Montecatini Slow Wine 2018 in 5 assaggi fulminanti

Montecatini Slow Wine 2018 in 5 assaggi fulminanti

di Alberto Muscolino

Uno dei buoni propositi che ho segnato in cima alla “lista dei buoni propositi” per questa fine dell’anno è molto semplice: rileggere gli appunti, preferibilmente, prima della fine dell’anno. Non si possono sprecare quelle poche note di senso compiuto, scritte su un cellulare, mentre il vicino di banchetto la sta sparando grossa sui sentori di sugo di coniglio del suo sangiovese riserva e quello dietro continua a darti dei ganci nei fianchi, manco fosse in fila per l’ultimo iphone.

In fondo è meglio così, c’è voglia di conoscere il vino, di parlarne, di provare a descriverlo, a dare una forma più concreta al contenuto sfuggente del bicchiere. A volte mi allontano apposta per osservare, da un’altra prospettiva, tutto quel brulicare confuso, quella socialità sgomitante e assetata, e ci vedo un’energia positiva, curiosa, sfaccettata e… no aspè, non è possibile! Sono 5 minuti che quel tipo prova a farsi il selfie sfondo fontana che a momenti ci finisce dentro, poi c’è quell’altro che s’è portato dietro un bicchierino di plastica e continua a dire “un assaggino e un goccino d’acqua”, c’è anche l’assaggiatore metafisico che a ogni sorsata si blocca, proprio davanti al banchetto, e comincia a riflettere sulle finalità ultime dell’esistenza e del suo fottuto calice di vino.

Ma non è finita, perché accanto c’è il classico “amico del produttore”… che bella scena: baci, abbracci, racconti di tutte le ultime 22 vendemmie e grasse risate, noncuranti della folla minacciosa che si staglia di fronte a loro. Tutto ciò mentre sto cercando di collegare i sensi al cervello e il cervello alla mano, per appuntare le mie impressioni. In fin dei conti bisogna essere un pò funamboli, fidarsi dell’istinto e non pretendere l’impossibile da quei 30 secondi di passaggio da un sorso all’altro, il vino è materia cangiante e anche i nostri ricettori sono alla mercé della divina provvidenza.

A questo punto riporto le mie due righe dall’ultimo Slowine di Montecatini:

Conti Zecca Nero 2005 e 2003
Grazie alla dritta di Emanuele Giannone scopro un grande rosso del Salento (da negroamaro 70% e cabernet sauvignon 30%). Le annate sono diverse e meriterebbero di essere snocciolate meglio, ma gli appunti mi restituiscono un filo conduttore unico di evoluzione sulle tonalità più scure sia della frutta che dei fiori ormai appassiti. È come passare per il suq di Marrakech senza mai fermarsi, cogliendone i profumi amalgamati del cuoio e delle spezie, del cacao e del caffè con un fondo leggermente affumicato e balsamico. Entrambi avvolgenti e appaganti in bocca con la 2003 più opulenta e morbida e la 2005 più tesa e dal tannino ancora vivido.

Frank Cornelissen Rosso ‘Contadino’
“Si salvi chi può!” Ho scritto proprio così, perché ho avuto il coraggio di chiederne per tre volte di seguito buttandolo giù senza fare una piega, e senza rendermi conto dei suoi 14°. Appagante, dissetante, schietto perché espressione viscerale, in chiave contemporanea e un po’ più smaliziata, di un vino che ogni giorno era sulla tavola delle famiglie contadine siciliane, compresa quella dei miei nonni.

Nino Barraco Vignammare 2017
La Sicilia, si sa, è terra di contrasti e di contraddizioni, è come se la gamma delle percezioni subisca una brusca virata verso i valori più alti della scala delle intensità, non appena attraversato lo stretto. La sfida è esprimere questa energia senza addomesticarla troppo e il grillo di Nino Barraco riesce proprio a cogliere l’essenza travolgente del mare. Dal calice è come se soffiasse una brezza iodata e fresca che porta con se anche profumi di agrumi, nespola e alghe. In bocca la vena acido-sapida è spiazzante e trascinante allo stesso tempo.

Valter Mattoni Arshura 2015
Ho trovato in questo montepulciano un carattere indomito, risoluto e saldamente a fuoco: al naso è un susseguirsi di frutta scura, sentori balsamici, grafite e cacao amaro, in bocca colpisce per la pulizia, il tannino perfettamente integrato e la tensione sapido-voluminosa che alimenta il sorso. Purtroppo non ho avuto la possibilità di scambiare due chiacchiere direttamente con il produttore, ma in tanti mi hanno giurato che il vino è esattamente lo specchio della sua personalità.

Francesco Poli Vino Santo 2004
Ho un debole per i vini passiti e botritizzati lo ammetto, e questo nettare trentino non poteva passare indenne al mio radar. Si tratta di un concentrato di profumi di miele, albicocca matura, dattero, canditi, zafferano, nocciola e simili prelibatezze che si fondono in una essenza di nosiola ambrata e dolce che non ha fine nel palato. Per chiudere in bellezza…

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Alberto Muscolino

Classe '86, di origini sicule dell’entroterra, dove il mare non c’è, le montagne sono alte più di mille metri e dio solo sa come sono fatte le strade. Emigrato a Bologna ho fatto tutto ciò che andava fatto (negli anni Ottanta però!): teatro, canto, semiotica, vino, un paio di corsi al DAMS, vino, incontrare Umberto Eco, vino, lavoro, vino. Dato il numero di occorrenze della parola “vino” alla fine ho deciso di diventare sommelier.

1 Commento

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zzzz

circa 5 anni fa - Link

Poli buonissimo. Mattoni una garanzia.

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