanziamoci ;)

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Tenute Dettori

circa 14 anni fa - Link

:-)

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