Tanti assaggi dal Mercato dei Vini FIVI di Piacenza, forse oggi la miglior fiera in Italia

Tanti assaggi dal Mercato dei Vini FIVI di Piacenza, forse oggi la miglior fiera in Italia

di Pietro Stara

L’etica dimostrata con ordine geometrico, che trova compimento nella disposizione simmetrica, in base alle virtù dei postulati ed assiomi euclidei, dei banchetti espositivi dei vignaioli FIVI, esplode incontrollata nella commistione casuale della provenienza regionale solo parzialmente mitigata da un elenco stampato su carta in ordine alfabetico e affiancato da una mappa unidimensionale: ad un tavolo piemontese ne segue uno veneto, a cui fa compagnia, alla sua destra o alla sua sinistra, a seconda che si proceda dall’alto o dal basso del decumanus maximus, uno romagnolo, un alto atesino. L’avvertimento morale è chiaro: “non provate ad andare solo in Piemonte (si può sostituire con più regioni a piacere) come fate quando vi recate a Vinitaly”.

L’intento è pregevole e credo riuscito, anche se non riesce a scardinare, ma potrebbe farlo solo uno psicanalista di lungo corso, i settaggi mentali ancorati a forti propensioni social-culturali impregnate da varianti etno-campanilistiche. Alla fine della giornata, qualunque sia stato l’esito della deambulazione peripatetica, ci si accorge di averne saltati molti, di non averne visti altrettanti e di non essersi accorti che c’erano pure questo e quello con l’intento giurato di dare maggiore ordine e disciplina nell’anno venturo, di dedicare almeno tutte e due le giornate, di non perdersi in troppe chiacchiere e di lastricare, in questo modo, la strada delle buone intenzioni che porta dritti all’Inferno. Vi racconto, dunque, un po’ di quello che ho fatto e voi metteteci del vostro.

carrelli

Il primo a colpire l’attenzione come un fendente ben assestato è il Timorasso de La Colombera, nome di battesimo “Il Montino” 2015: pieno, di gran corpo, caldo e sapido, amalgama sapientemente miele d’acacia e fieno in un ritorno lungo quando gli idrocarburi si ricompongono in maniera non invadente.

Per rimanere in Piemonte, ma sul versante Torinese, due aziende, che tra loro non potrebbero essere più diverse, rendono lustri e paillette all’Erbaluce di Caluso. Cieck da una parte e Camillo Favaro dall’altra. “San Giorgio” del Cieck, spumante metodo classico da Erbaluce di Caluso, 36 mesi sui lieviti fa il suo ingresso croccante e levitato senza mai sminuire le varianti di fiori ed erbe di campo e di frutti tropicali. Così l’Erbaluce di Caluso nella sua asciutta semplicità rendere merito ad un vino che signoreggia nella sua quotidiana bevibilità, di fiori d’acacia e di ananas. Proprio sotto la Serra Morenica d’Ivrea, quando la terra si fa rocciosa, fa la sua apparizione il “13 mesi” del 2016 di Camillo Favaro: “E’ come il 2010, quello che hai comprato tu, un gran vino”. Lo so – ho mandato mio padre a prendere due bottiglie dalla riserva personale di Camillo – penso tra me e me. “L’hai già bevuto?” – mi chiede. “Sì” “Tutte e due le bottiglie?” – aggiunge. “Sì” e guardo in basso. “Sai avrebbero potuto sostare ancora un po’…” “Lo so… è che non ci sono riuscito”- con le mani dietro la schiena, dondolando la testa e il corpo come un bambino di cinque anni. E non credo che ci riuscirò neppure col 2016.

Scappo e incappo, quindi, nel Bolgheri Superiore di Michele Satta, La Piastraia del 2014 blend di merlot, syrah, sangiovese e cabernet. I frutti maturi di more, ciliegia e policrome rotondità fruttate dalla polpa succosa e morbida lasciano temporanei spazi ed incursioni a varietà vegetali, sussurri balsamici, note speziate, tannini quasi compiuti. Beva molto piacevole che esclude muscolosità da spiaggia.

Toscana per Toscana si passa da Istine, che non ne sbaglia uno. Sono di Radda in Chianti, però qualcosa lo tengono pure a Gaiole in Chianti, anche se “solo quelli di Radda riescono a far bene il vino di quegli altri, quelli di Gaiole” – dice ridendo Angela. Il Chianti Classico 2015 rimane pietra basilare e di comparazione per quella tipologia di vino e poi su a salire con gli altri. Spunta, a lato, in tutta la timidezza della 900 bottiglie prodotte, uno splendido merlot.

Il mio palato ha ora bisogno di una pausa dall’ingombro suadente di frutti rossi e tannini. È l’occasione per andare a trovare Luca Ferraro e la sua azienda Bele Casel. Da queste parti se ne è già parlato molto, ma conviene comunque rammentare la piena gradevolezza e la grande verve sostenuta da potente sapidità che il ColFondo sa regalare. E bolle per bolle si va anche a trovare Vanina e Michele di Cascina Melognis. Non rimarco ciò che già rimarcai e che confermo (pelaverga & company). Pongo l’accento su quello che ha fatto, a mio parere, alcuni significativi balzi in avanti: Olim Atrum 2014 (30 mesi), ovvero lo Spumante Metodo Classico Dosaggio Zero. Balzi di piacevolezza, finezza e cremosità.

Bando al nord, ecco che si affaccia Grecomusc’ 2015 di Cantine Lonardo, dove greco sta per uva da taglio usata per il Greco, con cui non ha alcuna parentela, e musc perché il rovello, così è il nome del vitigno, ha grappolo grande e spargolo con una buccia preponderante rispetto alla polpa, da cui il suo aspetto moscio. merlot riserva 07Di un giallo intenso come i suoi fiori, le sue pesche, i suoi agrumi. Al sud sono e al sud rimango: Siriki Syrah bio 2014 di Principi di Spadafora, syrah 100%. Splendida mora, ribes, confettura di prugne, pepe nero e tannini accortamente levigati.

E al sud sono e al sud rimango, ma dell’Austria. Di nuovo, di questi se ne parla bene e pure molto da queste parti, ma io rinsaldo il tutto negli assaggi di Armin Kobler e di tre vini che della loro lungimirante vecchiaia mantengono polpa, frutto, bellezza e compita serietà, ognuno nella sua tipologia piacente ed aromatica varietale: Klausner, il Merlot Riserva 2007; Kotzner, il Merlot Kretzer 2007 e Feld, il Gewürztraminer 2008.

Come tutte le domeniche che si rispettino, lo stadio rimane in sottofondo, e perciò mi tocca bere, con grande gaudio, un vino calcistico (così mi è stato presentato): il Bauscia dell’Uccellaia 2009 dell’azienda agricola Uccellaia di Piacenza. Interista sino al midollo, si compone da uve merlot e da una piccola quota di croatina. Come ogni vero bauscia passa una parte del suo tempo in barrique, circa tre mesi, per poi fare un salto in acciaio, completare la maturazione e quindi finire in bottiglia. Estremamente piacevole, per essere interista (è quasi una battuta), di frutta nera e fresca non matura.bauscia

E che dire, ebbene e poi, quando si incontra un tal Pojer, Mario, che abbraccia il suo più francese dei vini trentini? Vigneti delle Dolomiti Bianco “Besler Blank” 2005. Riesling, kerner e incrocio manzoni: vino assai complesso, pieno e ricco delle evoluzioni (il vino matura per circa sei mesi a contatto del proprio lievito aiutato da un effetto “clessidra”, una rotazione settimanale che comprende tutte le botti), che i vitigni in questione riescono a rendere e distendere a distanza di anni (molti anni). Pesche mature, albicocche, frutti tropicali, fiori di sambuco e grande morbidezza sostenuta dalle altitudini silenziose, rocciose e fredde dei monti che conservano i vigneti.

In quasi chiusura, per non far finta di nulla, un balzo fugace del prezioso nebbiolo Sisto di Carussin, le cui uve giungono da La Morra e Barbaresco. Per compensare tanta regalità non poteva mancare una degna chiusura a corona. Infine, il commiato, bello, rinfrescante, lungo e beverino come i vini di Matilde Poggi, su cui una delicata rivelazione è scesa sulla rondinella in purezza, Le Fraghe Chelidon, sottile di pepe nero e cannella.

[Immagine principale: Fotocru.it]

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

12 Commenti

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marizzo

circa 6 anni fa - Link

L'ordine casuale delle postazioni del FIVI è il MALE. Una fiera mercato che dopo un'ora si trasforma in un girone infernale, in cui ti ritrovi a girare in loop.
L'unica nota positiva di questo assemblaggio random, il fatto di aver percorso millemila km che mi hanno permesso di smaltire l'alcol assunto. :D
Per l'anno prossimo potrebbero pensare di seguire un ordine alfabetico, se proprio non vogliono creare assemblamenti regionali. Così so che A1 è un azienda che inizia con A e F90 trovo Zymè. ;)

Detto questo, a memoria, tra i tanti assaggi questi sono quelli che mi hanno colpito: Azienda Agricola Martilde con la sua Malvasia Dedica, macerata per 3 mesi, spiazzante. La romagnola Tenuta La Viola, con i suoi buonissimi Sangiovese e l'albana vinificato in anfora. I meravigliosi prodotti dall'eccellente rapporto qualità prezzo de Le Strie con un Valtellina superiore rinforzato da uve appassite 2007, eccezionale. La freschezza ed eleganza dei vini di Barbacan (Valtellina) anche se non ancora del tutto pronti. Lo splendido blend Le Grive (barbera+pinot nero) del Forteto della Luja. Il Torcolato passito dei ragazzi di Gallio, un grande passito a prezzi estremamente competitivi...

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angela Istine

circa 6 anni fa - Link

grazie Alessandro! Speriamo di rivederti l'anno prossimo cosi passi anche "da questo e da quello" che per caso hai saltato!
Come sono felice di questa manifetazione!! ogni anno si fanno amici vignaioli nuovi!

ps: mi raccomando sia chiaro che stavo scherzando sul campanilismo dei paesini toscani. A gaiole ci sono vini grandiosi anche senza raddesi! ;-)

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Pietro Stara

circa 6 anni fa - Link

Di nulla! anche se mi chiamo Pietro

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Angela Fronti Istine

circa 6 anni fa - Link

Oddio scusa perdonami!!! Dopo due giorni così belli son fusa! Ciao Pietro alla prossima!

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Marco Vercesi

circa 6 anni fa - Link

Ecco le cantine che ci hanno colpito di più alla fiera FIVI 2017 di Piacenza.
👉 Azienda agricola Flaibani (Friuli Venezia Giulia).
🍾Un Pinot Grigio di indiscusso spessore, un grande 🍾Friulano, un piacevolissimo 🍾Schioppettino e un mascolino 🍾Refosco. Eppure i vini che ci hanno colpito di più sono sicuramente il 🍾🔝Cabernet Franc (verticale, tannini eleganti, splendida acidità resa ancora più conturbante da una nota vegetale presente ma mai opprimente) e il 🍾🔝Merlot (ottima struttura, nessuna banale rotondità, corpo e speziatura).
Ogni vino di questa cantina presenta un filo conduttore che rappresenta lo stile pulito e consapevole della produttrice, capace di esaltare la territorialità dei vini prodotti. Vigne vecchie e la mente/mano lucida di Bruna Flaibani in cantina fanno la differenza.
👉 Feudo dei Gelsi (Friuli Venezia Giulia).
Un ottimo 🍾Refosco, tosto ma elegante e un 🍾Ramandolo dotato di una beva più che intrigante. Tuttavia è stato il 🍾🔝Cabernet Sauvignon a farci letteralmente sobbalzare il calice in mano: entusiasmante! Complimenti a Azienda Agricola Feudo dei Gelsi Andrea Rizzo.
👉 Grifalco Vini (Basilicata).
Quattro 🍾Aglianico in purezza. I primi due "d'entrata", si sente la potenza e la classe dell'uva ma coniugata a una leggerezza di beva che spesso - purtroppo - non ci si aspetta dall'Aglianico. Il vero fiore all'occhiello dell'azienda sono i 2 Cru. Il 🍾🔝Damaschito è più "classico e orizzontale", struttura ben definita sostenuta da un'ottima acidità e eleganza; 🍾🔝Daginestra spicca invece per la verticalità e mineralità del sorso. Entrambi hanno una gustosa nota sapida e sicuramente una notevole vita davanti.

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Federico

circa 6 anni fa - Link

Sottoscrivo tutta l'introduzione, per quel che serve. Bevuta WOW dell'anno il Primaversa 2016 di Monteversa. Moscato giallo in terre euganee, secco, rifermentato col fondo, SPETTACOLO. Perché ne ho prese solo 2 bottiglie?

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Ludovica Schiaroli

circa 6 anni fa - Link

Concordo con quanto scritto in modo tanto poetico e incalzante da Pietro: il mercato dei vini di Piacenza è forse la migliore fiera che c'è in Italia. Anche a me piace questo sforzo che si deve fare alla ricerca del produttore e trovo invece noioso avere tutto in perfetto ordine regionale. Logistica a parte, per quanto mi riguarda perfetta, la cosa migliore sono i produttori sempre di ottima qualità. Haderburg, Mosnel, I Clivi, La COlombera ecc. dispiace per alcuni che quest'anno non erano presenti come Zampaglione e Cortese (mi sembra che sia già il secondo anno). Anche quest'anno posso dire che per la Fivi è stata un'ottima annata. Grazie Pietro per il bel racconto.

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Luca

circa 6 anni fa - Link

Pietro, non fare il piemunteis snob e la prossima volta assaggia un po' di Valtellina! Veleno nel nebbiolo delle alpi non ce n'è ;)

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Gabriele Succi

circa 6 anni fa - Link

E facciamo anche un po' di Romagna, visto che c'erano parecchi produttori più che validi! ;)

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bravotipo

circa 6 anni fa - Link

Ci riprovo a commentare visto che il primo non si è caricato. Prima volta alla fivi per me e secondo me la formula è ottima: si evitano i "cluster" e quindi le cantine e le regioni sono messe su un piano di parità che agevola anche i meno noti. I miei assaggi: Riparbella (vini non facili, speriamo col tempo si smussino un po'), Sassotondo, Melognis, Torre degli Alberi (un bell'oltrepò, tutti pinot nero in MC tranne uno fatto con metodo charmat lungo), Koebler, Eredi di Cobelli Aldo (che buoni), Zanotelli, Marcel Zanolari (secondo me vini valtelinesi di valore assoluto, peccato per il prezzo "svizzero"). Poi già conosciuti ma riassaggiati per golos.. eh curiosità: Cataldi, Picchioni, Moroder, Valgiano. Mancati causa tempo (spero di trovarli in assaggio qui a milano): Muscazega, Cipressi, Balter (ma non i metodo classico, tutti gli altri che manco sapevo avesse), Fosso degli Angeli, Gennaro Papa. Per il resto che dire? è come entrare in paradiso, avrei assaggiato e bevuto tutto, servono almeno due giorni o dei punti vendita dove durante l'anno rifornirsi. Sopratutto di cantine del centro-sud che meritano ma è difficile reperire. Per me una bella prima volta!

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bravotipo

circa 6 anni fa - Link

aggiungo solo che alcuni dei suddetti non li ho assaggiati ma solo acquistati sulla fiducia e questo perché io non tollero di assaggiare senza deglutire il vino, mi è contro natura, ma se li assaggiavo tutti mi portavano fuori in barella. aggiungo, con piacere, che vi erano molte belle donne e che di certo domenica son tutti più stanchi. e uno strano pubblico: alcuni superesaltati esperti ed altri, specie coppie, che secondo me erano arrivati per caso. comunque proprio bello.

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david

circa 6 anni fa - Link

É la migliore fiera se c'hai 2 giorni ed un camper. Troppi, troppi espositori. Alla fine ti perdi, bevi a caso, dimentichi alcune cantine, torni a casa e pensi: "No, non son passato da....Dov'era poi?" Su Istine c'avevo visto giusto anni fa..bravi.

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