Alessandro Dettori e l’etichetta trasparente del vino

di Alessandro Morichetti

Quello in foto è un pannello promozionale delle Tenute Dettori, al Vinitaly dopo 5 anni di assenza. Slogan schietto da ufficio marketing d’avanguardia. Gli studi economici di Alessandro Dettori si sentono e regalano un sussulto nella fiera commerciale per eccellenza. Lo stand costa una cifra ed è comprensibile, specialmente in tempo di crisi, che alla discussione sui “dettagli” produttivi molte aziende privilegino ordini, contatti commerciali e vendite.

Certe verità, in fiera, meglio dimenticarle: il vino è l’unico alimento commercializzato senza etichetta. Intendiamoci. Etichetta e, spesso, controetichetta ci sono eccome. Epperò dicono tanto ma non l’essenziale, mancano cioé gli “ingredienti” del liquido acquistato. Ti pare poco? Suvvia, non prendiamoci in giro. Per un motivo o l’altro, la bottiglia che compriamo contiene spesso ben più di semplice uva fermentata e solfiti. Ad essere precisi, poi, il “contiene solfiti” in bella evidenza dice tutto e niente. Se non trovi scritto quanti sono e da dove vengono questi solfiti, sai poco più del nulla assoluto. Ennesimo esempio di legge inutile per il consumatore. Per non parlare poi di quando l’uva effettivamente utilizzata e quella legislativamente prevista non coincidono. Brunellopoli insegna.

Una soluzione ci sarebbe ma è a dir poco sconvolgente. Ricordo come fosse ieri le parole di Francesco Paolo Valentini: quando utilizzi solo uva e zolfo, mettere in etichetta gli ingredienti del vino diventa una necessità, laddove per altri sembra una provocazione da scongiurare come la peste. Quanti produttori potrebbero o vorrebbero permettersi di giocare a carte scoperte, negando l’utilizzo di pur legali aiuti in vigna e in cantina? Alessandro Dettori è uno di quelli e la sua retro-etichetta parla chiaro. Fin troppo. Leggetela bene.

Provocazione o auspicio? Ammissione di onestà produttiva o tirata d’orecchi a chi non potrebbe mai scrivere “ingredienti: uva e zolfo”? Rivoluzione alle porte o uno dei tanti buoni propositi da normalizzare abbandonandolo al silenzio? “Produciamo vini che piacciono a noi, vini della nostra cultura. Sono ciò che sono e non ciò che vuoi che siano”. Senza parole.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

86 Commenti

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Picchio

circa 14 anni fa - Link

onestamente non trovo nulla di "scandaloso", come tanti produttori dice di non utilizzare lieviti, enzimi e di non filtrare il vino. E probabilmente anche in campagna utilizza solo rame e zolfo... l'instabilità dovuta a certi residui zuccherini seppur bassa può portarlo durante il trasporto ad una leggerissima "rifermentazione". Dov'è la tua perplessità? Non arrivo a capire scusami

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Ciao Picchio, una cosa è dirlo a voce, l'altra è scriverlo sull'etichetta che vale come una condanna a morte se non corrispondesse al Vero! Molti produttori di vino poi raccontano una cosa e fanno altro. Si parla di certificazioni biologiche, biodinamiche, ecc.ecc. Basterebbe mettere gli ingredienti, giusto per sapere cosa beviamo. Se sicuro che il vino si faccia solo dall'Uva? Sei sicuro che il vino si faccia solo dalla Terra? Alessandro Dettori

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Picchio

circa 14 anni fa - Link

Alessandro io do ragione e condivido la tua etichetta, ci sono molti altri produttori che utilizzano uva e zolfo soltanto... ciò che non comprendo è il perché da un lato si chiede la certificazione e dall'altro si esalta l'autocertificazione... semplicemente!

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Perchè chi concede la certficazione di prodotto è una società privata che controlla una volta all'anno. Le etichette vengono contrallate dagli Uffici Repressioni delle Frondi di tutte le regioni d'Italia....ed i controlli sono continui e mensili. Quindi....

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Picchio

circa 14 anni fa - Link

quindi come dici tu anch'io sono d'accordo con l'autocertificazione!

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gino

circa 13 anni fa - Link

Ed io invece non capisco perchè il vino debba essere diverso dalle altre bevande ed alimenti. DOVETE METTERE TUTTI GLI INGREDIENTI !!!!! Alcuni si lamentano dello spazio : ma non avete mai mangiato una caramella ?? piccola com'è ha tutti gli ingredienti. Perchè non elencare gelatine, acidificanti, conservanti E224, enzimi, tannini, lieviti etc... ????

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

A me continuano a piacere molto i suoi vini, però l'ultima volta in un ristorante 2 boccie rifermentate che sembravano chinotto. Chiaramente sostituite e non pagate. Se voglio un rosso con le bolle mi prendo il Gotturnio di Massimiliano Croci. Cmq i vini li continuo a ordinare.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Ciao Simone, ricordi quale vino fosse? Grazie per tua eventuale rispota.

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Picchio

circa 14 anni fa - Link

e a cos'è dovuta secondo te la rifermentazione?

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Andrea Gori

circa 14 anni fa - Link

normalmente zuccheri residui rimasti dalla fermentazione che nei vini non stabilizzati e "sterilizzati" vengono appunto rifermentati da qualche lievito sopravvissuto nella bottiglia

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Picchio

circa 14 anni fa - Link

quindi devo dedurre che il vino è ancora leggermente dolce dato da un grado alcolico molto alto

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Andrea Gori

circa 14 anni fa - Link

se non fossero un minimo dolci sarebbero difficili da bilanciare visto l'estratto, il tannino e la sapidità. In ogni caso io me li bevo anche leggermente rifermentati...ma sono un caso umano!

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RAMPAVIA

circa 14 anni fa - Link

Sarà. Ma dichiarare: “scusate non seguiamo il mercato” e poi tradurre in inglese vino bianco mi fa sorridere. Da qualche tempo una vena di sano cinismo mi pervade e, pur continuando a comprare ed a bere naturale e bio, mi convinco sempre di più che questa eccessiva enfasi nel descrivere il proprio rispetto per terroir e vigna nasconda un solo scopo: vendere. L’attenzione verso questi vini è aumentata, abbiamo capito che saranno anche e sempre di più buoni, puliti e giusti e quindi è il momento per i produttori di approfittarne.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Ciao Rampavia. Questo anno ho deciso di fare le etichette bilingue cioè vendibili per il mercato europeo ma anche per quello americano che ha delle proprie regole. Purtroppo occorre scrivere per legge, altrimenti negli USA non entra :-) , WHITE WINE oppure RED WINE. La mia non è enfasi sul territorio, semplicemente scrivo quello che faccio. Mi pare corretto nei confronti di chi spende degli eurini per le mie bottiglie. Al contrario rappresentano enfasi tutte le belle poesie (inutili) messe sul retro della etichetta narranti le eroiche gesta delle uve, della famiglia che le ha vinificate e/o comprate.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Dai vostri commenti mi pare di intuire che non avete avuto modo di farvi due chiacchiere con Alessandro parlando di tutto fuorchè di vino. Non è certo un santone del Bio, non perchè non ne abbia i titoli ma perchè se ne sbatte delle etichette. Bevete i suoi vini, se vi piacciono li ricomprate, diversamente vi rivolgerete altrove. Vendo Dettori con grande soddifazione e a me non è mai capitata la funesta "rifermentazione" in bottiglia. Se dovesse capitare cambierò la bottiglia.

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patrizio mengozzi

circa 14 anni fa - Link

Cmq mr. Dettori ha la fortuna di avere le proprietà dove le ha. E' facile fare, come dicono da noi, "i fenomeni" in una terra se vogliamo "eletta" che ti permette di usare solo lo zolfo per combattere l'oidio come unica malattia che ti può compromettere il raccolto. Ho amici produttori in Friuli, in Trentino e in Alto adige che con il solo zolfo avrebbero già cambiato mestiere da un pezzo perchè in certe annate non avrebbero raccolto nemmeno un grappolo d'uva; cosa dovrebbero fare vendere i terreni e comprare in Sicilia o in Sardegna? Cordiali saluti.

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

Patrizio, onestamente un contadino bravo da uno mediocre si riconosce anche dalla capacità di gestione della vigna... in Friuli c'è gente che ha utilizzato gli antiperonoscporici anche nel 2003! Che poi ci siano zone più o meno vocate per certe pratiche è vero ma con l'impegno si possono raggiungere diversi traguardi a medio termine!

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Vediamo un po'... quanti produttori conosci che non hanno messo in bottiglia neanche una goccia di 2008 perchè l'uva ha subito l'attacco della peronospera? Beh, certo,se ci fosse stata un po' più di chimica in vigna si sarebbe evitato il danno, se le parole di Dettori fossero solo frasi vuote staremmo qui a raccontarci un'altra storia. Forse la grandezza di un produttore si nota più nel non fare che nel fare, ma di un'annata rifiutata nemmeno se ne parla (a parte in pochissimi che sanno).

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

il 2008 dove non si sarebbe dovuto fare secondo te?

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Scusami, non sono stato chiaro, rettifico. Dettori, per coerenza, ha continuato a usare zolfo e uva, nel 2008 ha subito l'attacco di peronospera e non ha imbottigliato nemmeno un goccino.... mi rendo conto che mancava il dato

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patrizio mengozzi

circa 14 anni fa - Link

@ Riccardo Ricordo che nel 2008 un tot di produttori siciliani chiese l'indennizzo per danni da calamità naturali perchè le loro uve erano state colpite dalla peronospora. Ma calamità naturali deccheè?!?!? Se non tratti o per lo meno non previeni, le conseguenze sono a tuo carico non dello stato italiano o peggio ancora dell'europa perchè ti scoccia spendere 4 lire ad usare il rame per prevenire l'incidenza di codesta malattia. Per cui, io avrei detto "ca***cci vostri; non tratti perchè hai il braccio corto, o perchè in sicilia avete sempre fatto così e quindi bisogna continuare a fare cosi? Allora ti tieni la plasmopara". E poi hai detto bene: NEL 2003. Và a dire a certi produttori Friulani se non avessero trattato, che so, nel 2005 (anche in estate) se poi avrebbero vendemmiato. E qui si era parlato di Oidio, non di peronospora, perchè nelle prime fasi (tipo fra 15 gg.) se in regioni come il friuli venezia giulia, il trentino alto adige o il piemonte non tratti puoi tranquilamente dire bye bye alla tua uva. Allora cos'hai lavorato tutto l'inverno in vigna per potare? Per mandare a ramengo tutto perchè ti vuoi fare il viaggio dell'ecologismo? Ma per favore!!!! D'accordo fare i fenomeni, ma ripeto, non tutti hanno la terra a Sennori.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Riccardo, Riccardo, Riccardo. Io non ho chiesto nessun indennizzo per aver perduto tutta l'annata del 2008. L'indennizzo lo pagano se sei in agricoltura convenzionale (cioè se usi tanta chimica e ti va male). Io mi accollo tutti i miei rischi. Io non faccio il fenomeno, faccio il mio mestiere e mi piace comunicarlo a chi (ripeto) acquista le mie bottiglie. La "chimica" al Nord Italia NON PUO' NON ESSERE USATA? STRONZATE! Scusi la franchezza ma lei sa dove nasce la Biodinamica? IN GERMANIA.... il numero più elevato di aziende biodinamiche nel mondo è in Germania già dagli anni cinquanta! Le condizioni atmosferiche tedesche sono ben più difficili di quelle del Friuli. Non voglio fare nomi ma conosco almeno cinque fantastici produttori Friulani che non usano chimica.....

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patrizio mengozzi

circa 14 anni fa - Link

@ Alessandro 1 - Prima di tutto non mi chiamo Riccardo; 2 - Non ho detto (e leggi bene) che bisogna per forza usare la chimica (vedi ditiocarbammati ed altri prodotti di sintesi), ma in Friuli ma anche in Emilia Romagna ad esempio, se la peronospora non la tratti (usando solamente del solfato di rame) salvi poca roba; 3 - Cmq anche il rame è molto tossico, ma ahimè c'è altra soluzione per combattere la peronospora? Non credo che quelle cinque aziende per la peronospora non trattino in assoluto (mi sa che un paio di quelle 5 le conosca anch'io); 4 - Gli indennizzi li hanno chiesti i Siciliani non i Sardi. E ripeto le calamità naturali sono quegli eventi che non puoi combattere (es. grandine o gelate tardive), non la peronospora. Alla fine della fiera, cmq i tuoi vini mi piacciono un bel pò e, credimi, molti produttori che conosco vorrebbero avere i tuoi terreni, per poter coltivare le vigne usando solo lo zolfo (quindi senza neanche il rame). Cordiali Saluti.

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Eugenio Bucci

circa 14 anni fa - Link

Conosco i vini di Dettori e mediamente mi piacciono dall'abbastanza al moltissimo (ricordo uno stupendo Chimbanta 2004 dal naso rhoneggiante pur nella variabilità delle bottiglie). Bevuti e ribevuti, mai avuto problemi di digestione e/o cerchi alla testa (è una statistica fatta un po' coi piedi, me ne rendo conto). Ergo, come consumatore, sono belli che certificati. Ergo, mi fido di quello che dice l'etichetta. Dove c'è scritto quello che vorrei leggere nelle etichette. Mica per fare i talebani del vino naturale... ps: domanderei solo, senza alcuna polemica, che cacchio ci faceva al Vinitaly? Già ho visto a Cerea facce mugugnanti per il "tradimento" di Radikon...

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Non ho mai partecipato agli eventi "paralleli". La mia Famiglia non si è alzata una mattina ed ha scelto di non usare la chimica. Non è stata mai usata. Alcuni che partecipano ai "mondi paralleli" utilizzano lieviti selezionati anche se poi dicono che effettuano fermentazioni spontanee. Ecco perchè lo scrivo in etichetta.

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

@Eugenio il vinitaly non è neccessariamente contenitore di vini "Chimici" mentre gli altri di vini Naturali... Radikon e Dettori saranno stati al Vinitaly per le loro ragioni, diversi produttori Naturali partecipano sia al Vinitaly che a ViniVeri... non vedo cosa ci sia di male. Hai fatto un po' di confusione secondo me

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Eugenio Bucci

circa 14 anni fa - Link

Mai detto o pensato il contrario. Si parlava di costi.

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Eugenio Bucci

circa 14 anni fa - Link

E di luoghi adatti a fare del 'marketing' (cioè, vendere il più possibile in 'sti tempi infami).

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

Eugenio, il vino che sia al vinitaly o a cerea, va anche venduto e Radikon penso abbia più importatori statunitensi che non si spostano facilmente dal Vinitaly, per tale motivi ha accettato di andarci. Inutile nascondersi dietro ad un dito. E' stato onesto con se stesso... pur rimanendo un ottimo produttore di vino "naturale"

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Eugenio Bucci

circa 14 anni fa - Link

In effetti era una di quelle domande con già la risposta inclusa... Ripeto, non c'è la minima intenzione di polemizzare; è solo per capire, coi costi che ha uno stand al Vinitaly, quanta effettiva convenienza ci sia (è la domanda che si fanno molti amici produttori che al Vinitaly sono andati). Gli eventuali importatori statunitensi o cinesi o quant'altro non conosco già i prodotti di un Dettori (mica uno da 1.000.000 di bottiglie)? Non hanno altro 100 occasioni per sentire i suoi vini e ordinarli? Non per demonizzare il Vinitaly, ma il contenitore (ossia l'evento) non ha la sua importanza? In quel bailamme che è VeronaFiere, un produttore 'particolare' (brutta parola) come lui non rischia di essere fuori luogo? Nel senso che ci vuole un attimo di attenzione per capire i suoi vini; che difficilmente un 'buyer' ci si imbatte e gli compra metà produzione; che per le caratteristiche della sua produzione, non ha più senso risparmiarsi i soldi e andare in posti più adatti (e più economici) e continuare a girare l'Italia come effettivamente Dettori fa da anni spiegando apertamente cosa fa e perché?

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

@ Alessandro Dettori, I vini erano Dettori e Tuneres, a onor del vero il Ristoratore giustificò la rifermentazione come un mancato rispetto delle più elementari norme di mantenimento, ovvero vini sotto il Sole. Possibile, se il vino non è secco e non filtrato @ Fabbretti, ho conosciuto i vini di Dettori anni fa alle Volpi e l'Uva di Firenze e certo che li adoro per come sono, ho anche specificato che nonostante la rifermentazione continuerò ad ordinarli. Tuttavia, visto che una bottiglia riferm. vale al cliente come una che sa di Tappo e va cambiata, l'azienda assorbe il danno? Visto che dichiara la non filtrazione e il residuo zucch. dovrebbe essere così. @ Andrea Gori, in effetti è un caso che tu sia umano ;-)

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Rispondo di ogni bottiglia, anche quando è rifermentata ed è colpa dell'enoteca/ristorante. In questo caso risarcirò il cliente dell'enoteca. Vorrà dire che non venderò più niente a quell'enoteca :-)

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

Sei una gran persona, complimenti per il modo in cui ti poni. Mi piace, davvero. I vini...che te lo dico a fare!!

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Simo', adesso polemizzi pure con me???? Ma che c'ha preso la "polemichite" a tutti quanti??? Cmq, se non erro, sarei rimasto d'intendimento di ricevere una visita di Alessandro alla mia enoteca. Perchè non cogliere l'occasione e organizzare un incontro con lui da parte di chi vuole tutti i chierimenti del caso, unitamente all'opportunità di conoscere una persona e comprendere quanto si rifletta nei suoi vini?

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

Sia mai Francesco, scusa il tono, sto scrivendo troppa roba insieme. Volevo sottolineare che i vini sono quelli, intoccabili...ero curiuso di come si comporta l'azienda e sono perennemente soddisfatto dalla risposta. Come potrei polemizzare con te, visto che mi devi un caffè?;)))))))))

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

perennemente...lo vedi che lavoro..

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Luca Cravanzola

circa 14 anni fa - Link

ma se il bracciante macedone (o chi per esso) fa la pipì in vigna, e la sera prima ha mangiato un big mac al mcdonald.... posso essere considerato sempre un produttore di vini naturali?? Le mirabolanti favole di chi fa vino per non vendere.... Possibile che l'unica via sia l'estremismo? Ma la buona pratica agricola ed enologica dove sono finite? Io sono contrario agli estremismi nel vino.. Beato chi riesce ad essere estremo e ad avere il bilancio in attivo. Anzi complimenti!!!

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

l'estremo è un punto di vista che ha un confine troppo anticipato!

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Purtroppo vengo e veniamo (assieme ai miei colleghi) visti come persone estreme ed estremizzanti. Al contrario siamo persone molto pragmatiche, razionali e molto molto equilibrate (almeno quando lavoriamo). Certo anche tra noi ci sono i rincoglioniti e gli invasati che si credono Santoni, ma questo fa parte della natura umana. Un esempio. Per me la Vigna (anche qui una parentesi, per me non esiste la vigna ma l'azienda agricola, quindi olio, patate, pomodori, pecore, vacche, ecc. ecc.. Chi ha solo vigna e non anche un piccolissimo orticello di soli 50 mq non è un agricoltore ma un industriale/commerciante di vino) meglio l'azienda agricola è come l'essere umano. Non c'è alcuna differenza dal punto di vista "vitale". Vi chiedo, la mattina prima di uscire di casa prendete preventivamente: integratori alimentari, medicinali contro il raffreddore, l'influenza, il mal di schiena, la cervicale? Ed allora perchè dovrebbero assumere tutto ciò le nostre piante? C'è tanta disinformazione, tanta.

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patrizio mengozzi

circa 14 anni fa - Link

@ Alessandro Pongo una domanda: la regione in cui vivo (emilia romagna) OBBLIGA (tranne le provincie di Forlì e Rimini, se non erro) le aziende viticole (TUTTE) ad effettuare un paio di trattamenti l'anno contro il vettore della flavescenza dorata; per combattere lo scaphoideus ti dice ad es. di usare il cloropirifos (orrore!!!) e per le aziende biologiche di usare, udite udite, i piretroidi. Ora, siccome mi è stato detto in pratica che non capisco un'acca di biodinamica, non ci vuole certo un genio per capire che i piretroidi fanno più danni che il resto a maggior ragione in biodinamica. O no? Quindi supponendo che anzichè in Sardegna avessi l'azienda, che so, in prov. di Modena, cosa faresti? Useresti i piretroidi compromettendo quanto di buono fatto finora? Oppure li acquisteresti, poi non li useresti annotando sul quaderno di campagna l'effettivo trattamento, quando in realtà non l'hai fatto? Sarebbe una frode anche questa, anzi un'omissione gravissima, ben peggio che usare il glifosate o il mancozeb in un'azienda che svolge lotta tradizionale, perchè andrebbe compromessa la sopravvivenza degli stessi vigneti. O E' UNA STRONZATA ANCHE QUESTA? Saluti.

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Non voglio contraddire, ma per onor di chiarezza in agricoltura biologica i trattamenti contro la flavescenza si effettuano con il Pietro Naturale, i piretroidi (prodotti di sintesi) non sono ammesi. Saluti

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patrizio mengozzi

circa 14 anni fa - Link

Sorry ma non in Emilia Romagna. Appena la trovo prendo una delle circolari che invia la regione ai proprietari di vigneti.

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patrizio mengozzi

circa 14 anni fa - Link

@ Maria Gioia Per "piretroidi" intendevo ovviamente le piretrine, ma in sostanza il discorso non cambia visto l'effetto che esse hanno sugli insetti presenti nei vigneti. Comunque questo link può essere interessante: http://www.ermesagricoltura.it/var/portale_agricoltura/storage/file/ra0603093s_1244543596.pdf e rimarco un mio precedente errore, in alcune zone della provincia di Forlì il trattamento è obbligatorio. Cordiali saluti.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Non posso esserti d'aiuto perchè in Sardegna non siamo per fortuna soggetti alla Flavescenza e non ho mai avuto modo di studiarla.

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patrizio mengozzi

circa 14 anni fa - Link

E' una bella fortuna! perchè usare prodotti come il cloropirifos è una bella schifezza, ma sai, visto che la maggior parte dei viticoltori in Emilia Romagna conferisce a cantine cooperative, se ne frega dei prodotti, vuole abbassare al massimo i costi di produzione (le uve nelle ultime vendemmie sono state pagate al max. 20 €/q.le!) e vuole avere un certo risultato perchè altrimenti va a rompere i maroni al tecnico della cooperativa dicendogli che gli ha fatto buttare via i suoi soldi. Anche le piretrine comunque non è che siano il max. per i motivi che ho accennato sopra. In ogni caso la biodinamica la conosco da circa 11 anni anche se, avendo a che fare con diverse realtà nella mia regione, capisco che in alcune zone sia veramente difficile da applicare. Pensa che un anno ad un frutticoltore biologico fu scartata un'intera partita di albicocche perchè gli fu trovato del metiram (era arrivato per deriva dai continui trattamenti nei vigneti del suo confinante). Quindi ora capisci la difficoltà? E lo ripeto, ci farei la firma se tutti i ns. viticoltori italiani potessero usare solo lo zolfo, per portare a termine il raccolto; ma capisco che in alcune zone ad es. ove anche la Tignola fa dei danni assoluti. D'accordo, ci sono i batteri, ma sempre applicazione è. Vedi che l'arie della Sardegna è troppo buona manco il vettore della FV dovete trattare! :) Cordiali saluti.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Adesso mi manderai a quel paese :-))))) non abbiamo braccianti macedoni... e chi lavora in vigna da noi lavora anche nel nostro agriturismo e mangia nell'agriturismo cibi prodotti da noi e quindi...anche loro "fatti" con materie prime coltivate come le uve dei nostri vini :-)))))) TI PREGO NON MI ODIARE.... :-))))))))

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Luca Cravanzola

circa 14 anni fa - Link

ma che odio e odio!!! ti ammiro! riesci a farci credere che gesù sia morto di freddo quando poteva salvarsi con qualche kilo di zolfo... sei un mito!!! ancora complimenti ed ammirazione!!(seriamente parlando)

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Niki Marsél

circa 14 anni fa - Link

Bell'articolo e bei commenti. Complimenti (fa anche rima).

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Trovo scandaloso il modo di porsi di Dettori, La serie di NON in particolar modo. Diverso sarebbe stato se la dicitura avesse riportato Ingredienti: UVA. Il fatto poi che in un momento, quello attuale in cui per così dire "tira" il naturale si scriva: "scusate non seguiamo il mercato" mi fa sorridere. Autoreferenzialismo spinto, null'altro.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Madonnina che paroloni... scandaloso??? Credo che l'azienda Dettori si sappia difendere benissimo da sola per cui mi limito a sottolineare che in molte iterviste, non certo da oggi, i winemaker d "chiara(???) fama" sottolineino come per fare il grande vino bisogni lasciar fare quasi tutto all'uva. Ora, se un produttore qualsiasi sottolinea con una serie di NON questo aspetto lo trovi scandaloso? Forse sarà per il fatto che sono per metà sangue sardo ma ti giuro che, prima ancora dei vini, capisco benissimo il nucleo dello spirito di Alessandro. Ti piace? bevilo. Non ti piace? Passa ad altro e amici come prima

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Mi piace e lo bevo, ma scusa cosa centra? Non condivido il modo di porsi, per le ragioni di cui sopra e non credo di essere la sola. Saluti

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Gentile signora Maria Gioia, giustamente lei non è tenuta a conoscere chi sono e cosa faccio ma sopratutto da quanto lo faccio. Da quello che scrive di me sa molto poco. Mio nonno dopo il rientro da 9 annni di campo di concentramento con fatica coltiva i terreni di Badde Nigolosu. Per oltre 50anni non ha mai usato chimica di sintesi sia in vigna che in cantina. Ha sempre seguito il naturale ciclo di vita della flora e della fauna che animava la sua vita e quella della sua Famiglia. I sovesci quando servivano, la lavorazione del terreno pure. Le potature seguivano l'andamento delle stagioni inziziando prima se la vite aveva riposato nella stagione precedente oppure in ritardo se aveva faticato. Parlando di me ho da dire che: è da 5 anni che metto gli ingredienti sulle etichette ed è da 5 anni che indico allo stesso modo i "NON" che a lei (ed agli altri) non piacciono. La frase:<> è vecchia di 10 anni e può trovarla su vecchi miei depliant od articoli di giornali riportanti la frase per intero. Vede.... 10 anni fa quando mi presentai all'illustre mondo vinicolo si vendevano i Vini (molte delle quali semplici bevande alcoliche a base di uva) solo perchè erano "barricati" e sapevano di "Cabernet". Ci siamo dimenticati di quel periodo? Facciamo finta di niente? Dove sono finiti gli enologi i produttori ed i giornalisti che hanno "pompato" per anni questo modo di far vino che ha rovinato il "parco vigneto Italia"? Io solo so quanto ho patito e quanti sorrisi sarcastici ho subito. Quanti affronti. Non dimentico. Dieci anni fa posso dire di essere stato tra i primissimi a parlare (dare risalto sul mercato) e dimostrare nei fatti che si poteva fare il vino AL SUD senza la barrique, senza il vitigno internazionale, senza filtrare, senza chiarificare, senza usare lieviti, senza usare solforosa, senza usare l'enologo famoso. PARLO DI DIECI ANNI FA. Quello che lei ha scritto su di me e cioè che sono "SCANDALOSO" dovrebbe rivolgerlo a chi dalla mattina alla sera si è scoperto produttore ed enologo "NATURALE" ( definizione che ho sempre aberrato, ed infatti non ho mai fatto parte di nessun tipo di associazione). Produttore ed Enologo che scrive libri, tiene convegni, comizi eppoi pur avendo Terra compra le verdure al supermercato. La invito a documentarsi sul mio lavoro, può anche chiamarmi, scrivermi in privato se desidera, importante che muova illazioni ed accuse al mio lavoro solo dopo averlo conosciuto ed analizzato. A disposizione, Alessandro Dettori

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Niki Marsél

circa 14 anni fa - Link

L'etichetta con gli ingredienti dovrebbe essere obbligatoria per legge. Non mi interessa poi se in una certa zona è più facile lavorare senza l'apporto della "chimica" o meno. E' solo questione di trasparenza e civiltà. Allo stesso modo sarebbe auspicabile che l'etichetta riportasse le pratiche e i trattamenti enologici applicati per la produzione del vino in questione, senza arrivare a svelare quei piccoli segreti che fanno del vino qualcosa di diverso da un semplice "prodotto di mercato". Certo nel caso specifico sarebbe stato più nobile se l'iniziativa fosse partita da un produttore che utilizza gelatina alimentare, colla di pesce, caseina e caseinati di potassio, ovalbumina, lattalbumina, bentonite, diossido di silicio sotto forma di gel o di soluzione colloidale, caolino, tannino, enzimi pectolitici, acido tartarico, bicarbonato di potassio ecc... e vedere tutto riportato in etichetta. Questo non toglie nulla ai meriti di Dettori del quale, tengo a precisarlo, purtroppo non ho ancora avuto modo di assaggiare i vini. Forse in Italia siamo talmente abituati alla disonestà che si va subito a cercare il motivo moralmente deprecabile che porta le persone a fare la cosa giusta (e spesso purtroppo ci s'azzecca).

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Niki Marsél

circa 14 anni fa - Link

Dimenticavo ... per certi ingredienti come la soforosa dovrebbe essere obbligatorio per legge specificare anche la quantità...

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Antonio Lagravinese

circa 14 anni fa - Link

Gent.ma Sig.ra Maria Gioia Alessandro dettori si è difeso benissimo da solo, quindi non intervengo certo nelle vesti del suo avvocato, ma vorrei capire una cosa. Se io allevo del bestiame senza l'uso di mangimi ma solo con foraggio, non posso dirlo? E' autoreferenzialismo? Se scrivo su un maglione "pura lana vergine" è autoreferenzialismo e contemporaneamente una operazione di marketing perchè , si sà, quel maglione è certamente più appetibile di uno con scritto "100% poliammide" ??? Se a lei non piace Dettori o chiunque altro, ne ha tutto il diritto, ci mancherebbe, quello che invece trovo scandaloso (questo si!) è marchiare come operazione di marketing una dichiarazione di filosofia produttiva. Cosa dovremmo fare secondo Lei per non cadere nella tentazione di autocompiacimento commerciale? Da quest'anno sulle bottiglie di olio extra vergine d'oliva è obbligatorio indicare la provenienza delle olive. Già da prima però c'erano produttori che scrivevano in etichetta, ancorchè non obbligati a farlo, "prodotto con olive coltivate in italia".... dovevamo condannarli perchè si autoincensavano? Anche questa scritta era una operazione di marketing? certo aveva anch'essa una valenza commerciale... era più facile vendere quell'olio, beh, non lo so, so però per certo che era più difficile e più costoso per il produttore metterlo in bottiglia! Per entrare poi nello specifico, credo sia opportuno fare dei distinguo in base alla storia della cantina. Diverso è in caso di chi sta rincorrendo adesso una certificazione "biologica" per ripulirsi la fedina penale da chi ha sempre prodotto in questo modo. Se diciamo adesso che Dettori è un furbo che sfrutta l'onda, avremmo dovuto dire anni fà che era un fesso perchè non usava le barrique... quindi paradossalmente, per un modo o per l'altro, dovremmo sempre criticarlo!... e per cosa? per la coerenza?? Per fortuna che ci sono ancora persone coerenti. se poi il vino non piace, è tutt'altro discorso. Poteva non piacere dieci anni fa come oggi, e questo non è opinabile. Se non si vogliono correre rischi di rifermentazioni e depositi e si vuole quindi orientarsi su vini stabilizzati e filtrati è assolutamente legittimo. quello che non trovo legittimo è marchiare come "scandaloso" l'atteggiamento di chi rivendica con giustificato orgoglio il suo lavoro in vigna e cantina. Cordiali saluti.

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Luca Cravanzola

circa 14 anni fa - Link

“scusate non seguiamo il mercato” mi fa sorridere. Autoreferenzialismo spinto, null’altro. Questo diceva la sig maria.. ho solo copia-incollato! Anche a me fa sorridere vedere quella scritta al vinitaly... ehhh si, loro non seguono il mercato!!! e la cosa bella è che c'è gente che ci crede! noi non seguiamo il mercato ma al vinitaly a vendere il vino ci andiamo eccome perchè l'unica cosa certa è che il mercato non segue noi se noi non seguiamo loro. Scusate il gioco di parole.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Ciao Luca oggi rimango tutto il giorno a casa a svolgere un pò di lavoro d'ufficio e quindi ben volentieri intervengo. La scritta non era al Vinitaly ma su delle etichette. "Io non seguo il mercato faccio vini che piacciono a me vini del mio territorio, vini di Sennori, sono ciò che sono e non ciò che vuoi che siano". Marketing? Autoreferenziale? Non lo so, so solo che è la verità. IO NON SEGUO IL MERCATO è una constatazione verissima perchè io non faccio i vini pensando a chi li berrà. Quando raccolgo l'uva non mi preoccupo di pensare a quale vino uscirà fuori, se andrà meglio a Cernilli oppure a Sangiorgi oppure al cliente americano oppure al cliente di Milano.La maggior parte dei vini sono fatti su commissione del cliente con l'ausilio dell'esperto di marketing e l'esperto enologo. Oramai è lo stesso enologo che è pagato più per il marketing (in quanto fa una scelta precisa di mercato nel fare il vino) che per il suo vero lavoro. Ma sai che Io non ci sto. Ti da fastidio questo? Bene, esprimi il tuo disagio argomentandolo ma ti prego non TI PERMETTERE DI SORRIDERE (fatti una risata ma non sorridere, che è un atto di presunzione) perchè io NON STO GIOCANDO. E' veramente simpatico vedere come dia fastidio giocare a carte scoperte. Una cosa per Maria Gioia. PENSAVO FOSSE UN'APPASSIONATA OPPURE UN'OPERATRICE (ENOTECA O RISTORANTE). SCOPRO ORA CHE LEI E' UNA COLLEGA. MI ADDOLORA MOLTO IL SUO INTERVENTO. DARE PUBBLICAMENTE DELLO SCANDALOSO AD UN COLLEGA E' MANCANZA DI RISPETTO PER SE STESSI E PER LA PROFESSIONE CHE SI SVOLGE. SIGNIFICA TOTALE ASSENZA DI EDUCAZIONE E PROFESSIONALITA'. La frase l'ho pensata e scritta dieci anni fa e mai come ora è attuale. Io non seguo proprio il mercato faccio vini che piacciono a me

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Gentile Alessandro, nonostante io condivida le sue motivazioni relativamente le scelta di produrre vini rispettosi delle tradizioni, della tipicità e rispettosi verso l'ambiente, continuo a ribadire che non mi trovo assolutamente d'accordo sul modo di divulgarle. Ci sono tanti modi per difendere le proprie scelte e le proprie opinioni, per fare e per dire le cose. Certo è che in questo settore oggi la prima legge sembra essere “mors tua vita mea" Non le sembra? Ora lei scrive che da cinque anni indica gli "ingredienti" nelle sue etichette, io penso che se fosse reso obbligo di legge elencare gli eventuali additivi utilizzati nel vino, vi sarebbe vantaggio per il consumatore e anche per i produttori virtuosi. Solo lei non si limita a scrivere quello che c'è nel suo vino, lei scrive o descrive quello che potrebbe esserci con mero intento denigratorio -mi sbaglio??? Non credo.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Gentile signora Maria Gioia, vedo che i toni ora sono corretti e consoni ad un collega (anche se mi aspettavo un piccolo cenno di scuse). Comunque ognuno risponde delle proprie azioni e per ciò si è valutati. Il Principio "Mor tua vita mea" non appartiene all'educazione della mia Famiglia. Mio Padre ha insegnato a me ed a mia sorella che "Il sole la mattina quando esce è per tutti". Quando il sole incontra oggetti "chiari" riflette ancor di più e la giornata risulta ancor più luminosa. Lei ha scritto "...scrive o descrive quello che potrebbe esserci con mero intento denigratorio -mi sbaglio??? ..." Faccio molta fatica a discutere con lei, è prevenuta e vede il male ovunque, spero che possa rasserenare la sua vita per poterne cogliere appieno le positività anzichè le negatività. Ho indicato tutta una serie di "NON" perchè è per me l'unico modo di indicare chiaramente quello che faccio. Non riesco a trovare frasi alternative che esprimano lo stesso concetto in modo chiaro. Non si può continuare a chiamare Vino un succo d'uva fermentato che è stato fatto in Cantina che ha perso il legame con la terra. Occorre che il consumatore sappia distinguere per bene tra Vino e Bevanda Alcolica a base d'uva. Egli potrà così scegliere con maggiore coscienza. Invito a visitare tanti dei siti che producono e vendono professionalissimi prodotti per enologia. Ne indico qui solo uno a titolo di studio perchè lo trovo molto completo: www.enartis.com Ebbene si .... ancora qualcuno (per fortuna siamo in tanti) il vino lo fa con l'Uva e basta. Però lei, gentile signora Maria Gioia, come lo fa il suo vino?

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Alessandro, le sue risposte sono tutte un "io qua io la". Non replico per non continuare a ripetermi come un disco rotto, tuttavia la ringrazio per avermi chiesto come sto facendo il mio vino. In campagna: solfato di rame e zolfo rispettivamente per peronospora e oidio; bacillus thuringiensis per la tignola e piretro naturale per la cicalina, concimo con sovescio di leguminose. In cantina: lievito indigeno proveniente dalle mie uve (isolato tramite selezione), scorze di lievito a fine fermentazione. Fermentazione in tino aperto, acciaio e barriques (verticali scoperchiate). Nei Colli Euganei le varietà bordolesi ed in special modo il camenere, sono presenti sin dal 1870 per affinarli uso con soddisfazione la barrique (ovviamente quale strumento e non come ingrediente). SO2 totale nei vini mediamente 35 mg/lt. Saluti

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Maria Gioia, (ancora niente scuse ... è una collega oppure un'hobbista?). Con quali prodotti sono stati selezionati i suoi lieviti? Con quali prodotti vengono conservati ed alimentati? Ha l'elenco "degli ingredienti"? La scorza di limone l'acquista? Se è così avrà almeno una decina di "ingredienti". Effettua correzioni del mosto in fermentazione? Effettua correzioni del vino in affinamento? Filtraggi? Chiarifiche? Stabilizzazioni? Acquista uva? Acquista vini da taglio? Con Curiosità, le auguro buona giornata.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Un'unltimissa cosa... che percentuale di barriques nuove utilizza all'anno?

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Benedetto ragazzo, mi sa che lei s’è preso un granchio. Il vino è prodotto con le mie uve. Da dieci ettari di vigneto produco 27.800 bottiglie di vino con una resa media per ettaro di 35 quintali d’uva. I lieviti sono stati selezionati nella mia azienda sul mosto d’uva solfitato in ragione di 10 grammi di S02 per quintale. I lieviti sono conservati a mezzo del freddo e reidratati nel mosto dell’uva all’inizio della vendemmia. Le scorze –di lievito, non di limone! le acquisto e sono 100% scorze. I vini hanno acidità naturale e sono stabilizzati per mezzo del freddo (nel senso che in cantina la temperatura in inverno si abbassa parecchio), non sono filtrati. Acquisto 15 barriques ogni anno. Mi scuso se sono stata offensiva, non voleva essere quello il mio scopo. Continuo a dissentire sulla sua retroetichetta. Se permette!

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Ancora una cosa: mi considerei un’hobbista se non fosse che quello che faccio mi impegna mediamente 10 ore al giorno. Quel che è certo è che ho avuto il privilegio di scegliere questo lavoro e di costruire la mia azienda come meglio ho creduto senza condizionamenti alcuni. Buona domenica

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roberto gatti

circa 14 anni fa - Link

Caro Alessandro, Ti sei dimostrato un Signore, anche agli occhi di chi NON ti conosce, con queste sacrosante parole : " Il Principio “Mor tua vita mea” non appartiene all’educazione della mia Famiglia. Mio Padre ha insegnato a me ed a mia sorella che “Il sole la mattina quando esce è per tutti”. Quando il sole incontra oggetti “chiari” riflette ancor di più e la giornata risulta ancor più luminosa. Lei ha scritto “…scrive o descrive quello che potrebbe esserci con mero intento denigratorio -mi sbaglio??? …” Faccio molta fatica a discutere con lei, è prevenuta e vede il male ovunque, spero che possa rasserenare la sua vita per poterne cogliere appieno le positività anzichè le negatività. Ho indicato tutta una serie di “NON” perchè è per me l’unico modo di indicare chiaramente quello che faccio. Non riesco a trovare frasi alternative che esprimano lo stesso concetto in modo chiaro " I vini di Alessandro Dettori sono unici ed irripetibili, non omologati, non imitabili, possono piacere o non piacere ma sono quelli e basta. Credo infine che ognuno abbia il diritto di scrivere quello che piu' gli aggrada nelle proprie etichette,il consumatore non è analfabeta e/o stupido saprà leggere e valutare. Da parte mia stimo ed ammiro Alessandro, Suo Padre ed i suoi vini da circa 10 anni. Quelli sono : prendere o lasciare, io li ho degustati, commentati ed apprezzati. IL SOLE ESCE PER TUTTI : BASTA SAPERLO VEDERE CON GLI OCCHI BENE PREDISPOSTI ! Salute a tutti

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Alessandro Morichetti

circa 14 anni fa - Link

Molti ed intrecciati i temi emersi: onestà produttiva, naturalità, "problemi di etichetta", correlazione dire-fare, comunicazione ed altri. Non conoscevo Dettori e l'ho trovato in fiera come tutti. Non sempre si capita in stand dove poter parlare di vino così appassionatamente. Seguire il mercato è un conto, vendere un altro. Le due cose possono coincidere o essere molto distanti, ma una distinzione concettuale c'è. Dettori è tornato al Vinitaly dopo anni per un motivo semplice. Smantellata la rete di agenti, ha ripreso contatto direttamente con gli interessati ai prodotti. Il "ragazzo" non mi è sembrato affatto un farfallone contaballe, anzi. Lungi da me qualsiasi difesa d'ufficio, se abbiamo sentito solo fregnacce la prossima volta si va insieme e lo menamo. :-) Gli ingredienti in etichetta mi piacciono ma capisco che possano mettere a nudo. Sarà che ho visto e sentito di molto ma mooolto peggio?

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Eugenio Bucci

circa 14 anni fa - Link

Altra cosa interessante: lo smantellamento della rete di agenti. Per esperienza diretta, e nei limiti di ogni generalizzazione, gli agenti e i sub-agenti sono all'80% persone con cataloghi grossi come il Postal Market che si sgargarozzano migliaia di km l'anno su strade infami conoscendo approfonditamente circa il 10% dei vini che vendono e che, necessariamente, spingono quelli per i quali hanno guadagni migliori e che costano 'il giusto' per esplicita richiesta di chi i vini li compra. Produttori come Dettori o chi per lui (con il numero di bottiglie che fanno) dovrebbero essere loro a vendere i loro vini. I modi esistono: vendita diretta, web, girare girare girare (coi correlati costi in denaro e sudore e tempo). Perché nessuno li conosce come loro (quasi sempre), li ama come loro (spesso), nessuno riesce a ricreare tutto il percorso di lavoro e sacrifici dietro ad ogni bottiglia e a dare quel surplus immaginativo che è parte importante del vino o, almeno, del marketing (ops...) del vino. Come sempre, in un mondo ideale.

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

Credo che le due cose possono coesistere, e dare risultati interessanti.

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Eugenio Bucci

circa 14 anni fa - Link

Giorno 2 delle Dettoriadi... Concordo in toto con il sig. Antonio Lagravinese. E non trovo nulla di disdicevole in una contro-etichetta che 'dice' qualcosa e che trasuda passione e distinguo (partendo dal concetto che, come consumatore fanatico limitatamente euro-dotato, quel vino mi deve piacere e deve costare il giusto, concetto relativo, e se anche avesse Topo Gigio in etichetta lo comprerei lo stesso). Così come trasudano passione e distinguo gli interventi del sig. Dettori e pure gli incazzi spesso malriposti (ma in queste comunicazioni così brevi via web si tende a 'sovrascrivere' mentalmente il senso di alcuni interventi, a dotarli di significati reconditi anche dove non ci sono). Tutto questo fa parte della comunicazione e allora dove cavolo deve mettere un produttore un qualche cosa che testimoni tutto il lavoro e i sacrifici e, ma si, anche le frustrazioni? Contro-etichetta? Web? Serate in giro per l'Italia? L'unica parte debole e/o ingenua è quel "Scusate non seguiamo il mercato" come se esistesse un Mercato grande grosso e cattivo e un mercatino duro e puro: dichiarare di non seguire un mercato equivale a dire che si segue un sotto-mercato, ossia una propria nicchia di mercato assieme ad altri centinaia di produttori che seguono una data filosofia. Sempre ammettendo che ne esista ancora uno (di mercato) e che non sia il momento di tornare allo scambio in natura. Offro 3 galline e 2 capponi per una cassa mista.

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Antonio Lagravinese

circa 14 anni fa - Link

Ringrazio il Sig. Bucci per l'apprezzamento. Capisco il sospetto per l'affermazione "non seguiamo il mercato" , ma in generale non credo che possa tradursi con "non mi interessa il mercato". Quest'ultima sì potrebbe essere tacciata di pretestuosità o retorica, sembra ovvio a tutti che qualunque produttore, di vino come di matite, è interessato al mercato perchè DEVE vendere quello che produce... sennò smetterà ben presto di essere un produttore! Ma un conto è seguire la moda del mercato, un conto è cercare di ritagliarsi una fetta di mercato producendo ciò che risulta più congeniale in base alla pripria filosofia produttiva. Chi per anni produce solo pantaloni a zampa d'elefante può essere accusato di seguire il mercato solo perchè ad un certo punto la moda rilancia questo tipo di vestiario???? Penso che sia d'obbligo svestirci un pò della tendenza tutta italiana della "dietrologia" e del sospetto a priori. Non fermiamoci sulle parole e cerchiamo di analizzare la sostanza. Ho bevuto vini straordinari che provengono da uve trattate e che subiscono altrettanti trattamenti in cantina, cisì come mi sono imbattuto in vini biodinamci assolutamente imbevibili (e sto pensando ad un vino siciliano, quindi clima per qualcuno favorevole a queste pratiche). Concludendo: guardiamo ciò che abbiamo nel bicchiere, beviamo e giudichiamo. Prosit!

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Io ho grande rispetto del Mercato e lo vivo rispetando tutte le regole (forse anche quando non dovrei rispettarle). Il mondo è Grande, anzi Grandissimo. Nella Vita ho diritto di appagare la mia parvenza di libertà cercando di fare quello che solo io mi sono imposto di realizzare. E lo faccio perchè mi da piacere: il farlo. Quindi non seguire il mercato leggasi come: non faccio i vini per seguire le mode del momento o perchè piace ad una categoria ben definita di clienti/giornalisti/estimatori. Faccio il vino che piace a me ed a me piace il vino che faceva mio nonno. Se poi troverò persone disposte ad acquistarlo bene altrimenti continuerò a produrlo per me la mia Famiglia e gli amici.

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Eugenio Bucci

circa 14 anni fa - Link

E questo, nel mio piccolo, credo sia un valore aggiunto nei suoi vini. Avere una 'filosofia', o come vogliamo chiamarla,non è una cosa banale: quanti produttori non hanno in mente cosa vogliono fare ed è qui, in questa debolezza di pensiero o lacuna concettuale, che trovano spazio per inserirsi consulenti o winemaker o altro (mio Dio, non me ne vogliano, fanno anche loro un lavoro onesto); quanti produttori assaggiano poco o niente e perdono contatto con la realtà sfaccettata del vino, con la possibilità di sapere che un altro modo/mondo esiste (conosco produttori folgorati da determinati assaggi che li hanno portati ad interessarsi a diversi, 'alternativi', metodi di lavoro). Sapere cosa si fa e perché lo si fa, è un valore aggiunto. Sapere cosa ci piace e perché, è un valore aggiunto. Quando 10 anni fa Lei proponeva i suoi vini e si percepiva che qualcosa era diverso, ci si incuriosiva (io mi incuriosii) e magari si chiedeva qualche informazione e veniva fuori la parola 'cemento' e 'no legno' e 'naturale' e questo, credo, non solo perché era tradizione da Lei ma anche perché a Lei piaceva così e l'aiutava a vivere meglio la sua terra. Poi io ragiono perlopiù su aziende medio-piccole perché mediamente i loro vini mi appassionano di più, perché è più facile visitarle, entrare in cantina, conoscere i proprietai/contadini, confrontarsi; gente che deve far quadrare i conti e per la quale certe scelte sono coraggiose perché vanno ad intaccare il portafoglio; per la quale fare uno chardonnay barricato o una ribolla macerata 6 mesi può significare vendere o meno; e se ci si butta convinti sulla seconda, allora i meccanismi di mercato sono diversi, richiedono più impegno e passione, richiedono che sia tu produttore ad andare in giro a spiegare, tu produttore a cercare quei posti illuminati che appoggiano e spingono certi tipi di vino. Ma si avrà l'impagabile soddisfazione di proporre qualcosa di cui si è convinti nell'animo, qualcosa di sano e che fa "cantare la terra" (scusate la citazione veronelliana), magari anche qualcosa di buono, che farà nascere contatti più profondi con chi il vino te lo beve e te lo vende. Amen. ps: rilancio l'offerta: 4 galline e 3 capponi.

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Antonio Lagravinese

circa 14 anni fa - Link

Spero che tu abbia capito che sono totalmente dalla tua parte, che tu avessi assoluto rispetto per il mercato era esattamente quanto intendevo affermare, se mi sono spegato male me ne scuso. Antonio

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Assolutamente daccordo con te, anzi mi hai dato lo spunto per chiarire il mio concetto. Grazie :-)

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Magma??? ;-P

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Luca Cravanzola

circa 14 anni fa - Link

Caro Alessandro, assolutamente non era mia intenzione sorridere del tuo lavoro e del tuo modo di fare...pensavo che il fatto di sorridere fosse ben più leggero di una risata...evidentemente mi sbaglio. Trovo pero' troppo estremo (so' che non ti piace essere definito così) il fatto di dire che non segui il mercato. Forse la tua vita e le tue esperienze e i tuoi colleghi conterranei ti fanno vedere "l'altra parte dell'enomondo" così come tu la descrivi. Pero',fidati, fare vini buoni e che piacciono moltissimo anche a chi li produce non è solo "cosa" dei naturalisti. Io credo fortemente che una buona pratica agricola-enologica possa dare grandissimi vini VERI ed AUTENTICI tanto quanto i tuoi. Non tutte le cantine fanno i vini ad immagine e somiglianza delle guide. Mi sembra improponibile e arrogante.A parer mio il concetto vino naturale=vino autentico é sbagliato. Un vino continua ad essere autentico anche se uso la solforosa in cantina ed il rame in vigna. Non è un favore che faccio alle guide o un sacrificio offerto al dio denaro. Ti ho già ribadito quì sopra la mia stima per chi fa vini come li fai tu. Ora non far di noi "dall'altra parte" un manipolo di gente che segue solo il mercato e le guide. Non è vero!! voglio bene alla mia terra almeno quanto te. Quindi, secondo il mio umile parere, il concetto che "non seguo il mercato" è a sua volta un modo per seguirlo e per sedurlo. Con tutta la cordialità di questo mondo.

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Alessandro Dettori

circa 14 anni fa - Link

Luca siamo tutti dalla stessa parte: quella del Vino. Non ho mai partecipato a nessun ente organismo ghettizzante. I vini autentici non sono quelli "naturali" (riperto concetto che non mi piace). La mia chiarezza in etichetta è rivolta al consumatore di vini "non - chimica". Non l'ho fatto per differenziarmi dai vini "chimica". Al contrario, è un modo per vedere chi è veramente "no chimica" oppure lo è solo nei "proclami". Ci sono produttori che si professano biodinamici, naturali, veri eppoi però..... non lo sono. Forse se avessi scritto queste cose dall'inizio non avreste pensato ad una mia crociata contro "gli altri". Chi mi conosce ha sentito dirmi che tanti vini "chimica" sono buoni e tanti vini "no - chimica" sono imbevibili. HO voluto esplicitare l'etichetta perchè il Biodinamico o sinonimi oggi va di moda, fa figo. Noi lo facciamo sin da quando abbiamo memoria.

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lido

circa 14 anni fa - Link

Ciao Alessandro il mondo va veramente a rovescio, ma si puo criticare le tue etichette perchè sono chiare, non credo, ma perchè non ci domandiamo come mai beviamo vini indigeribili vini che fanno venire mal di testa ecc.... per ecc. intendevo cac.......la, parliamone di vini come i tuoi sicuramente fuori dal coro ma affascinanti perfettamente imperfetti,ma vivaidio digeribili sin dal primo bicchiere, e non solo ti aiutano a digerire per bene tutto il pasto. PS: vendo Dettori da 4 anni mai rifermentazioni ma tante emozioni. ciao Alessandro lido lucca

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Esco per un attimo dal seminato e Alessandro mi corregtgerà se sbaglio. Essendo sardo dia parte di madre spesso sono in Sardegna e fin dall'infanzia, prima dei vari proclami BIO su vino e cibo, prima ancora della nascita di slow food mangiavo il pesce alla brace non eviscerato. Non sapevo nemmeno cosa volesse dire la spesa a kilometro 0 quando andavamo con mio padre a scegliere i maialetti (d'estate) i cinghiali e i capretti (all'inzio della primavera) per farli allo spiedo conditi semplicemente da un pizzico di sale. Nessuna delle persone che ho conosciuto e che tutt'ora conosco mio hanno raccontato ragioni etiche o filosofiche nella scelta di cucinare in un certo modo. Al massimo il pastore mi diceva che non c'era bisogno d'altro perchè da quelle parti (provincia di Cagliari, Teulada) c'era poca acqua e la vegetazione cresceva rada e estremamente profumata per cui le carni, talvolte anche un po' durette, si insaporivano naturalmente. Da un po' di tempo scopro che qusta cosa si chiama BIO-qualcosa, si chiama rispetto dell'ecosistema o quant'altro. A quella gente nessuno l'ha mai raccontata così eppure hanno sempre fatto le cose nel modo in cui i"santoni" hanno cominciato a raccontarle con qualche secolo di ritardo. E' alla luce di tutto questo che capisco le parole profondamente "Sarde" di Dettori, da cui si evince (a mio avviso, e mi correggerà se sbaglio) una sorta di fastidio nei confronti di chi si è svegliato poco tempo fa e pretende di "mettere il cappello" con atteggiamenti da Cristo Redentore su pratiche che esistono da una vita a sua insaputa

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roberto gatti

circa 14 anni fa - Link

Caro Alessandro, Ti sei dimostrato un Signore, anche agli occhi di chi NON ti conosce, con queste sacrosante parole : ” Il Principio “Mor tua vita mea” non appartiene all’educazione della mia Famiglia. Mio Padre ha insegnato a me ed a mia sorella che “Il sole la mattina quando esce è per tutti”. Quando il sole incontra oggetti “chiari” riflette ancor di più e la giornata risulta ancor più luminosa. Lei ha scritto “…scrive o descrive quello che potrebbe esserci con mero intento denigratorio -mi sbaglio??? …” Faccio molta fatica a discutere con lei, è prevenuta e vede il male ovunque, spero che possa rasserenare la sua vita per poterne cogliere appieno le positività anzichè le negatività. Ho indicato tutta una serie di “NON” perchè è per me l’unico modo di indicare chiaramente quello che faccio. Non riesco a trovare frasi alternative che esprimano lo stesso concetto in modo chiaro ”. I vini di Alessandro Dettori sono unici ed irripetibili, non omologati, non imitabili, possono piacere o non piacere ma sono quelli e basta. Credo infine che ognuno abbia il diritto di scrivere quello che piu’ gli aggrada nelle proprie etichette,il consumatore non è analfabeta e/o stupido saprà leggere e valutare. Da parte mia stimo ed ammiro Alessandro, Suo Padre ed i suoi vini da circa 10 anni. Quelli sono : prendere o lasciare, io li ho degustati, commentati ed apprezzati. IL SOLE ESCE PER TUTTI : BASTA SAPERLO VEDERE CON GLI OCCHI BENE PREDISPOSTI ! Salute a tutti

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giuseppe carta

circa 14 anni fa - Link

complimenti per il buon vino davvero ottimo....

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francesco

circa 13 anni fa - Link

ciao alessandro sono un tuo appassionato sostenitore sapi pero che crederero a quello che tu sostieni quando leggerò nelle etichete del vino da te prodotto la dicitura imbitigliato all'origine, un grande saluto francesco.

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Tenute Dettori

circa 13 anni fa - Link

Ciao Francesco, è da un bel pò che non leggevo tuoi commenti denigratori. In etichetta c'è una scritta che vale molto molto di più di IMBOTTIGLIATO ALL'ORIGINE! Infatti scrivo: Prodotto solo da uve coltivate dall’Azienda Agricola Badde Nigolosu di A.Dettori (Sennori). Questo perchè prima avevamo amministrativamente separato le due aziende: la vigna e la cantina. Ora è tutto accorpato. Scrivere Imbottigliato all'origine significa che il 51% delle uve usate sono del produttore, può quindi comprare il 49%. Nella mia bottiglia invece c'è scritto che il 100% delle uve sono le mie.

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