Viaggio lento tra i vini di Malta

Viaggio lento tra i vini di Malta

di Alice in Wonderland

Prendi un macinacaffè, meglio se di ferro vecchio e un po’ arrugginito, però prendilo che sia perfettamente funzionante. Riempilo poi, nell’ordine che preferisci, di ingredienti come questi:

Prima di tutto un filtro osso di seppia, ti farà entrare subito nella giusta atmosfera; poi abbaini colorati di diverse fogge e d’ogni materiale; montagne di cactus di cui non butterai via niente, perché qui si usano per ornamento e poi se ne mangia il frutto essiccato; fiori d’ibisco arancio dondolanti indolenti mossi dal vento caldo; buttaci dentro chiese dalle facciate barocche con due orologi bene in vista: uno che segna l’ora giusta, l’altro che la segna sbagliata. Perché così è possibile gabbare il demonio e confonderlo sull’ora di inizio della Santa Messa. Metti dentro un po’ di ninfa Calipso, perché un po’ di hard è un successo sempre assicurato e senza tempo. E per par condicio metti San Giovanni al momento della decollazione e di conseguenza il Caravaggio che lo paparazza; metti case basse di pietra gialla polverosa e i loro nomi di battesimo: “Thanks God”, “Madonnina”, “Redentor”. Poi metti un po’ di pesce lampuki, strana creatura marina che quando cresce si dimentica di crescere tutto e il muso resta piccolo e sproporzionato rendendolo un essere sconclusionato e mitologico. Mescola insegne con lettere di legno che c’erano e non ci sono più, quasi fossero un sorriso sdentato, e poi ancora un mercato del pesce all’ora di chiusura con agitato svolazzare di ventagli e di mosche, e tante panchine lungo il corso dove distinti signori vestiti con l’abito buono aspettano il fresco parlando del Partito Laburista.

Otterrai così un’idea di Malta.

Gente di mare, questa, avvezza ai recuperi, almeno nel turbolento passato, e, ancora oggi, al quieto godimento delle ore che qui passano più lente che altrove. Caparbiamente, e non senza difficoltà, questi compatrioti del grande Corto, hanno salvato la loro lingua dall’oblio. Mix di arabo, inglese e italiano, di origine semitica, la lingua maltese è stata tenuta in vita per secoli grazie alla tradizione orale e codificata solo a metà del XIX secolo. Caparbiamente, e con le stesse difficoltà, gli amici di Corto hanno salvato dall’estinzione anche la Girgentina e la Gelleweza, due uve autoctone che, al pari della lingua, parlano di casa loro.

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Malta ospita, sull’intero territorio dell’arcipelago, poco meno di 750 ettari vitati. I maltesi tengono molto a far notare quanto il lavoro in vigna sia per loro difficoltoso per via delle temperature altissime. Cominciano a vendemmiare alla fine di luglio e lavorano dalle 5 di mattina alle 10, andare oltre è impossibile. A livello di numeri, di vino se ne fa poco. Difficile trovarne all’estero, difficilissimo trovarne al supermercato. C’è un che di discreto e silenzioso dietro il fare il vino a Malta. Colpisce, per questo, e incuriosisce che questo vino non venga in alcun modo “spinto”, che non venga suggerito né proposto nei locali. Può addirittura capitare che si ordini un vermentino locale e che si veda arrivare al tavolo un vermentino Maremma Toscana. Come a dare per scontato che al momento dell’ordine l’avventore si sia confuso.

Il primo incontro con i vini maltesi è stato un piccolo colpo di fulmine, un incontro predestinato, una bòtta di fortuna. Il Cassar de Malte è l’unico Metodo Classico prodotto sull’arcipelago, in circa 6000 bottiglie. Resta sui lieviti da un minimo di 12 a un massimo di 24 mesi. Il nome rimanda ad Anthony Cassar che nel 1919 fondò l’azienda vinicola Marsovin, tra le più grandi e importanti di Malta. La bollicina è fine e insiste nel bicchiere a lungo, nonostante le condizioni climatiche da girone dantesco in cui viene consumata. C’è struttura, tanta freschezza limonosa e soprattutto tanto sale, è lungo in bocca e tanto gustoso.

Marsovin, in effetti, poi ci ha un po’ perseguitate, spuntava fuori ovunque, dalle mescite dei bar alle carte dei posti che piacciono ai maltesi che piacciono. Spuntava fuori tanto spesso da suggerirci analogie con altre aziende delle nostre parti.

Emmanuel Delicata LTD è una bella azienda nata nel 1907. Nel 2007 a Malta nascono le denominazioni e i disciplinari, Dio li ha scampati e liberati per un po’, ma poi al cospetto del Signore siamo tutti uguali. Così anche lì adesso c’e un infernale dedalo di DOK (Denominazzjoni ta’ Origini Kontrollata) e IGT (Indikazzjoni ta’ Origini Kontrollata) che incasinano un po’ tutto. Di Delicata abbiamo assaggiato, dalla Classica Collection, (linea di vini da monovarietale dedicati a compositori italiani) un LANDINI, vermentino IGT Maltese Islands 2015. Croccante, pieno, fresco di agrume, leggera resina sullo sfondo, dritto e snello, senza noia, invita a bere e ribere.

Dello stesso produttore abbiamo assaggiato anche un Cabernet Franc, 2015, ahimé, DOK MALTA SUPERIOR, con pecetta bene in vista: hand picked. Un Cabernet Franc diverso da tutti quelli mai assaggiati, leggero, affumicato, di carne cruda e bucce, di fiori scuri, pino e chiodi di garofano. Tannini levigati e al trotto, senza scalpitii e senza sgroppate. Vino perfetto con i due piatti principali della cucina maltese: i Bragioli (involtini ripieni di ogni ben di Dio, concettualmente un piccolo Turk-duck’en con meno pretese) e il coniglio in umido. Questo vino fa parte della collezione Medina, vini che l’azienda definisce piacevoli e facili e che si differenziano dai loro altri rossi per il loro passaggio nel solo acciaio.

Ristorante successivo, riappare l’ombra di Marsovin, che monopolizza la carta con almeno 7 etichette presenti su 10. Assaggiamo uno chardonnay “La Torre”, e non possiamo fare a meno di pensare a un “SATRJKU”. Ci vogliamo divertire a partecipare ad uno scontro tra titani e scegliamo un altro vino. Uno chenin blanc, come i bambini che non sanno leggere e si fanno attrarre dalle figure: questo vino si chiama Caravaggio e in etichetta campeggia la riproduzione de “I Bari”. Il vino è meno burroso dello chardonnay suo  dirimpettaio di tatami, è pulito, educato. Etichetta molto bella, colori sgargianti, ottima scelta della carta, impermeabile a effetto lucido.

Ci siamo fatte infinocchiare da una figurina, seppure artistica!

Del resto siamo nel posto giusto per dar sfogo agli istinti infantili: a La Valletta, infatti, esiste un luogo mistico dove una volta alla settimana si incontrano i professionisti del “celo” “mimanca”, un negozio intitolato alla Panini, quella delle figurine!

Marsaxlokk (Porto a Sud-Est) è un villaggio di pescatori e ambulanti e tra confezioni 3×2 di calzettoni di spugna e di fette di pesce spada appena tranciate è possibile scorgere le famose barche colorate con l’occhio di Iside dipinto sulla chiglia mangiando pesce ancora boccheggiante. Qui assaggiamo I Fenici, 2015, assemblaggio di vermentino, viognier e chardonnay dell’azienda Meridiana, 11,5% di polpa, gusto e sapore. Questo è un vino ben fatto ma non scontato, non freddo, non educato, senza essere villano. E’ un vino dall’animo semplice, divertente, che sopperisce ai bisogni a breve termine (soddisfazione delle papille gustative, schiarimento della voce, refrigerio) e a quelli a medio termine (ti lascio una canzone, non sparirò con un colpo di spugna).

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Molto incoraggiante: sulle retro dei vini che ci sono piaciuti di più era segnalato un “exotic fruit”, “tropical taste”, “ananas and banana flavour” che fortunatamente sono stati smentiti dall’assaggio. No banana, no ananas, no lecca lecca.

È stata casuale, caotica, divertente l’introduzione ai vini di Malta e soprattutto affidata al caso e alla protezione del benevolo e sicuramente un po’ ebbro occhio di Iside. Abbiamo dovuto, causa la tirannia del tempo, rimettere il tappo a una bottiglia appena aperta, ma si sa che non è buona creanza lasciare le bottiglie a metà, si tornerà, perciò, presto a finire quella e iniziarne altre ancora.

Per mangiare a Malta:
d’Office Bistro
La Reggia Ristorante
Piccolo Padre

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Alice in Wonderland

Nascere a Jesi è nascere a un bivio: fioretto o verdicchio? Sport è salute, per questo, con sacrifici e fatica, coltiva da anni le discipline dello stappo carpiato e del sollevamento magnum. Indecisa fra Borgogna e Champagne, dovesse portare una sola bottiglia sull’isola deserta azzarderebbe un blend. Nel tempo libero colleziona multe, legge sudamericani e fa volontariato in una comunità di recupero per astemi-vegani. Infrange quotidianamente l’articolo del codice penale sulla modica quantità: di carbonara.

4 Commenti

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Giampiero Pulcini

circa 8 anni fa - Link

Molto bello. Grazie.

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Excellence

circa 8 anni fa - Link

Pensando al clima e alle premesse del post mi sarei aspettato vini un po' piu' "cotti" invece dalle note sembra in molti casi il contrario... bene preso nota..si sa mai!

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Hamrun Spartan

circa 8 anni fa - Link

Malta è pastizzi nella piazza dei pulmann della capitale, strade liscie e calesse, i negozi di ori, kinnie e shendy, Golden bay, i fuochi d'artificio nel pomeriggio, i drappi, l'odore di asfalto, il lungomare da Sliema a Paceville, i giovani, gli anziani, una cisk nella notte, gozo e blue grotto. ...mia nonna, mio zio, mia mamma, la mia gioventù. ...poveri italiani, che nemmeno sanno dove si trova!!!

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Marco Trucco

circa 8 anni fa - Link

Vivo a Malta da due anni. Concordo sui pezzi di colore, ma non sui vini maltesi. Qui benedico il web e i corrieri che mi fanno arrivare cassette di roba buona italiana francese e tedesca e posso usare i vini maltesi per la zuppa di cozze. Marsovin e Delicata sono belle realta' moderne, fanno buona comunicazione, organizzano eventi tipo feste del vino molto ben fatte e affollatissime. Ma i prodotti sono da dimenticare: le linee base sono appena accettabili, con alcune bottiglie meglio (Delicata, linea Medina, Vermentino-Zibibbo) e altre terrificanti (Marsovin, linea La Torre, Trebbiano). I vini "premium" sono pochi e a prezzi fuori mercato, ci credo che non sono distribuiti all'estero. Il Cassar di Malte e' gradevole, ma costa esatamente il doppio, per dire di un Bianco di Nera di Milazzo, che gli da' due piste e mezza. Lo Chardonnay "Isis" di Meridiana, che c'e' nelle winelist di tutta l'isola, offre per 24€ a bottiglia quello che in Sardegna si paga 8. Il turismo che arriva, perlopiu' inglese e nordico, beve e tace e paga. Pur essendo a meno di 80 km dirimpetto ad una terra da vino straordinaria come il ragusano, Malta non riesce nemmeno lontanamente ad avvicinarsi. Le ragioni sono molte: terreno differente, a Malta calcareo; l'umidita' piu' alta che riduce l'escursione termica, l'assenza di fiumi e sorgenti d'acqua dolce, e terreni prevalentemente pianeggianti. Non certo condizioni ideali. Per non dire delle temperature. Insomma, i produttori locali qui se la passano bene grazie al turismo e sono dei modelli da imitare, meritano il plauso per quello che fanno, ma il vino che fanno e' tarato, per gusti e prezzi, sul mercato del turismo locale per e bottiglie di fascia alta e per le poche pretese dei maltesi su quelle da supermercato. In due anni di dura ricerca ho trovato una sola gemma, il Vermentino "Juel" della piccolissima cantina Ta Mena di Gozo. Sapido e vivissimo, con una pai invidiabile. Un vino da porto di mare, l'unico degno di accompagnare le cozze nel bicchiere e non dentro il guazzetto.

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