Vignaiolo per caso: la Tenuta San Filippo a Montalcino

Vignaiolo per caso: la Tenuta San Filippo a Montalcino

di Leonardo Romanelli

Arrivare con il proprio vino sul podio di una classifica internazionale, come quella di Wine Spectator, permette di poter rimanere sulla ribalta per un anno intero. E’ quello che succede a Roberto Giannelli, proprietario della Tenuta San Filippo a Montalcino, che è arrivato terzo con il suo Brunello Le Lucère 2015. La sua è una passione che nasce da lontano, a 18 anni, quando insieme ad un amico, che andava a scoprire cantine grazie al padre appassionato, e lui si accodava volentieri.

Il passaggio che poi ha effettuato, da consumatore a produttore, nasce dal suo lavoro nell’ambito del trading immobiliare “Quando mi arriva una proposta di vendita per la Tenuta San Filippo , il contesto mi portava a  considerare l’acquisto. Da fiorentino ero lontano da Montalcino, con il corpo e con lo spirito: non avrei mai pensato di investire denaro in  territorio ilcinese, potevo pensare al Chianti ma non a vini dal gusto a me avulso. Trovavo una sorta di  divertimento più diffuso nel territorio vicino a Firenze”

L’amicizia con Roberto Anselmi, produttore di Soave, è stata decisiva: una volta avvertito dell’acquisto dell’azienda, nel 2003, si precipita a controllarla insieme all’agronomo Patrizio Gasparinetti che da allora non lascia più San Filippo. Insieme a lui  avviene la rinascita , grazie ad  potenziale qualitativo importante ma non sfruttato. Nel 2005 Inizia la collaborazione con l’enologo Paolo Caciorgna, scelto in una maniera semplice ma efficace “ In una batteria di degustazione coperta che mi ero organizzato , i suoi vini erano quelli che amavo di più.”

Sembra facile ma non lo è la vita del produttore “I primi anni mi hanno portato mal di testa e notti insonni, per tutte le nozioni che dovevo apprendere: dovevo trovare armonia tra evoluzione in cantina del prodotto, la natura del terreno, una forte identità con un’eleganza e rotondità che risultino l’elemento fondamentale. I vini di Montalcino che conoscevo erano super strutturati, ricchi e potenti: il mio gusto non arrivava a comprendere quel tipo di sapore.

L’azienda si trova nel versante nord est, il che porta a ritardare la vendemmia di due settimane rispetto agli altri versanti, una raccolta  tardiva che porta con se’ temperature migliori, una bella escursione termica tra notte e giorno, e quindi eleganza e finezza nei vini 10 ettari totali limitati a sangiovese, ma con porzioni ben caratterizzate. Una vigna risale agli anni settanta, con grande varietà clonale di sangiovese, produce poca uva di grande qualità, mentre nel corso del tempo si è operato il ricambio di tutti gli altri vigneti mettendo solo sangiovese, quando in precedenza erano presenti anche merlot e syrah.

Le Lucère è un cru di tre ettari e mezzo , dal quale, nelle migliori annate si ottiene anche la Riserva. Il terreno cambia in pochi metri, principalmente argiloso  calcareo,  ricco di scheletro. Le Lucere ha bella percentuale di limo, molto sassosa, con galestro e alberese, La mia caratterizzazione è legata a dove sono, e a quali pratiche agronomiche ed enologiche utilizzo: sono biologico dal 2013, arrivato naturalmente, senza sforzo aziendale pesante, in maniera graduale, partendo da un’idea di coltura integrata. Migliorare l’aspetto qualitativo, il marchio è un elemento da acquisire gradualmente, perfezionando e migliorando per portare il brand da anonimo a riconoscibile a garanzia di grande qualità. I processi sono lenti e non si possono accelerare, se ci si mette in una logica di apprendimento e formazione”.

Il miglioramento del vino , insomma, non si ferma, ed il potenziale di crescita è ancora in movimento. La grande forza di Montalcino è quella di poter sviluppare ancora a lungo il potenziale qualitativo. Migliorare l’interpretazione, mettere a regime lavorazioni che possono accrescere notevolmente l’aspetto qualitativo. E sulla zonazione Roberto Giannelli ha le idee chiare “Nel futuro del territorio ilcinese vedo la zonazione: educando il mercato rispetto a dove siamo e cosa facciamo,  la scelta si fa più consapevole ed il consumatore può scegliere con maggior cognizione di causa. E’ possibile fornire maggiori informazioni, facendo capire le peculiarità, non si deve fare un ordine qualitativo del più buono al meno buono, ma esaltare le differenze rendendole tratto caratteristico dei vini del territorio. E’ un concetto che esalta la diversità nella tradizione. “

Rosso di Montalcino Lo Scorno 2019
Rubino, piacevole, limpido alla vista. Naso di frutto maturo di ciliegia, carne e sangue, npoi ote fresche non mentolate, dragoncello, cenni di prugna Bocca stabile, succosa, elegante,  pienezza vibrante. Non banale, appena cremoso. Caldo e , invitante, struttura soda e potente. Finale lungo 89

Brunello di Montalcino San Filippo dei Comunali 2016
All’esame visivo è rubino, pulito molto limpido. Fruttato fine di ciliegia e ribes, delicato, invitante, spezia leggera come pepe bianco, anche ematico, tabacco, cacao. Bocca calda, ricca e succosa, tannino calibrato su base alcolica poderosa, finale in buona successione positiva, caldo e vitale, sapidità in bella evidenza 94

Brunello di Montalcino 2016 Le Lucere
Allo sguardo è porpora, potente ma limpido. Naso intenso, vivace, concentrato di pomodoro, poi note di macchia mediterranea, come salvia e alloro, sangue, ferro, ginepro, chiodi di garofano. Bocca di bella morbidezza all’ingresso, solida, tesa, calda, elegante, densa, fine. Tannino fuso alla componente alcolica 97

Brunello di Montalcino Riserva 2015 Le Lucere
Porpora. Naso intenso, carne fresca, sangue, tabacco, cuoio, , frutto vivace intrigante: mora, ciliegia croccante, poi liquirizia e salvia All’esame gustativo è  caldo , calibrato, invitante, pieno in larghezza, denso, riflessivo con buona morbidezza bilanciata. Finale di bella persistenza. 96

avatar

Leonardo Romanelli

“Una vita con le gambe sotto al tavolo”: critico gastronomico in pianta stabile, lascia una promettente carriera di marciatore per darsi all’enogastronomia in tutte le sfaccettature. Insegnante alla scuola alberghiera e all’università, sommelier, scrittore, commediografo, attore, si diletta nell’organizzazione di eventi gastronomici. Mescolare i generi fino a confonderli è lo sport che preferisce.

Nessun Commento

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.