Perché l’Asti Secco non è accettabile

Perché l’Asti Secco non è accettabile

di Michele Antonio Fino

Il Comitato Vitivinicolo Piemontese, il 12 settembre, ha approvato all’unanimità la presentazione al Ministero della modifica del Disciplinare dell’Asti, per introdurre la possibilità di fare uno spumante a base moscato con minore tenore zuccherino, quindi, si presume, da consumare anche lontano dal dessert.

La menzione scelta per identificare questa tipologia è ASTI SECCO e proverò a spiegare perché, a mio giudizio, si tratta di una terminologia furbesca e scorretta.

L’Asti, insieme a Marsala e Franciacorta, è uno dei tre vini che può avere etichette che non riportano la dicitura “Denominazione di Origine Controllata e Garantita”. Si può scrivere, legalmente, in etichetta, Asti e basta. Questo significa che tra ASTI e SECCO non ci dovrebbe essere per forza qualcosa. Invece di

ASTI
Denominazione di Origine Controllata e Garantita
SECCO

potremmo avere, se la proposta passasse a Roma, semplicemente,

ASTI SECCO

Vi ricorda qualcosa, vero? Ovviamente ricorda il nome dello spumante italiano più conosciuto nel mondo, che rappresenta una DOC e ben due DOCG, e si avvia a toccare i 500 milioni di bottiglie complessive. Come ben dice Maurizio Gily, saremmo davanti all’Italian Sounding fatto da Italiani.

Certo, la parola “secco” non è prerogativa del Prosecco e anzi, si tratta di un termine alternativo a “dry” per indicare che uno spumante ha da 17 a 32 grammi litro di zucchero residuo. Certi rumours vogliono che la proposta che ci sembra ben più seria, ovvero usare la parola “dry” a prova di confusione, sia stata stoppata da un colosso industriale che esce già con diversi spumanti a base di uva moscato e fa largo uso dell’’espressione dry su proprie bottiglie. Ma per tutelare le prerogative di un marchio casalingo, i piemontesi hanno senz’altro trascurato l’usurpazione e l’indebito vantaggio che si determina, nella circostanza della dicitura ASTI SECCO verso il marchio del Prosecco. Perché sì, il Prosecco è anche un marchio registrato oltre 25 volte da una varia tipologia di aziende per un ventaglio di prodotti.

E quando un marchio diviene notorio come è divenuto Prosecco negli ultimi 30 anni non è difficile dimostrare che si cerca di trarre vantaggio da una sua imitazione, come quella che si viene a creare nel caso esaminato. Tuttavia non basta: c’è anche la disciplina europea delle DOP a proteggere contro “le imitazioni, le usurpazioni e le evocazioni” e contro “qualsiasi pratica che possa indurre in errore il consumatore sulla vera origine del prodotto”.

Ecco, nel caso di ASTI SECCO ci sembra decisamente questo il caso, e ci auguriamo che il Comitato Nazionale Vini sia in grado di evitare il ridicolo di mandare a Bruxelles una proposta di Italian sounding made in Italy. Gli strumenti per ovviare al problema ci sono e sono alternativi:

  • Si impone per la tipologia Asti Secco di intervallare le due espressioni con la dicitura estesa Denominazione di Origine Controllata e Garantita, in caratteri leggibili, e si stabilisce un’altezza massima per il termine secco. Qualcosa di simile a

ASTI
Denominazione di Origine Controllata e Garantita
SECCO

  • Si impone che per questa tipologia si usi il sinonimico inglese “Dry”.

Speriamo di brindare a una scelta di alto profilo.

[Credits foto: Asti docg blog]

31 Commenti

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davide

circa 8 anni fa - Link

Imporre la parola inglese DRY ad una DOCG italiana puo' essere proposto solo da una mente malata

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Bernardo Manara

circa 3 anni fa - Link

Beh. Anche dare un nome italiano a qualunque cosa piemontese, é da malati. Dal momento che i piemontesi sono la cisa meno italica di quel che c'è in italia. Proporrei che si usasse terminologia piemontese. Comunque più consono il francese, l'inglese.. Italico.. No.

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michele a. fino

circa 8 anni fa - Link

Ho sempre pensato anch'io che la Spectre ci avesse imposto Brut Nature, extra Brut, Brut, Dry ed Extra Dry per il tramite dell'Unione Europea. 😃

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Earth

circa 8 anni fa - Link

Forse il termine SECCO non è il massimo ma scrivere DRY è di certo molto peggio. DRY no, mai. Comunque la parola importante è ASTI, quello che viene dopo è relativo.

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Michele Antonio Fino

circa 8 anni fa - Link

Forse non ha colto il senso dell'articolo. Non è che "secco" non sia il massimo: è che le regole di etichettatura possono consentire una significativa confondibilità con Prosecco e questa circostanza va evitata. Nelle norme comunitarie vigenti, "dry", "sec" e "secco" sono sinonimici, ma l'uso del diritto per produrre una conseguenza ingiusta non è legittima.

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Earth

circa 8 anni fa - Link

Michele, ho colto il senso e sono convinto che per quanto non le piaccia o possa avere un alone di "ingiusto", SECCO è la parola giusta sino a quando non si trova un termine migliore. Se guardiamo bene i primi ad avere abusato della legittimità sono gli stessi produttori di prosecco, hanno esteso la DOC sino alle porte di Trieste. Quindi, mi creda, va bene SECCO.

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Pietro

circa 8 anni fa - Link

Basterebbe cambiare asti leggermente e tutto diventerebbe migliore soprattutto a Roma. ASTO SECCO A(nvedi) STO SECCO !

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Earth

circa 8 anni fa - Link

Sei forte Pietro, Asti lo hai scritto in minuscolo, Roma in maiuscolo. Cos'hai contro Asti?

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Francesco Cortese

circa 8 anni fa - Link

🔝

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Sarbatore

circa 8 anni fa - Link

Dal punto di vista del sound fra Asti secco e Prosecco c'è la stessa differenza che che c'è fra Bud Spencer e Tracy Spencer. Io tutta questa prosopopea legata all'italian sound de noantri non ce la vedo... Pardon, sento

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Stefano Cinelli Colombini

circa 8 anni fa - Link

Sicuramente l'Asti secco (o dry, se preferite) sarà un'ottimo vino e incontrerà ogni favore di critica e clienti. Certo. E poi non è mai il caso di mettere bocca in casa d'altri, per cui già mi pento ancor prima di avere scritto una parola. Ma un tarlo mi rode, perché vicende simili possono avere (e spesso hanno) ricadute anche molto oltre il loro territorio. Va bene tutto, ma perché chiamate Asti quell'ottimo vino secco? Si tratta di un prodotto totalmente nuovo, e diverso da quello che il mondo intero conosce come Asti. Fatelo, ma chiamatelo in un altro modo. Capiamoci, non voglio offendere nessuno e rispetto la scelta fatta. Sono certo che i bravissimi colleghi Astigiani hanno valutato molto l'intera vicenda conoscendone i termini molto meglio di me, e che hanno fatto la scelta migliore, ma proporrei un paradosso su cui riflettere. Solo un paradosso, per carità. Dall'uva rossa Pinot noir si fa champagne, lo sanno tutti. Dunque lo stesso si può fare da Sangiovese, Canaiolo, Merlot e simili. Per cui possiamo fare un Chianti bianco dalle stesse uve e nelle stesse zone. Se un Asti secco si, allora perché un Chianti bianco no? Questa naturalmente è solo un'idea folle, che nessuno ha mai pensato. Né mai penserà. Ma oggi si sta aprendo il vaso di Pandora e, credetemi, una volta aperto è complesso prevedere come si farà a richiuderlo.

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Francesco Cortese

circa 8 anni fa - Link

Buongiorno Stefano, "Asti", per conto mio, sarebbe dovuto essere il toponimo della DOCG che raccoglie tutti i vini prodotti nei 52 comuni del disciplinare, monovarietali Moscato Bianco. Asti Spumante (con la specificazione del grado zuccherino residuo, magari in inglese, come da proposta di Michele Antonio Fino nel post) per gli spumanti. I gusti cambiano e customer is a king. Es. Barolo: Barolo Boys e barriques anni 80/90 ... Asti Classico, per quello che ora chiamiamo Moscato d'Asti. 30 milioni di bottiglie prodotte, di cui più di 2/3 esportate nel mondo, vendute con il nome del vitigno in etichetta. Abbiamo esportato la "Moscatomania", mi viene da ridere/piangere. Via il nome del vitigno dalle etichette. Es. la Francia insegna, l'Italia impara: Glera/Prosecco Asti Fermo (oppure un altro nome es Asti Frem), per bianchi, monovarietali Moscato Bianco, fermi. Questa è un'avanguardia ok, ma non mi sembra sensato che un'azienda agricola che vinifica un bianco secco da uve Moscato Bianco nel territorio sia costretto ad etichettarlo come Vino da Tavola Bianco. Un po' come il Vin Santo del Chianti Classico, porta con se il toponimo Chianti Classico, eppure non è Chianti Classico. Oppure Recioto di Valpolicella, Valpolicella Ripasso, Amarone di Valpolicella. Delirio di un viticoltore di Canelli. Francesco :)

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Luca bosio

circa 6 anni fa - Link

Buongiorno, non è un'idea folle, semplicemente Asti secco e una nuova tipologia di spumante all'interno della stessa denominazione Asti. È paragonabile a dire franciacorta pas dose, extra brut o brut. Non si tratta dunque di un nuovo vino, una nuova denominazione, ma solo di un allargamento ad una diversa tipologia.

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Giacomo

circa 6 anni fa - Link

Gentile Stefano, mi permetto umilmente di chiosare riguardo alla qualità intrinseca del nascente prodotto. Stando ai recenti e, lo ammetto, relativamente scarsi assaggi della tipologia da me esperiti, ho visto confermato il dubbio nutrito in precedenza che il moscato vinificato secco e spumante non ottimizzi il proprio patrimonio aromatico e lasci una scia amarognola a fine assaggio non completamente piacevole. Avendo riscontrato questa caratteristica presso produttori diversi, sono portato a pensare che si tratti di una caratteristica propria del vitigno vinificato in tal modo. Non è quindi forse il motore primo di questa produzione il concorrere ad erodere fette di mercato al prosecco, anziché celebrare la qualità di un vitigno che viene già spumantizzato con successo da ben oltre un secolo nella versione dolce?

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Marco

circa 8 anni fa - Link

Ma leggendo in rete, ho letto anche una versione diversa per cui il termine "DRY" era molto più appetibile ma ci sono state delle industrie vitivinicole che si sono opposte.... Da mero appassionato però la vera domanda è: ma il moscato è adatto a produrre un vino spumante secco? se non si è fatto per cento anni, ci sarà o no un motivo?

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Adriano Aiello

circa 8 anni fa - Link

Ma Astecco, o A secco no?

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

a questo punto, fatelo BRUT, e non pensateci più

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abi

circa 8 anni fa - Link

Cameriere questo pane e' secco. Mi scusi glielo cambio con un prosecco.

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Fiorenzo Sartore

circa 8 anni fa - Link

Metti assieme pane e vino, che fa molto Eucaristia ma nel caso non ci azzecca.

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Luca Amodeo

circa 8 anni fa - Link

Solo per amor di precisione: Asti e Franciacorta sono DOCG, Marsala è ancora una semplice - si fa per dire - DOC. Il che non cambia il succo della questione, ovviamente.

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Denis Mazzucato

circa 8 anni fa - Link

Se proprio si doveva pestare i piedi a qualcuno tanto valeva chiamarlo ChampagnAsti! E buona notte a Martinotti! :)

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angelo viola

circa 7 anni fa - Link

Asti Secco è perfetto . Dove mangia uno si mangia anche in tre. Con tanti saluti al Prosecco che ci ha un po stufato.

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Cerutti piergiuseppe

circa 6 anni fa - Link

Se andiamo a vedere sarebbe il prosecco ad avere il nome sbaglielo, dovrebbe chiamarsi probrut

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Luca bosio

circa 6 anni fa - Link

A ben pensarci, sono già gli stessi produttori di prosecco che si copiano il prodotto in casa... basta ricordare il caso del progrigio... prodotto in veneto per una catena di distribuzione inglese...

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Michele Antonio Fino

circa 6 anni fa - Link

Caro luca, il punto non è una tipologia che ovviamente può sempre essere creata e prodotta. E certamente su un dosaggio più alto più basso di zuccheri nessuno ha il copyright o il diritto di impedire ad altri di usare quei dosaggi. Sono normati dai regolamenti europei e questo proprio perché siano uguali per tutti.
La questione qui, e in questi giorni salta fuori la conferma di quanto scrivevo, giusto per ricordarlo, un anno fa, è che non si è fatta la tipologia secco tanto per fare un prodotto con un dosaggio zuccherino più basso ma la si è fatta per unire a questo nuovo tipo di Asti il vantaggio di poter scrivere in etichetta ASTI SECCO pressoché tutto attaccato. È questo che non è corretto. ed è su questo che il consorzio del prosecco avrebbe dovuto fare ben diversa opposizione. Perché Asti Docg secco è assolutamente nel pieno diritto dei produttori piemontesi. ma c'è un diritto superiore a quello dei produttori ed è il diritto dei consumatori. È bene vedere in modo confondibile prosecco e Asti secco Viola questo diritto.

Quanto poi sta facendo il vostro consorzio oggi, 20 novembre 2017, è addirittura l'upgrade della scorrettezza.
Esso scrive infatti ASTISECCODOCG.
E QUESTO È TOTALMENTE ILLEGALE.
Visto che lei partecipa della vita del consorzio, lo spieghi agli incliti vertici.

Potete scrivere ASTI SECCO o Asti DOCG secco. Ma non potete scrivere ASTISECCODOCG, perché non avete avuto una nuova DOCG, come giustamente riconosce anche lei.

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Nadir

circa 6 anni fa - Link

Prosecco è una frazione di Trieste. Avete allargato la doc sin lì per avere il toponimo. Questo è illegale!

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sergio calabri

circa 5 anni fa - Link

il prosecco va dal Pasubio a Tarvisio e da Cima Sappada a Murano e Foce dell'Adige, comprese le bonifiche di Ottava Presa e ex paludi basso venete. assomiglia stranamente a qualche Bombino bianco frizzante o Verduzzo del trevigiano, o bianco zona Ravenna, ma - si sa - sono scherzi della natura.

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CellaVinaria

circa 6 anni fa - Link

Credo che l'Asti Secco pesterà molti piedi in Italia e da qui a qualche anno ruberà una notevole fetta di clienti alle tipiche bollicine del nostro paese, specialmente sul mercato estero dove il Piemonte ha una voce completamente diversa rispetto al resto dei produttori nazionali. Prepariamoci ad un cambiamento per molti, antipatico!

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sergio calabri

circa 5 anni fa - Link

come sempre in vino si parla e si pensa un sacco a etichetta nome qualifica gabbietta tappo retroetichetta cartone scritte tipo vetro predicati disciplinari e se ne parla se ne parla a non finire ed ogni saccente aspira alla laurea in legislazione vinicola. quanto è secco questo asti secco' POI è frizzante o spumante ? certo SPERO sia più secco del prosecco che secco non lo è mai stato, nemmeno da tranquillo vieux temps.......

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ribalca alice

circa 5 anni fa - Link

Ma tutta 'sta gente che parla sempre de vino, trova mail il tempo di berlo ?

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Gianduj8

circa 1 anno fa - Link

Qualcosa di piemontese, nel suono, come BRUT MA BON per evitare il SECCO italiano e il DRY anglofono, no?

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