Roero, l’altro vino rosso piemontese

Roero, l’altro vino rosso piemontese

di Andrea Gori

L’emersione del Roero e delle sue colline risalgono a 3 milioni di anni fa ma solo negli ultimi dieci anni si può parlare di presa di coscienza del valore dei vini da parte del pubblico. Molto prima quella dei produttori che qui coltivano e investono da decenni fino ad arrivare ad una definizione del territorio persino eccessiva. Centotrentacinque MGA solo per il Roero sono una sfida comunicativa sfiancante e di incerta utilità per il consumatore finale ma almeno rende conto della varietà dei vini che nel bicchiere riservano un caleidoscopio di espressioni del nebbiolo davvero intrigante.

Sulle colline troviamo infatti i suoli formati per sedimentazione di detriti di varia origine litologica, trasportati dalle correnti marine che erodevano le montagne circostanti e che sono stati poi portati in alto dall’emersione delle colline stesse. Queste terre friabili videro  220.000 anni fa la deviazione del percorso del Tanaro sulla direttrice Alba-Asti e la separazione del Roero dalle Langhe con le due rive ben separate per blasone, prestigio e prezzi dei vini al giorno d’oggi.

Sono suoli marnoso-arenari come è normale data l’origine marina, in cui si trovano molto calcare, argilla e sabbia, in genere piuttosto ricchi in sali minerali. Dato che l’emersione dalle acque non è avvenuta nello stesso momento, si passa da suoli con sedimenti sabbioso-ghiaiosi continentali a quelli sabbioso-marini e infine a quelli argilloso-marini e tutti e tre quasi mai isolati ma spesso sovrapposti il che spiega la grande abbondanza di MGA definibile.

Piove molto poco e c’è poca acqua sotterranea il che rende fondamentale che piova da ottobre a gennaio, pena grandi problemi per vegetazione e sviluppo uve.  Come se non bastasse la vita dei roerini è complicata dal fatto che la vicinanza delle Alpi Marittime porta spesso alla formazioni di temporali e grandine quindi è importante scegliere il giusto posto dove posizionare vigna e azienda.

La pandemia ha picchiato duro sul mercato del Roero anche se la maggior parte dei produttori ha potuto godere della bella estate di vendite del Roero Arneis, uno dei vini bianchi italiani di maggior successo e presa sul pubblico italiano e internazionale. Tra le iniziative future sono in stand by gli eventi fisici come i Roero Days (diventati itineranti dal Piemonte fino ad arrivare a Milano e Bologna e progetti di edizioni in altre città) e la Roero Wine Week ma si conta di non smettere la promozione e la divulgazione.

Dall’assaggio nel bicchiere i motivi di interesse nel territorio si manifestano sempre in maniera piuttosto evidente e, scorrendo le dodici bottiglie che ci sono  pervenute in degustazione, la diversità e la bellezza delle tante sfumature di nebbiolo in zona sono davvero luminose e stimolanti e non temono confronti.

Infine, parlando di comunicazione, le pagine del blog del Consorzio dedicate ai piatti tradizionali o gourmet da abbinare a questi vini sono una minera di informazioni e spunti per sommelier e comunicatori, bravi.

Bric Paradiso Roero Riserva 2012 Tenuta Carretta
Fondata nel 1467, oltre alla produzione vitivinicola ci sono anche un ristorante, un albergo  e un’enoteca. Questo è un cru storico dal 1878 citato nelle carte, svela subito un balsamico con anice, mughetto, lavanda e tabacco, poi ginepro, salvia e cumino, amarena e ribes nero, foglie secche e humus che proseguono in un sorso di leggerezza ed eleganza. Danza a centro bocca e chiude in finezza, corpo molto tenue ma il tannino accarezza e diverte il sorso. Fase molto felice di questo vino. 92

Enrico Serafino Oesio 2017
Bella intensità floreale, dolcezza di amarena, mallo di noce , stuzzicante e intenso, qualche tostatura garbata, carrube e anice, bocca immediata e godereccia con tensione tannica di alto livello. 92

Bajaj Roero 2017
Macchia mediterranea, mandorla, alloro, mirto, amarena e vena balsamica croccante e piacevolissima. Sorso increspato e roccioso, marino e sapido nel finale ma dolce e piacevole nell’immediato, tannino vivace ma abbordabile già da subito all’insegna della piacevolezza. 91

Negro Riserva 2010 Sudisfà
Rosa, incenso, pesca e anguria, note ferrose e di sottobosco, vetiver e sandalo, assottigliato dal tempo il sorso ma l’ingresso è essenza di piacere piemontese. Ficcante arancio e amarena, grafite e tostature leggere, freschezza e tannino che chiede sughi e intingoli. Ha ancora tanta vita davanti a se’ come tutti i grandi. 95

Pace Roero Riserva 2015
Giovanni, figlio di Bernardino, comprò la cascina nel lontano 1934 mentre oggi è la quarta generazione di viticoltori a portare avanti l’azienda, sotto il controllo di Dino e Pietro (dal 1996). Ricco e concentrato di frutto rosso e nero, salsedine, more di rovo, sorso compatto e dal tannino vivace che rinfresca il palato e il frutto, chiude pepato e nel ginepro, allunga benissimo il sorso in cui l’acidità sfina la grande materia. 95

Demarie Roero Riserva 2017
Tostature e spezia, legno di cedro e sottobosco, frutto rosso e nero ribes e mirtillo molto evidente e piacevole, sorso con legno da assorbire ma materia è bella e ricca, tannino in estrazione leggera e convincente. 89

Ponchione Roero Monfrini 2015
Carrube, ginepro, senape, menta e timo, rosa lavanda e anice, amarena e more di rovo in confettura, sorso di sostanza, stile e traiettoria futuribile pur mantenendo i piedi per terra per immediatezza e godibilità. 91

Roero Benotti Rosavica 2015
Note di sottobosco autunnale, ribes nero, mirtillo, pepe nero e anice, cumino e tabacco, sorso con tannino molto presente e tambureggiante, finale un po’ crespo ma di un certo fascino. 88

Roero Riserva Emanuele Rolfo 2015 Ca’ di Caire’
Dolce ricco e rotonda amarena, poi susine fresche, lamponi e fragole in confettura, lavanda, sandalo e cumino. Il sorso avanza diretto e croccante, con riserva di energia ma anche tanta piacevolezza attuale, eleganza rustica e precisione tannica notevole. 93

Matteo Correggia Roero Riserva 2011 Ròche d’Ampsèj
Ampio e screziato, intensità di caramello, ribes rosso e nero, vetiver e sandalo, prugne e mirtilli freschi. Bocca bellissima, screziata e di lunghezza impressionante, vino teso ma ancora accattivante di frutto dolce e carnoso. 94

Bric Aût Riserva Roero Generaj 2013 Gian Paolo Viglione Monta’
Spezie, cuoio, amarene e peperoncino, stuzzicante e balsamico al naso, tabacco e humus cubano, senape e cumino, tannino affilato e classico. Chiude lungo e imponente con slancio sicuro e bella cadenza. 93

Marco Porello Roero Riserva 2016 San Michele lamponi in confettura e ribes rosso, sapido croccante intenso e intrigante, finale distinto netto saporito e gustosissimo. Note dolci di amarene pepe e nocciole, bocca di eleganza e finezza, gustosa appena ferrosa ma sempre composta ed elegante in ogni suo tratto 92

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

7 Commenti

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SALVATORE AGUSTA

circa 3 anni fa - Link

Al netto delle descrizioni di Gori, ecco cosa tengo: - Pace Roero Riserva 2015 - Roero Benotti Rosavica 2015 -Marco Porello Roero Riserva 2016 San Michele Il resto lo scarto, specie tutti quelli in cui viene nominato il vetiver, in inglese si direbbe grassy e sono tutte quelle note erbacee che nei rossi a mio parere equivalgono ad una stonatura. Vediamo se li trovo qui a NY

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Sancho P

circa 3 anni fa - Link

Discorso già fatto, ma rimane paradossale e penalizzante per la denominazione che un Grand Cru come Valmaggiore ,venga declassato a Nebbiolo d'Alba da produttori del calibro di Giacosa, Sandrone, Marengo, Sordo e Abrigo. Capisco che chi ha fatto fortuna con Barolo e Barbaresco non voglia aggiungere un'altra referenza impegnativa al proprio catalogo, però provate ad immaginare l'effetto positivo per la denominazione che avrebbe un Roero targato Giacosa o Sandrone. Senza nulla togliere agli altri.

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

Stesso pensiero mio ! La vita per il Roero cambierà davvero tanto quando avremo un Roero Valmaggiore Sandrone... Così come cambierà per il Chianti Classico quando usciranno con il gallo nero Tignanello e Fontalloro: la vera rivoluzione per il marketing del vino italiano è ad un passo ma non lo vogliamo fare

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Sancho P

circa 3 anni fa - Link

Lo stesso dicasi per Ratti e Prunotto. Mi riferisco ad Ochetti in questo caso.

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

135 MGA !!! Senza parole !!! Esempio plastico del provincialismo e del campanilismo italico...

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Good_Ole_Boy

circa 3 anni fa - Link

A mio gusto segnalo Brezzo a S.Stefano dei Lunghi, vicino a Correggia. Il loro Bricco Anime cru di punta viene via a 7 euro circa alla bottiglia, per me tanta roba

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Giacomo

circa 3 anni fa - Link

L'astronomo Vincenzo Zappalà ha registrato l'asteroide 8075 con il nome Roero. Recenti ricerche con potenti telescopi vi hanno rintracciato un paio di capannoni abusivi.

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