Roberto Ceraudo e il mio viaggio alle origini del vino

Roberto Ceraudo e il mio viaggio alle origini del vino

di Antonio Tomacelli

Antefatto
È il 28 maggio del 1987. Steso su una barella d’ospedale, ricoverato per intossicazione da fitofarmaci, Roberto Ceraudo giura a se stesso che da quel momento cambierà vita.

140.000 viti dopo
Strongoli è posta al centro della Calabria che non è il centro del mondo, ma non sfigurerebbe. Da queste terre sono passati greci, romani e ogni sorta di guerriero o legionario con la voglia di menar fendenti per conquistar colline viste mare. Siamo in quella che un tempo si chiamò Enotria e il vino qui è nato prima dell’uomo.

Lo chiamavano gaglioppo pure ai tempi della Magna Grecia? Chi lo sa, di certo ne bevevano a fiumi, magari mischiato al miele e a chissà che altro.

Roberto Ceraudo, con la faccia da guascone che si ritrova, deve aver pensato: “sono tremila anni che qui si fa il vino, vuoi che non sia capace anch’io?”

Non si sbagliava, e le 140.000 piante messe a dimora nel corso degli anni sono lì a testimoniare che aveva ragione. In tutto l’azienda ha venti ettari di vigneto più altri quaranta tra vacche, agrumi e olivi storti e contorti che hanno mille e più anni.

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Questo specie di paradiso isolato dal mondo è condotto con mano ferma e in regime biodinamico/biologico dal giorno del ricovero d’urgenza. Non vi annoierò con le pratiche agricole, mi limito a consigliare un giro aziendale per capire quanto è bella la campagna lasciata libera di esprimersi, senza diserbanti e con quell’aria leggera da chi mi ni futti a mmia che hanno i luoghi magici.

Oltre all’azienda agricola, al vino e all’olio prodotti con l’aiuto del figlio Giuseppe, all’interno della tenuta c’è anche il ristorante Dattilo, guidato dalle figlie di Roberto, Caterina e Susy, e un piccolo resort affondato nel verde.

Io, fortunato, ci sono capitato d’estate, quando il caldo sa di polvere e fieno, fichi mangiati sull’albero, pani cunzato e sardella. E vino rosso, tanto vino alla faccia dei trenta gradi suggeriti dal meteo. Roberto ne produce nove, nessuno meno che ottimo, ma tre di questi, sicuramente tre, sono la Calabria.

Il primo è il Dattilo 2013, un gaglioppo che è una gita tra colline di liquirizia, arance e mirto coperti da uno sbuffo di cacao amaro. Sullo sfondo c’è il mare, profondo e salato come le lacrime. Di gioia. 93

Il secondo è il Grisara 2017 da uve pecorello, e il paesaggio cambia lasciando il posto alla pianura del biancospino e delle pere che crescono sul ciglio dei tratturi, al cedro e alla pesca nettarina. Un bianco potente e luminoso, che a queste latitudini non dovrebbe esistere, ma lui c’è, s’impone e si fa spazio con grazia. Ma è sole accecante. 92

Il terzo vino è ancora gaglioppo in versione rosé, il Grayasusi argento 2017, tutto rose e pesche da volare via come certi falchi che spiano le vigne dall’alto. Ecco, forse gli mancano solo le ali, ma nulla di più. 89

Questi vini non raccontano la Calabria, sono essi stessi la Calabria della tomba di Pitagora, dell’assedio di Annibale  del sangue misto di mille eserciti, dei volti scolpiti nella pietra, di Magno Megonio che fa testamento lasciando ai vivi i soldi per sistemare la vigna, dell’assedio del mare a una terra scabra e siccitosa.

Questi vini sono la storia di Calabria, madre amorosa e origine di ogni vino.

Epilogo
Il 14 luglio del 2018, Roberto Ceraudo prepara il rimorchio del trattore per un giro nei campi con i suoi amici venuti a trovarlo da ogni dove. È felice come un bimbo di 69 anni.

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

3 Commenti

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Pino

circa 6 anni fa - Link

Un grande,negli anni 90 lo conobbi e comprai nella sua tenuta il suo vino, uno spettacolo continua a bere quando lo trovo .l’amineo un bianco fantastico. Lui un signore molto gentile e ospitale.

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Nicodemo

circa 6 anni fa - Link

Per due anni,inizio anni ‘90,fui ospite con la mia famiglia nell’agriturismo Dattilo.Tornavo al mio paese per le vacanze d’agosto verso fine luglio e soggiornavo qui aspettando il primo di agosto giorno in cui si rendeva libero l’appartamento alla spiaggia di Strongoli. Quello che mi ha colpito appena arrivato in questa novitá strongolese é stata l’accoglienza di questo signore che non conoscevo e che dopo un’ora sembrava avessi conosciuto da una vita.Una persona speciale che con la sua determinazione e il suo amore per la terra e verso il prossimo ha portato il nome di questo paesino calabrese nel mondo.

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Enzo

circa 6 anni fa - Link

Ci sono stato ieri sera, posso soltanto condividere ogni parola ed emozione che traspare, dal post, scritto col cuore, e dai commenti che lo seguono. Un'esperienza da vivere, una genuina ospitalità e dei prodotti che sono l'emblema della terra che viene amata, più che rispettata. Grazie.

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