Poi c’è Giovanni Montisci, quello che a Mamoiada ara le vigne con i buoi

di Silvia Fratini

Statale 389: sole alto, finestrini abbassati e niente musica a far da compagnia ad un paesaggio ocra e polvere. Le alternative per gli ultimi pomeriggi vacanzieri in terra sarda sono due: arenarmi su spiaggette di sassolini bianchi incastrate lungo le pareti scoscese del Golfo di Orosei, di Settimana enigmistica munita, o ingarellarmi lungo una strada circondata da un paesaggio aguzzo e maculato, che mi fa pensare che a volte andiamo a cercare cartoline d’orizzonti americani troppo lontano da casa.

Ovviamente ho scelto la seconda opzione, altrimenti starei qui a parlarvi del 38 orizzontale che tanto m’ha fatto penare. Mamoiada è isolata quel tanto di chilometri che basta per sentirsi un po’ più piccoli nel mondo. Non ci capiti per caso nella Barbagia, dalla brezza appena riscaldata dalle rocce ricche di granito e dal rado verde che fa ciao ciao con la manina, e la cantina di Giovanni Montisci è come Mamoiada. Niente cartelli, fortuna che c’è lui a richiamarci con un fischio mentre superiamo distrattamente il civico giusto, e ti accoglie in quella che è al contempo casa, cantina e parco giochi.

Poche storie insomma, qui si parla di vino e di orgoglio, dei guanciali appesi sulla sinistra non c’è tempo e voglia di parlare, ché le bottiglie già sono sul tavolo accanto ad un paio di libri di quelli che un po’ ti rassicurano e un po’ ti insospettiscono. Cominciamo con un rosato, immatricolazione 2009: te lo porteresti in gita nelle passeggiate di montagna per quanto ti vien voglia di accoppiarci salumi e pizza bianca e godertelo all’ombra di un dopopranzo festivo. Vigoroso, sinuoso al tempo stesso ma non misurato, ringalluzzito dalla botta di fresco del frigorifero, profumi erbosi e sapidi, e un sacco di altre cose. Il bicchiere finisce allegro e agile mentre parliamo delle vigne raccontate come le generazioni d’oggi, la vecchia che ha più di ottant’anni, arata ancora con i buoi mi dice, e la giovane, che di anni ne ha 50

Attacchiamo i rossi, direttamente dalle botti che ci osservano da vicino vicino e che ancora devono pazientare: Barrosu si chiama il suo cannonau in purezza, prima il 2011, rubino fascinoso nel bicchiere, dal tannino aggressivo ma ancora ruvido, promettente come una giovane ballerina al suo primo pas de deux. Poi scorre nei calici la riserva 2011, solo uve della vigna più anziana, un giro di valzer sulle note piene del palato, ampio e sapido, e si affacciano i primi sentori terziari, terra e carne che lasciano il posto alla boscaglia mediterranea.

La gradazione sale come sulle montagne russe: 17,2, ma qui si gioca un campionato riservato a pochi, da giocarsi nella calma di una buona serata. Noi invece si prosegue, perché manca il 2010, il Barrosu al giro di botte finale. Infili il naso nel bicchiere e ci senti la roccia di questa parti, le frutta a bacca nera che ti aspetti dalle punte appena smussate, quella nota secca che chiude in delizia. Il Barrosu è un vino curioso, altero e poco incline ai compromessi, di mercato o di approccio. Barrosu che sta per orgoglioso, forse di una esposizione fortunata, di un rispetto sincero per il proprio lavoro e di una passione riservata ma tenace, che fa mettere la lettera maiuscola al proprio vino ma non al proprio nome in etichetta.

A proposito, l’ho detto che Giovanni lavora in naturale? Ecco, sapevatelo, e poi godevatelo.

Cantina Giovanni Montisci
Via Asiago 7/b, 08024 Mamioada (NU), Sardegna
tel. 0784 56487
e-mail: giovannimontisci@tiscali.it
sito web: www.lestradedelvino.com

7 Commenti

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Paolo

circa 12 anni fa - Link

Se posso suggerire, prosegui da Mamoiada verso Lula, per visitare le aziende che accanto alla vite hanno messo i filari di fichi d'india. Assaggi i frutti dall'albero. Insieme ad una fetta di pecorino e al vino...

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andrea

circa 12 anni fa - Link

io ho avuto modo di assaggiare e riassaggiare il barrosu... Non sembra un "vino naturale" (riguardo alle puzze di cui spesso si parla),ma è anche estremamente complesso.. Quasi non sembra un cannonau !!

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Alessandro Dettori

circa 12 anni fa - Link

Non sembra Cannonau perché è Cannonau. Uno dei tanti paradossi di questi tempi "moderni". Uno dei rarissimi Cannonau bevibili in bottiglia in Sardegna, secondo il mio giudizio e gusto. Giovanni è un esempio da seguire per tutti i giovani sardi. Magari ci fossero una cinquantina di artigiani come lui in Sardegna. Saremmo ben altra cosa....

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

Personaggio straordinario e straordinariamente autentico, come i suoi vini, che per me sono la quintessenza della Sardegna, del Cannonau e una delle massime espressioni della "Grande Famiglia". Barrosu è un vino dal nome azzeccatissimo: spaccone, pieno di sè, ma pieno anche di qualità e allegria, collante di convivialità e amicizia. Non spaventi la gradazione alcolica, è vino di eccessi che si bilanciano. Per me costantemente nell'eccellenza.

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andrea

circa 12 anni fa - Link

quindi solo il Cannonau che non si riconosce è da ritenersi tale al 100% ?

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Alessandro Dettori

circa 12 anni fa - Link

Il riconoscere presuppone la Conoscenza e questa non può essere ridotta ad una sintesi od ad una istruzione operativa.

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andrea

circa 12 anni fa - Link

allora mi sa che diciamo la stessa cosa :)

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