Tavernello fa il vino senza solfiti: e allora?

Tavernello fa il vino senza solfiti: e allora?

di Antonio Tomacelli

“Greenwashing è un neologismo indicante la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti.”. 

No, Wikipedia non mi è di nessun aiuto. L’operazione messa su da Caviro, in effetti, non è un greenwashing ma è più complessa e a suo modo, raffinata.

Cominciamo dall’analisi del prodotto: il Tavernello Sunlight “senza solfiti aggiunti” fa sua una delle grandi battaglie dei produttori di vini naturali, fautori da sempre del minimo interventismo in cantina, quelli che guai a far entrare la chimica e gli additivi qui dentro. Proprio da loro, qualche anno fa, è partita la Santa Crociata contro lo zolfo, sostanza che, lo ricordiamo, serve a conservare il vino dai tempi degli antichi romani. Qualche grammo qui e là e il nostro vino evita pericolosi batteri, perniciose rifermentazioni e malattie letali.

Il costo per gli umani è, in caso di eccessi, un bel cerchio alla testa e nei casi più gravi, il mal di testa vero e proprio. Ecco perché il nostro prezioso alleato è stato bandito, correndo spesso il rischio di vini che imputridivano a causa della scarsa protezione, ma il karma di questi anni è stato “se puzza fa bene”. More or less.

Torniamo al nostro Tavernello che un po’ cavalca il trend dei vini naturali e un po’ aumenta i fatturati cambiando tutto perché non cambi niente. Certo, è un vino industriale ma è fatto bene e rispetta certe procedure per la riduzione dell’inquinamento, molto più di tante piccole aziende che la carbon footprint neanche sanno cos’è.

E quindi lo scandalo dov’è? Il vino naturale sta vincendo la sua battaglia, i grandi produttori si stanno piegando alle sue leggi e a noi non resta che rallegrarci della scelta.

Controllando che certi comportamenti non siano solo vuoti slogan.

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

32 Commenti

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Paolo A.

circa 4 anni fa - Link

Ma se microfiltrano a che gli servono i solfiti?

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Armin

circa 4 anni fa - Link

La filtrazione sterile evita alterazioni microbiologiche ma l'anidride solforosa ha tra l'altro anche una funzione antiossidante. E su quello la filtrazione non ti aiuta, anzi.

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Mattia

circa 4 anni fa - Link

La solforosa è usata ormai soprattutto per avere un risultato certo, in termini di struttura e di profilo aromatico anche. È un'escamotage per dare al vino una parvenza di qualità, per quanto sembri paradossale il bevitore medio è facilmente ingannato. Per questo anche da quando si abusa di solfiti, i vini sono molto più simili fra loro soprattutto di fascia bassa, ma anche i top di gamma.

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Pierluigi

circa 4 anni fa - Link

Beh! Uno in più o uno in meno che si dichiara naturale........

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vinogodi

circa 4 anni fa - Link

...io sono seriamente preoccupato della capacità di invecchiamento, soprattutto lungo o lunghissimo, del Tavernello senza solfiti , soprattutto nel Tavernello bianco , con grandissimo rischio di premox ...

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Damiano

circa 4 anni fa - Link

Già, tutti quei soldi spesi in R&D su tappi e materiale dei contenitori con l'obiettivo di massimizzare la capacità d'invecchiamento, vanificati dall'eliminazione dei solfiti.

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Stefano

circa 4 anni fa - Link

Ditemi piuttosto se qualcuno li ha assaggiati e se c'è differenza col prodotto tradizionale

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Mattia

circa 4 anni fa - Link

Buongiorno, Subito qualche precisazione: 1- gli antichi romani non usavano certamente la solforosa o zolfo in nessuna delle due forme per fare o preservare il vino. Un vino fatto bene, sano, con un buon raccolto oggi possibile solo nelle migliori annate, non ha mai avuto bisogno di preservanti, anti ossidanti, ecc.. sì conserva da sé nelle giuste condizioni. 2- l'uso di alcune forme derivati dello zolfo niente ha da spartire con i relativi prodotti odierni, frutto delle moderne tecniche della Chimica. Non confondiamo i farisei con i samaritani, o la merda con la cioccolata. Per il resto è chiaro che per molti la lotta ai solfiti aggiunti è diventato solo uno slogan per il marketing. Sono d'accordo. P.S. Le conseguenze dell'eccesso di solfiti, soprattutto chimici, sull'organismo non sono il famoso cerchio alla testa che è legato alla percentuale di metanolo. Ma piuttosto o riguardano i tumori degli organi digestivi, in particolare fegato e pancreas.

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Giovanni Miccoli

circa 4 anni fa - Link

Analisi lucida complimenti! Finalmente uno che dice la verità sull'effetto dell' anidride solforosa!

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Mattia

circa 4 anni fa - Link

Grazie..dovere!

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paolo

circa 4 anni fa - Link

bravo Mattia 😉

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Massimiliano

circa 4 anni fa - Link

Bè, certo, un "ottimo" vino. Strano che in oltre 30 e più anni di attività, commercializzino sempre lo stesso ed identico prodotto; colore, sapore e gradazione, considerando che ogni vendemmia è diversa dalla precedente e dalla successiva! Preferisco spendere qualcosa in più!

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Luciano

circa 4 anni fa - Link

Il vino che beviamo generalmente a casa, io lo compro al mercatino a km 0, da un agricoltore di Romans d'Isonzo e, per me, è un buon vino. Io non me ne intendo di pratiche enologiche, adoravo il Brunello di Montalcino, il Mobile di Montepulciano, il Chianti classico, ma ora preferisco il vino fresco, massimo di un anno. Non so se il viticoltore di Romans usi prodotti chimici, chiarificazioni od altro, ma dopo un anno dall'imbottigliamento, le sue bottiglie presentano depositi sul fondo, così come 50 anni fa trovato nelle bottiglie d'annata dei vini da invecchiamento, e questo mi basta. Dopo hanno rovinato il vino, facendone un prodotto inalterabile.

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Carlo

circa 4 anni fa - Link

Il "Mobile di Montepulciano" dev'essere l'armadio dove appendi le camice nella tua casa in Toscana.

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Luciano

circa 4 anni fa - Link

Non possiedo armadi in Toscana, il Mobile di Montepulciano è la cassapanca in cui mi nascosi quando il marito della mia bella rientrò in anticipo!

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carlo

circa 4 anni fa - Link

Ahahahahah, questa mi è piaciuta

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marcow

circa 4 anni fa - Link

Su come abbiano raggiunto l'obiettivo
queste sintetiche dichiarazioni della Caviro.
Shelf life minima garantita di 12 mesi.
__
"L’obiettivo di questo nuovo progetto di Caviro – spiega Rosa Prati, responsabile Ricerca e Sviluppo Caviro – è quello di ottenere uno standard qualitativo all’altezza del brand Tavernello, ma nella sua versione Sunlight, senza solfiti aggiunti, quindi di ottenere un vino Allergen Free.

La presenza di solfiti sviluppati naturalmente in una quantità inferiore ai 10 mg/l è stata possibile solo attraverso pratiche enologiche e protocolli brevettati che ci consentono di ottenere un vino di qualità e con una shelf life minima garantita di 12 mesi“.
(Caviro)
__ Andrebbe approfondito da un punto di vista tecnico con esperti in enologia.

Se pensiamo al discorso sui solfiti (riduzione o eliminazione) degli ultimi decenni, al suo potere di influenzare le scelte di moltissimi consumatori, all'importanza enorme che ha avuto nella strategia del marketing dei vini (cd) naturali e biodinamici...
la notizia è sensazionale.

Anche perché è la CAVIRO... e il suo TAVERNELLO... a innovare il discorso
... sui solfiti.

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hakluyt

circa 4 anni fa - Link

Sull'argomento mi piacerebbe sentire l'opinione di Andrea Gori, uno dei massimi redattori di Intravino e uno dei massimi esperti di Tavernello...

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.

circa 4 anni fa - Link

Uno dei massimi esperti di pittosforo e alchechengi

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007

circa 4 anni fa - Link

Uno dei massimi esperti di osmanto e vetiver

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Stefano Lorenzi

circa 4 anni fa - Link

Davvero un articolo superficiale e che non approfondisce minimamemte l' argomento.
Peccato..perche' la cassa di risonanza e' molta.
Peccato che si creda ancora che bastino poche operazioni di cantina e in vigna per far diventare un colosso dostruttore di biodiversita' e agri..cultura quasi un educanda.
E che le piccole cantine mon sappiano cosa sia la carbon footprint e' una semplice deduzione dell' articolista.
Le piccole cantine spesso sanno molto di piu'....

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Salvo

circa 4 anni fa - Link

Io penso che senza "sostegno" il vino (quantomeno fatto in casa) rimarrà tale per un brevissimo periodo, poiché è destinato a mutare in altro, inesorabilmente. Se poi, questo "altro" in nome dell'assenza di conservanti vogliamo definirlo vino, questo dipende da noi. Suggerirei di rivedere il detto " il miglior vino si trasformò in aceto" acquisendone il senso letterale ed univoco dell'affermazione.

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Giorgione

circa 4 anni fa - Link

Premesso che non bevo Tavernello appare evidente che l'eliminazione dei solfiti aggiunti va bene per dei vini da bere alla veloce senza invecchiamento come appunto si propone il tavernello

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Mattia

circa 4 anni fa - Link

Dipende, se l'annata è buona e l'uva sana può anche invecchiare. Esistono molti produttori, anche in Francia, che fanno vini nature davvero eccellenti.

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vinogodi

circa 4 anni fa - Link

...di contro, conosco produttori (grandissimi) di Borgogna che nella fregola di "no solfiti" hanno gestito un'annata difficile come la 2006 ( in bianco) con leggerezza colpevole in una sorta di "vinnaturismo estremo " un poco superficiale e , commercialmente e tecnologicamente , demenziale , mettendo in commercio vini da oltre 100 Euro alla bottiglia (e più) inesorabilmente declinati in un arco di tempo di un battito di ciglio (premox e ... altro) ... tra l'altro senza risponderne commercialmente al cliente incazzato, se voleva mantenere assegnazioni ... speriamo non sia così per il Tavernello , patrimonio nazionale esaltato da fior di campioni della sommellerie, anche se dare una shelf life di un anno ad un vino è come pretendere di gestire una vita residua di una conserva alimentare di 20 giorni perchè "l'uppertizzazione" depaupera i valori nutrizionali originari ...

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Mattia

circa 4 anni fa - Link

Ok, parlavo in generale. I singoli casi valgono anche per chi vinifica in modo tradizionale. Comunque, al di là dei contenuti, dobbiamo rivedere un po' la sintassi e magari rinunciare a tutti questi paroloni ampollosi, che si fa davvero fatica a leggerti. Parla come mangi!

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vinogodi

circa 4 anni fa - Link

... corretto ... quindi chiarisco : "incazzato" significa "arrabbiato" ,... capisco che come termine "tecnico" sia abbastanza ostico e mi scuso...

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Mattia

circa 4 anni fa - Link

Tutto più chiaro. Per non parlare degli eventi stocastici a livello intramolecolare e delle fluttuazioni quantistiche del market del wine internazionale.. 😂

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hakluyt

circa 4 anni fa - Link

o piuttosto sperare (per lui) che non mangi come parla...

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josè pellegrini

circa 4 anni fa - Link

Povero vino, dove ti hanno trascinato. E pensare che un certo giovane uomo nella sua ultima cena disse, consacrandolo:"Questo è il mio sangue..."

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Mattia

circa 4 anni fa - Link

Ma lì a quanto pare bevevano veramente il suo sangue. Il vino nella liturgia cristiana è un simbolo di quel rito, dove gli apostoli effettivamente bevvero un po' del sangue di Cristo e mangiarono un po' della sua carne. Esisteva anche in Tibet ai tempi del santo Lama, dove pare effettuarono lo stesso rito prima che gli inglesi lo trucidassero.

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Alera

circa 4 anni fa - Link

Per favore.

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