Fuori porta | Metti un provinciale in gita sui Colli Euganei

di Giovanni Corazzol

“Andare sui colli” generalmente significa, per padovani e limitrofi, fare la domenicale gita fuori porta riempiendo l’auto di amici intorpiditi dai primi caldi oppure di zie maculate dai capelli purpurei. Significa anche operare scelte prandiali inesorabilmente condizionate da bigoli, crespelle (il satanico feticcio di ogni menù consortile) e carne alla brace, magari di cavallo. Gli ingredienti ideali per organizzare la camporella mangereccia in effetti ci sono tutti: breve distanza dalla città, natura rigogliosa, castelli e borghi medievali qualificati come tra “i più belli d’Italia”, una ristorazione capace di accogliere nuvole di locuste metropolitane millantando l’esistenza di una cucina tradizionale. I Colli Euganei per me sono sempre stati questo o poco più di questo (nemmeno poco).

E i vini della DOC Colli Euganei, con le dovute eccezioni, questo o poco meno di questo. Per sconfiggere pregiudizi tanto odiosi approfitto del primo pomeriggio primaverile e imbocco l’A4 direzione Baone (uscita Monselice). Obiettivo dichiarato visitare alcuni produttori della zona che, per assaggi estemporanei o perché citati da persone fidate, potrebbero lenire il mio dolore (L’uomo dei sogni, Phil Alden Robinson, 1989) e pacificare il mio conflittuale rapporto con questo pezzo di terra e soprattutto coi suoi vini.

Il territorio della DOC Colli Euganei si stende su diversi comuni a sud-sud ovest di Padova. Oltre alla citata Baone, dei 22 comuni complessivi elencati nel disciplinare, nomi noti sono la sulfurea Abano Terme, Monselice con la sua splendida rocca, la deliziosa Arquà Petrarca che deve al soggiorno del Poeta parte del nome ed infine Este, senza attributi. Delle molte uve elencate nel disciplinare mi limito a elencare le più diffuse: Cabernet Franc e Sauvignon, Merlot e Carménère tra i rossi, mentre tra i bianchi oltre al Serprino (versione locale della Glera) troviamo Garganega, Tai (Tocai Italico) e soprattutto i moscati, in particolare il moscato giallo, qui denominato Fior d’Arancio, da cui si produce uno spumante dolce, unica e recente DOCG della zona.

I Colli Euganei sono una sequenza di isolati pandorini di origine vulcanica la cui genesi si fa ricondurre a due distinti cicli eruttivi: il primo nel corso dell’Eocene superiore ha prodotto colate sottomarine di lave basaltiche che si sono mescolate a sedimenti marnosi già in corso di deposizione (mica cazzi dico io); il secondo attribuibile all’Oligocene inferiore, parrebbe essere stato fenomeno caratteristico della zona (per intenderci non sembrerebbe aver coinvolto i vicini Monti Lessini e i Colli Berici) e ad esso sarebbe attribuibile la presenza delle rocce sedimentarie sollevate con le eruzioni e il particolare aspetto Bauliano delle sue colline. Per questa ragione insomma convivono rocce sedimentarie e basaltiche. Bastava ‘sta frase ma adesso mi sento molto Mario Tozzi. Il clima risente della relativa vicinanza dell’Adriatico ed è pertanto di tipo mediterraneo. La particolare conformazione del territorio (alternarsi serrato di colline più o meno alte e piccole valli) genera dei microclimi che contribuiscono a rendere questa zona un’isola naturalistica complessa dal punto di vista florofaunistico, degna della tutela del Parco Regionale dei Colli Euganei. Potevo dirlo in due parole, ma adesso mi sento molto il prof. Angelo Lombardi o forse più correttamente il fido Andalù. Finisco sto wiki con due riferimenti due per i colleghi enodummies in cerca di qualche coordinata. Tralasciando tutti i tentativi più o meno legittimi di testimoniare la viticoltura nella zona fin dal Big Bang, i vitigni bordolesi che oggi, almeno per i rossi, la fanno da padrone, furono introdotti nelle tenute di Lispida dal Conte Corinaldi nella seconda metà del 1800. La DOC è stata istituita nel 1972, dal 2011 esiste la DOCG Fior d’Arancio. I nomi blasonati sono appunto Castello di Lispida, La Montecchia dei Conti Emo Capodilista, Vignalta, Filò delle Vigne, Cà Lustra, di certo altri (frase di circostanza). Negli ultimi anni poi si sono fatti avanti dei giovani produttori che stanno dando nuovo impulso alla zona, proponendo un tipo di viticoltura più attenta alla qualità ed ai temi del vino naturale/ biologico/ artigianale/ biodinamico, insomma quella roba là.

Tra questi Paolo Brunello dell’Azienda Agricola Vignale di Cecilia, destinazione prima del mio personale viaggio di redenzione. Paolo ha 37 anni. E’ alto, bello, magro, spettinato, imbarbito distrattamente, selvaggio controllato, sano e abbronzato. Lo guardo con tutto il livore e l’invidia causata dai miei venti chili di troppo e dal mio aspetto ordinario. Poi parla e mi piace. E il livore aumenta.

Paolo è nipote di uno dei soci fondatori del Consorzio. Nello gli ha lasciato quattro ettari a Baone sotto il Monte Cecilia, a cui se ne sono aggiunti altri quattro in affitto. “Se vedesse il letto di grappoli che lascio a terra dopo il diradamento mi ucciderebbe” dice “non riuscirebbe a capire”. Il nonno gli ha lasciato le vigne e Paolo ha cominciato un percorso fatto di idee chiare e sperimentazione senza radicalismi, fatta di osservazione e buon senso. Ha scavato una bella cantina dentro al monte, ha comprato barrique nuove che col tempo ha imparato a usare ben oltre i due, tre cicli previsti, ha cominciato a dosare il rame in vigna e la solforosa in cantina, ha abolito i lieviti sui rossi ed ha imparato ad innescare la fermentazione sui bianchi solo con dei piedi immessi una settimana prima. Cinque sono le etichette stabili della sua produzione (Passacaglia, Còvolo, Benavides, Cocai e Folìa), ma nella bella sala di assaggio che ha costruito sopra la cantina sciorina vini figli della curiosità, del desiderio di sperimentare e degli errori. Da un errore nasce il primo sorprendente assaggio. E’ un moscato bianco che a causa probabilmente di una chiusura non perfetta, si è ossidato. E’ un assaggio entusiasmante. Ai più saputelli di voi ricorderebbe un Vin Jaune dello Jura. La vendemmia è del 2001, costo 8,50 euri in azienda. Affrettatevi e se non vi fidate di me, chiedetegli un sorso a Villa Favorita. In realtà sarebbe un Folìa che della produzione di Paolo è invece un caposaldo. Il Folìa (Follia) è un moscato da vendemmia tardiva di cui ho assaggiato il 2005. Tutt’altro che stucchevole (4,5% di residuo zuccherino) sorretto da buon tenore alcolico (14% vol), si ritrovano nitidi e puliti i sentori tipici del varietale (salvia, ma anche miele, agrumi) con un tocco minerale e sapido, piacevole tratto comune non invadente dei suoi bianchi. Il Folìa costa 14 euri in azienda ed è un bere sontuoso a prezzo discount che vorrò riassaggiare tra qualche anno. Tra i bianchi, da una vigna piantata a Glera, dal 2006 produce un vino frizzante (diciamolo dai: prosecco) rifermentato in bottiglia. Si chiama Val di Spin (7,00 euri in cantina). Loris Follador non è dietro l’angolo, ma averne. Nella batteria dei bianchi fanno parte anche Benavides e Cocai. Il Cocai è un Tai in purezza, mentre il Benavides è un blend al 50% di moscato e garganega. Il Benavides è un piccolo capolavoro del bere quotidiano. La vendemmia è anticipata per garantire acidità e controllare l’aromaticità del moscato. Vinificato in acciaio, fin dal naso è evidente la sapidità spiccata, unita a frutta a polpa gialla (pesca?) e agrumi. In bocca l’acidità, la freschezza e la mineralità (e pure tuo nonno in carriola) giocano a rimpiattino (carciofino d’oro?) e facilitano il secondo bicchiere. Signori questo è un bianco quattro stelle lusso a 8,00 euri in cantina.

I rossi sono due. Il Passacaglia ed il Còvolo. Periodicamente può uscirne un terzo chiamato El Moro, di Carménère in purezza. L’ultima annata è il 2008, forse uscirà una 2011. Il Passacaglia è l’ammiraglia della produzione di Paolo. E’ un taglio di Merlot, Cabernet Sauvignon, Carménère e Barbera affinato tre anni in legno piccolo. E’ un vino molto profumato e di struttura. I sentori sono quelli tipici di frutta rossa, grafite, spezie e blablabla oltre ad un erbaceo evidente generato forse dall’invadente personalità del pur minoritario cabernet sauvignon. La barbera gli conferisce una spina acida piacevole, la cui assenza è spesso il vero tallone d’Achille nei vini della denominazione. L’annata assaggiata è la 2007 che già aveva ampiamente smaltito il legno e che Paolo valuta più delle altre annate in commercio (2000, 2001 e 2004): 16,00 euri il primo, 15,00 i secondi. Al Passacaglia il mio palato grossolano ed ineducato ha preferito il fratellino Còvolo, figlio del tradizionale taglio bordolese di Cabernet Sauvignon e Merlot. Vinificato in cemento e poi affinato metà in cemento e metà in barrique di secondo passaggio, giace anch’esso in bottiglia per tre anni prima della commercializzazione. E’ un vino che già avevo assaggiato a La Terra Trema e che anche allora mi aveva intrigato. E’ un bordolese classico che se fosse prodotto a Bolgheri farebbe furore. Il 2008 costa 9,00 euri e non mancherà più dalla mia pauperistica cantina.

Prima di salutarci osservo Paolo scambiando quattro chiacchiere di commiato. Esce fuori che non è solo vignaiolo, ma violoncellista professionista. Ne approfitterò penso tra me, per allestire qualche circonlocuzione ardita, per scrivere arditi svolazzi, ma lui, bello, fiero e arguto mi stoppa subito: “Non voglio fare il fenomeno da baraccone, le due cose restano distinte e non si sovrappongono”. Risoluto anche, accidenti. To be continued

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

16 Commenti

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

W il Benavides. Un vino da bere e ribere. Ps: Paolo, se mi leggi, mi fai sapere come stiamo messi con quella storia della barca?

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Ma che è? chi l'ha visto? ;)

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

grazie dello spazio concessomi

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blond

circa 12 anni fa - Link

Da provare anche la cantina Il Mottolo con il suo Serro,il passito la Vigna nel Pozzo,il Cabernet Le Tavole di Fattoria Monte Fasolo e anche il loro passito...nota di Menzione per la giovane cantina Sengiari con il loro immenso Vegro Riserva...volete fare una chiaccherata con un pezzo di storia? chiedete di Salvan a Due Carrare...è un enciclopedia aperta oltre che di una simpatia unica...

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

uffa è scritto to be continued ;)

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Pietro Caputo

circa 12 anni fa - Link

si ecco e se passi da Pd per andare sui colli caricami in macchina ;)

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Mauro Mattei

circa 12 anni fa - Link

Corazzol, tagliati la barba. Sembri il cugino di Beppe Vessicchio...

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Come?

circa 12 anni fa - Link

Corazzol? Ma non è Grignaffini quello a destra?

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Marco De Tomasi

circa 12 anni fa - Link

... Monteforche, Alla Costiera, Marco Sambin ... (magari alla prossima puntata ?)

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VinNatur - Alessandro

circa 12 anni fa - Link

eeeh già, tutti i VinNaturisti bravi....

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Marco De Tomasi

circa 12 anni fa - Link

non essendo per gli schieramenti netti, direi bravi e basta :-)

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carolina

circa 12 anni fa - Link

paolino mon amour!

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davide

circa 12 anni fa - Link

Io ho una amore viscerale per il moscato secco 'A Cengia di Ca' Lustra ... a circa 7 euro in cantina è un furto nei loro confronti...

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paolo

circa 12 anni fa - Link

Qua le autocertificazioni della terra trema del vignaiolo e dei suoi vini http://www.laterratrema.org/vignaioli-e-agricoltori/veneto/vignale-di-cecilia/

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Dan L.

circa 12 anni fa - Link

E finalmente ti leggo, travolto da insolito destino, con colpevole ritardo. Mi ti ero tenuto per una domenica di pace che sarebbe piaciuta a Sua Santità. I vini di Paolo sono piccole gemme nascoste, e mi pare che al Leoncavallo non mancai di includerlo nel discovery tour. Poco appealing da raccontare a rudi mescitori professionisti, di solito diventano un must dopo la prima prova. Piacciono, van giù, costano il giusto, son belli da vedere, compreso l'allegro e tecnologico tappo in silicone. P.S.: la foto ti dovrebbe parlare, CORazòn, fai qualcosa ;-))

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Massimo

circa 12 anni fa - Link

Grande Paolo, con stima e affetto un tuo nuovo amico! Un girono non troppo lontano ci riusciremo! da Torino

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