Marko Fon | “Per una anata da dio ci vuole dio. No io”

di Emanuele Giannone

Ricorderemo quella trascorrente come l’estate al calor bianco. Tuttavia, pensando alle cose di vino, la si potrebbe ricordare anche per il rumore bianco: disquisizioni e polemiche di sottofondo, un tappeto sonoro frusciante come i Telefunken della nostra infanzia, bianco e nero e tre grosse manopole, dopo la fine delle trasmissioni. Tanto rumore bianco per nulla. Poche eccezioni. Accade d’estate e per malaugurio che le sinapsi, sfibrate da un anno di superlavoro, ignorino trionfi di tette e calciomercato e balli di gruppo e sagre del porco; e che s’industrino a mantenere i ritmi invernali attraverso l’estate. Nella congerie di scoop e previsioni, resoconti e interludi vetriolici, l’inverno enoico si incista così in una stagione impropria. Di roba ce n’è sempre molta, grazie a tanti contributi ammiccanti e altisonanti, villeggianti e borgognanti, compagnoni e tonitruanti. Una bella Comédie Humaine.

Insomma, mi sono un po’ annoiato. Ma ora che settembre lietamente sfoggia l’ardore delle sue bacche scarlatte, la situazione va tornando alla normalità. Tornata è anche la giuliva quadriglia dei calcatori di zolle per hobby. Sarà che, in previsione della fine del mondo, ci si prepara tutti a far tappa presso i vignaioli più cari, o quelli ritenuti immensi, o ancora i più caritatevoli, sperando che almeno questi ultimi vogliano favorirci bottiglie da svuotare il 21 dicembre contro l’angoscia liminale, liberandoci dal giogo delle benzodiazepine. Io non ripasserò l’Apocalissi, ma intanto ho fatto visita, auspice un amico blogger, a un vignaiolo presso il quale potrei felicemente trascorrere il dies irae: Marko Fon. Anche perché intuisco che, una volta passate la sbornia e la nottata, giunti illesi e non più illusi al 22, racimolando i resti del giorno prima potrei risolvere con il suo aiuto un paio di frivole questioni sui destini dell’umanità. E non penso a quella enofila.

Lo dicono introverso e taciturno, ma non è stato difficile incontrarlo. Lui stesso ha offerto una chiave plausibile per il racconto: lavorare a un epilogo dell’età industriale. È quel che fa nella prassi quotidiana, un argomento assai più convincente dei saggi sullo stadio avanzato della produzione di massa. Che a tale stadio la natura giungerà snaturata, l’uomo incapsulato nella propria individualità, la società collabente, si capisce meglio dalle sue parole – già dalle prime e poche – che da molti scritti. Da quelle ho capito che lo puoi trovare schivo solo se fraintendi una certa naturale austerità: quella di chi rifugge dal principio che libertà e benessere equivalgano a massimo soddisfacimento mediante massimo di consumo. Dalle sue prime parole ho anche dedotto che lo si può creder burbero solo ignorando l’altra naturale austerità: quella della gente di qui, che non è affatto aliena da profluvi e tumulti. Solo, come questa terra con i suoi fiumi, non li sfoga. Li ingrotta. Che a correre siano acque o emozioni, il carsismo è comunque fenomeno ipogeo.

È limpido che Marko Fon non sia su Twitter. Limpidissimo che comunichi piuttosto a lettere di gesso su due ante che definisce il mio Twitter: «Potrei fare di tutto, ma come farei a vivere di tutto?». Lui fa quel che basta. Ecco: fuori dal consumo, il bene è la libertà e la capacità di modellare le immagini del proprio avvenire. Noi, intanto, con il pretesto del tempo che stringe, ci godiamo quelle del presente: l’uomo arrampicatosi sulla scala ad acconciar la pergola, il paese senza semafori, le improvvise lame di luce cruda, la vigna che è cresciuta in cent’anni e sotto quattro stati, e il cui sesto d’impianto invoca la restaurazione del frutteto interfilare. Marko spiega la malvasia, la principessa che pretende cure, vezzosa ed eliofila; la vitovska che al contrario «…prende dal suolo, non dal sole […], un’operaia cinese che lavora e fa tutto per l’uva, non come altre piante che la sacrificano quando soffrono…»; e il terrano, amico volubile.

Poche ore per una lectio non magistralis di gran contegno e contenuto. Da un non-maestro che di tanto in tanto si eclissa e traguarda, forse verso ottobre, quasi nulla più gli somigliasse e lo consolasse dell’aria di mosto e di vino, del vecchio sole ottobrino nelle vigne saccheggiate…

Kras Teran Pietra 2006 Marko Tavčar. Il più che benvenuto intruso, in realtà padrone di casa e cucina durante la degustazione, amico e sodale di Fon nella gestione di alcune vigne. Mirtillo e mora maturi, cuoio, macis e chiodo di garofano insieme al primo accenno ferroso. Bocca: è sanguine viperino. Teso, salato e aguzzo, di liquescente acidità, pieno e sostanzioso nonostante il corpo snello e la verticalità della progressione. Chiusura nitida con cenni amaricanti, a ricordare ferrochina, frutti scuri, ginepro e ruggine.

Kras Malvazija 2010 Marko Fon. Malva, ginestra, camomilla, buccia d’uva, mandarino, fieno, sambuco e tiglio. Apre per celia in essenziale e corrente freschezza, con aromi in grande definizione e passo leggero. Evolve nella diffusa fragranza, solare e pungente, di fiori ed erbe fini. Sfondo calcareo via via più sensibile, che introduce al sorso e qui si manifesta: esordisce infatti su note minerali marcanti e immediate (roccia bianca, stagno), poi stemperate nel periodo ricorsivo di erbe e frutti (mela golden, limone, verbena, pesca e mandarino) che apprende e scandisce la progressione. Ecco: un pendolo. Quindi isocronico. Fendente, a tempo e ammodo, leggasi equilibrato e aggraziato e agile e di nitide persistenze, quindi arrivederci tra qualche anno, se mai troverete una bottiglia superstite. Sicuramente non da lui, che non ne serba per i ritardatari.

Kras Malvazija 2008 Riserva Marko Fon. Cappero, senape, rosmarino, albicocca, fieno greco, ginepro, spezie bianche, miele di eucalipto. Sintesi ispirata di nerbo e di garbo: si colgono tratti più acidi e nervosi, chiari quanto gli opposti, solari e maturi, al limite grassi, in compiuta unità espressiva. Stessa tensione, stessa corda minerale, qui però sottese a un arco più ampio e intenso, come all’assaggio confermano le nette sensazioni di calore e avvolgenza (non a caso, gustandolo vengono alla mente l’altro Carso e l’altra Malvasia di Giorgio e Vesna Clai), senza che tuttavia ardano o stringano. In progressione il vino si sveste di tratti sontuosi e panneggi per prendere un passo e un taglio acidico più renani che litoranei. Resta in fondo la nuda, distillata morbidezza. A chi teme lo stacco ricordo che Goya dipinse una Maja, prima vestida, quindi desnuda.

Kras Malvazija 2006 Riserva “Ilo” Marko Fon. Motus in fine velocior. Il problema è tradurre senza tradire. La definizione degli aromi aiuta a rendere un quadro – gelatina di pesca e albicocca, resina, genzianella, cumino, rosmarino, scorza d’arancia, ossobuco, cenni di ferro e idrocarburi – ma è solo un fermo immagine e ne riduce l’effetto. Potendo descriverne gli aspetti durativi, specialmente al sorso, si dovrebbero compendiare l’energia dell’impatto e la sua distribuzione, la precisione dei riconoscimenti, la tensione continua, la lunghezza. Se, andando secondo il giudizio di Marko, questa Malvasia è sotto l’influsso solare, questo si direbbe svolto in lumen più che in calorie. Eclatante e letteralmente luminosa la progressione, che principia in lentissimo ed evolve crescendo in velocità ed espansione, fino al finale lunghissimo, propriamente radioso. Tradurre senza tradire. Questo vino si chiama Ilo, parola che nella lingua mia seconda amica significa semplicemente felicità.

P.s.: Ringrazio Marko Fon e Michelangelo Tagliente. Ma anche Ivan Illich, un tale di Venosa, Marino Moretti e Vincenzo Cardarelli, il perché non importa che a me e al curioso enigmista.

[Foto: Michelangelo Tagliente]

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

11 Commenti

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

"togliere", dice Fon del suo vino, "togliere il vignaiolo". Mi piace lei al contrario non tolga. Opulento, palestrato mastro enigmista.

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michelangelo tagliente

circa 12 anni fa - Link

Immenso Emanuele Giannone!

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Maurizio Rusconi

circa 12 anni fa - Link

La bellissima foto della vite già dice tutto. Marko persona meravigliosa. I suoi vini densi di conseguente umanità. Il racconto appassionato e seducente.

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Gaetano

circa 12 anni fa - Link

Grande persona che ho avuto il piacere di conoscere dal suo importatore/distributore Italiano. Tra le altre cose rimasi impressionato dal fatto che le rese fossero naturalmente basse a causa di vari animali (dai cinghiali, in giù) che gli saccheggiavano la vigna..... Il risultato del suo lavoro sta tutto nelle sue magistrali Malvasia ma anche in quell'incredibilmente verticale Terrano che al tempo stava pensando di espantiare a tutto vantaggio della"principessa che pretende cure"

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Emanuele

circa 12 anni fa - Link

Già. Nel mostrarmi la rete, alzata - vista l'elevazione si fa per dire! - per proteggere un poco la vigna, Marko è parso al limite dell'imbarazzo. Quasi dovesse scusarsi per un intervento snaturante. Una breve pausa in silenzio per precisare subito che "...i caprioli però ci passano, per loro è bassa. E gli uccelli, quelli vanno dove li manda dio...". E ha sorriso. Il dio delle annate da dio annuisce per assenso e l'uomo sorride.

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fabio d'uffizi

circa 12 anni fa - Link

Parafrasando: "Potrei scrivere di tutto, ma come potrei raccontare tutto?" Splendido.

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Alberto Tricolore

circa 12 anni fa - Link

Per me Dio e'Dio,sempre maiuscolo.Prosit.

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Elena

circa 12 anni fa - Link

Vini incredibili, assolutamente non scontati, non immediati, non per tutti forse..Emanuele in versione casual: impagabile!

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Parole e foto da "ingrottare" silenziosamente.

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Emanuele Giannone

circa 12 anni fa - Link

Exultate, jubilate. Congratulazioni anche da qui per quanto appreso stasera. Anche da qui dovute, ad esempio perché quella degustazione-conversazione a Verona con una quaterna ex intravino extracta non la dimentico. A te e a SCC.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

:) :) :)

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