Sfide per il nuovo millennio: e se andassimo alla conquista del mercato nigeriano?

di Elena Di Luigi

FINANCIAL TIMES. Dopo la contraffazione dei vini per mano dell’acclamato conoscitore Rudy Kurniawan sono in molti a chiedersi come ci si può difendere dai falsi. Jancis Robinson nel suo pezzo fa il punto della situazione dopo aver ascoltato le voci dell’industria. Parte dai quei dettaglianti che forniscono gratis un servizio di autentificazione per i clienti che hanno dei dubbi sui loro vini e che accettano a priori di lasciarsi confiscare eventuali falsi. Domaine de la Romanée-Conti presto offrirà un servizio simile, mentre Château Pétrus & Co pur non numerando ancora le etichette, dalla metà degli anni 90 hanno consolidato certi elementi di autentificazione come la “spalla” della bottiglia, il colore della capsula ecc. Ma altri dovrebbero essere i metodi per combattere la contraffazione: inanzitutto un database a cui tutti gli operatori del settore possono accedere, poi la regola che un vino meno cantine visita e meglio è.

THE DRINK BUSINESS. Oltre alla Cina e all’India è ora di aggiungere un nuovo paese alla lista dei mercati emergenti, cioè la Nigeria che, nel 2050, sarà il quarto paese più popoloso al mondo. Anche la Nigeria sta sviluppando un interesse per i vini di qualità, una tendenza di vendita di cui si prevede una crescita annua del 6% con il 74% solo di vino rosso. Per capire l’influenza che questo paese avrà in futuro basti pensare che il 60% dell’industria vinicola nigeriana è dominata dalle importazioni provenienti dall’Europa.

MARKETWATCH. Un altro mercato che tutti i paesi esportatori tengono costantemente sotto osservazione è quello del Canada dove per gli alcolici c’è il monopolio di stato. Il mercato vinicolo canadese è l’unico tra quelli “vecchi” che continua a crescere e a fare profitto nonostante la crisi. Rabobank, l’agenzia che fa ricerca e finanziamento nel settore agroalimentare mondiale, dice che il monopolio ha evitato che il mercato vinicolo canadese fluttuasse come invece è avvenuto altrove. Ne è conseguita una crescita del consumo del 30% all’anno a partire dal 2006. Secondo Rabobank i produttori di vino, tutt’altro che scoraggiati dal monopolio, continueranno a volere il Canada nel loro portfolio export.

WASHINGTON POST. Qualcuno si ricorderà dei coniugi Salahi che nel 2009 diventarono famosi come gli ospiti non invitati a una cena di stato della Casa Bianca. L’intraprendente coppia è tornata alla ribalta di recente perchè come proprietari di Virginia Wine Tourism sono stati denunciati dai clienti per aver cancellato un tour delle cantine il giorno stesso della prevista visita. Sembra che non avessero i mezzi di trasporto. Per qualcuno rimanere lontano dai riflettori è proprio difficile.

NEW YORK TIMES. Il binomio vino e musica non è certo una novità. I winemakers dichiarano che l’ispirazione spesso viene dalla musica che suonano o da ciò che ascoltano in sottofondo quando lavorano in cantina. C’è chi sostiene che fare musica e fare vino è sapere bilanciare disciplina e creatività; così creare un uvaggio equivale a mixare musica in uno studio di registrazione. Tra i tanti che si riconoscono in questa filosofia c’è il californiano rockettaro e winemaker Andrew Murry convinto che Jimi Hendrix lo avrebbe assecondato nel dire che il Viognier aggiunge un elemento magico al Syrah e per questo lo aggiunge sempre ai sui vini. Quando imbottiglia invece ascolta musica techno-pop per raggiungere quello stato Zen necessario per un lavoro ripetitivo come questo.

1 Commento

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Gianpaolo Giacobbo

circa 12 anni fa - Link

Mi hanno chiesto una selezione di vini per il Niger da massimo 1 euro a bottiglia .... vini di qualità....

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