Una volta qui a Bolgheri era tutta campagna: il Giovin Re in verticale

Una volta qui a Bolgheri era tutta campagna: il Giovin Re in verticale

di Redazione

[L’introduzione è di Tommaso Ciuffoletti, le note di degustazione di Leonardo Romanelli]

La cosa buffa di Bolgheri è che è una di quelle rare zone d’Italia delle quali non sentirete mai dire “qui il vino lo si faceva da sempre”. Questo perché la frase fatta su Bolgheri è un’altra ed è che “lì, prima di Sassicaia, si coltivavano pomodori e cocomeri”. Vero. Eppure, proprio per questo, Bolgheri è la zona vinicola più antica d’Italia, se per vino s’intende ciò che comunemente s’intende oggi: una bottiglia, con sopra un’etichetta, che riporta il nome di un produttore, magari il nome di un luogo e magari pure un marchio o logo che dir si voglia.

Diamo per buono che la storia di Sassicaia e della rivoluzione che avviò in questo paese, sia nota ed arcinota (in caso contrario qui la trovate riportata con qualche curiosità annessa), ci sono tuttavia tante altre storie che hanno contribuito ad ampliare quella prima intuizione, arricchendola fino a far diventare Bolgheri quel gioiello che è oggi.

Tra queste, un posto originale e di sicuro rilievo spetta all’azienda che porta il nome del suo fondatore: Michele Satta. Varesotto di origine sarda, arriva a Bolgheri in pianta stabile nei primi anni ‘80 (dopo averla frequentata da studente – di Agraria a Pisa – e bracciante), schiva un possibile futuro da direttore di banca a Roma e nel 1983 inizia a fare i propri vini da vigne in affitto. 4 anni dopo, nel 1987, acquista il primo vigneto di proprietà, dove già vendemmiava le uve per il Vermentino Costa Giulia e nel 1990 produce un primo Sangiovese 100% vinificato in legno ed invecchiato in barrique.

Sono anni in cui Bolgheri e la Toscana tutta, vivono il fermento entusiasmante della nascita del vino per come lo conosciamo oggi. Anni pionieristici e sorprendenti, che Michele Satta affronta con una spiccata passione per il mondo contadino, una vocazione, che richiama anche quella fede evocata da un ricordo di Don Giussani che, andatolo a trovare, ebbe a dirgli “dove vivi tu guardare è già pregare”. Ma ci sono anche lo studio e la preparazione tecnica, tanto che Lodovico Antinori lo volle (tra il 1993 e il 1995) per curare le vigne di Ornellaia, dove Michele piantò la parte alta del vigneto di Masseto.

Quella esperienza lo mette in contatto con il gran circo internazionale che accompagnava il pieno fiorire della Bolgheri che iniziava a trovare spazio su tutte le mappe mondiali del vino. Ed ecco che alla passione per il Sangiovese (che rimane ed è uno dei tratti distintivi dell’azienda di Michele Satta), s’accosta un amore particolare per il Rodano. E Rodano vuol dire sì Syrah (che Michele pianta nei suoi vigneti già dai primi anni ’90), ma anche Viognier.

È il 1997 quando Satta pianta la sua prima vera vigna di Viognier, decidendo di vinificarne le uve in barrique più per curiosità, che per chiara convinzione, così che quando arriva il momento di valutare un possibile taglio col Vermentino preferisce lasciar perdere e imbottigliarlo separatamente.

Ora, io non so come mai, ma spesso nelle storie di quegli anni spunta sempre un certo Luigi Veronelli che si innamora di un vino e finisce inevitabilmente per scriverne. Fu proprio così che quel Viognier, che un po’ per caso si era ritrovato da solo in bottiglia, per altrettanto caso si ritrovò sul Corriere della Sera. Non solo, ma si ritrovò pure battezzato, da Veronelli in persona, col nome di Re Bianco. Il caso, che fino ad allora sembrava non aver che arriso a quel succo d’uva fermentato, volle però che vi fosse già un vino chiamato Re Nero e che l’idea veronelliana non convincesse per nulla Michele Satta, il quale ebbe garbatamente a farlo presente.

Fu un anagramma, suggerito come mediazione da amici di Veronelli a risolvere l’empasse: Giovin Re.

Ed ecco che ebbe ufficialmente inizio la storia che siamo andati ad assaggiare in verticale in uno dei rari giorni senza pioggia, ed anzi con un sole splendido, di questo inverno 2021.

Ad accoglierci Giacomo Satta, figlio di Michele. 29 anni, studi da agronomo, già a pieno lavoro da qualche anno in vigna e cantina. Ragazzo concreto, parla preciso, sembra placido, ma si accende quando tratta di vino. Si vede che ha una passione che arde sotto. Occhi chiari e capelli rossi.

Con lui ci sono Claudio Benvenuti, nato e cresciuto a un tiro di schioppo dalla cantina di cui oggi è direttore commerciale, e Riccardo Gabriele, PR e appassionato di storia, almeno quanto lo è di vino.

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GIOVIN RE 2000 Viognier 14°
Orange naturale verrebbe da dire, ambrato accennato, di bella limpidezza. Note intriganti di tabacco e cuoio, note di erbe aromatiche fragranti, nepitella, biscotti tostati e spezzati, amaricante lieve, tamarindo, albicocca essiccata. Bocca dall’impatto dolce, intrigante, docile e rilassata, finale che si stabilizza con un retrogusto fumé. 90
E’ una Paola Borboni del vino, un’attrice di grande fascino che lo mantiene inalterato, malgrado le rughe

GIOVIN RE  2004 14°
Dorato di bella potenza e vivace, con note floreali di ginestra, frutto bianco cenni iodati, scoglio e conchiglia, dattero, mandarino essiccato. Bocca molto ricca e succosa, salina, appetitoso, caldo, elegante, rotondo. Bello come finale intrigante caldo e sodo, con retrogusto di tè e camomilla. 88
Incredibile il lato salino un filo conduttore che lo lega e lo conduce, con retrogusto di bella persistenza. Manca di quella lunghezza che gli permetterebbe di fare il salto

GIOVIN RE 2008 13,5°
Dorato di bella potenza, opulento, burro fuso, crema di latte, frutto maturo, yogurt con frutto tropicale, crema di peperoni gialli, tostatura, succosità. Caldo e tenero, soffice, perde in sapidità, ma ha elementi freschi gradevoli. Bel ritorno speziato intrigante, note di pepe bianco e noce moscata. 91
Perde il territorio in parte, trova però lo stile riconoscibile internazionale, quasi al finire dello stile che caratterizzava queglianni . Indubbiamente buono, indubbiamente pacifico, ma forse non è il futuro

GIOVIN RE 2013
Dorato leggero alla vista Note minerali di idrocarburi, cenni di tostato, biscotto, agrumi essiccati come arancia e limoni, mela croccante. In bocca ha vitalità, vero, caldo, potente ma nervoso, teso. Bevibile, gradevole, retrogusto basilico, limone. 93
Qui siamo di fronte ad un Brad Pitt in pieno spolvero, quello di Thelma e Louise per intendersi. Divertente e piacevole dal gusto moderno, ovvero dotato di bevibilità viva.

GIOVIN RE 2015
Ambrato particolare chiaro, note di cuoio e torrefatto, scorza di mandarancio, mandorla e nocciola tostate, anche caffè. In bocca è grintoso e saldo, pieno e ricco, vivace, gustoso, levigato, salino, in bella vitalità. Finale in crescendo caldo e sodo. 91
Un Fregoli a cui piace giocare, ad ingannare in maniera attoriale. Colore e sapore che differiscono quasi in un gioco delle parti, sorpresa invitante al gusto.

GIOVIN RE 2018
Dorato medio, senza eccessi. Naso agrumato di limone e lime, tropicale, mango, Pesca bianca, papaya, basilico, menta, mentuccia, camomilla, tè. Bocca viva e succosa, fresco, vivace, note di grande rotondità, ampia, vivace, succosa, beva godibilissima. 94
Claudia Koll al contrario, una conversione a tutto tondo che stupisce. Bel cambiamento, stravolge, differisce rispetto al passato,  diventa molto intrigante dal sorso gustosissimo in crescendo.

GIOVIN RE 2019
Bel dorato, floreale, pesca gialla, albicocca, agrumato lieve. Bocca di buona densità, succosa, calda, vivace, pulita, violetta, limone, lime in retrogusto. Nel finale bello e succoso invitante potente nervoso. Finale pulitissimo. 93
Diciamo che è giovane, concreto, attuale, ma si può indubbiamente evolvere. Si nota la stoffa, un Leonardo Di Caprio al primo film.

GIOVIN RE 2020
Dorato leggero. Naso da minerale lieve, poi tanti elementi freschi quindi scorze di agrumi gialli e verdi, bocca invitante viva e vegeta. Una raccolta di fiori ed erbe aromatiche. Bocca vera vitale viva invitante. Finale lunghissimo e vivace, salino, macchia mediterranea. 93
Più Pietro Mennea che Usain Bolt: arriverà a vincere le Olimpiadi ma deve ancora fare strada. Da far cresce e irrobustire ma è perfetto.

 

Foto: Claudio Volpi

1 Commento

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Vinologista

circa 3 anni fa - Link

A parte i riferimenti ai vari Brad Pitt, Di Caprio etc.... che mah..boh...si possono acquistare in cantina le annate vecchie del Giovin Re...

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