Panizzi, la Vernaccia di San Gimignano back to the future 2014-2019

Panizzi, la Vernaccia di San Gimignano back to the future 2014-2019

di Andrea Gori

Si sente, qui, in queste annate. Qui è spoglia di sole, di grassezza: è lineare. Ti mostra il perchè, le note minerali che si evolvono, le note di idrocarburo che si sentono sulla Riserva: questa è l’anima, l’elemento che sta dentro una Vernaccia di San Gimignano e la rende unica e particolare quando invecchia

Le parole di Walter Sovran sono semplici, immediate e dirette ma offrono una chiave di lettura accurata del piccolo grande miracolo della Vernaccia di San Gimignano, tra i vini bianchi che sono cresciuti di più nell’attenzione di critica e pubblico  negli ultimi 20 anni. E se è cresciuta così tanto è merito anche e soprattutto di chi ha tenuto accese le braci come le famiglie storiche del territorio, da chi è arrivato in cerca di fortuna da regioni lontane negli anni ’60 ma anche e soprattutto di chi si è reso conto della meraviglia di questi luoghi e ci ha investito ogni energia e risorsa come Gianni Panizzi.

Gianni arriva per vacanza come molti lombardi negli anni ‘7o e acquista il podere con attorno la Vigna Santa Margherita che contribuisce al vino annata e riserva dal 1989 (prima annata) fino al 2003 quando comincia ad uscire come selezione. Non prima però che nel corso degli anni studiando vinificazioni e uso accorto del legno (la famigerata barrique), siano usciti tanti capolavori come il sospirato e meritatissimo Tre Bicchieri per la Riserva con la vendemmia 1998, in tempi dove il vino bianco prestigioso in Italia ad essere premiato era quasi esclusivamente da uve chardonnay.

Per calarvi ancora di più nell’atmosfera ecco il Quartino di pochi giorni fa che ha avuto protagonista proprio Walter Sovran insieme a Letizia Cesani, altra grande protagonista del territorio nonchè fino a pochi mesi fa Presidente del Consorzio.

L’occasione dell’invito era un riassaggio della vendemmia 2014, allora salutata con grande entusiasmo dalla critica (Intravino compreso) e oggi effettivamente in stato di grazia invidiabile ma ci siamo fatti prendere la mano con altri assaggi ovviamente.

Panizzi Vernaccia di San Gimignano DOCG 2014
Iodio e gesso, sottile e nervosa, scarna ma essenziale, verde lucente e appuntita, freschezza per un sorso splendido, ficcante e salino senza dimenticare mandarino, zest, zenzero, ha anche lunghezza e stile. Come spesso accade sono i vini “annata” che svelano il vero valore di una vendemmia, specie alla distanza. 88

Panizzi Vernaccia di San Gimignano DOCG 2014 Vigna Santa Margherita
Nota mediterranea di elicriso, floreale, acacia, mandorla, bosso e Pirazina. Bocca con acidità marcata e struttura importante, sorso splendido, carnoso con emozione fruttata, agrumato e erbe aromatiche compresa lama acida che allunga la sapidità per minuti interi. 95

Panizzi Vernaccia di San Gimignano DOCG 2014 Riserva
Confetto e anice, sambuco, pompelmo candito, lime candito, zenzero e lieve affumicatura, sorso molto più leggero e arioso, amarognolo delicato, con mandorla dolce, riserva di energia e carattere per future battaglie. 92

Evoè 2013 Igt Toscana Bianco
Da un colloquio con Gravner nasce l’idea di sperimentare un vino macerato sulle bucce dal 2006, sull’ultimo vigneto ad essere vendemmiato sempre su tufo e un po’ di argilla. La prima annata è propria questa: viene pigiato l’ultima settimana di settembre, svinato nel marzo 2014 senza solforosa. Era verde chiaro appena imbottigliato nel gennaio 2015 (ci racconta Walter), mentre ora è dorato e sa di fieno e canditi, buccioso, appena tannico con lato San Gimignano che esce alla distanza in una beva luminosa e salina. 88

Panizzi Folgóre IGT Toscana Rosso 2012
Un vino “relitto” di importanza e struttura che nasce negli anni ’90 dal vigneto allevato a lira (unicuum toscano insieme ad una parte del merlot di Apparita a Castello di Ama) da merlot e cabernet spinti in concentrazione da questo metodo costosissimo di allevamento. Vino evidentemente frutto di altre epoche e altre impostazioni produttive ma stupisce comunque per solarità e carnosità, ricchezza stupefacente e intensità di more di rovo, carnale visciola, senape menta e rabarbaro, tannino fitto e sapido che invade il palato con dolcezza e nerbo. 88

Vini in Commercio ultima uscita

Panizzi Vernaccia di San Gimignano DOCG 2019 
Come ogni anno c’è lo zampino di un 7-8% di incrocio Manzoni ma l’essenza è sempre Vernaccia con la sua bella polpa (merito di una annata equilibrata) e sostanza, agrumato lieve, mandorla e affumicata come la trovammo a Febbraio (“dolcezza tiglio e robinia, sorso piacevole con chiusura ammandorlata”) . All’epoca dicemmo 88 sulla fiducia, oggi lo possiamo confermare con vero piacere.

Panizzi Vernaccia di San Gimignano DOCG Vigna Santa Margherita 2018
Dai 5 ettari iniziali, primo nucleo aziendale, è cresciuta in quantità e consapevolezza con le vecchie viti via via rimpiazzate che in parte ci sono ancora, Gianni cominciò da lì. Nel 2003 nasce questa selezione vinificata e affinata per metà acciaio metà legno che, dopo 6 mesi, viene assemblata e poi fa una anno di bottiglia. Naso con mandorla bella, dolce e raffinata, sfumatura di liquirizia, elicriso, nota di macchia mediterranea, ed evocazione del mare, terreno sabbioso e tufaceo, in genere molto polposa la 2018 ma qui viene il vigneto se l’è decisamente giocata in eleganza. 92

La Riserva è il vino storico e fondamentale di Panizzi e richiede cure molto particolari per la sua nascita. Con la nascita del Santa Margherita nel 2003 c’è stato un lavoro attento nel ricalibrare la vigna di provenienza che, ovviamente, dapprima era solo Santa Margherita poi spostato ad altro vigneto fino al 2011 e da allora è stata usato come cuore la vigna a 400 mt di altezza posta su un pianoro tufaceo, molto simile a Santa Margherita.

Non c’è macerazione  su bucce, viene fermentato in legno e non appena parte fermentazione va in barrique nuova per un anno con batonnage, poi 5 mesi in acciaio con fecce in sospensione, quindi imbottigliato e dopo resta due anni in cantina. Si parte sempre da una delle ultime uve ad essere vendemmiata e nel corso della stagione si procede a defogliare tanto, lasciando la fascia di produzione nuda e questo rende il grappolo più spargolo, acino cresce al sole fa buccia più spessa e matura al sole, tanto i profumi comunque si bruciano poco (quelli che riusciresti a salvare sarebbero comunque quelli che perdi subito dopo un anno) ma qui abbiamo prodotto che deve vivere più a lungo.

L’anno di legno con microossigenazione fa nascere composti molto particolari soprattutto grazie alla cantina di affinamento posta sotto la collina con 75% di umidità e condizioni uniche di microatmosfera. In questi due anni, dopo il legno, prevale l’atmosfera riduttiva  che stimola il vino che aveva invece passato con ossigeno i primi mesi, una tecnica che accentua l’idrocarburo tra le note aromatiche. Il resto del quadro aromatico è dovuto al tufo perché le sabbie e il tufo danno molte sostanza solforate.

Panizzi Vernaccia di San Gimignano DOCG Riserva 2015  Naso di agrumi canditi, zenzero puro e limpido, mallo di noce, pompelmo, nocciole e lieve nota butirrica. Bocca nervosa e scattante con legno in smaltimento senza strappi. Si percepisce struttura e regalità ma mai la stanchezza con cenni di idrocarburo che fanno capolino e aiutano a sfinare il finale in ascesa. 93+

La serata scorre con piacevolezza sottolineata da un’accoglienza a base di formaggi e c’è spazio anche per assaggiare i nuovi vini da pinot nero, il rosa e altre tappe di evoluzione dell’Evoè. Tra fughe in avanti, ambizione e attenzione al territorio, il laboratorio Panizzi non si è mai fermato e lo sguardo al futuro è sempre quello di Gianni che sarebbe certamente stato orgoglioso di assaggiare questi vini e vedere dove l’azienda sta puntando oggi.

[ph. Stefano Secci]

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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