Saluti da Verona: il mio figo Vinitaly 2017 e altre storie
di Sara BoriosiÈ passato un anno da quando scrivevo del più colossale rodimento di culo di tutto il 2016, dovuto alla mancata partecipazione al Vinitaly. Che tenerezza, allora ero pura. A questo giro mi sono attrezzata e sono partita con il bagaglio ridotto viaggiando leggera, per vedere che aria tirava in quel di Verona.
Non voglio farla più lunga di quanto le foto dei social, al netto degli hashtag, abbiano già fatto favorendo la propagazione di casi di orchite su tutta la penisola; mi limiterò ad alcune impressioni random annotate qua e là e raccolte in queste quattro righe buttate giù con disimpegno:
- Non so gli altri, ma io non ho avuto grossi problemi a trovare parcheggio: la leggenda urbana delle ore di cammino lungo le vie del quartiere fieristico veronese si è rivelata, appunto, una leggenda. Peccato, perché un po’ di sofferenza per guadagnare l’ingresso avrebbe avuto nel mio immaginario bacato un impatto più scenografico.
- L’organizzazione interna: eccellente. Coordinata, cortese e infaticabile. Poco altro da aggiungere.
- La fila per il bagno, altra leggenda legata a tempi nei quali ci si dava ancora del voi. Raggiungere i bagni è stato facile, e sì che mi ero preparata al peggio, quando invece erano anche puliti!
- Molte signore erano vestite da sera di Capodanno. Ho ammirato la perseveranza e la tenacia con la quale hanno affrontato i padiglioni svettando in tacchi che compromettono seriamente la circolazione vascolare, ma vuoi mettere nove ore di silhouette perfetta in cambio di un paio di vene varicose? E che sarà mai.
- Ho notato che alcuni padiglioni erano arredati come i saloni di una concessionaria di auto di lusso, perfino gli espositori sembravano venditori dai nodi di cravatta esuberanti; fidatevi di me, che ho lavorato alla Mercedes-Benz fino a qualche anno fa. In altri padiglioni, invece, ho avuto la sensazione di trovarmi nella succursale della mia banca. Siccome ho la paura atavica di controllare il conto corrente e il terrore di ricevere una telefonata da parte dell’impiegato che mi sgrida per l’uso improprio del mio fido, ho percorso quei padiglioni camminando rasente al muro e con la testa bassa.
- FIVI e ViViT: il piacere di stare tra facce amiche nonostante la calca, rubando ai produttori complici profumate sopresse e pane fresco per sontuose merende pubbliche, tutto giustificato dal nobile fine scientifico di rendere più precise le impressioni degli assaggi in corso.
- Alessandro Morichetti e il suo nuovo stile, la vera superstar dell’edizione del Vinitaly: un ardito e pericoloso incrocio tra Tony Manero, un narcotrafficante affiliato a Pablo Escobar con vaghi ricordi degli attori dei set porno-soft degli anni Settanta. Impossibile non perdere la testa per lui.
A occhio e croce, mi pare di aver elencato tutto.
Ah no, il gran finale alla stazione. L’indimenticabile poesia dell’attesa del treno, lo struggimento del ricordo delle giornate trascorse e degli amici incontrati, degli assaggi che sono state conferme di ciò che già si conosce, e la scoperta delle novità di etichette mai viste. Ma soprattutto, la gloriosa vomitata del distinto signore seduto accanto a me nella sala di attesa della stazione, che ha chiuso questa edizione regalandole un allure post-punk più simile a ciò che mi aspettavo di trovare.
L’anno prossimo torno, eh?
5 Commenti
Fabio G.
circa 7 anni fa - LinkA questo punto, il vero rimorso per aver disertato il vinitaly 2017 diventa quello di aver perso il nuovo look di Morichetti! La solita sfiga...
RispondiFrancesco
circa 7 anni fa - LinkMolte persone che conosco hanno disertato [anche] quest'anno. Il Vinitaly è così: quando non ci vai trovi il modo di pentirtene e quando ci vai trovi un qualche motivo per maledire il fatto di esserci andato. Come il Festival di Sanremo: la maledizione dei grandi eventi, criticati e/o invidiabili a prescindere.
Rispondivinogodi
circa 7 anni fa - Link...basta andarci in treno e la paura passa ( ... e 'nfatti mi sono divertito..)
RispondiDenis Mazzucato
circa 7 anni fa - LinkIo ho passato un solo giorno, che purtroppo non era nemmeno il lunedì del party di intravino (mannaggia mannaggia).
RispondiIl vino che mi ha stupito di più è stato il sauvignon di Santa Barbara.
Praticamente la Nuova Zelanda è sbarcata nelle marche e io non lo sapevo...
Spero prima o poi di leggere anche di qualcuna delle etichette che citi!
hakluyt
circa 7 anni fa - LinkMa non ho capito: la signorina Boriosi a Verona c'è andata in macchina o in treno ???
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