Rigor Montis | Il vino ai tempi della crisi lacrimevole

di Giovanni Corazzol

Nel piccolo, periferico villaggio in cui le cose della vita m’hanno portato a vivere, si dice che il posto in cui recarsi per ottenere una soluzione certa a qualsivoglia problema, sia il bar. La qualità del problema sembra del tutto irrilevante. Si tratti delle ragioni della crisi dell’Inter (godo) o la soluzione di un’equazione quantistica, dei calzini da intonare alla cravatta o di un chiarimento sul nuovo sistema pensionistico, lì bisogna andare, qualcuno risponderà.

Tramortito per l’appunto dall’applicazione sviluppata per il Corriere.it, da cui risulterebbe che la mia età presunta di pensionamento sia 70,9 anni, decido di dare ascolto alla vulgata locale catafottendomi al bar per ottenere i chiarimenti necessari, semmai lacrimando deren’t al vin (che tutto l’annacquava).

Dopo aver ottenuto precise e puntuali risposte alla questione, oltre che qualche tenue valutazione sulla capacità di calcolo del sistemino (molto più simile a un lancio di dadi che ad un algoritmo matematico), il discorso si è inevitabilmente spostato sugli altri costi della manovra salvaItalia. Con alcuni altri quarantenni contributivi s’è inesorabilmente cominciato a fare i conti della serva e ahimé, debbo dire che la voce “vino” ne è uscita con le ossa rotte.

Gli enoviaggetti verso una delle tante (troppe?) fiere del vino decisamente fuori budget, il mantenimento delle cantinette domestiche roba da prima repubblica, la bottiglia speciale nemmeno sotto l’albero. Ma allora che fare? Tutti all’hard discount a comprare vino cileno col tappo a vite? Ci si ritrova ad una degustazione guidata di vino sfuso? Il rischio che il già sofferente settore del vino, perda ancora terreno è alto come non mai. Come possiamo venirne fuori? Esistono alternative ai vini Giordano?

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

12 Commenti

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suslov

circa 12 anni fa - Link

si beve quello che e' rimasto in cantina

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Silvia

circa 12 anni fa - Link

In tempo di crisi si beve il vino sfuso. Mio marito beve quello delle Cantine D'Offizi. www.cantinedoffizi.it Lo consiglio per il rapporto qualità/prezzo Ciao S.

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Maurizio Fava

circa 12 anni fa - Link

i politici e i banchieri (che poi è la stessa cosa) sono gente colta. sanno anche di latino. per questo ODIANO il vino. hanno letto "in vino VERITAS", e SONO TERRORIZZATI

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carolina

circa 12 anni fa - Link

io mi sa che sarò ancora più braccino corto con le mie scorte di baroli e barbareschi... e pure coi pinot neri e gli champagne.... mauro mi odierà.... :)

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Il vino fai da te, compri i kit su Internet.

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

Nei momenti di difficoltà le eccellenze sopravvivono, gli scarsi si estinguono. Non nego che la crisi mi faccia tremare i polsi, ma al contempo mi da una botta di adrenalina spettacolare che mi spinge, non senza depressive ritrosie, a dare ancora di più. Lo vado dicendo da un bel po', il vino è un bene voluttuario e se non lo si sa comunicare, se non si sa empatizzare con il possibile acquirente, se non si sa uscire da asfittiche descrizioni gusto olfattive, se non ci si sforza ogni giorno di mostrare entusiasmo, il vino resta sullo scaffale o in cantina del produttore. Io navigo in questo mare e, non senza timori, mi domando se sarò in grado di affrontare la tempesta, ma quando all'orizzonte vedo un onda mostruosa prima me la faccio sotto poi mi dico "barra a dritta! O la scavalchiamo o affoghiamo orgogliosi di averci provato!"

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Il tema è asprigno lo so. periodicamente la questione del prezzo riemerge, ma troppo spesso la si chiude dichiarandone una complessità a mio avviso eccessiva o semmai lo fosse (complessa) rinunciando ad approfondirla. Non è questo il momento per aumentare lo sforzo in termini di comunicazione verso i consumatori e proporre vini che rispettino un reale rapporto prezzo/qualità a prescindere dal prezzo? ci sono "vinini" capaci di sostenere in termini di prezzo il confronto con certe proposte della GDO. Non sono interessanti per i rivenditori? Magari attirerebbero un tipo di clientela che non entra in enoteca e che domani potrebbe fare il salto di qualità. chiedo eh?

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gloria

circa 12 anni fa - Link

A me del vino hanno iniziato ad interessare le facce, i luoghi e gli intenti di chi lo fa. Direttamente in cantina (ho la fortuna di abitare tra colline e vigneti...). Bevo bene, spendo meno e stringo mani. La soddisfazione paga. Non in contanti, ma paga.

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ludovica

circa 12 anni fa - Link

del tutto, e da sempre, su questo argomento la penso come gloria. anche perché non ho la fortuna di abitare tra vigneti ho inventato un sistema per far venire i vignaioli in città, con le loro migliori bottiglie, ma che non costino più di 10 euro. alla prima edizione alcuni ci guardavano con sospetto, altri inorriditi, tanti entusiasti. oggi la formula di winelove è di grande attualità. chiedo perdono per il moto autocelebrativo ma è per consolarmi dall'essere al lavoro mentre la città tutta tace. ecco, autocelebrativa e vittimista, pure.

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Francesco Maule

circa 12 anni fa - Link

i vinini sono il futuro! senza trucco e senza inganno, schietti e contadini, freschi e digeribili, di grande beva ma mai banali. Ne ho parlato qualche giorno fa anch'io... A volte ci stanno anche quelli impegnativi, concentrati e ricercati. ma il vino va bevuto! Naturali e cheap si può, anzi si deve! Vicino ad Avignone c'è una cave cooperative che fa più di un milione di bottiglie, da uve bio, fermentazioni spontanee, poca so2, non chiarificati nè filtrati, se non con filtri grossolani. Prezzo al pubblico tra i 4 e gli 8 euro: il direttore/enologo è un ganzo! Les Caves d'Estezargue sono l'esempio da imitare!

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Fabio Vinciguerra

circa 12 anni fa - Link

L'unica salvezza è saltare il maggior numero di anelli della catena distributiva. Io, piccolo produttore del Monferrato Astigiano vendo on line i miei vini a prezzi di cantina a un numero sempre maggiore di persone che (giustamente!) pretendono un elevato rapporto q/p. Un mio vino in enoteca a 13 euro (prezzo del mio pur buono Piemonte DOC Chardonnay in un'enoteca di Milano) non lo comprerei nemmeno io! Ma a 5, direttamente dal produttore, sapendo come lo produce, sì! Cari saluti e complimenti per il Intravino! Piacevolissima quanto recente scoperta!

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

Caro Francesco, mi spiace che un signore come te spari a zero sui vinoni... considerato il prezzo del recioto di gambellara, del Merlot o del So San forse esiterei un attimo a sparare ad alzo zero sui vinoni. Non ho problemi a definirli grandi vini e non ho problemi a venderli.... ma, se proprio non ci tieni a quella fascia di consumatori, smetti pure di produrli; ce ne faremo una ragione. Per ora mi limito ad annotare una certa discrepanza tra il "dire" e il "fare".... ma si sa: con tutto quel mare che c'è di mezzo può capitare

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