Tipi longevi: Torgiano Rosso Riserva Vigna Monticchio di Lungarotti, dal 1977 al 2010

Tipi longevi: Torgiano Rosso Riserva Vigna Monticchio di Lungarotti, dal 1977 al 2010

di Andrea Gori

Ogni rivoluzione del vino parte da una rivoluzione in vigna, mai dalla cantina. Anche per il Torgiano Rosso Riserva Vigna Monticchio, uno dei vini più longevi d’Italia oltreché uno dei migliori, è andata così. Per rendersene conto basta rileggere la vicenda di Giorgio Lungarotti che all’inizio degli anni ’60 raduna le sue proprietà attorno a Torgiano (in Umbria) e mette a dimora in pochi anni quasi un milione di barbatelle su 230 ettari.

Studia clima e zone con sottozone omogenee, e parte con un progetto: posizionare decine di capanne meteo nei vigneti, cominciando a rilevare i dati non solamente riguardanti l’intera azienda nel complesso, ma quelli molto specifici vigneto per vigneto, e spesso anche in maniera più fine. Una gestione agronomica attentissima, e anni luce avanti rispetto agli altri (compreso la Toscana e il Piemonte dell’epoca) lo portano a stimare (siamo negli anni ’70) per alcune vigne la quantità precisa di ore di luce e di temperatura attiva (tra i 10 e i 30 gradi), che servono per la maturità ideale del vino che doveva nascere dai suoi ettari migliori di sangiovese, la Vigna Monticchio.

In termini pratici vuol dire, ad esempio, a fine luglio o inizio agosto sapere esattamente dove scaricare uva da pianta, perché il vigneto è in ritardo, oppure lasciare dove è in anticipo o in tempi canonici. Al lavoro in vigna segue il lavoro, non solo architettonico, per la cantina, e quello che riguarda fin da subito il progetto turistico-culturale, con la realizzazione del museo del vino e dell’olio, con coppe e manufatti di tutte le epoche.

Tornando al nostro vino, siamo non lontani dalle sponde del Tevere, a 50 mt. slm, e si sale fino ai 500 dove ci sono i cru aziendali a base sangiovese. La prima annata è la 1962 (ancora presente in azienda), e tutte insieme raccontano una storia precisa e bellissima, con tutti i cambiamenti di potatura, allevamento e vitigni come il sangiovese senza più canaiolo dal 2009: all’inizio infatti si usava un 20% di canaiolo per ammorbidire il tannino.

Ogni anno poche bottiglie, dai 15 ettari di cru con selezione rigorosa, mai più di 15-20mila bottiglie. Scelta unica e mai cambiata per il legno: Giorgio Lungarotti scelse un solo tipo di botte da 50hl acquistata sempre da un unico produttore, con rovere dal Massiccio centrale della Francia. Per la bottiglia si scelse la borgognotta, per sottolineare l’eleganza e la finezza.

Schermata 2017-11-20 alle 19.24.21

Vigna Monticchio 1977
Granato quasi arancio, ampio e fine, note di torrefazione caffè, cacao e carrube, anche ebanisteria e sacrestia. Intensità straordinaria anche in bocca, di polpa e gusto fresco, tannino di piacevolezza rara. C’è progressione e persistenza, equilibrio straordinario tra dolce immediato poi smorzato da acidità e tannino. Un vino ancora da tavola, impressionante. 93

Vigna Monticchio 1997
L’annata spartiacque per la gestione del vigneto ha oggi un profilo molto delicato, ma pochi la capirono da subito. Giorgio ne mise da parte molte bottiglie per fortuna. Amarena e ciliegie, freschezza, armonia e selvatico humus, tartufo. Ancora incenso, rose, fine, distinto ed elegantissimo senza nessuna cottura. Il sorso è cremoso, fresco e sapido con tannino dolce ma ben integrato, carnoso e speziato che si trattiene a lungo. 95

Vigna Monticchio 2000
Annata calda, colore granato ma naso pieno di rosmarino, salvia, olive e poi amarena, funghi sottobosco. Ha una bella sapidità, vino più cicciotto e calorico, dal frutto avvolgente ma con meno eleganza e più rotondità che viene smorzata dall’acidità. Vino che prospetta evoluzione futura ancora più importante. 94

Vigna Monticchio 2004
Fresco, ampio ed equilibrato, naso di amarena, lamponi, ciliegie, pepe e spezie, ematico e torrefatto, tannino che dona una bella astringenza senza strozzare il palato, calore poi energia, succulenza di frutto con sapidità che coinvolge e allunga piacere ed emozione, sempre forte ma con un carattere più ricco e meno elegante del solito. 92

Vigna Monticchio 2009 (sangiovese 100%)
Annata classica che al naso sa di visciole, amarene, poi succo di mirtillo intenso e polposo che emerge prepotente. Bocca godereccia e corposa, sapida con grande estrazione e intensità, tannino serrato che stringe nel rigore l’opulenza di frutto e senape. Un vino ancora in fasce per il tannino acceso ma decisamente promettente, con un evoluzione sicura ma molto in là da venire. 94+

Vigna Monticchio 2010
Annata calda e vino da poco in commercio. È ampio, fruttato e compatto ma fresco di amarena, ribes e spezie appena accennate. Il legno è poco presente ma aggiunge complessità. Bocca ricca ma già godibile quasi al suo massimo, maggiore struttura e corpo di altre annate, poi morbidezza e immediatezza, già abbordabile e godibile nonostante la struttura sia simile ad annate longeve. Ha un equilibrio speciale in questa fase evolutiva che lo rende bevibile già oggi. Volendo, eh! 93

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

Nessun Commento

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.