Slow Food dicci che cavolo di vini bevono certi produttori

di Alessandro Morichetti

Giugno è mese di assaggi per le guide ai vini che verranno. Temerari degustatori – a volte panzuti, altre pure –  di Gambero Rosso, Slow Food, Ais, Espresso, Wwf, Fbi, Nas e Nasa stanno esplorando le nuove frontiere del gusto italico e una domanda serpeggia spontanea tra tavoli coi bicchieri schierati: i produttori, nel chiuso delle loro case, che cavolo di vini bevono? Mi spiego: se il campione numero 8 è un mix di marmellata di prugne, cotognata, vaniglia e legno intarsiato, quale sarà il gusto dell’uomo che ha concepito, accudito, elevato e poi imbottigliato quel vino? “Dimmi che vino bevi e ti dirò che vino fai” sa di minchiata fino a un certo punto.

Ora, avete presente la prossima guida di Slow Food centrata sulle visite in azienda? Già vedo le truppe chiocciolate in azione per l’unica Crociata buona-pulita-giusta della storia, pronte a frugare nelle tasche di ignari produttori. Lo schema a due teste è classico: un ispettore visita filari, cantina, botti centenarie, barrique di 38esimo passaggio e preparati biodinamici per vigna, cane e gatto, mentre l’altro rovista cassetti, dispense, caveau, frigoriferi e cantinette personali alla ricerca di bottiglie compromettenti ed etichette pericolose. Ehi, c’è ben poco da ridere.

Il curioso assaggia tutto e si fa il suo gusto, il produttore tendenzialmente no. Ha una sua idea del vino e tollera poco le contaminazioni. Il naturale che beve solo vini bio, il piccolo artigiano che “tutti sono decenti ma il mio è meglio”, quello da 5 mln di bottiglie col piglio “si, Valentini è buono ma non fa testo” [non lo dice espressamente ma si capisce dal sorrisetto] sono casi frequenti. E a pensarci bene ne vengono fuori anche di peggiori. Io nel dubbio ho deciso: la prossima volta che incontro un produttore in qualche degu, invece di massacrarlo con domande sui lieviti o “ma lei che barrique usa?”, gli chiederò: che caspita di vino bevi quando sei a casa?

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

17 Commenti

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

di tutto e più non posso e se non è bono giù per il lavandino

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

Io cerco di bere il piu' possibile e il piu' vario possibile, altrimenti come fai a capire il vino? D'altra parte c'e' anche chi beve molto vino e molto vario, ma allo stesso modo capisce poco di vino, del suo rapporto colla vigna, di come viene fatto. Come si fa a giudicare un vino senza aver fatto almeno una volta il cantiniere in vendemmia?

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Gianluca Lanzi

circa 14 anni fa - Link

Madonna che argomentazione vecchia, vecchia e pure debole. Mi ricordo una osservazione giusta di Cernilli a un cuoco che diceva che non si può giudicare un ristorante se uno non fa lo chef: allora un cuoco lo può giudicare solo un altro cuoco, un prodttore di vino un altro produttore. Autoereferenziale comodo e furbo. In aggiunta è come dire che uno che non ha mai fatto il regista non può giudicare un film, o simili.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

Mi aspettavo questa accusa. Certamente si puo' criticare quello che si vuole, ed e' vero che non si puo' generalizzare, ma se tu sapessi che sfondoni si sentono dire da persone che credono di sapere il mondo a proposito del vino, e invece ti accorgi che non sanno quasi nulla di agricoltura, enologia, ecc. Poi dipende anche da cosa si intende per critica, se vuol dire saper spiegare i descrittori di un vino, i tannini, l'acidita', e tante belle paroline, allora si, non serve conoscere nulla di quello che c'e' dietro. Ma se invece si vuole mettere il vino in un contesto, parlare del territorio e delle scelte che portano a produrre in un modo piuttosto che un altro, allora il discorso cambia, e bisogna andarci nelle vigne, non solo a bordo del fuoristrada a fare un giretto dimostrativo, oppure a fare due assaggi dalle botti in cantina. E' un po' come giudicare un paio di calzature, non serve essere un calzolaio per dire se sono belle o no, ma se vuoi capire perche' sono o non sono comode, quanta strada faranno, e se sono fatte bene o no, allora il discorso e' diverso. A mep piace piu' discutere col ciabattino che con il PR della casa di moda, tuto qui.

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Cattamax

circa 14 anni fa - Link

Partento dal presupposto che il giudizio è soggettivo nonostante spesso lo si voglia ricondurre ai canoni prestabiliti e consueti, sicuramente tra la teoria e la pratica, come sempre, ci sono molte parole inutili o usate impropriamente o concetti che si semplificano osservando, ma non credo che siate così in pochi in grado di giudicare un vino o basti una gita in cantina e in vigna per sentirsi migliori. Io coltivo pomodori e insalata ma non ho la presunzione di spiegarteli e non ti direi mai haaa sapessi dovresti venire con me nei campi per capire. Mi rendo conto che il vino è materia assai più complessa e di conseguenza interpretabile e quindi ognuno può arroccarsi sulle proprie opinioni e in molti casi senza la possibilità di essere smentito. E' il bello del vino

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Ciao Gianpaolo, concordo in parte. Giudicare un'azienda a 360 gradi è bene. Vedere che aria tira in campagna e in cantina, cogliere le motivazioni e il pensiero di chi produce mi sembra fondamentale, l'assaggio dalla botte non so. L'approccio del cantiniere è troppo teso alla degustazione critica e alla ricerca del difetto rispetto a quello di un appassionato. L'ideale sarebbe che il giudizio nascesse dal confronto tra appassionati e addetti con un approccio aperto e curioso. Alla fine il vino lo si fa per tutti ed il giudizio su di esso non dovrebbe prescindere da questa considerazione.

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francorugby

circa 14 anni fa - Link

Sì,certo, anche per chi lo deve acquistare,pagare e bere.Oppure noi consumatori e non addetti ai lavori non contiamo niente?

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Madonna che pippone esagerato!!! :-) ma davvero siamo arrivati a chi può o non può parlare di vino????? Aiutoooooooooooo!!! Torno a guardarmi l'obelico (mi sembra un'attività più impegnativa). p.s. @Alessandro: interessante idea che sperimenterò anche io sebbene temo che il difetto principale sia il punto di partenza. 9 produttori su 10 (mi son tenuto stretto vah) non fanno il vino che piace a loro ma quello che, in prospettiva, sarà gradito dal mercato

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Sono d'accordo fino ad un certo punto. Se un produttore è "nato nella vigna" a tavola ogni giorno beve il vino più semplice, quello "base" e nelle occasioni conviviali con amici o amici-clienti, amici-giornalisti, ecc. tira fuori la bottiglia speciale di sua produzione. Se si trova fuori casa è curioso di bere il vino fatto da altri, il più lontano possibile dalla sua tipologia. Oppure beve birra, giuro l'ho visto più volte. Se invece è un produttore di prima generazione si siede a tavola con tre o quattro bottiglie di campione davanti e si rovina il pasto con continui assaggi comparativi, poi chiama l'enologo che risponde bestemmiando mentre si strangozza una Coca Cola (poverino, deve guidare fino alla prossima cantina e ha bisogno di caffeina, poi ci sono i controlli della polizia...) Ma certo che tutti possono parlare di vino e giudicarlo, poi però ricordiamoci che in sostanza il vino è uno strumento per rendere la vita più bella e più piena, a tutti noi produttori, enologi, commercianti, sommeliers, consumatori, giornalisti, critici, ecc.

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

@ Francesco Ma che produttori frequenti??? @ Nelle Nuvole classista ;-) Io sono un produttore di prima generazione e faccio meglio che posso quello in cui credo. Ridurre in categorie tipo "nato nella vigna = produttore vero", "di prima generazione = ignorante mistificatore" trovo sia quantomai ottuso. Ho due figli adolescenti ai quali ho sempre insegnato a guardare il mondo con mente aperta e sotto diverse prospettive. Nelle Nuvole, mi sento di consigliarti di fare lo stesso. Da produttore di prima generazione ti informo che a casa bevo una bottiglia per volta e che se apro la seconda lo faccio dopo aver finito la prima. Adoro il vino e adoro la buona tavola, cerco perciò di mangiare e bere meglio che posso. Qualche volta dico a mio marito che la tavola è il piacere della vita, lui mi corregge dicendo: è uno dei piccoli piaceri della vita... Nel vino come nel cibo mi piace cambiare, sono una brava cuoca e una buona bottiglia è il giusto complemento del mio desinare. Il vino quotidiano non fa parte delle mie abitudini, la birra mi piace proprio. I vini li compro in enoteca, raramente in cantina a volte li scambio con altri produttori. Nelle enoteche mi piace farmi consigliare, quando mi propongono di vini del territorio, magari non troppo conosciuti selezionati con attenzione vado in brodo di giuggiole. Se un vino non mi piace, non riesco a berlo. Non ho un vino del cuore, amo la Borgogna (sopratutto rossa), Valentini, il nebbiolo e il verdicchio! Il mio vino lo bevo con gli amici a casa mia, mai al ristorante. Cerco di non berlo troppo spesso, lo faccio per mantenere un giudizio obiettivo sul mio lavoro. p.s. all'enologo, quando l'avevo, non ho mai chiesto di imitare il vino di un altro. Per la mia azienda le consulenze sono state volte ad accelerare un percorso col fine di rendermi autonoma velocemente. p.p.s la mente aperta è dubbiosa...

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Maria Gioia, ti chiedo ottusamente e classisticamente scusa, mi puoi perdonare e invitare a pranzo (il vino se vuoi lo porto io)?

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Nelle Nuvole sei un tesoro, pace fatta. Allora si pranza insieme, tu porti il vino e io cucino, ok?

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maria gioia

circa 14 anni fa - Link

Pardon ho scritto male volevo dire " dovrebbe prescindere" ...

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

Ripeto che la mia voleva essere una provocazione. Poi io sono quello che ha effettivamente spedito 6 bottiglie di vino a 100 "persone qualunque" e ne ho riportato i propri pensieri ed opionioni sul mio blog http://poggioargentiera.com/blog/category/tasting-panel/ figuriamoci se io sono uno di quelli che si guarda l'ombelico oppure vuole decidere chi deve parlare o non parlare di vino, esattamente il contrario. Il significato della mia provocazione pero' rimane, ed e' il seguente: e' mai possibile che persone che si guadagnano da vivere parlando e scrivendo di vino, non abbiano mai messo il piede in cantina o in vigna, a parte le gite guidate? Se io dovessi vivere parlando di olio, tanto per uscire dal vino, non me ne andrei almeno una volta a fare uno stage in un frantoio di qualche mese, per vedere da vicino come si fa? Noi di stagisti ne abbiamo un paio ogni vendemmia, di solito studenti (regolarmente pagati e assicurati, tanto per prevenire il solito stupido), non e' difficile. Nel vino invece sembra che tutto debba funzionare al contrario; i rappresentanti nella maggior parte dei casi sono conoscitori di etichette, gente che ha guadagnato molto bene nel passato senza sapere quasi nulla di quello che vendeva; i giornalisti specializzati invece che non hanno la minima cognizione di pratiche enologiche e di vigna. Solo a me sembra strano? Scommetto che quelli che vendono pompe idrauliche sanno spiegarti bene come e' fatta una pompa, magari fanno dei corso di ingegneria idraulica, studiano l'argomento, ecc. Nel vino no, avanti, c'e' posto per tutti.

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carolina

circa 14 anni fa - Link

io assaggio tutto quello che posso, sia per deformazione professinale di enologo, sia per curiosità, che per capire come viene fatto un vino diverso da quelli che faccio io. resta il fatto che quando viene qualcuno, come ieri, lascio da parte tannini, antociani e altre parole da "figona" e descrivo il mio lavoro, la nostra vigna come se avessi davanti dei bambini. logico che se mi arriva uno delle guide e non sa una mazza di vino lo sgammo subito: a quel punto gli regalerò una bottiglia di vino, e ne degusterò una con lui, facendogli capire cosa può trovarvi dentro ed invitandolo a ribere la bottiglia regalata facendo memoria dell'esperienza. poi se uno si approccia al vino senza sapere niente, beh, che cambi mestiere, oppure che inizi ad essere curioso.

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Roberto Bosticco

circa 14 anni fa - Link

Non produco io, ma vivo in cantina da venti anni. Bevo tutto, compresa tanta birra in estate. Un poco per dovere professionale, un poco per curiosità. Poi ho le mie preferenze personali, non sempre del tutto aderenti ai miei vini. A me può piacere riesling renano (originale...), ma non posso certo provare a rifarlo a Montepulciano. Territori che danno prodotti.

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