Se gli americani fanno sembrare simpatico perfino il merlot, cosa potremmo fare noi col nebbiolo? (E quant’altro)

di Antonio Tomacelli

Mentre “la cantina sociale di Vattelapesca conquista il mercato asiatico nella splendida cornice del castello di Quantaltro” i fratelli Bundschu, ammeregani della Napa Valley, conquistano il web con un viral di sfondamento, riuscendo persino a rendere pan per focaccia all’odiato film Sideways. Fulgido esempio di spot a costo zero, divertente e a suo modo istruttivo, “La breve storia del Merlot” è un video che consiglio a tutti i P.R. a corto di argomenti. Nota a margine: gli attori del video sono proprio loro, i fratelli Bundschu, proprietari di una cantina fondata nel 1894, non proprio dei novizi, insomma.

Mi chiedo: perchè in Italia non riusciamo ad essere non dico altrettanto leggeri nella comunicazione ma, cavolo, un po’ meno pesanti? Un filo di brio, due pizzichi di simpatia e un grammo di levità non faranno crollare i merli del castello, ovvia! Posso dirvelo col cuore in mano? Mi sembrate tanti piccoli Gengis Khan perennemente in guerra per la conquista dell’Impero. Essù, riposatevi un attimo e sorridete ma, soprattutto, fate riposare noi. Leggere ogni mattina i vostri bollettini di guerra, credetemi, è una faticaccia.

Via The gray report

avatar

Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

11 Commenti

avatar

GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Dovrebbe vincere per acclamazione un premio a Cannes.

Rispondi
avatar

Olimarox

circa 12 anni fa - Link

Non vincerebbe mai, questo è il problema. Siamo (francesi e italiani e latini in genere) troppo intellettualoidi. Questo divertente e arguto gioiellino verrebbe battuto da un filmone di tre ore e mezzo (titolo probabile: 'O vitisvinifera') in cui per lo più l'inquadratura non si staccherebbe da una pianticina di nebbiolo (o pinot nero), con un basso continuo di strazianti violini tzigani (regia ovviamente di un ottantenne marxista greco o serbo). Il fatto è che anglosaxons do it better. Maledizione.

Rispondi
avatar

GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Son daccordo sul ragionamento che fai ma io mi riferivo al festival della pubblicità che si svolge sempre a Cannes, se non ricordo male la settimana successiva a quello del cinema.

Rispondi
avatar

Luca Cravanzola

circa 12 anni fa - Link

Geniale!

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Mi ricorda il Pap'occhio per l'aspetto goliardico, lo stile pizza e fichi e la capacità di "bucare" con due idee e quattro parole. La cosa più difficile da ricordarsi è il nome della cantina. ps l'intepretazione del Pinot Nero è un piccolo cameo.

Rispondi
avatar

gionni1979

circa 12 anni fa - Link

Un vero spettacolo....

Rispondi

Alberto Serena

circa 12 anni fa - Link

Vecchia comunicazione pomposa da aristocratico trombone con podere con esposizione perfetta e microclima peculiare...impara! Questo dimostra che se si ragiona fuori dagli schemi si può parlare di vino con freschezza, senza scivolare nella solita NOIA. E poi cari produttori prendetevi un po' meno sul serio: l'autoironia è sempre un mezzo straordinario. Hats off.

Rispondi
avatar

nicola

circa 12 anni fa - Link

Grandioso! Veramente micidiale e mediatico. Recitano anche i produttori!!

Rispondi
avatar

Giovanni Mastroianni

circa 12 anni fa - Link

per il Merlot..https://www.youtube.com/watch?v=eZVP4wV-tUk&list=UUUVlFeWVLuGYbmf_uok6TVg&index=1&feature=plcp

Rispondi
avatar

Marianna

circa 12 anni fa - Link

geniale! immediato! godibilissimo!E' però vero che il nome della cantina non entra proprio in testa.

Rispondi
avatar

Cristiana Lauro

circa 12 anni fa - Link

Acc! Arrivata tardissimo. Meraviglioso! Davvero divertente e lieve. Io credo, per provare a rispondere alla tua domanda, che noi Italiani siamo sempre troppo autoreferenziali. Quando facciamo comunicazione ci sentiamo talmente protagonisti che non resistiamo alla tentazione di occupare la scena per raccontare al prossimo quanto siamo fighi...."Capperi, è il mio momento, fammi raccontare quanto dirado in vigna, fammi spiegare il mio banco di scelta, di selezione dopo la raccolta delle uve, perche' io butto via un sacco di roba con la quale altri farebbero moltissime bottiglie. Fammi dire due parole sui i portainnesti e le varie malolattiche del caso. Sarà utile che vi erudisca anche sulla tostatura delle barrique dove riposano le mie preziose riserve, perchè, porco giuda, la tostatura conta! Ma che, scherziamo? Già che ci sono la prendo alla larga e vi ricordo il mio interessantissimo percorso da grande appassionato di vino. Come sono arrivato fin qui, i primi sogni di bambino, quando mamma preparava per merenda il panino col formaggino e io già ipotizzavo un buon bicchiere da abbinare. E poi, siccome sono tenace, tosto e ovviamente il più figo di tutti, un giorno ho realizzato questo sogno e ora vi trito le palle con le mie menate, bla, bla, bla... Magari se avanza un po' di tempo sparo anche a zero sui vicini di casa che sono, ovviamente, tutti brutti e cattivi." Gli americani, gentile Antonio, sono notoriamente più concreti e quando comunicano si pongono solo un problema: vendere! Non è forse questo l'obiettivo del commercio? O è meglio spiegare la filosofia dell'azienda (filosofia!) attraverso un'aneddotica noiosissima a una platea che ci sbadiglia in faccia e porta a casa un carico di coglioni alla pizzaiola? La maggior parte dei produttori di vino (soprattutto quelli impaccati di quattrini) si vergogna a dichiarare che deve vendere. Spesso la premessa del produttore alla messa cantata di qualsivoglia degustazione è :"noi grazie a Dio , non abbiamo bisogno di vendere." Allora il vino cosa lo fanno a fare? C'erano tanti di quei cocomeri a Bolgheri, non vedo perchè piantare tutte quelle vigne se non serve vendere il vino...Poi però quando fanno le riunioni commerciali, in camera caritatis, fanno il mazzo a tarallo agli agenti di commercio che rientrano a casa demoralizzati e depressi, si ubriacano di Cynar e picchiano mogli e bambini nel giorno della Prima Comunione...Dai scherzo, mi ha preso la mano! ;-)))

Rispondi

Commenta

Rispondi a GiacomoPevere or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.