Time machine | Quando Mario Soldati vendeva il Brunello per quattro tozzi di pane

di Giovanni Corazzol

Un buon amico trova nella biblioteca di famiglia un libello con copertina rigida blu e dal titolo inequivocabilmente enoico: Vino al Vino. Essendo stato più volte coinvolto in deschi attorno ai quali ho consultato carte dei vini con espressione corrucciata ed esistenzialista, l’amico ha collegato il libro a me ed ha ritenuto drammaticamente (per la sua famiglia) di privarsi del suddetto libello facendomene dono. Gradito. Assai. Naturalmente come ogni buon fissato, il libro di Mario Soldati già ce l’avevo, però nella sobria edizione Oscar Mondadori ristampata nel 2006, quella per intenderci con le illustrazioni di Tabusso tra cui il ritratto dello stesso Soldati utilizzato in copertina.

Quella che l’amico mi porge invece è del 1969, è quindi una prima edizione. Oltre al valore intrinseco del libro, questa edizione contiene due cose straordinarie: la prima sono le fotografie scattate dal figlio Wolfango durante le visite del padre ai luoghi ed ai produttori descritti nel libro, l’altra è un documento che mi ha fatto sobbalzare e di cui vedete qui l’immagine. Si tratta di un coupon da indirizzare all’Istituto Enologico Italiano di Verona per l’acquisto di alcuni vini descritti nel libro. Come notate non compaiono i nomi dei produttori, però è facile desumerli sfogliando il testo. Dunque, citiamone alcuni: il Brunello ’63 è di Biondi-Santi, il cabernet ’61 è di Tenuta San Leonardo, il Lessona ’65 è di Cantine Sella, lo spumante di Trento del ’61 (la bottiglia più cara del lotto) è Ferrari. Ci sono altri nomi noti tra cui Quintarelli, Pellizzati Perego e Tasca D’Almerita. Insomma, un gran bel bere.

Ora il diavoletto che è in me spinge a cercare qualche tabella di conversione per scoprire come si sono evoluti i prezzi del vino. Utilizzando i coefficienti di rivalutazione monetaria in base all’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (fonte ISTAT) saltano fuori dei risultati piuttosto divertenti, ad esempio: il Brunello di Montalcino del 1963 del Greppo viene offerto nel 1969 (anno della pubblicazione del libro) a 970 lire a bottiglia. Usando il coefficiente moltiplicatore del 1969 (17,246) risulterebbe che nel 2011 il valore attualizzato di quella bottiglia dovrebbe essere 16.728,62 lire o meglio 8,64 euro. Non vi basta? Allora eccovi qualche altro riferimento giusto per farsi un’idea: nel 1970 lo stipendio medio mensile era di 120.000 lire ca., un chilo di pane costava 230 lire, una tazzina di caffè 70 lire. Ecco, diciamo allora che un brunello nel 1970 costava poco più di 13 caffè. ehm, qualcuno ha una macchina del tempo da prestarmi?

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

36 Commenti

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GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Ce n'è una a due posti? Vengo anche io.

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Nel 69 l'italiano medio beveva vino sfuso o dal bottiglione di due litri. Pochi, beatamente, sapevano e molti, gloriosamente, ignoravano. Penso che sia una questione di domanda ed offerta. Molta piu' gente,oggi, rispetto al passato e propensa ad acquistare ed assaggiare un vino blasonato. E poi la tecnologia nella vinificazione e' diventata sofisticata e costosa e il contadino con gli scarponi non esiste piu'; avete notato a "Linea verde" della RAi 1, i proprietari intervistati? Anno tutti l'aria, posticcia, dei grandi aristocratici di campagna bardati all'inglese. Tutto questo, ovviamente, ha un costo che si riflette, fatalmente, sul prezzo della bottiglia.

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Luca Cravanzola

circa 12 anni fa - Link

Brunello 63 970 lire Moscatello 65 1150 lire Chi, di quelli che conoscono profondamente la storia di Montalcino e della toscana in genere, ha voglia di spiegarmi il perchè? Non ditemi che Rivella... Scherzi a parte: cosa è successo?

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Michele Braganti

circa 12 anni fa - Link

..attendo la risposta di cinelli colombini in merito.....

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Enoteca Pitti Gola e Cantina - Firenze

circa 12 anni fa - Link

Oltre al coefficiente moltiplicatore dell'Istat, andrebbe però inserito nella formula anche un coefficiente del mutamento "Culturale" che ha avuto il vino nella società degli ultimi 50 anni...

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

sarebbe in grado di quantificarlo?

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Tommaso Farina

circa 12 anni fa - Link

Anche Veronelli, la prima volta che capitò in una cantina valtellinese, mi pare Nino Negri, saputo che lo Sforzato costava pochissimo, disse: "Lo compro tutto io!".

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esp

circa 12 anni fa - Link

Al primo Bibe, che si tenne a Genova nel 1970 (con una formula da sagra paesana mai più, per disgrazia, usata) il Barolo di Aldo Conterno del 64 costava 800 lire alla bottiglia, consegna a casa inclusa. Ed era uno dei vini più cari di tutta la manifestazione. Da Giacomo Bologna comprai Barbera e Grignolino, e ricordo un buonissimo Gattinara con una bottiglia panciuta, collo sottile e colata di ceralacca sul tappo. Tutte queste bottiglie costavano meno del Barolo. I prezzi, non solo del vino, presero il volo a cominciare dal 1973, a causa dello chock petrolifero. Capitava di prendere il caffè a 200 lire al mattino e a 250 al pomeriggio. Rivella l' ho conosciuto nell' 80. Ha avuto il merito, e il coraggio, in epoca pre-metanolo di proporre all' estero, segnatamente negli USA, i nostri vini, mettendoli in concorrenza con i vini francesi, operazione che, all' epoca, sembrava follia. Purtroppo, anche i prezzi si sono...americanizzati.

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anonimo montalcinese

circa 12 anni fa - Link

Se le capita di passare al Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello potrà vedere alcuni documenti divertenti, tra cui la prima spedizione di Biondi Santi in USA negli anni '20 e un grafico dei nostri prezzi al pubblico negli ultimi ottanta anni, verificato e attualizzato ad Euro dal centro studi BNL; i prezzi del Brunello negli ultimi ottanta anni sono stati analoghi a quelli di ora. Se poi scende in Fattoria dei Barbi sarò lieto di farle vedere il nostro primo documento di esportazione, datato 1817. Quanto agli USA, sarò lieto di farle vedere anche una chicca mai pubblicata; il carteggio tra noi e Banfi di fine anni '60 inizio anni '70 quando loro volevano importare 50/100.000 nostre bottiglie all'anno (già ne facevamo di più). Rifiutammo perchè eravamo già là da anni con la PL Imports di Anna Maria Lepore, così come c'erano già diversi altri brunellai. Questo molti anni prima del 1980 che cita lei come "data d'arrivo" del Brunello negli USA. Non credo proprio di sbagliare quando dico che il Brunello aveva negli anni '70 e primi '80 percentuali più alte di ora sul totale fatturato del vino italiano in USA.

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esp

circa 12 anni fa - Link

Questo molti anni prima del 1980 che cita lei come “data d’arrivo” del Brunello negli USA. Ma chi...io???

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francesco bonfio

circa 12 anni fa - Link

ho dei dubbi sul fatto che il Brunello di Montalcino sia quello di Biondi Santi. Ho consultato il Catalogo Bolaffi dei Vini d'Italia pubblicato nel 1972 a cura di Luigi Veronelli e per il Brunello di Montalcino Biondi Santi comunica i seguenti prezzi al privato: annata 1964 14.500 lire; 1961 a 11.500; ora è vero che il 1963 non fu considerata una buona annata ma 970 lire a bottiglia mi fa pensare che non sia del Greppo. Nella stessa pagina si cita il Brunello dei Barbi 1967 a 1.500 lire, quello del 1964 a 1.600 ed il 1962 a 1.900 mentre Il Poggione terza ed ultima azienda riportata nella guida indica genericamente l'ultima annata in commercio a 1.250.

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Sarebbe grave (ohibò), credo. Nel buono d'ordine si dice: "I vini selezionati da Mario Soldati e descritti in questo volume (grassetto e sottolineato), sono stati raccolti, con il controllo dell'autore [...]. Nel viaggio del 1968 nelle Provincie di Siena e Firenze l'unico brunello di cui si parla è quello della Tenuta del Greppio di Biondi-Santi. Non sarebbe una gran cosa se a distanza di anni saltasse fuori che i vini venduti attraverso il libro in realtà non erano quelli dichiarati.

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francesco bonfio

circa 12 anni fa - Link

no, andrebbero solo rivisti i conteggi e forse le conseguenti considerazioni.

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Questa è una delle fonti utilizzate per calcolare la rivalutazione monetaria. E' dell' ufficio statistica della Camera di Commercio di Cremona, ma si basa su dati ISTAT. http://www.cciaa.cremona.it/studi/rivalutazione.htm

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GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Conteggi e considerazioni mi sembrano ineccepibili indipendentemente che quello fosse o meno Biondi Santi e 1.750 lire per un Ferrari non è niente male come prezzo. :)

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Montosoli

circa 12 anni fa - Link

E tutta colpa del Maledetto Euro.... Anche io nel 1990 dormivo in un Hotel 3 stelle per 45.000 lire.......oggi lo stesso posto vuole 75.00 Euro Un boccione di Chianti Ruffino Blu costava 5.000 lire Con la Lira stavamo tutti bene....e si risparmiava.....oggi con l'Euro si campa di aria.....

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Il nostro Brunello 1963 costava a listino Lire 1.500, che riportato in Euro con la tabella ISTAT per i vini e simili (non quella generica che hai usato tu) da un prezzo superiore a quello attuale. E all'epoca Biondi Santi costava circa il doppio di noi. Quello citato da Soldati probabilmente era Poggio alle Mura o Valdisuga, che all'epoca avevano prezzi decisamente più bassi. Se interessa al Museo del Brunello c'é una tabella con i nostri prezzi al pubblico del Brunello dal 1921 al 2009, controllata per l'autenticità del dato e attualizzata in Euro dal centro studi di BNL; in ottanta anni i prezzi sono sostanzialmente invariati, il Brunello è sempre stato un vino caro. Mi spiace Corazzol, ma usando una sola fonte (per quanto autorevole) la topica è probabile. E tu l'hai fatta, ahi, ahi, ahi.....

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

PS nel 1963 di produttori ce n'erano diversi, non solo noi e Biondi Santi. C'era il Poggione, Costanti, Lisini, Valdisuga, Nozzoli, Lovatelli, Poggio alle Mura, Angelini e vari altri, più credo (devo controllare) la cantina sociale che poi chiuse. Non sono sicuro se La Fortuna o La Capanna imbottigliassero già, comunque chi voleva un Brunello poteva già scegliere su venti o trenta alternative; non è un pochino temerario attribuire necessariamente quelle bottiglie di Soldati a Biondi Santi?

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Curioso

circa 12 anni fa - Link

Mi scusi Cinelli, Lovatelli=Argiano?

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Si, i Lovatelli erano i proprietari di Argiano. Gli Angelini erano proprietari di Castelgiocondo, Montosoli e Zucca. Di loro c'é una affascinante analisi (ufficiale, fatta dalla Provinciavdi Siena!) di un Brunello del 1843. I Nozzoli erano proprietari di una ventina di aziende attuali tra Torrenieri e Buonconvento, i Clementi delle attuali aziende di Neri, di vari Mantengoli e del Castello di Bossi. I Biondi di Castelfalfi (nessuna parentela con i Biondi Santi) avevano Castiglion del Bosco. Ce ne sono tanti altri, e tutti non esistono più ma producevano Brunello. Sono le "contrade morte" di Montalcino.

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Si vede che non riesco a spiegarmi. Nel post ho riportato due dati per fare un raffronto: 1) il coefficiente definito dall'istat. 2) il prezzo di alcuni beni di consumo, tra cui il caffè per fare un raffronto. Se volessimo considerare il coefficiente sbagliato e prendere per buono quello da lei citato (prometto di approfondire) resta pero' il dato incontrovertibile del prezzo di una tazzina di caffè a fare da utile termine di raffronto. Sulla definizione certa del vino messo in vendita mi limito a sollecitarvi una riflessione sul significato della frase che ho riportato al gentile Bonfio ed all' indice dei vini riportati nel libro del 69. Poi si figuri semmai se non ammetto la topica. Non sarebbe ne' la prima ne'' la la più significativa.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Dai, non la prenda così male! Il vino è gioco, sennò che Bacco è? Purtroppo anche ora qualche Brunello si può trovare al prezzo di poche tazze di caffè, per cui questa non è una notizia. Però mica è Biondi Santi.

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Nooo. Mi creda Stefano, il mio negozietto di figuracce è ben fornito; ho superato da tempo il livello entro cui si cerca di combattere strenuamente per evitarne una nuova. In questo caso però da qualche parte deve concedermi che qualcosa non torna. Il bollettino sopra riportato è originale, nulla da dire. I prezzi quindi sono quelli e sono del 1969, e anche qui nulla da dire. A pagina 193 dell'edizione del 1969, nel capitolo "Elenco dei vini descritti","In provincia di Siena e Firenze", alla voce "Brunello di Montalcino" si riportano testualmente le seguenti parole: "uva: 100% Brunello di Montalcino (Sangiovese grosso) Tancredi Biondi-Santi, Fattoria il Greppo, Montalcino (Siena)." e non si parla di altre bottiglie o di altri produttori. Ribadisco poi che l'assunzione che il prezzo offerto in questa curiosa interazione tra editoria libraria e vendita del vino, fosse 970 lire è data dall'indicazione nel bollettino di "brunello '63" e dalla frase: “I vini selezionati da Mario Soldati e descritti in questo volume, sono stati raccolti, con il controllo dell’autore [...]" Se vuole a questo punto il tema lo spostiamo e lo facciamo diventare: la capacità di Soldati di far spuntare uno sconto eccezionale ai suoi lettori oppure peggio, ma non potrei mai crederci, che si sia reso corresponsabile di un' impensabile raggiro. @Anonimo Montalcinese lei potrebbe aiutarci? PS: nel posto ho utilizzato il brunello, ma avrei potuto usare qualunque altro dei vini elencati. Temo si immagini una sorta di accanimento che c'è, sì, ma solo nel mescerlo tutte le volte che ho la possibilità di berne.

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Francesco Bonfio

circa 12 anni fa - Link

Veda, lei è precisissimo. Solo che se io prendo il prezzo che ho tratto dal Catalogo Bolaffi e lo parametro sulle 70 lire del caffè viene fuori che il Brunello Biondi Santi 2004 in vendita a 75,90 costa meno dell'annata 1963 (attualizzato sul valore del caffè al bar). La qual cosa è confermata da Stefano Cinelli che saluto. Alla fine del discorso (opto comunque per un trattamento di riguardo applicato all'operazione di Soldati)resta il fatto che in 50 anni il Brunello non è poi aumentato molto, anzi. Oltretutto nel mercato del vino abbiamo assistito a fasi di grande depressione e fasi di esaltazione. Non ho dati se non la mia memoria ma intorno agli anni '74/'75 il Chianti valeva sfuso 27.000 lire al quintale. In 45 anni il vino è passato anche per vette di 400 euro/hl ma ha toccato, anche di recente livelli molto bassi come 30 euro/hl. Se prendo il primo dato ci accorgiamo che il Chianti è aumentato di 28 volte ma sul secondo dato l'aumento è solo un misero raddoppio.

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Non mi permetto di mettere in dubbio né il prezzo praticato da Cinelli Colombini all'epoca, né la correttezza del prezzo riportato sul Bolaffi, ovvio. Però resta il fatto che in quel buono il prezzo era 970 lire e che, fino a prova contraria, quel buono era allegato o al libro di Soldati o agli articoli del settimanale in cui uscirono gli articoli che poi formarono il libro. In entrambi i casi però il vino, per le ragioni più volte dette, è il Brunello di Biondi Santi. Se così non fosse ci troveremmo di fronte ad altro genere di questione. Se invece così fosse: a)ribadisco il desiderio di essere dotato di macchina del tempo b)avrei motivo per ammirare ancor più Soldati che riuscì a rendere accessibili simili vini a prezzi eccezionali. Come si comporterebbe il presidente di Vinarius se oggi uscisse un'iniziativa editoriale del genere?

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Chiedo scusa per l'errore, qualcuno ha trafficato con il mio computer mentre non c'ero ed ha modificato l'indirizzo, anonimo montalcinese in questo caso sono io. Non so com'é andata con i vini di Soldati, e lui ahimè non può più raccontarcelo. Peró nei miei ricordi di bambino era un tipo ameno e parecchio burlone, e a quei tempi una certa "disinvoltura" era abbastanza diffusa; ci si ricordava di più che il vino è un divertimento e non un serissimo business o, peggio, un oggetto di fanatismi. Non escludo che il buon Soldati abbia agitato come specchietto per le allodole il Biondi Santi, e poi abbia rifilato un altro buon Brunello a basso prezzo. Ce n'erano anche allora.

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Spero di essere arrivato ad una possibile spiegazione: Vino al Vino non nasce libro. Col titolo "Alla scoperta dei vini genuini" nasce come reportage uscito su un settimanale a partire dal 17 novembre 1968 e, dato il successo, raccolto poi nel 1969 nel primo dei tre volumi di cui si compone il libro. Nel settimanale in questione veniva associato all'articolo un coupon che i lettori potevano inviare all'Istituto Enologico Italiano. Da scoprire ora se l'iniziativa fu poi estesa anche al libro come parrebbe dalla frase "incriminata" che ho riportato.

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Francesco Bonfio

circa 12 anni fa - Link

Come si comporterebbe il presidente di Vinarius se oggi uscisse un’iniziativa editoriale del genere? Rispondo qui perché non c'è più posto dall'altra parte. Il presidente Vinarius ne sarebbe felice. E' interesse di tutti che si possano bere grandi vini a prezzi sbagliati (perché troppo bassi). E direbbe a quei pochi associati che invece avessero a lamentarsene come rispose quella grande produttrice di champagne allorché alti ufficiali tedeschi entrarono delle cantine private generando la preoccupazione dei servitori: " Madame, stanno aprendo e bevendo tutte le bottiglie migliori che abbiamo" Lei, serafica:"Lasciate che facciano. più ne bevono, più non potranno farne a meno in futuro, quando sarà finita la guerra".

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Discussione spassosissima. Si potrebbe azzardare che Soldati abbia ottenuto uno sconto proporzionale alla sua fama, o ahime' abbia pagato in "Nero" la differenza; pratica, comunque, usatissima da noi. Dice bene l'Anonimo quando invita alla leggiadria : il vino, quello buono, non e' una medicina amara ma bensi fonte di piacere.

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andrea terraneo

circa 12 anni fa - Link

intevengo solo per invitare chi non lo avesse già fatto a scorrere tutta la lista dei vini che è pubblicata in testa al post; ora io non ero nemmeno nato in quegli anni e quindi la mia memoria storica non è valida.. ma cosi facendo puri paragoni verrebbe fuori che in quegli anni 1 bt di Chambave Rouge del 61 (1180 lire che attualizzato con il coefficente ad oggi 20.355 lire circa) 1 bt di valtelina superiore sassella 57 (1100 lire che attualizzato con il coefficente ad oggi 18.975 lire circa) 1 bt di Pinot Secco del 64 (1600 lire che attualizzato con il coefficente ad oggi 27,600 lire circa) costassero molto piu' del brunello in questione cosi, solo per puro spirito di analisi chiedo a Corazzol se ci sa indicare i produttori dei vini che ho indicato a cui farebbe riferimento nel libro. grazie andrea

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

VINI DI SICILIA regaleali bianco: conte tasca d'almerita etna bianco: barone nicolosi di villagrande moscato: casa vinicola arethusa etna rosso: barone nicolosi di villagrande regaleali rosso: conte tasca d'almerita VINI DI TOSCANA chianti: letizia rimediotti mattioli brunello: quoque biondi santi nobile di montepulciano: san'agnese vernaccia : tenuta di pietrafitta VINI DI TRENTO E VERONA soave: cantina sociale spumante: ferrari teroldego: franco donati cabernet: san leonardo teroldego rosato: donati marzemino: giacomo angelini amarone: tenuta pulè VINI DI CAMPANIA greco: scuola statale di viticoltura e di enologia (AV) aglianico: scuola statale di viticoltura e di enologia (AV) gragnano: antonio pentangelo VINI DI LOMBARDIA valtellina: az.agr.Tona grumello: arpepe sassella: arpepe clastidio: ballabio pinot secco: ballabio VINI DI IVREA, AOSTA E BIELLA chambave: ezio voyat erbaluce: scuola di enologia e viticoltura caluso passito: corrado gnavi carema: cantina sociale mesolone: armando beccaro bramaterra: sella lessona: sella

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Tommaso Farina

circa 12 anni fa - Link

Tra l'altro ieri riflettevo sul numero abnorme di vecchie bottiglie di Scanavino che ci sono in giro.

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gp

circa 12 anni fa - Link

E' possibile pensare che l'Istituto Enologico Italiano di Verona a cui andava inviato il buono d'ordine svolgesse la funzione di camera di compensazione tra i diversi vini e le diverse regioni di provenienza? A ben vedere, la distanza tra il prezzo più basso e quello più alto è pari a circa 1.000 lire di allora: non è tanto se si pensa che alcune delle "scoperte" di Soldati erano semisconosciute, mentre altri vini erano già famosi a livello internazionale. Questo spiegherebbe come sia possibile la presenza nella cassa di 12 bottiglie dedicata alla Toscana di una bottiglia di Brunello nominalmente a 970 lire (una sola, si noti bene). Secondo l'indicazione indiretta del buono citata da Corazzol dovrebbe essere il Brunello di Biondi Santi, vino che secondo il catalogo Bolaffi redatto da Veronelli pochi anni dopo risultava avere ben altro prezzo di mercato, come ci è stato ricordato: se il prezzo indicato dal buono è nominale, tutto torna.

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Nel retro del coupon riportato nell'immagine è presente un modulo da compilare qualora si volesse comporre i cartoni diversamente dalla proposta regionale.

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gp

circa 12 anni fa - Link

La storia si fa sempre più misteriosa!

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Bernstein e Woodward mi stanno dietro, per distacco. Ho riletto le "Note al testo" dell'edizione in mio possesso (Oscar Mondadori, ed. 2006). Vi si legge che, come già anticipato in un commento precedente, Vino al Vino non nasce libro, ma reportage giornalistico commissionato a Soldati dal settimanale GRAZIA (ed. Mondadori). Solo in seguito, con abbondanti revisioni ed integrazioni, gli articoli diverranno il primo libro edito da Mondadori nel 1969. Chi ha scritto le suddette note è il prof. Stefano Ghidinelli, docente di Letteratura Italiana contemporanea presso l'Università degli Studi di Milano. Molto gentilmente il professor Ghidinelli mi ha confermato che l'idea del coupon nacque con gli articoli pubblicati su GRAZIA. Ghidinelli mi offre anche due solidi argomenti per consolidare l'ipotesi che il coupon riportato nel post fosse in effetti allegato al libro: 1) il coupon di GRAZIA aveva forma e aspetto diversi in quanto impaginato nel formato del settimanale 2) nel settimanale i coupon erano proposti alla fine di ogni articolo ed ogni articolo proponeva solo alcuni vini, quelli trattati nell'articolo, non tutti quelli descritti del libro; e il nostro coupon elenca tutti i vini elencati nel libro. Quindi senza dubbio il coupon era allegato al libro pubblicato nel 1969. No doubt. Rispetto al tema prezzo, non sarà affatto facile riuscire a recuperare informazioni certe. Ho provato a sentire l'Istituto Enologico Italiano che però nel frattempo ha cambiato proprietà e non è in grado di risalire tanto indietro. Mi hanno però potuto dare un'altra informazione interessante. L'istituto venne fondato nel 1968 per volere di Arnaldo Mondadori, grande appassionato di vini. Pertanto l'ipotesi che ora più di altre mi sembra percorribile è che quei prezzi straordinari fossero stati proposti per promuovere il neonato Istituto e aumentare le vendite del settimanale. PS: appena posso vado in emeroteca e controllo gli inserzionisti. diavoletto che sono. stay tuned

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