Il vino lo preferite fruttato, complesso o digeribile?

di Jacopo Cossater

Solo un paio di settimane fa parlavamo di bevibilità e di come, oggi, il consumatore consapevole cerchi nel vino qualcosa che vada oltre le semplici caratteristiche organolettiche del prodotto. Mai come ora sembra sia di moda – se così si può dire – cercare sensazioni legate alla facilità di beva, e mi riferisco a quelle bottiglie che unbicchieretiralaltro, l’opposto di quei vini grossi e grassi con architetture complesse da affettare e servire prima del sorso.

Queste caratteristiche positive non sono necessariamente legate al prezzo, anzi, fanno parte di una certa qualità generale della bottiglia. Difficile trovare la definizione che metta tutti d’accordo. Intuitivamente, non sono i singoli parametri – grado alcolico, struttura, complessità – a spostare l’ago della bilancia da una parte o dall’altra, bensì il matrimonio felice tra le diverse componenti.

Tra i commenti al post sulla bevibilità, poi, uscì fuori il concetto affine di digeribilità. Ancor più difficilmente codificabile e forse meno immediato, dubito sia possibile trovarne traccia nelle tradizionali schede di degustazione, per dire.  Sta di fatto che il tema è centrale. Il vino è un alimento e come tale ne dobbiamo di necessità considerare tanto l’aspetto gastronomico quanto quello salutistico. Ecco cosa ne scrive Giovanni Bietti, autore del fresco di stampa Vini naturali d’Italia:

si può discutere a lungo dei vini naturali, della loro correttezza, dei loro difetti, perfino del loro prezzo, ma una cosa è certa: un vino naturale fatto come si deve, a partire da uve sane e manipolato il meno possibile, si digerisce meglio e, se bevuto in quantità ragionevoli, non lascia postumi di alcun tipo a differenza della stragrande maggioranza dei vini tecnologici, quale ne sia il prezzo ed il prestigio

Facendo un passo indietro nel tempo, Sandro Sangiorgi – direttore ed anima di Porthos – ne scriveva già nel 2007:

il consumatore del futuro prenderà coscienza che il concetto di qualità non consiste in una semplice e roboante descrizione organolettica, giudicherà la digeribilità, la capacità del vino di servire e di essere ministro della tavola, un’aspirazione tanto naturale quanto alta

Ministro della tavola ha un suono che evoca i sapori più buoni che un vino possa regalare. Il problema della digeribilità, comunque, sussiste e si porrà con sempre maggiore evidenza. Iniziare a parlarne insieme è la prima tappa.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

8 Commenti

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Niki Marsél

circa 14 anni fa - Link

E' un po' strano parlare di digeribilità per una sostanza che contiene in media il 13% di alcol, agente tossico che influenza in modo determinante la funzionalità epatica e di conseguenza digestiva. Un vino di 11 gradi sarà infinitamente più digeribile di uno di 15 indipendentemente da qualsiasi altra sostanza presente nel resto delle due differenti bottiglie.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Perdona la mia ignoranza, la chimica non è terreno di mia competenza, davvero tu affermi che (poniamo) un vino naturale a 14 gradi è più tossico di un vino industriale a 12? Se mi volessi ampliare il tuo intervento te ne sarei grato, sono sempre curioso quando non conosco qualcosa

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Niki Marsél

circa 14 anni fa - Link

Mi hai già messo con le spalle al muro! Non sono un "chimico", tuttavia voglio fare l'avvocato del diavolo. Non capisco quali dovrebbero essere gli elementi contenuti in quello che tu chiami "vino industriale" (una definizione tralaltro ambigua come quella di "naturale") in grado di inficiare il processo digestivo in misura maggiore della già considerevole presenza di alcol naturalmente presente nel vino. Ribaltando la questione (e adesso mi devo scusare io per l'ignoranza), ma cosa aggiungerebbero a sti vini (provocazione), il mascarpone?

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Se li conoscessi sarei un chimico e non ti avrei fatto la domanda... siccome non ne so a sufficienza per poter parlare speravo che tu mi potessi dare qualche illustrazione. mi sa che stiamo nella stessa barca... quindi chiediamo lumi a qualcuno che ne sappia di più e ci aiuti a disvelare il mistero ...

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Jacopo Cossater

circa 14 anni fa - Link

Forse è proprio questo il punto. Tutto quello che è consentito aggiungere durante il processo di trasformazione, in cantina, incide in termini di bevibilità e digeribilità. Se si, quanto? Sempre Bietti, nel volume citato nel post, sostiene (sintetizzando drasticamente) che non si possa escludere un collegamento diretto tra il calo dei consumi di vino e l'aumento delle pratiche di cantina.

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Valter

circa 14 anni fa - Link

Non credo sia un problema di 'aggiunte' nel processo di trasformazione del vino, quanto le caratteristiche chimico fisiche del vino stesso. Un vino con un alto tenore in estratto secco é senza dubbio meno sorbevole (e digeribile) rispetto ad altri più 'leggeri'. Altra caratteristica che favorisce la bevibilità del prodotto é senza dubbio l'equilibrio dei suoi componenti. Un vino con 6 g/l di polifenoli (amari) , 5 g/l di acidità totale e privo di morbidezza (zuccheri residui) é difficile da bere. Pertanto un giusto equilibrio dei suoi componenti favorisce senz'altro la piacevolezza e quindi la bevibilità.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

capisco quello che che vuoi dire, e ho usato io stesso questa parola, che ho sentito gia' da tempo usare da chi si interessa di vini naturali. La capisco a pelle, e tuttavia ho paura che sia un termine non proprio giusto, che puo' confondere. Direi che in certi vini si sente un equilibrio al naso, in bocca e in pancia, non so se siano piu' digeribili, ho il sospetto che la vera digeribilita' sia una cosa diversa e abbia a che fare con alcol, ecc., ma sono piu' coerenti con se stessi. Manca sempre un aggettivo.

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Danilo Ingannamorte

circa 14 anni fa - Link

Non si può avere un vino con tutte e tre le caratteristiche?:)

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