Prima le italiane! 10 bollicine (quasi) italiche per brindare agli anni venti

Prima le italiane! 10 bollicine (quasi) italiche per brindare agli anni venti

di Redazione

La vera redazione esce fuori nel momento del bisogno e, anche se incompleta (di una decina di editor abbiamo perso le tracce), ti tira fuori dal cilindro 10 bottiglie col botto da seccare a Capodanno. Mentre proseguono le ricerche degli editor dispersi, vi auguriamo buon anno!

A mezzanotte con la panza più che piena non me la sento di subire una rasoiata da pas dosé o simili. Per cominciare bene l’anno evviva la dolcezza e che non sia banale: Moscato d’Asti Sur Lie 2012 di Vittorio Bera. Per i pochi fortunati che ce l’hanno in cantina. (N. Cereda)

La mia bollicina per brindare al nuovo anno è senza dubbio il Brut Rosso di Francesco Bellei, metodo classico di Sorbara in purezza.
Con le bollicine d’Oltralpe condivide solo il metodo, per il resto è un concentrato di succo e freschezza, con la sua fragola e la sua mora selvatica, gli accenni balsamici, la finezza, pur con un’affabilità tutta emiliana. Che buono, anche a mezzanotte, anche dopo un cenone. (L. Foletti)

Anche quest’anno il finale non cambia e si scrive in Franciacorta. Rispetto ai botti precedenti, il nome è però nuovo: Nicola Gatta. Lui è sgattaiolato fuori dal reticolato della Denominazione e fa come a lui piace. Piace molto anche a noi. In particolare, ci è piaciuto Ombra, il Brut di casa (7 g/l), 80% chardonnay e 20% pinot nero dalle alture calcaree di Gussago e Cellatica. Vino di grande eleganza, intenso e persistente nelle note gessose e agrumate, dalla bolla fine, diffusa e cremosa, coinvolgente tanto da lasciarsi bere senza pensieri. Se, peraltro, siete pensierosi, et voilà: biodinamica, fermentazione spontanea, lieviti indigeni, nessuna chiarifica o stabilizzazione, niente SO2 aggiunta. Ma nun ce penzate, bevete, bevete… (E. Giannone)

“..con tutte quelle, tutte quelle bollicine..” io la fine del mio anno la chiudo con un vino che ne racchiude la complessità, con la grinta e la fortuna che mi auguro abbia il nuovo anno. 100% PN – Metodo classico Rosé brut – Opificio del pinot nero – Marco Buvoli. Almeno tre anni sui lieviti. Un Rosé che veste l’eleganza e la tenacia del Pinot nero. Piacevolezza del frutto, profumi d’oriente, freschezza e grande spinta acida. (Sarà buono anche caldo alle due di notte.) (A. Mion)

Sogno 2013, Ca’ del Vent. Perché non c’è sogno più grande di un nuovo amico. Il mio, oltre ad avermi aperto un mondo, ha aperto con me questo blanc de blancs pas operé sensazionale. Bevetelo l’ultimo giorno dell’anno, pensate ai vostri amici di una vita e chiamateli subito. (G. Nani)

Non una ma tre perché la notte e lunga ed arrivare a Capodanno impone una linea di condotta chiara: Mezzanotte con Trento Doc Moser Brut Nature, a colazione Leonia Rosé del Castello di Pomino, a Pranzo Franciacorta extrabrut di Camossi. (L. Romanelli)

La bollicina per il botto è targata. Ha la sua destinazione d’uso: che è fare BUM! il trentunododici. Se devo pure berla mi tocca richiedere una variante di progetto. Per questo i mortaretti di fine anno si accompagnano benissimo alle bibite pressurizzate delle confezioni regalo tipo panettone+spumante prese al super. Meno costano, più ne stappi con un incremento del picco festaiolo senza eguali. Poi per bere sul serio c’è sempre tempo: abbiamo tutto un anno nuovo ad aspettarci. (G. Rossetti)

Io, ditemi quello che vi pare, a Capodanno mi affido ai monaci benedettini che con le bolle ci sanno fare assai. Stapperò dunque l’Emeritus, un metodo classico che nasce nei sotterranei dell’Abbazia di Praglia, nel Veneto. Non solo è buonissimo ma lo producono proprio i monaci nella loro cantina. Mica come certi francesi che dei benedettini hanno solo il nome! (A. Tomacelli)

Io e Gregorio Galli, che della sua azienda e dei suoi vini è mente, cuore e soprattutto mano, abbiamo tantissime cose in comune. Tra quelle salienti non posso esimermi dal menzionare il nostro giorno di nascita e la conseguente, orgogliosissima, appartenenza allo stesso segno zodiacale. Poi c’è l’amore per il vino. In effetti il vino lui lo fa e io lo bevo, ma per questa volta facciamo che sia un dettaglio.
Per questo Capodanno ho messo via Anicisa, un rosato da sangiovese spumantizzato con metodo ancestrale. È buono e giusto nel senso che avvolge e soddisfa con polpa e croccantezze gustose ed equilibrate e senza alcuna ruffianeria. È trasversale e versatile perché è una goduria da solo ma è ancora meglio accompagnato e, in questo senso, anche poliglotta e cittadino del mondo: il ragazzo s’intende e se la intende alla grande tanto con la pitina friulana quanto con la spianata romana o la soppressata molisana. La bollicina fine e lunghissima funziona da cassa di risonanza e trasforma la bevuta in una bevuta in filodiffusione: dall’Opera di Palazzo di Piero dirige l’orchestra Gregorio Galli con tantiauguri di buon anno nuovo a tutti. (S. Vitaletti)

Ad ogni San Silvestro le stesse bevute: suvvia, diciamo basta alla noia, stanno per arrivare gli Anni ’20! Chiudete in cantina prosecchini e sciampagne, stavolta a mezzanotte si farà il botto col cognac. Vi sento già dire “Il n’est pas possible !”
E invece… La Belle Inconnue della piccola maison JL Pasquet è fatta con mosto fresco di uve da cognac la cui fermentazione è stata interrotta dall’eau-de-vie di un anno. La mistella viene poi gassificata (non potete avere proprio tutto, eh?), ma almeno è bio: più Grande Champagne di così…
Buon Anno Nuovo ! (T. Pennazzi)

9 Commenti

avatar

Anthony Bombace

circa 4 anni fa - Link

Asprinio d'Aversa anche a Capodanno!!

Rispondi
avatar

Giacomo Caciolli

circa 4 anni fa - Link

Pignoletto Picri' colli bolognesi azienda Isola

Rispondi
avatar

Luca Miraglia

circa 4 anni fa - Link

Massì, che senso hanno, a Capodanno, bollicine impegnative e blasonate, quando di norma l'atmosfera ed i commensali non ti consentono un minimo di concentrazione? Ed allora un bel "col fondo" per iniziare (magari appena appena fuori zona come il "Cuvèeottantanove" dei valdostani Grosjean) e poi, su qualsiasi pietanza, un metodo classico scoperto per caso e per fortuna (atteso che ne producono solo 500 bottiglie) come il "Rosè pas dosè" di Sass de Mura (BL), da sole uve PN. Buona fine e buon principio a tutti!!!

Rispondi
avatar

Sancho P

circa 4 anni fa - Link

Salsiccia secca di monte San Biagio e D'Antan 2007 La Scolca. Bolla italica ma spaziale. Il pandoro a colazione il giorno dopo.

Rispondi
avatar

C.A.

circa 4 anni fa - Link

D'Antan la scolca migliore metodo classico italiano. Altro che Franciacorta!

Rispondi
avatar

Siro

circa 4 anni fa - Link

Cosa ci sia di (quasi) italico nella bevuta di Pasquet...non lo so. Mi sa che andrò su andrà su Buvoli o Nicola Gatta.. .

Rispondi
avatar

Siro

circa 4 anni fa - Link

Cosa ci sia di (quasi) italico nella bevuta di Pasquet...non lo so. Mi sa che andrò su Buvoli o Nicola Gatta.. .

Rispondi
avatar

thomas pennazzi

circa 4 anni fa - Link

Nulla se non il mosto di trebbiano (con cui si fa il vino per il cognac). Ma era solo un diversivo alla e-noia; per i reclami si rivolga invece al titolista di Intravino.

Rispondi
avatar

Lanegano

circa 4 anni fa - Link

Metodo classico Riesling brut nature 'Federico Galliano' di Borgo Maragliano. Delizioso a dire poco.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.