Siamo quello che beviamo | Poveri americani ma anche “poveri” noi
di Alessandro MorichettiÈ più forte di me, ho un debole per certi libri fotografici. Lo scatto sopra ritrae il frigo di un Production Designer di New York e fa parte del lavoro “You are what you eat” (Siamo quello che mangiamo) di Mark Menjivar, una galleria di ritratti di frigoriferi su e giù per gli Stati Uniti. La serialità mi attrae, associare numero dei componenti della famiglia, professione e interni del frigo è un lavoro dannatamente curioso e ben fatto. Penso al mio frigo, così noiosamente pieno di bottiglie, quando in America, per trovarne uno con qualcosa di decente ho dovuto penare e farmi aiutare dall’autore: una renana di Livio Felluga (pinot grigio?), un paio di spumanti sullo sfondo e qualche birra in basso sono il massimo della trasgressione. A ben guardare, però, qualcosa potremmo imparare dagli studenti universitari americani.
Se avete presente le immense distese di birre dozzinale (s)vendute a euro dal discount per poi costellare viottoli e dispense delle città universitarie, vedere Sierra Nevada Pale Ale nel frigo di questi 3 giovanotti a Waco, Texas, è musica celestiale. Ok, il resto suona probabilmente orrendo come credo la batteria death metal suonata da uno dei tre.
Anni fa era uscito un lavoro affine col titolo Hungry Planet – What the world eats (Pianeta affamato – Cosa si mangia nel mondo), libro fotografico di famiglie ritratte da Peter Menzel nel proprio habitat con attorno i beni alimentari consumati settimanalmente. Diciamo che scorrere la galleria sostanzia – se mai ce ne fosse bisogno – la differenza tra vivere nel Ciad come rifugiati da profughi sudanesi del Darfur piuttosto che a casa propria.
Ogni volta mi viene voglia di darci un taglio e andare davvero a vuotare il frigo per ripartire. Salvo poi cancellare vergognosamente il buon proposito con un click. Ha ragione Menjivar: anche il cibo racconta quanto possiamo essere ipocriti.
7 Commenti
ALAN
circa 14 anni fa - Linksi.
RispondiVittorio Cavaliere
circa 14 anni fa - LinkScorgere però una bottiglia di Livio Felluga,in primo piano,lenisce sicuramente il dolore.
Rispondinicola pascazio
circa 14 anni fa - LinkVittorio ma quella dietro sembra un Bellavista?
RispondiVittorio Cavaliere
circa 14 anni fa - LinkCaro Nicola,sembra,ma essendo una delle bottiglie più imitate,non ne ho certezza.
RispondiAngelo Di Costanzo
circa 14 anni fa - LinkQuel tipo di capsula però no, solo MOretti può permettersela :-)
RispondiAngelo Di Costanzo
circa 14 anni fa - LinkA me quel "paio di spumanti sullo sfondo" mi sembrano Il brut di Bellavista e una boccia di Dom Perignon...
Rispondivittorio cavaliere
circa 14 anni fa - LinkPer il Dom sono anche io certo,per il Bellavista nutro qualche dubbio,anche se ragionandoci mi sento di concordare con te,evidentemente è stata girata la bottiglia affinchè non si scorgesse la parola in oro Bellavista che scorre nel capsulone.
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