Stand (by me)
di Alessandra CordaSniffare, deglutire e sputare, dieci, cento sorsi ancora. Effluvi e afrori umani, salive, tannini e alcol, tutto immerso in un brusio di sottofondo che diventa alticcio già nel primo pomeriggio. Senti questo, assaggia quello, prova a esprimerti, fermati un secondo. Ma no, non c’è tregua. La sospensione spazio-temporale è una categoria difficile da sperimentare in posti come il Vinitaly. Succede a volte di provare una vaga alienazione per sfinimento, ma è un’altra cosa. Poi, randagiando per caso fai una sosta non prevista. La signora ti porge un calice di vetro fine, molto fine, non uno di quelli che arrivano nei cestoni di plastica rimpiazzati a getto continuo, ma il suo.
Fermi tutti.
Assaggi e quel calice si espande, diventa una campana di vetro che ti contiene. Tempo sospeso, spazio pure. Non vorresti uscirne per un po’, separata da tutti quei vinoni, amaroni, baroloni, toscanoni, quei bianchi cosi tecnicamente perfetti da prenderli a ceffoni. Lui pure è un bianco, ma lo senti bene che non è di “questo” mondo. Hai sempre pensato che quel vitigno non ha un gran talento, e ora provi pena per la tua miopia prevenuta. Non hai fatto i conti con una delle qualità che in tutto questo circo spiritato sembra perduta: la grazia. Nessuna piroetta, soltanto il necessario per farti sentire attonita. La grazia, dunque, ha nella struttura esile di questo vino la sua fascinazione. Un labile equilibrio da trovare in tipini come lui. Il rischio è cadere nella piatta esecuzione di fattura buona, ma senza carisma o, peggio, nell’iper lavorazione spinta oltre le possibilità espressive di quell’uva. Eppure qui questo equilibrio tattile e olfattivo è tenuto. Teso ed elegante come caviglie ferme su punte di gesso e nastri di raso. Come un haiku che si esprime per sottrazione, cosi mi vorrei io a volte, come questo Pinot Bianco 2017, Eichhorn di Manincor: esserci senza apparire. Non sarà poi cosi dannatamente difficile se si asseconda la propria indole. Poso il bicchiere e saluto, ma la tentazione di trafugarlo come un feticcio è stata per qualche secondo forte e selvaggia.
Il tipino
Pinot Bianco, Eichhorn 2017 Manincor
Macerazione sulle bucce per otto ore.
Parte della fermentazione spontanea con lieviti indigeni in botti di legno. Nove mesi di affinamento in botti di rovere.
13% vol.
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