Vosté, il cannonau in taffetà

Vosté, il cannonau in taffetà

di Gianluca Rossetti

Primavera ancora in letargo eppure, a leggere il calendario, quasi in corto finale. Sta per chiudersi la stagione dei rossi ciclopici, delle barley wine e delle lenzuola in flanella.
Basta pastrano e galoche, urgono cose leggere, impalpabili, sussurrate: taffetà!
Impossibile non partire da…un Cannonau.

Mica uno qualunque. Ché di quelli è pieno il mondo. Io, le mie scorte le faccio a modo: giro per vigne, enoteche, cantine, festival, convegni, seminari, degustazioni, giornate mondiali del.

E, in genere, non trovo un cazzo.

Perché quando ci vado, solo nei fine settimana, sono di corsa, muovendo tra mille etichette mentre penso che in poche ore ho da fare il tagliando, ordinare le paste, portare i figli al parco, mandare due lavatrici e leggere tre dozzine di mail. Una specie di Ray Liotta che prepara il ragù in ”Quei bravi ragazzi” con gli elicotteri della polizia in loitering sopra le corna.

Poco spazio per la riflessione e molto per lo stress.

Fortunatamente ho amici che, comprendendo le mie difficoltà, regalano cose. Se ne vedono di tutti i colori tra quei regali. Ma capita anche come a certi pupi, che per sfiga o malanimo avevano sempre ricevuto giochi di merda, quando capiscono che nel pacco, stavolta, c’è dell’altro.
Perché questo Cannonau di Sardegna, sottozona Nepente di Oliena, è pazzesco.
Antonio Puddu è giovine studiato e di belle maniere (laurea in enologia e gentilezza imbarazzante). Un ragazzo di cui ho già bevuto e apprezzato altro in passato ma che stavolta mi spinge una frazione oltre il canonico “buono, molto interessante, bel vino” comunemente affibbiato ai novizi. Solo duemila bottiglie e prima annata in commercio per questa etichetta. Che io terrei d’occhio.

Vosté 2017 – Azienda Agricola NOIS
Rubino scarico di bella lucentezza, naso che è un concentrato di mediterraneo, dal timo alle bacche di mirto alla genziana; poi sa portare altrove, tra sentori di nocciola tostata e tea nero affumicato. Vino che muove a passo svelto durante il sorso, dritto e scattante per farsi bere in fretta, tra marasca e melagrana, ma che si dilata dopo, con una punta di curry e due di balsami. 14% alcol che non pesano, addomesticati come sono dalle durezze. Buono davvero e per tutte le stagioni.

Come il taffetà.

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Gianluca Rossetti

Nato in Germania da papà leccese e mamma nissena. Vissuto tra Nord Reno westfalia, Galatina (Le) e Siena dove ho fatto finta di studiare legge per un lustro buono, ostinandomi senza motivo a passare esami con profitto. Intorno ai venti ho deciso di smettere. Sai com'è, alla fine si cresce. Sommelier Ais dal 2012, scrivo abbastanza regolarmente sul sito di Ais Sardegna. Sardegna dove vivo e lavoro da diciotto anni. Sono impiegato nella PA. Tralascerei i dettagli. Poi la musica. Più che suonare maltratto le mie numerose chitarre. E amo senza riserve rock prog blues jazz pur non venendo ricambiato. Dimenticavo, ho un sacco di amici importanti ma non mi si filano di pezza.

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