Vezzoli e la sobria eleganza della Franciacorta

Vezzoli e la sobria eleganza della Franciacorta

di Graziano Nani

Quando rifletto su un produttore di vino, ma anche su un regista, uno scrittore o un gruppo musicale, mi sono abituato a pormi una domanda importante. Si sente la sua mano? Lo stile è riconoscibile? Esiste un filo conduttore che attraversa le sue opere? Il punto secondo me è centrale per diversi motivi. Il primo è che l’artista, o artigiano, merita di essere considerato nell’insieme delle sue creazioni, perché ciascuna rappresenta un tassello del proprio percorso, e valutarlo in base a una sola di queste non può essere esaustivo.

Questione di coerenza.
Un altro tema importante è quello della coerenza. Un autore che cavalca via via le tendenze che si avvicendano, saltando da uno stile all’altro, darà vita a un percorso che saltabecca tra le varie mode del momento. Cosa molto diversa dal definire una poetica propria. Perché la cifra stilistica è quella che sa ispirarsi sì al momento storico, ma senza esserne fagocitata. E dunque, osservata dalla distanza, appare solida, unica e irripetibile. Se pensiamo alla musica vengono subito in mente artisti partiti col botto e una poetica ben definita, che si è poi annacquata con il passare degli anni. E qui nasce la classica frase “di pinco pallo solo i primi due dischi, il resto è noia.” Quante volte lo abbiamo detto, sentito, pensato? Il rock è pieno di esempi.

Lo stile Vezzoli.
In effetti, se ci pensiamo bene, gli esempi contrari si contano sulle dita di una mano. Gli artisti partiti con uno stile preciso, e capaci di rinnovarlo negli anni mantenendone l’essenza, sono pochi. E lo stesso, in un certo senso, vale per i produttori di vino. Tra questi c’è Vezzoli, che negli anni ha saputo tracciare una propria identità senza mai tradirla. L’occasione per riprovare alcuni dei vini della collezione è arrivata con la presentazione del restyling delle etichette e dell’approccio Cu-free, che di base prevede l’esclusione del rame, soggetto ad accumulo nel terreno. Introdotta alla Cantina della Vetra di Milano da Giuseppe Vezzoli – accompagnato dall’enologo Nico Danesi e dall’agronomo Luigi Reghenzi – la nuova linea grafica è firmata Giacomo Bersanetti, nome centrale nel mondo del design applicato all’universo vino, tristemente scomparso pochi mesi fa.

Il Metodo SoloUva.
L’ispirazione per la nuova impostazione visiva è il Metodo SoloUva, approccio che di fatto elimina l’utilizzo in spumantizzazione degli zuccheri esogeni. Se Vezzoli ha saputo costruire negli anni un percorso di coerenza stilistica, la scelta di questo metodo ha giocato un ruolo fondamentale. Le sperimentazioni in azienda, iniziate nel 2008, hanno dato vita a vini che fondano il proprio stile su due parole: semplicità e delicatezza. L’utilizzo del mosto autoprodotto infatti, sia durante la fermentazione che in fase di sboccatura, rappresenta un tocco discreto e leggero che dalle fasi di produzione si riflette direttamente nel bicchiere. Vediamolo nel dettaglio in tutti i vini degustati.

Brut s.a.
Solo uve chardonnay, venti mesi sui lieviti, sboccato da circa cinque mesi. È tutta in questo assaggio la semplicità di Casa Vezzoli, che non scade mai nella banalità. I sentori sono pennellati in modo lineare, quasi ordinato, e si susseguono in sequenza senza strappi. L’apertura sui fiori bianchi si intreccia a un perlage fine e a sentori croccanti di panetteria. Una piacevole fragranza di lievito accompagna la bevuta.

Brut Saten
100% chardonnay, la fermentazione si conclude in barrique per circa sei mesi. La linearità firmata Vezzoli si declina in una chiave ancor più delicata, sostenuta dalla tipica cifra setosa e da un ricordo gentile come di confetti. Sull’altro piatto della bilancia troviamo una bella freschezza, che porta equilibrio sui toni della scorza di agrumi.

Brut Rosé 
Semplicità vuol dire anche franchezza ed è proprio questo il caso. Pinot nero in purezza, il colore è dato da un contatto delle bucce con il mosto di circa tre ore. Schietto e genuino, apre con sentori di fragoline per svilupparsi in parallelo sulle direttrici di un’acidità rinfrescante e di una gustosa sapidità.

Dosage Zero
Le uve chardonnay e pinot nero, raccolte a un grado di maturazione ottimale, sostano otto mesi in acciaio per la fermentazione e poi maturano sui lieviti per oltre trentasei mesi. La delicatezza distintiva di Vezzoli emerge in una versione più affilata e decisa, con gli agrumi ad aprire un sorso sapido e gustoso per poi chiudere su note di frutta a guscio.

Brut Millesimato 2015
Il fil rouge dello stile Vezzoli evolve la sua direttrice di semplicità in una variante più decisa, dove i contorni sono netti ma resta la linearità di sempre. Prodotto principalmente con uve chardonnay, più un piccolo saldo di pinot nero, dopo la fermentazione riposa sui lieviti per almeno 36 mesi. Intenso, dal perlage fine, apre con la frutta bianca prima di virare su sentori di crema pasticcera e note di leggera tostatura.

Vendemmia Zero Pas Dosé
Qui la parola chiave “semplicità” si fonde con il suo opposto dando vita a un vino complesso, ma comunque godibile e facile da comprendere. Solo uve chardonnay, provenienti dalle vendemmie 2007, 2008, 2009, 2010, 2011 e 2012. Di fatto si tratta del successore del Franciacorta Collezione Oro. Parte della fermentazione avviene in barrique, con una sosta di circa sei mesi. La permanenza sui lieviti, prolungata, prosegue per almeno quattro anni. Il risultato è un vino dove la bella struttura sorregge e integra i sentori più freschi con quelli maggiormente complessi ed evoluti. Tra i primi la pesca gialla, tra i secondi il miele, il torrone e le spezie.

Fil rouge.
Concludo la degustazione con la sensazione di aver seguito un percorso coerente in ogni suo punto. Nello stile fine e misurato ritrovo non solo la Vezzoli che ho sempre conosciuto, ma anche l’intera Franciacorta nella sua essenza più sobria e lombarda.

 

I vini di Vezzoli sono in vendita da Italvinus

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Graziano Nani

Frank Zappa con il Brunello, Hulk Hogan con il Sassella: per lui tutto c’entra con tutto, infatti qualcuno lo chiama il Brezsny del vino. Divaga anche su Gutin.it, il suo blog. Sommelier AIS, lavora a Milano ma la sua terra è la Valtellina: i vini del cuore per lui sono lì.

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