Ma voi davvero vi divertite a parlare tutta la sera di vino, saltando da una fiera all’altra?

Ma voi davvero vi divertite a parlare tutta la sera di vino, saltando da una fiera all’altra?

di Alessandro Morichetti

Il dubbio non mi corrode perché ho già una risposta solida e solidale ma guardo il mondo intorno a me e il dubbio rimbalza prepotente. Sarà che sto rileggendo Epistenologia di Nicola Perullo in vista della presentazione di sabato ad Ascoli Piceno e la prospettiva del prof. fornisce una sponda persino filosofico al mio dilemma.

Ma voi davvero vi divertite a parlare tutta la sera di vino, saltando da una fiera all’altra di week-end in week-end, senza sosta come trottole sempre tra i banchetti a sputazzare, fare domande intelligenti, indagare i massimi sistemi agricoli ed enologici per poi irrobustire il petto e drizzare la schiena di fronte – con fierezza – al nuovo interlocutore?

La domanda non è retorica e nasce spontanea perché dedico 12 ore al giorno al mio argomento preferito e non mi stanco mai. Amo parlare di vino e confrontarmi, vendere belle bottiglie da 7 a 200 euro, aspettare con calma la pace della sera per preparare una bella insalatina (più formaggio, più legumi, più sandwich vegetariano, più…) e stappare qualcosa di buono. Però c’è un però, e cioè il fastidio – con sfumature d’insofferenza – verso certo modo prestazionale di concepire il vino. Bulimico, quasi: assaggiare di più per confrontare di più per accumulare di più per pensare di saperne di più per poi, magari, berne sempre di meno (la frase cult di certi iper-appassionati: “io non bevo mai durante la settimana”) e, soprattutto, sfibrare la tenuta epidermica perineale con dotte elucubrazioni sul nulla quantico di una buona bottiglia più vivisezionata che bevuta.

Premessa: le migliori serate tra amici sono quelle in cui passiamo mezza settimana a scegliere cosa bere e poi a cena finiamo a parlare di senso della vita, politica cittadina, medicina alternativa e tecniche di accoppiamento contemporanee. Intendo anche serate con bottiglie importantissime, costosissime e buonissime, cui viene degnato al massimo un “fantastica!” al primo sniff-and-don’t-spit. Poi si passa al resto, alla serata conviviale e alle minchiate sparate tra un’insalata russa e una tuma. La sera in cui dedicammo più tempo al liquido nel bicchiere fu quella in cui tutto il panel si interrogò sulla reale esistenza del giorno-radice. L’interrogativo ci perplime ancora ma non vorrei divagare.

Credo potentemente al valore didattico di verticali e orizzontale, ne bazzico ogni tanto ma non le metterei mai tra gli hobby preferiti. Quel che prima era oscuro e confuso ora risulta chiaro e distinto: la batteria mi annoia mortalmente, fa annusare la gioia ma assolutamente non godere del piacere di bere, introiettare per pensare e poi fantasticare. La soddisfazione intellettuale della conoscenza non manca ma penso ad una bottiglia più come cartolina orgiastica che come tomo bibliotecario. L’uno funzionale all’altra, si risponderà, e proprio qui sta il punto.

Puntualizzo e specifico: la scelta del vino giusto è FONDAMENTALE per gli esiti della serata, sia esso un freschissimo Prosecco con tappo corona o un Barbaresco d’annata. Una volta ben orientata la selezione, però, essa bottiglia è e DEVE essere attore non protagonista, laddove interazione e alchimia dei partecipanti (anche standosene per fatti propri, spesso la miglior compagnia) prenderanno il sopravvanto. Così non fosse, maruònn che palle e Vade retro, Satana!

Idem con patate a fiere o cene organizzate, perpetua e troppo spesso non creativa iterazione di rapporti già consolidati e non generativi: sempre gli stessi che se la cantano autoriproducendo un habitat chiuso e talvolta dei conti poco ospitale.

[Foto: Informatore zootecnico]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

15 Commenti

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

ma in questi giorni ti è venuta la scimmia del Prosecco?

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carolaincats

circa 8 anni fa - Link

si credo gli sia venuta... parrebbe del colfondo.... forse è la volta buona che si converte...

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vinogodi

circa 8 anni fa - Link

...l'approccio ludico al vino è fondamentale per carpirne l'essenza, quello ginecologico deleterio. Ma non per una questione analitica , magari con risultati migliori , quanto proprio per il senso da dare al vino come elemento di condivisione e gioia. Di volta in volta può assumere le sembianze di calumet della pace, oppure di stimolazione dell'empatia fra le persone (compresa la funzione catartica di "calamutande") ma anche di piacere intellettuale/culturale oltreché fisico. Sta di fatto che il vino va goduto ed ascoltato umilmente , perché ha tantissime cose da raccontare ...

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claudioT

circa 8 anni fa - Link

quoto il post di Morchia e questo commento!!! Il vino come elemento da approfondire con leggerezza senza filosofeggiare e fare encicliche e soprattutto evitare circoletti e pantani puzzolenti, ruotare invitati e partecipanti alle cene ludico/tematico/anarchiche!!!

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Marco Vercesi

circa 8 anni fa - Link

Vino e musica furono sempre per me il miglior cavatappi (dell'anima). Anton Cechov

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amedeo

circa 8 anni fa - Link

Interessante questo post che arriva dopo la "batteria" (anzi più una full-immersion langarola) di Pietro Stara. Pietro confessa, anche tu ti annoi? A parte la boutade, il problema, Alessandro, è che la lettura di Epistenologia non può lasciare indifferenti (almeno chi vede e vive il vino in un certo modo). Rimette in discussione tutto, rimescola idee, ti mette in cerca di nuove strade. Il problema sarà trovarle, ma non dispero.

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landmax

circa 8 anni fa - Link

A mio parere, la prospettiva del post è molto condizionata molto dal lavoro che si fa: se stai 12 ore al giorno a parlare di vino perchè quello è il tuo lavoro, poi è chiaro che la sera, quando ti trovi con gli amici, hai voglia di parlare d'altro (ma pur sempre con la bottiglia giusta). Se invece, come il sottoscritto, fai tutt'altro nella vita, quella sera al mese che ti trovi con i tuoi amici "enodepravati" si parla della passione che ci lega. Poi è chiaro che la convivialità porta a parlare anche d'altro (sempre succede), ma non mi sento affatto nè un bulimico nè un vivisezionatore se parlo tutta la sera coi miei amici della mia principale passione, così come mi piace partecipare ogni tanto a una fiera (2-3 volte l'anno) o a una bicchierata tematica (questo più spesso). Non so se questo post abbia dei destinatari specifici (come mi pare di leggere tra le righe), ma mi pare che tenda a generalizzare situazioni piuttosto eterogenee.

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Alessandro Morichetti

circa 8 anni fa - Link

Ma infatti non lo sei mica, bulimico. Due fiere l'anno su oltre 50 week-end non sono mica depravazione. E chiaro ci sia una quota di generalizzazione. Però hai centrato il cuore: parlare d'altro con una bottiglia che permetta di farlo fluidamente. Tu bevi vino durante la settimana o solo nelle serate con amici?

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Landmax

circa 8 anni fa - Link

Ovviamente la prima, senza non resisto (e infatti adesso che sono a dieta sono decisamente più nervoso)!

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bruno

circa 8 anni fa - Link

Il post esprime al meglio il mio pensiero. Ricordo la mia sensazione di marziano quando non mi sentivo "allineato" in determinati ambienti in cui si respirava una tensione volta all'ostentazione mnemonica di etichette, annate e curriculum di bottiglie bevute. Partecipazione ad eventi declinate come medaglie e conoscenze illustri vantate con nome di battesimo, a testimoniare di essere "uno che ce la sa". La lettura del libro di Nicola Perullo mi ha confermato quanto già questa sensazione di inadeguatezza mi ispirava regalandomi grande sollievo. E' l'ora di una nuova comunicazione, di nuovi contenuti per stimolare emozioni, piaceri diversi e un modo nuovo di sentire il piacere del Vino. Di certo non mi aspetto che le associazioni di settore siano protagoniste di questa possibile innovazione

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sergio

circa 8 anni fa - Link

Condivido. Spesso le grandi riforme o addirittura le rivoluzioni vengono sgonfiate della loro potenzialità attraverso una loro superficiale adesione ed interpretazione. E' il pericolo che corre Epistenologia?

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bruno

circa 8 anni fa - Link

Se chiunque trova il coraggio di comunicare in maniera diversa, sperimentando canali nuovi e sopratutto non avendo paura di finire fuori dal giro di "quelli che contano", credo che piano piano si possa creare un movimento che condivide nuovi contenuti, avendo a cuore il coinvolgimento e la condivisione di chi legge e non la vetrina per elevarsi su masse adoranti. Per una nuova stagione in cui gli Italiani possano amare in maniera più vera, con più affetto vero una delle loro eccellenze migliori

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sergio

circa 8 anni fa - Link

Bellissime parole che vorrei applicati in molti ambiti.Approfitto per chiarire meglio.Vinogodi sembra aderire al post che, diciamocelo, ruota attorno ad Epistenologia.E l'adesione di Vinogodi al post è sottolineata dall'adesione di claudioT al post ed al commento di Vinogodi.Il fatto è che Vinogodi quasi 2 mesi fa, al post di presentazione del libro, disse:" mah ... mi sa tanto di sega mentale ..... PS: ma bere di più , con approccio ludico e godereccio, non sarebbe molto meglio di questi tentativi, anche letterari, di masturbazione delle meningi?" Attenzione, ho voluto semplicemente mettere in risalto come si possano condividere alcune parti del discorso di Perullo, pur non accentandone la portata innovativa di cambiamento radicale.E mi scuso con Vinogodi se ho esagerato. :-)

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Rinaldo

circa 8 anni fa - Link

Il discorso di Perullo può destare delle perplessità, nel senso che si può condividere qualcosa come sopra detto, soprattutto per ciò che concerne la ricerca di stimoli nuovi di tipo emozionale che smuovano il consumatore e lo facciano reagire dall'accettazione supina di ciò che il mercato propone e per ciò che concerne il tentativo di allestire alternative al monopolio delle associazioni di sommelerie e della critica ufficiale. La parte che mi lascia perplesso è quella sul rapporto tra nuovi modelli di consumo e produzione, e il fatto che affidarsi solamente alle emozioni, potrebbe poi produrre situazioni fuori controllo, poichè il vino inebria, produce emozioni, le emozioni sono parte integrante e non c'è bisogno di implementarle. Probabilmente l'approccio contestato, ovverossia quello razionale della vivisezione della bottiglia, legato alla valutazione di tipo tradizionale, questi eccessi emozionali eventuali, certamente li contiene. In ogni modo partecipai obtorto collo su invito di Morichetti a tale meeting, ma oggi lo ringrazio di averlo fatto. Un breve sunto della serata: http://vinidiconfine.blogspot.it/2016/05/epistenologia-in-terroir-marche-vini-e.html

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Denis

circa 8 anni fa - Link

Che poi sarebbe come uscire a cena con una bella figliola e passare la serata a giudicare minuziosamente occhi, bocca, orecchie, capelli, poppe e hulo, ... Poi la serata finisce, lei se ne va, e a te non resta che farti un selfie.

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