Tutti i vini di Botromagno sarebbero piaciuti a Federico II, compreso il Pier delle Vigne

Tutti i vini di Botromagno sarebbero piaciuti a Federico II, compreso il Pier delle Vigne

di Antonio Tomacelli

Un taglio lungo e profondo, divide in due la città. Il ponte di pietra sutura il santuario della Madonna della Stella alla sponda opposta dell’abisso su cui si alzano un grumo di case bianche: siamo a Gravina di Puglia, nel cuore delle Murge abitate dal falco pellegrino e dalla presenza discreta di Federico II, che qui costruì mezza città e l’ennesimo castello di caccia e di piacere.

166146-800x495Con i suoi cinquecento metri sul livello del mare, e a decine di chilometri dalle lusinghe del mondo, Gravina è il posto ideale per produrre i migliori vini di Puglia, come sanno, da tempo Alberto e Beniamino D’Agostino della cantina Botromagno (anche Poderi D’Agostino quando i vini sono biologici). Dei due fratelli conosco Beniamino, il classico manager che, tra un diradamento e una concimazione in vigna, vola a New York per spiegare agli americani che la Puglia non produce solo grandi rossi ma anche una falanghina 2016 a cui manca solamente la parola (90 p. di naso a fiori e bocca di pesca succosa), un greco e un fiano rigorosi e affilati come un angolo delle vie di Gravina (83 p. cadauno) e un Poggio al bosco Gravina doc 2015 (91 p.) sontuoso e barocco, un bicchiere in cui perdersi per dimenticare le nequizie del mondo e riconciliarsi con la vita. Non vi annoierò con le spiegazioni tecniche sul perché al sud si riescano a produrre dei vini bianchi così vibranti e succulenti ma sappiate che c’è di mezzo la mineralità, l’altitudine, le forti escursioni termiche e il gran manico di un produttore perché, ricordatelo sempre, tra i fattori che qualificano un terroir c’è sempre un umano che il vino lo sa fare.

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Può  mancare il rosato in una cantina pugliese? Certo che no, e i fratelli D’Agostino ne producono addirittura tre: il Lulù 2016, da nero di Troia pulito e fruttato che ha come unico difetto una punta eccessiva di dolcezza (p.83), il Poggio al parco 2016 da nero di troia biologico che non si discosta poi molto dal fratello convenzionale e il Silvium da montepulciano che non sono riuscito ad assaggiare nell’ultima annata.

Il capitolo “vini rossi” è ricco e importante non tanto per la varietà delle bottiglie offerte, quanto per la storia di cui è carica la cantina. Segnalo, ma solo perché li ho assaggiati durante il Radici Wine Festival, il Serre al trono 2015, una versione del nero di Troia succulenta e piaciona, tutta frutti neri e sottobosco, lontana anni luce da certe bottiglie difficili prodotte più a nord (p.86).

Infine lui, il Pier delle Vigne 2012, uno degli ultimi figli di Severino Garofano, che un tempo fu l’enologo della cantina. La “ricetta” è sempre quella, un sessanta per cento di aglianico e quaranta di Montepulciano a rifinire il tutto, vigne sufficientemente vecchie e 24 mesi in barrique di secondo passaggio (92 p.).

È un vino imperioso, eccessivo e senza compromessi, elegante e brutale come il volo del falco che si abbatte sulla preda. Un colpo d’ali basterà per riguadagnare il cielo e capire perché, da queste parti, il vino lo sanno fare.

 

Botromagno Società Agricola
Via Archimede, 24 70024 Gravina in Puglia (Ba) Italy
Mail: info@botromagno.it
 Tel. +39 080 3265865
 Fax +39 080 3269026

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

3 Commenti

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Maurizio Gily

circa 7 anni fa - Link

Ben fatto Antò! Senza nulla togliere all'uomo e ai suoi meriti, (poi Beniamino è anche un amico) ho pensato la prima volta che l'ho visitato che quello è un terroir magico. La terra, la pietra, la luce, il vento. E finché siamo ancora in pochi a saperlo è meglio farsi la scorta. Senza scordare il pane di Altamura e l'olio.

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Beniamino

circa 7 anni fa - Link

Caro Maurizio, se parli così della mia terra, non mi togli nulla anzi...mi gratifichi. Io penso da sempre che, senza voler millantare nulla, questo angolo di Murgia potrebbe diventare la nuova Montalcino se altri venissero ad investire.

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giuseppeb.

circa 7 anni fa - Link

:-)

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