Promemoria per Montalcino: il taglio bordolese è passato di moda

di Mauro Mattei

Prendete un campione di eno-popolazione tra i 20 ed i 35 anni, siano essi addetti ai lavori o semplici appassionati. Parlate loro di vino, citate nomi e denominazioni a caso ma non mancate di menzionare: Mosella, pinò nuar e vini naturali. Vedrete – senza fatica – occhi illuminarsi e orecchie tendersi. La discussione risulterà movimentata, addirittura briosa. D’altronde – al giorno d’oggi – l’enostrippato qualunque, vive (enologicamente parlando) fra Germania e Cote de Nuits, trastullandosi nel tempo libero fra bianchi macerati sulle bucce e vini con zero-solfiti.

Ecco, adesso cambiate registro: discettate riguardo Bordeaux e i suoi inarrivabili sciatò. Avrete a che fare, nel migliore dei casi, con sguardi vitrei e teste penzolanti.
Allarme rosso: qualcosa nel mondo del vino bordolese si stà inceppando. Nel dipartimento della Gironda – questo è assodato – si “confezionano” grandissimi vini, longevi e costosi, bottiglie mitiche che hanno infiammato generazioni di ricconi col pallino della griffe enologica. Ma, in tempi di magra, segnati da un ritorno alla tradizione e al terroir, Bordeaux appare in totale controtendenza. Innanzitutto da quelle parti la parola territorio non è traducibile (un vero sacrilegio in questo momento storico) e la famigerata classificazione dei vini bordolesi non aiuta affatto, basandosi su allure degli chateau e loro importanza commerciale, piuttosto che sull’effettiva valenza delle appellazioni comunali.

Insomma, ricapitoliamo: abbiamo a che fare con vini stratosferici, anche se impolverati e un filo fuori moda.
Una volta il prestigio di Bordeaux lo faceva il mercato, adesso questi – a mò di boomerang – gli si ritorce contro. Non osiamo immaginare le scene di panico fra i poveri banchieri e stilisti e le misere multinazionali (proprietari delle migliori aziende) che tra mille sacrifici sbarcano il loro lunario en primeur.
Basta ficcarsi in un’enoteca per maturare un’idea spicciola riguardo l’appeal della denominazione: nel cuore dei consumatori più giovani battono vini diversi e difficilmente qualcuno sotto i 50 annisponte sua – chiederà al commesso di turno un bell’ Haut-Brion.
Cos’è che non va ci domandiamo? L’altisonanza dei nomi incute timore? L’eccesso di paillettes e di sfarzo stordisce? La mancanza di produttori dalla mano callosa crea crisi di astinenza a voi degustatori dall’animo naif? Il famigerato taglio cabernet-merlot e la canonica affidabilità dei migliori crù bordolesi vi annoia? Abbiamo la soluzione:  se vi turbano questi fattori ambiental-sociologici, rifugiatevi in una polverosa fattoria nei pressi di Anjou e sparatevi una fiala di grolleau per riprendere contatto con il territorio.

Insomma, urgono idee per svecchiare Bordeaux e i suoi vini, prima che decabernetizzino le vigne a favore di varietà più trendy. Un’idea ce l’avremmo, viste le recenti vicissitudini di una Montalcino assediata (ed assediabile) da varietà internazionali: sfruttiamo il sempreverde escamotage dello scambio culturale. Il piano è questo: teletrasportiamo il sangiovese a Bordeaux e materializziamo in Toscana qualche migliaio di ettari di cultivar francofoni. Da un lato renderemo frizzante e pazzerello l’assaggio, dall’altro l’omologheremo definitivamente per non perdere terreno sui mercati internazionali.
Geniale no? Sottoscrivetelo pure. Noi ci carichiamo l’onere di presentare il progetto agli organi preposti. Ne saranno entusiasti.

Mauro Mattei

Sommelier multitasking (quasi ciociaro, piemontese d'adozione, siculo acquisito), si muove in rete con lo stesso tasso alcolico della vita reale.

27 Commenti

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Cattamax

circa 14 anni fa - Link

Bisognerà trovare un nome adatto, il Caberlot ce l'abbiamo già, facciamo il Sangionet o il Sangiolot.

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Roberto Giuliani

circa 14 anni fa - Link

meglio il Mergiovese, fa già capire cosa può esserci nel contenuto.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

... scusa Mauro, ma chi l'ha detto che i bordeaux non vanno più di moda? E' una tua impressione? Personalmente non trovo riscontro ...

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Mauro Mattei

circa 14 anni fa - Link

non lo dico mica solo io ;-) http://www.vinography.com/archives/2010/05/bordeaux_the_anti-millenial_wi.html oppure: http://www.nytimes.com/2010/05/19/dining/19pour.html?pagewanted=all

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Stefano

circa 14 anni fa - Link

Propongo il cambio di denominazione: da Brunello a Bruneaux.

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Roberto Giuliani

circa 14 anni fa - Link

Ma poi i francesi sono costretti a cambiare da Bordeaux a Bordello! (^_^)

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Andrea Gori

circa 14 anni fa - Link

diciamo così, il livello di figaggine di chi chiede un pinonuar o un riesling è molto più alto di quanti chiedono un bordeaux per non parlare dell'età...

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bacillus

circa 14 anni fa - Link

Questo post, nel suo candore, è davvero una goduria per noi produttori. Diciamo pure che sintetizza l'attuale doloroso rapporto tra produzione e mercato (ho scritto "attuale" ma la cosa si verifica invero da diversi anni). Da una parte c'è un mondo fatto di terra, vigneti, lavoro che è obbligato ai suoi vincoli ed ai suoi ritmi, dall'altro un piccolo universo variegato di cultori, speculatori, appassionati, opportunisti, esperti e pseudo tali. Quest'ultimo universo, per definizione, è quello che sta a contatto con i bevitori; ne rappresenta l'interfaccia. Ebbene, risulta evidente che oggi come oggi quell'interfaccia domina il percorso produttore-consumatore. Ma l'interfaccia, purtroppo, cambia, è volitiva, crea e distrugge esigenze, piaceri, curiosità. Insomma, l'interfaccia crea e distrugge mode. E' chiaro che in un contesto del genere il produttore, proprio perché egli è l'unico che si deve confrontare con la Natura, va nelle pesti. Non puoi cambiare indirizzo produttivo da oggi al domani. Hai bisogno di tempo, risorse, normative che lo consentano: ovvio no? Ci sono, però, soggetti economici che queste cose le cavalcano. Sono i grossi produttori, quelli che appunto dispongono di risorse, che possono reagire, ovvero "piegare" i cambiamenti. Mi va benissimo, fanno bene a farlo. Però a questo punto non fate gli ipocriti con l'elogio del "piccolo": in questa situazione, il piccolo ce l'avrà sempre nel... (excusez-moi).

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

@Mauro io starei un tantino più attento a quanto scrivono i signori: in sostanza sostengono che 30 anni orsono le vendite dei bordeaux erano triple rispetto ad oggi. Non distinguendo in questo paragone il livello dei bordeaux a cui ci si riferisce resta il dubbio che le grandi botiglie restino tali (provate a reperire un 1er G.C.C. 2005 in italia senza svenarvi... sempre se lo trovate...). Tutto il resto dell'articolo è FUFFA legata a sensazioni personali e riferimenti a persone che si conoscono che non hanno più coscienza del Bordeaux come in tempi passati. Considerazione personale: bei somari!!! soprattutto mi fa specie che il signor Asimov scriva sul NY Times che del suo vino preferito (Ducru Beaucaillou) non ne ha mai acquistata una bottiglia. A che titolo parla? Nel mio piccolo ho criticato il masseto seduto a tavola con una bottiglia da dividere in tre... forse sarebbe il caso che chi disquisice di vino cominciasse a entrare nell'ordine delle idee che 5cl dopo 40 assaggi di fila potrebbero essere di frappato come di syrah tanto la lingua è anestetizzata. Stiamo attenti a dare corda a questo genere di articoli sensazionalistici, potrebbe succedere anche ai nostri vini. p.s. Piccola considerazione a margine. Ciò che scriviamo riflette la nostra professionalità sul lavoro; stiamo attenti o per compiacere i fighetti enosnob ci autoisoliamo in una campana di vetro.

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Sulle "sensazioni" e sulla "fuffa" tanti produttori (e aggiungerei venditori) hanno costruito le loro fortune. Io sarò pure provinciale, ma quello che dice il NYT (e altri) non lo prendo mai sottogamba. È un fatto che il mondo del vino si aperto negli ultimi anni a una fascia di età fatta di 25/35enni e di questo dobbiamo prendere atto. Capisco che tu sia affezionato al Cumenda che ti firma lo scec da mille senza discutere, ma ragionando come te, ricacciamo fuori un segmento di mercato (brutta definizione, ma non ne ho altre) che spende e a cui, finalmente, piace il vino. Si ciancia tanto di "avvicinare i giovani al vino" e poi, non appena i giovani si avvicinano, calci nel culo. Vogliamo rimandarli nel tunnel della cocacola o peggio? I giovani sono volubili, anzi diciamola tutta, enosnob? Può essere, ma vivaddio sono protagonisti, usano internet e s'informano come nessun'altro in passato. È un target difficile, al quale però non si possono raccontare troppe chiacchiere come al Cumenda, al quale in passato si è fatto credere di tutto. Gli hanno rifilato certi ciuccialegno che dio solo sa, facendogli scucire migliaia di euro a botta e ora è stanco anche lui. Ora ci sono gli enosnob o enofighetti: a loro piace il terroir, il biodinamico, il lavoro in vigna e le persone con una bella storia alle spalle. Chiedo: è una colpa? A loro noi parliamo e parleremo. Per tutto il resto c'è FMR

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

FMR... sarebbe? (chiedo scusa per l'ignoranza) Constato che rispondi non sul fatto ma su una generica difesa a spada tratta di una sottocultura che oggi non parla di certe tematiche per vera cognizione di causa ma per tendenza. Stai attento a prendere posizioni così decise salvo poi dover far tripli salti mortali per dover cambiare posizione all'occorrenza. Quelle stesse persone che tu oggi difendi 10 anni fa "ciucciavano legno" (complimenti per il rispetto nei confronti dei loro vissuti antecedenti) e mi chiadevano di "bariccargli un po' il vino" dopo averglielo servito e fatto assaggiare. Allora fammi capire una cosa: scrivi per passione o perchè toccarte certi temi oggi paga in termini di visibilità? Ho dato una breve scorsa ai numerosi interventi che avete pubblicato su questo blog e non posso fare a meno di notare che questa conversione al pollice verde in maniera così massiccia non era uno dei temi portanti iniziali, complimenti per la coerenza. Con le dovute differenze di tematiche e stili una cosa che con questa tua espressione ti accomuna a un qualsiasi giornalista "vecchio stampo" (proprio tu, che ne prendi sempre le distanze in modo "enosnob") è che un cliente vero mi sa che non l'hai mai ascoltato. Chi ascolti sono i soliti "turisti enologici" che per avere un invito a una degustazione ti venderebbero la madre, prima di comprare una bottiglia di vino si fanno venire un'attacco di artrosi al braccio e poi pontificano, pontificano, pontificano e pontificano. fermo restando, come nel caso dell'autore dell'articolo, che spesso del vino di cui parlano ne hanno bevuto col contagoccie. Queste al paese mio si chiamano FUFFE, ma se ti piacciono crogiuolatici pure dentro. p.s. credo sia inutile sottolinearlo a questo punto ma, con umano rammarico nei confronti di persone che ho imparato a stimare attraverso questo blog, chiedo cortesemente di depennare il mio nome dalla voce degustazioni.

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Mauro Mattei

circa 14 anni fa - Link

"fermo restando, come nel caso dell’autore dell’articolo, che spesso del vino di cui parlano ne hanno bevuto col contagoccie" ehm..mi fa piacere sentire la tua *stima* nei miei confronti, Francesco. Per il resto voglio ribadire che nel pezzo, come nelle nostre teste, il Bordeaux non perde quota dal punto di vista qualitativo ma dal punto di vista d'immagine e di esposizione nei confronti di un pubblico più giovane. Punto.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

mauro, mi riferivo al signor asimov che sosteneva di amare un vino di cui non ha mai comprato una bottiglia, mi rendo conto a posteriori che espressa così la frase poteva ingenerare il fraintendimento che appunto, si è creato. scusami sinceramente. Quanto al resto sottoscrivo ogni parola. Scusa la franchezza ma i signori che tu, correttamente, hai riportato potrebbero chiamarsi anche hugh jhonson e la cosa non sarebbe mutata di un millimetro. O il vino lo bevi e poi ne parli oppure "un bel tacer non fu mai scritto". Mi spiace questo fraintendimento causato dalla foga con cui ho risposto a una difesa pretestuosa, polemica e soprattutto razzista "al contrario" nei confronti di chi (Beaati loro) possono permettersi senza batter ciglio una cassa di Chateau Margaux 2005 senza batter ciglio. Come ben sai il nostro lavoro è fatto di ttuo: dal vino da 4 soldi, al vinio bio, al vino con il "marchio", al vino iper esclusivo e costoso. Sentire definire questi ultimi "cumenda" che sganciano lo "scec" senza problemi è una offesa che respingo nettamente e con molto risentimento. Dimmi onestamente; quanti champagne di "nicchia" servi in proporzione rispetto a marchi stranoti che trovi anche nei supermercati? Bene, io a Roma ho cominciato a non vendere in maniera categorica quei prodotti perdendo inizialmente clienti proprio per raccontare una favoletta che parlava di carichi di chardonnay rumeni o del settore meridionale dell'inghilterra, prima dell'approvazione ad AOC della Cote d'Aube, avvenuta per ragioni che ben sai. Ce ne passa di acqua da questo a giocare a fare i paladini del gusto dando retta a i cosiddetti enofighetti che di queste cose non ne sanno un fico secco. Vedi, avessimo parlato di questi argomenti avrei potuto capire ma due stimati signori che si divertono a gettare fango su un'appellazione tanto per far vedere che sono alternativi... beh, ce ne passa (sempre riferito agli articoli da te citati). Tutto questo per dire che difficilmente trovi in me un difensore "a priori" di certi status quo, così come non troverai in me una persona che ti parla di vino a seconda di dove i mezzi di informazione vorrebbero tirasse il vento

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bacillus

circa 14 anni fa - Link

@Francesco Posso esprimere un apprezzamento sincero? Senza polemica, senza malizie. Lo preciso perché l'ultima volta che su questo blog ho espresso approvazione per l'intervento di un blogger, automaticamente sono stato cazziato dallo stesso blogger (salvo successiva rettifica)... Sciocchezze a parte, trovo le tue osservazioni di un raro pragmatismo. Tu, ne deduco, sei abituato ad osservare la realtà delle cose, ad analizzare e stimare le reazioni della "gente" più che a formulare propositi. Ne conseguono conclusioni non banali. Ma lascia perdere le mie considerazioni, avrai capito perché...

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

sinceramente non ho capito perchè dovrei lasciar perdere le tue considerazioni :-) ti ringrazio, fa piacere una parola di comprensione ogni tanto. Vado "contro corrente" da parecchi anni nella mia attività, gli unici metri di misurazione che ho adottato sono stati la mia capacità degustativa e l'esclusione dalla mia carta di qualsiasi cantina avesse procedimenti giudiziari pendenti relativi a frodi, salvo venir riconsiderata a proscioglimento avvenuto. Ovviamente l'esclusione vale anche per produttori di cui sono personalmente a conoscenza di atteggiamenti "border line" sebbene non siano mai stati toccati da indagini investigative. Mi comporto esattamente come uno chef, con l'unica differneza che non preparo io i vini ma li scelgo seguendo la mia filosofia gustativa, facendo in modo di non far sentire escluso nessuno, ma dando un taglio ben preciso. Degusto vino da 17 anni, non sono tanti ma nemmeno pochi, e sistematicamente si manifesta la mia idiosincarsia nei confronti di chi sventola bandiere, soprattutto quando si definisce difensore dei "ggiovani". Mi sono avvicinato a questo blog perchè molti degli autori sono persone che con il vino lavorano quotidianamente, per cui credevo che si sarebbe discusso di tutto confrontandosi su dati concreti. Poi ho notato che la piega presa era diversa è ho cominciato a scrivere interventi realistici che, ogni giorno di più, sembravano polemici quando non volevano essere. Ecco perchè, se questa del pollice verde è la nuova linea editoriale del Komintern, non posso essere più in sintonia. p.s. Ovviamente le cantine segnalate nei banner del sito sono tutte rigorosamente biodinamiche demeterizzate e vengono ospitate a titolo gratuito al fine di diffondere il novello verbo della naturalezza... davvero si riesce a pensare di prendere per i fondelli la gente?

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Al solito si mescolano le carte per barare con facilità. Riassumo per l'ultima volta: 1) Il NYT e Vinography parlano delle nuove generazioni che si accostano al vino e sottolineano un fatto preciso: i giovani non subiscono il fascino degli chateau a 1000 euro a botta. Di conseguenza il mito del taglio bordolese è in caduta libera. Tra le cause citate anche in altri articoli, la mancanza di disponibilità economica, la voglia di scoprire nuovi vini, il crollo "ideologico" di guide ed esperti, non più guru da seguire pedissequamente. La rete e le relazioni hanno sostituito la comunicazione "verticale" con quella "orizzontale". È un fenomeno mai visto ed è la conseguenza dello sviluppo di internet. Il loro guru di riferimento non è Parker ma Vaynerchuk, tanto per semplificare. Smetto qui l'analisi sociologica e mi chiedo: devo stracciarmi le vesti e digrignare i denti perchè il Bordeaux non piace ai 25/35enni? La risposta è no, che si fottano. 2) La speculazione sulla svolta verde e biodinamica di questo blog è tutta tua e te la lascio volentieri. Mi limito ad osservare che è in atto un potente ricambio generazionale nelle cantine italiane e molti di questi giovani produttori si stanno convertendo al biodinamico o al biologico. Se questo può darti fastidio, puoi sempre vendere ciò che ti pare senza sfottere chi lavora e rischia di farsi mangiare il vigneto dalla peronospera tutti i giorni. Qui comunque c'è spazio per tutti. 3) Le cantine dei banner non vengono ospitate. Semplicemente pagano per avere visibilità. Confondere la pubblicità con i contenuti è un atto di stupidità gratuita che non è permesso né qui né altrove. Puzza tanto di "rimestare nel torbido" per far credere chissà cosa ai lettori. Tra l'altro va a vanto della nostra imparzialità e ti dimostra che non siamo "ripiegati", come insinui tu, sul bioqualcosa. 4) Chi ci legge sa che l'unico vino che ci piace è quello buono, sia esso bio, convenzionale o il cavolo che ti pare. L'importante è che dietro la bottiglia ci sia una storia vera e delle persone reali, sincere. In ultimo: mi rendo conto che un'enoteca sulla Balduina è un osservatorio molto più privilegiato rispetto a New York, ma questo non esime dall'avere un minimo di correttezza e umiltà.

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

A proposito: se ti dà fastidio la parola "giovani", puoi sostituirla con "meno anziani".

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

complimenti per la precisazione che ad un lettore attento risulta ridicola per un paio di ragioni 1-Ora ci sono gli enosnob o enofighetti: a loro piace il terroir, il biodinamico, il lavoro in vigna e le persone con una bella storia alle spalle. Chiedo: è una colpa? 2-La speculazione sulla svolta verde e biodinamica di questo blog è tutta tua e te la lascio volentieri 2-Chi ci legge sa che l’unico vino che ci piace è quello buono, sia esso bio, convenzionale o il cavolo che ti pare. L’importante è che dietro la bottiglia ci sia una storia vera e delle persone reali, sincere. 2-Le cantine dei banner non vengono ospitate. Semplicemente pagano per avere visibilità. Confondere la pubblicità con i contenuti è un atto di stupidità gratuita che non è permesso né qui né altrove. A-esistono 2 omonimi? B-devo chiedere il tuo permesso per sottolineare che esistono due posizioni divergenti tra il tuo primo ed il tuo secondo intervento, devo chiedere il tuo permesso per dire che personalmente non pubblicizzo qualcosa in cui non credo e che non è in sintonia con il mio pensiero (ovviamente nel mio locale o nei corsi che tengo)? C-Potevi tranquillamente evitare di dire in che zona sono, non mi interessa la pubblicità nemmeno in modo indiretto D-E' inutile che continui a fare un paragone fra me e il NYT perchè non cambia una virgola: se il più grande critico enologico del mondo dovesse esprimere affermazioni tendenziose e scorrette su un qualsiasi vino non esiterei a criticarlo, indipendentemente dal dislivello fra i rispettivi curriculum E-Forse non sai che le enoteche storiche di Roma sono consorziate in un gruppo ("arte dei vinattieri") che si confronta sull'andamento di mercato (e io, comercialmente parlando sono un moscerino rispetto a gente come Trimani, Costantini, Lucantoni, Rocchi, Bernabei). Se parlo non lo faccio a caso F-Siano giovani o meno anziani, o anche anziani (chi l'ha detto che i vini bio piacciono soltanto ai teen ager???) il bordeaux non lo conoscono proprio, così come non conoscono il pinot nero o il riesling della mosella o i vini naturali. Se facessi come tanti asseconderei la tendenza, me ne vado in francia nella cantinetta sperduta, porto in italia un paio di pancali di pinot nero da due soldi (però magari fatto da un eremita che non si lava e lecca personalmente ogni singolo grappolo prima di spremerlo), gli racconto una bella favoletta (tanto chi lo conosce 'sto tipo che non ha nemmeno un website???) e per 5 euro pagate ne intasco 25. L'ignoranza non cambia, cambiando le zone. Si deve solo decidere se solleticare lo stomaco dei meno accorti, ieri con la barrique oggi con altro, domani con altro ancora, o fare informazione "spessa". Pensavo che tra colleghi di lavoro questo potesse accadere senza sfociare in discorsi paludati, ma qui si è passato da un estremo all'altro.

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Quali sarebbero le posizioni divergenti? Hai idee vaghe e confuse sulla pubblicità come su altro. Se domani il tavernello mi paga per pubblicizzarsi, sono cavoli suoi. L'importante è che io resti fedeli alle mie idee e dica la verità ai lettori. Ma la discriminazione degli inserzionisti dove l'hai mai vista? Su Marte? Plutone? Il tuo discorso è tanto più disonesto in quanto, come editor, hai sempre scritto ciò che hai voluto, senza nessun condizionamento. Consideravo la tua voce un arricchimento al dibattito, perchè io per primo non aderisco alle fedi e alle mode. Questo blog ha ospitato e ospita tutte le opinioni, anche la tua, senza censure o costrizioni, come ancora adesso puoi ben vedere. Prova a dimostrare il contrario.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Credo che gli interveni siano stati sufficineti per permettere a chiunque di formarsi un'opinione sulla nostra discussione, mi sembra sciocco continuare a fare la "guera dei bottoni", resto in disaccordo sulla pubblcità ma non è il fulcro della discussione e lo sai. Spero di essere stato esaustivo per le altre questioni, in principal modo quella di Bordeaux che (sottolineo) NON E' il mio business principale ma che rappresenta una delle pietre miliari della storia del vino. Forse verso questa appellazione e verso i suoi consumatori (bontà loro altospendenti) sarebbe necessario un po' più di rispetto. Tralasciando il fatto che hai usato termini davvero poco ortodossi ti auguro buon lavoro. p.s. il mio non potermi di fatto sentire "editor" va proprio nella direzione di una onestà di cui non devo esibire patenti a nessuno. Se ci hai fatto caso ho fatto più di un'intervento permettendomi di sottolineare come la flebile linea che separa l'informazione snella da quella poco ponderata si stesse lentamente sorpassando. Citare una notizia come quella del NYT in queto post non è stato altro che l'ultima goccia (non la più "pesante" dal mio punto di vista). Magari avremo occasione di incontrarci di persona e berci sopra una bottiglia insieme, di certo, professionalmente parlando, la mia onestà intellettuale mi impone di ritirarmi, credendo in un altro tipo di informazione, forse più "pesante" per i "meno vecchi"

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ALAN

circa 14 anni fa - Link

Diciamo che il Bordeaux non è un vino dal giusto rapporto qualità/prezzo (almeno nella maggior parte dei casi).

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Marco De Tomasi

circa 14 anni fa - Link

Scusate se mi intrometto per dire la mia banalità. 39 anni, amante del vino da quando ne avevo 25, all'inizio seguivo ciecamente le guide, poi me ne sono discostato, a febbraio mi sono aperto un mio blog, organizzo una piccola rassegna e ora come ora mi interessa molto il mondo dei vini naturali, ma non perdo di vista i "convenzionali" che io reputo interessanti. Fatto l'identikit dell'"enofighetto" dico che i bordeaux sono dei gran vini. In passato mi sono svenato per aquistarli e in cantina ho ancora annate di 1.er G.C.C. dal 90 al 95. Ho aperto l'estate scorsa, in mezzo a tanti "bio" di tendenza, un '89 e di classe ne aveva da vendere. Ai giovani (più giovani di me) non piacciono i bordeaux: a me pare tanto la storia della volpe e l'uva ! Costano semplicemente troppo, c'è la crisi, per cui uno sta più attento a quello che acquista (anche il cumenda 50enne comunque) va in cerca di alternative, scoprendo magari de essere un pollo che finora ha pagato a prezzo di usura il surplus mitologico oltre il vino. A me i bordolesi continuano a piacere (mi sa che sono fuori target statistico), giuro che se un 1er G.C.C. costasse 150 euro, un pensiero ce lo farei ancora ...

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Alessandro Morichetti

circa 14 anni fa - Link

Intravino è un blog collettivo. Anime diverse unite più dal "come" che dal "cosa". La nostra linea editoriale è questa:

Un altro vino è possibile | Il mondo del vino è un mistero: molto potere, zero sex appeal. Presente i sommelier del TG5 Gusto? Parole indigeste, bottiglie da salasso, enologi saliti alla destra del padre, vini biodiversi ma diversi dal vino — tutti si prendono molto sul serio. Basta, qui ci vuole Intravino. Sfrontato, insolito, aggiornato con impressionante frequenza, nulla accade nel mondo del vino senza che Intravino lo sappia.
Come tanti, ho iniziato da Gusto, dai sommelier e da chi si prende(va) troppo sul serio, con pregi e difetti. Qui c'è spazio per chi parla di vino con passione senza timore reverenziale né ritualismo religioso. Altrettanto facile prevedere che, quando si cambia il tono, la sensazione di "leggerezza" possa essere scambiata per superficialità. Non attribuiamo patenti di competenza a nessuno, il web è bello perché con un click levi di torno chi non ti interessa a costo zero. Per dire, a gente come Armando Castagno io non sono degno di svuotare la sputacchiera ma qui studiamo la notte per scrivere qualcosa che interessi tanto lui quanto il mio amico che sta facendo il primo corso dell'Ais o quello che beve Veuve Clicquot a canna perché fa figo. Potremmo essere molto più noiosi, volendo ;-). Collaboro con professionisti cui non ho mai, mai, chiesto il curriculum. Parla per loro quello che sanno scrivere e argomentare, lo stesso vale per i lettori. Capita ci si affezioni agli uni e agli altri, come anche no. Piace? Non piace? I tempi cambiano, le persone e gli argomenti affrontati pure. C'è chi fa 800 km per una verticale di Bordeaux come chi gode coi Borgogna biodinamici da 15 bottiglie numerate. L'uno non esclude l'altro, spesso sono la stessa persona. Chiedere ogni volta le credenziali è di una noia soporifera. Il mondo è pieno di curriculum da Nobel per la pace e prassi da galera. Questione pubblicità. Ci sono due "redazioni": una pensa ai contenuti, l'altra a farci diventare milionari. Le due redazioni vanno a cena insieme ma non mischiano le carte sopra e sotto il tavolo. Giuro sui miei gatti che il giorno con le nuove pubblicità mi sono andato a vedere che cantine fossero e chiusa lì. Quelle cantine non sono meglio né peggio di altre, solo pagano per esserci. Se faranno qualcosa di buono se ne parla, se fanno cagate idem. Diffido da chiunque parli per conto de il consumatore: non esiste. Il 90% che NON compra vini sopra i 5 euro, NON legge di vino e lo sappiamo. Questo non è un luogo di verità assolute ma una comunità di discussione opportunamente alimentata, speriamo. A giudicare dai commenti, il tema "vino naturale" è di attualità e ben lungi dall'essere cindiviso e uniformemente inteso. Attualità, non moda. Per la moda oggi va il viola e domani il blu, senza un motivo preciso. Noi parliamo di naturalità per saperne di più e perché di buone ragioni per farlo c'è solo l'imbarazzo della scelta. Leggendo questo pezzo ho trovato argomentazioni interessanti e fonti: si può essere in disaccordo nel rispetto delle parti senza scontri. Almeno, ci proviamo.

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Roberto Giuliani

circa 14 anni fa - Link

Alessandro, direi che non fa una piega. Accalorarsi è bello, ma dipende da qual è l'obiettivo finale. E' normale avere posizioni divergenti, è normale discuterne, è meno normale pontificare. Sulla pubblicità: personalmente ritengo che oggi sia fondamentale una netta distinzione fra quello che è il mio ruolo (scrivere di vino) e la pubblicità che espongo. Questo semplicemente perché IO so che se esponessi banner di aziende lo farei in piena autonomia rispetto ai miei giudizi, ma è altrettanto vero che non ho ancora trovato un'azienda pubblicizzata su una guida o su un sito, che poi venga criticata sui suoi vini. E questo può certamente dare adito a sospetti di scarsa correttezza. A me i sospetti non piacciono. Non solo, ma se critico i vini di un'azienda che pubblicizzo, questa, è poco ma sicuro, non metterà più un banner sul mio sito, che senso avrebbe? Allora, sinceramente, trovo molto più onesto (sicuramente non economicamente vantaggioso) scegliere di NON pubblicizzare aziende vinicole perché non voglio ambiguità. Punto. Altrimenti, prima o poi, dovrò "spiegare" a qualcuno che sono corretto e integerrimo, e non è detto che questo basterebbe.

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Luca Cravanzola

circa 14 anni fa - Link

....granitico! ;-)

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Stefano Cinelli Colombini

circa 14 anni fa - Link

Per favore non coinvolgete ancora il Brunello in una polemica su cabernet e merlot, quei pochi che volevano il taglio ci hanno costretto a una decina di assemblee in pochi anni ed il risultato è stato sempre lo stesso; lo rifiuta oltre il novanta per cento dei produttori e oltre l'ottanta per cento dei voti consortili. Per favore cessate di fare brutti sogni su di noi, una maggioranza così solida e così tante volte confermata non si cambia e, come si dice da noi, cacio vinto un si rigioca. Il Brunello è e resterà sangiovese puro di Montalcino e, personalmente, ne sono molto felice.

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