Una considerazione così banale che ci sono arrivato solo oggi: di Marsala e birre acide

Una considerazione così banale che ci sono arrivato solo oggi: di Marsala e birre acide

di Alessandro Morichetti

In piena trance da esplorazione dei gusti mi sono stappato un Marsala – uno di quelli buoni, il nome non importa – pescandolo dal frigo all’ora dell’aperitivo, un po’ come fanno in Inghilterra con Sherry, Madeira e Porto. Abitudine per noi quantomai insolita, stretti tra Champagne, Prosecco, Franciacorta e Dio ci scampi dai Cava (provati pochi, piaciuti poco, colpa mia certamente).

Ossidativo, perpetuo, più o meno fortificato, giallo oro anzi ambra, in una parola: marsalato. Che suona male e dispregia ma in realtà potrebbe suonare bene come “champagnoso”, se il Marsala non avesse avuto un milione di problemi nella storia, industrializzata fino allo snaturamento. Il fallimento nel rilancio del Marsala è stato approfondito a dovere e non c’è di che essere felici ma ora concentriamoci sulla crema del discorso.

Mi sono stappato un Marsala fatto coi sacri crismi e, mentre sorseggiavo immaginandomi comodamente svaccato su una nave inglese, potenziale grimaldello di marketing che invece abbiamo buttato al cesso come niente fosse, ecco un lampo, un link a cavallo tra i mondi: il gusto per i vini ossidativi tipo Marsala ha molti punti in comune con le birre acide, quelle robe dal Belgio tipo Cantillon, che siano lambic, kriek, gueuze o affini.

Quando approcci certi prodotti devi essere pronto a sovvertire dei parametri, invertire gerarchie e cambiare valore ai fattori: là l’acidità violenta e ogni sorta di odore organico-digestivo, qui l’ossidazione, l’arancionato orgoglioso. All’inizio tendenzialmente questo gusto non piace affatto e respinge.  Poi, sorseggia e sorseggia, quando per qualche motivo entri nel mood che allinea i pianeti, è un trip senza ritorno e quel gusto, quell’inversione, diventa patrimonio interiorizzato e non prescindibile.

Fino al punto che avevo pensato al vino da bere dopo l’aperitivo alternativo ma no, direi che posso continuare col Marsala. Questo profumo di noccioline, noci, miele di castagno, pasta di mandorle e burro di arachidi non mi dispiace nemmeno un po’ e con le birre acide rischia di condividere gli esiti a tavola: la prima cosa che bevi prima di tutto e l’ultima che bevi dopo di tutto.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

3 Commenti

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Denis Mazzucato

circa 7 anni fa - Link

Chissà se quel "perpetuo" è messo lì a caso? Interessante parallelo! Peccato non aver MAI trovato una autentica lambic da assaggiare...

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Francesco Garzon

circa 7 anni fa - Link

Marsala pre-british e un tour intorno a Bruxelles in compagnia dei Brettanomyces bruxellensis Trois, per cercare di inerpicarmi su queste pareti!

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Leonardo Nicotra

circa 7 anni fa - Link

Da marsalese e tifoso disperato del Marsala, grazie !

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