Sentori di fungo (atomico)
di Antonio TomacelliÈ deciso. Da oggi faccio voto di crassa ignoranza e non digiterò più le parole “scienza+vino” su Google. Io non voglio sapere che lo Chateau Lafite, presente a turno nei miei sogni con l’attesa telefonata di Julia Roberts, è radioattivo, basta! Chi devo ringraziare per la lieta novella? Gli scienziati australiani questa volta che, per scoprire se un vino è falso o meno, sono ricorsi al sistema per datare le mummie egiziane, il carbonio 14. Il metodo non è precisissimo, ma gli scienziati hanno osservato tracce di isotopi radiottivi in tutti i vini prodotti dagli anni ’40 agli anni ’60, periodo in cui si facevano esplodere testate nucleari in tutto il mondo solo per vedere di nascosto l’effetto che fa.
Dall’aria inquinata al bicchiere il passo è stato breve: è bastato che le viti assorbissero gli isotopi per trasferirli nei chicchi e da lì nel vino. Dal 1963 in poi gli esperimenti sono terminati e i livelli di radioattività pure, per cui incrociando fra loro i dati sul carbonio 14 e quelli sul carbonio 12, si riesce a datare un vino con una buona approssimazione. Fine dei falsi Chateau? Presto per dirlo, anche perchè molti collezionisti saranno presto assaliti da un dubbio: meglio sapere che la mia bottiglia da 3.000 euro è un falso o che è radioattiva? Fate un po’ voi: io da oggi berrò solo novello.
2 Commenti
antonio
circa 14 anni fa - LinkSe il criterio per determinare la radioattivita' di un prodotto e' la presenza anche di un singolo isotopo di sostanza radioattiva, allora, secondo i criteri dell'autore, le case che stanno poggiate direttamente sul terreno sono peggio di Chernobyl.
Rispondinc
circa 14 anni fa - LinkA proposito di Chernobyl... senza scherzi, sarebbe da rivalutare al ribasso l'annata 1986 ... il vino di quell'anno potrebbe essere radioattivo quanto quello stipato nella cantina del mitico "Notorius" di Alfred Hitchcock... Nicola
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