Lo bevo lì e mi piace, lo porto a casa e fa schifo

di Cristiana Lauro

Vi e’ capitato di innamorarvi di vini assaggiati nella loro zona di origine, rientrare a casa, riprovarli e non trovare più lo stesso appeal? Ovunque, soprattutto in Italia, cerco vini locali e mai penserei a Letojanni di bere un bianco friulano, ne’di chiedere un Insolia a Cividale del Friuli. Quando visito una cantina, mi appassiono dei vini che assaggio; li riprovo a casa e non mi piacciono più. Dire che il vino ha una sua personalita’ significa assimilarlo a una persona ed è innegabile che ogni persona sia percepita nel suo contesto.

Vai in vacanza nell’isola di Patmos e ti imbarchi in una storia con il ragazzo che lavora in un romantico, essenziale chiosco sul mare. Birre fredde e baci sapidi al tramonto, passione travolgente. Leggerezza, levita’, stato di grazia. Si sporgono improvvise, inattese e timide parole d’amore. Che pena salutarsi a fine agosto. Ci rivedremo ancora? Verrai a trovarmi in Italia? Ma si’ dai, che ci vuole con Ryanair? Se ti sbrighi a comprare il biglietto, paghi pochissimo, a patto che non ti venga sete durante il volo e che il tuo bagaglio a mano pesi meno di un canarino. Oddio, non vedo l’ora!

Ottobre, lui si presenta a casa tua: un disastro. Quella figura cosi’ potente sull’isola diviene improvvisamente povera, quasi patetica, perche’ il contesto non l’accompagna piu’. Preghi il tuo Dio che si tolga dai piedi prima possibile. Le persone, i soggetti normali, sono legati a un contesto, a un luogo, a una terra e cosi’ i vini. Ma vale anche per le opere d’arte, fatta eccezione per i veri capolavori. Tiepolo a New York sta benissimo ma è solo entrando in un museo che una merda diventa arte. E quindi, quanto il contesto determina il fascino di un vino?

avatar

Cristiana Lauro

Cantante e attrice di formazione ma fortemente a disagio nell’ambiente dello spettacolo, che ha abbandonato per dedicarsi al vino, sua più grande passione dopo la musica. Lauro è una delle degustatrici più esperte d’Italia e con fierezza si dichiara allieva di palati eccellenti, Daniele Cernilli su tutti. Il suo sogno è un blog monotematico su Christian Louboutin e Renèe Caovilla, benchè una rubrica foodies dal titolo “Uomini e camion” sarebbe più nelle sue corde. Specialista di marketing e comunicazione per aziende di vino è, in pratica, una venditrice di sogni (dice).

25 Commenti

avatar

Paolo De Cristofaro

circa 12 anni fa - Link

per fortuna non succede sempre... comunque ci sono molte verità in questo post, se fossimo su facebook cliccherei "mi piace". :-)

Rispondi
avatar

Francesco Annibali

circa 12 anni fa - Link

Moltissimo. Addirittura è impossibile decontestualizzare un assaggio. COme scrivi molto carinamente tu, non assaggi quel vino. Assaggi quel vino in quel posto con quello stato d'animo ecc... Il Berlucchi rosé che ho bevuto quella sera tra una xxxxxxx galattica e l'altra non lo cambierei manco con una magnum di Krug 82. Ma quel Berlucchi rosé era solo un tassello della serata. Da qui si potrebbe fare una discussione (stavolta seria) sulla metodologia di assaggio non tanto dei vini (che sono in parte al riparo dal contesto grazie alle degustazioni, che possono essere definite anche degli assaggi il più decontestualizzato possibile), quanto dei piatti al ristorante. L'ideale "espressiano" di valutare solo i piatti è una idea limite, ma i sensorialisti dicono chiaro e tondo che è una idea non vera. I tortellini di Bottura con la sedia scomoda sono meno buoni.

Rispondi
avatar

Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

tutti gli anni, in borgogna, mi faccio tentare dai base dei piccoli produttori. In cantina, sono sempre splendidi vini. Pensi che possano andar bene durante l'anno per colmare la voglia di pinot noir senza dover vendere un rene.. invece, sono parecchie volte squilibrati e sottili, troppo sottili. Non colmano il vuoto e piangi, ne hai ancora 18 in cantina.

Rispondi
avatar

Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Pur essendo convinto che la qualità assoluta-eterna-oggettiva-universale del vino non esista, e che tale qualità sia un fatto prevalentemente soggettivo, non posso però essere d'accordo che tale qualità non esista nemmeno soggettivamente: ovvero che un giorno mi piace il vino X e il giorno dopo non mi piace più in virtù del contesto di assaggio, e che quindi di fronte al vino X non so nemmeno dire se mi piace o meno. Preferisco un grande Champagne al Tavernello, ma non è che se domani bevo il Tavernello in compagnia di Charlize Theron che allora improvvisamente il Tavernello diventa uno dei più grandi vini della mia vita... anche un grande Barolo come il Monfortino farebbe schifo se venisse servito a 50°, come anche un grande Sauternes non sarebbe piacevole se venisse abbinato ad una pasta e fagioli... questo però non mi impedisce di dire che, per me, il Monfortino è un grande vino, come che il Tavernello è un pessimo vino.

Rispondi
avatar

she-wolf got the wrong tour operator

circa 12 anni fa - Link

Finalmente ho capito! Invece di una spiaggia maremmana dovevo andare a Patmos. Così il tempo di arrivare alla prima vendemmia e tutto si sarebbe risolto. Sul coté vino mi è andata meglio, ancora devo provare delusioni cocenti. Si vede che per le scelte enoiche prevale una prudenza che manca in altri campi.

Rispondi
avatar

Daniele

circa 12 anni fa - Link

Vinho Verde bevuto a Cascais con locale vista mare, in buona compagnia...fantastico...ma non me lo sognerei mai di portarmelo a casa..

Rispondi
avatar

Tommaso Farina

circa 12 anni fa - Link

Foto calzantissima.

Rispondi
avatar

Andrea

circa 12 anni fa - Link

eh si il genius loci è inimitabile

Rispondi
avatar

dink

circa 12 anni fa - Link

A me non pare che il gusto di un vino (o di qualsiasi altra cosa) muti in base al contesto o all'umore, o almeno non mi è mai capitato: da turista acquisto sempre bottiglie di vino o birra locali, e se è successo talvolta che riscontrassi un calo della qualità ciò è sempre stato a causa di bottiglie difettate, stress o sbalzi di temperatura dovuti al viaggio, o cattiva conservazione: anzi, di solito il piacere di un rinnovato assaggio è aumentato dal ricordo dei bei momenti della prima volta (e questo vale anche per l'amore ;-) ).

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Pezzo veramente molto carino nel quale in effetti ritrovo parecchie esperienze personali. A Roma è quasi un luogo comune che il vino delle fraschette non si possa portare a casa, e all'epoca in cui lavoravo per Porthos la cosa mi sembrava assurda; scrissi un pezzo sui bianchi dei Castelli e portai via per davvero un vinello verdognolo da una fraschetta del corso di Ariccia che in loco mi avevano dovuto portar via di peso per farmi smettere di bere. A casa - non potei che ammetterlo - era una ciofeca acida e brutta. La riciclai come purga per pora nonna, che apprezzò. E così ho chiuso il cerchio con Manzoni.

Rispondi
avatar

Cristiana Lauro

circa 12 anni fa - Link

:D...

Rispondi
avatar

esperio

circa 12 anni fa - Link

A parte la totale inappetibilita della scatoletta, dovunque essa si trovi, condivido l'opinione che un vino, bevuto nella zona dove e' stato prodotto, abbia una suadenza particolare sul bevitore pellegrino. L'atmosfera, le situazioni, i cibi dovrebbero contribuire a creare la differenza.

Rispondi
avatar

Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

"Ottobre, lui si presenta a casa tua: un disastro. Quella figura cosi’ potente sull’isola diviene improvvisamente povera, quasi patetica, perche’ il contesto non l’accompagna piu’. Preghi il tuo Dio che si tolga dai piedi prima possibile."... senza fare il bacchettone e perfettamente conscio dell'assoluta buona fede faccio notare che la metafora casca su un aitante giovane Greco. Se si fosse trattato vi un veltliner alla bell'e meglio e di un vigoroso teutonico la cosa forse non l'avrei notata

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Ho esperienze al contrario. Vini che assaggiati in loco o sottobotta del fascino del produttore mi avevano appena intiepidito, un volta portati a casa quasi obtorto collo, mi hanno stupito e stregato ben oltre qualsiasi aspettativa. Potrei dire lo stesso antropomorfizzando l'argomento, ma confesso di non essere mai stata a Patmos.

Rispondi
avatar

Andrea D'Agostino

circa 12 anni fa - Link

?? http://www.youtube.com/watch?v=JCNO_ZAHfR8 :-)

Rispondi
avatar

maurizio gily

circa 12 anni fa - Link

com'é lo stronzo nella scatola? naturale o convenzionale?

Rispondi
avatar

Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

L'artista si premurò di specificarlo in grande sull'etichetta, come una delle pochissime cose importanti dell'opera: "CONSERVATA AL NATURALE" Gli artisti vedono nello specchio del loro genio quello che le persone normali vedono solo quando la realtà giunge faticosamente e materialmente allo stesso inevitabile esito, qualche decennio più tardi.

Rispondi
avatar

Remo Pàntano

circa 12 anni fa - Link

...ma se lo stesso vino ti da impressioni diverse, in funzione di dove lo assaggi, probabilmente il risultato della degustazione è una valutazione sensoriale che è mediata dallo stato d'animo dell'assaggiatore, l'aria che respira in quel momento, l'altitudine del luogo dove avviene? ...a cambiare è il vino o l'assaggiatore? Mentre sull'arte è meglio non discutere, il contenuto di quel contenitore sarà mica il condensato dell'anima di quel artista? Dilemma! ...prosit! il gustologo

Rispondi
avatar

Cristiana Lauro

circa 12 anni fa - Link

Forse si'. Chi puo' dirlo? :-)

Rispondi
avatar

Raffaele

circa 12 anni fa - Link

Test del tipo "Tutti assaggiano lo stesso vino e quelli a cui viene detto che è un vino costoso lo apprezzano di più" ne sono stati fatti a migliaia. Ma uno molto serio che è stato fatto ultimamente (ne parla lo psicologo Bloom a TED TALKS)spiega qualcosa in piu. Le persone che partecipavano al test sono state collegate ad uno scanner fMRI, che "vedeva" le varie parti del cervello. Quando la persona beveva lo stesso vino economico con la "informazione" che diceva che era un vino pregiatissimo, si attivavano, sempre, le zone del cervello legate al PIACERE. Per non menarvela lunga, non è che le persone "si convincevano" che il vino fosse buono, ma DAVVERO LO SENTIVANO buono. Quindi non conta o meglio NON ESISTE l'esperienza "reale", ma solo quello che il nostro cervello ci dice. E chi fa marketing puo far leva su questo principio facendoci MILIONI (e molti gia lo fanno)

Rispondi
avatar

Marco Baldini

circa 12 anni fa - Link

Per me sia il luogo che la compagnia sono da considerarsi come veri "abbinamenti". Direi importanti quasi come l'abbinamento cibo! Questo perché luogo e compagnia hanno la possibilità di cambiare non tanto il gusto “tecnico” del vino (acidità, tannini, aromi…), ma le sensazioni che un prodotto fantastico come il vino riesce a regalare. E’ una realtà il fatto che bersi un Brunello su una terrazza vista vigne a Montalcino regalerà sensazioni difficilmente replicabili nel tuo appartamento di periferia… In modo più semplice, anche la Corona gelata bevuta in ferie sulla spiaggia a Tulum mi ha regalato sensazioni che non ho più riprovato tutte le volte che mi sono stappato la solita birretta ;)

Rispondi
avatar

Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Esiste The Wine Advocate, ed esiste The Hedonist's Gazette. Questo thread riluce di luce propria per la non banale circostanza che è molto più edonistico immedesimarsi -ognuno nella parte che preferisce- nel contesto delle avventure romantiche di una Cristiana Lauro su di un'isola greca, che nelle edonistiche abbuffate cosmopolite di un Robert Parker. Potenza della lirica, ecco che siamo diventati tutti loco-relativisti... :green:

Rispondi
avatar

Daniela @Senza_Panna

circa 12 anni fa - Link

Bel post, ntroduce stimoli interessanti. Quello che colpisce e fa la differenza speso non sono la semplice ambientazione ma le emozioni associate. Questa cosa la sanno molto bene i pubblicitari che infatti non vendono un'automobile perchè ha tot valvole o cc, ma perchè quall'automobile associata una certa musica e a certe immagini suscita nel potenziale cliente degli stati d'animo potenti che creano delle neuro associazioni. Quando poi rivediamo il soggetto della pubblicità in strada o dal concessionario queste emozioni si riattivano e anoi quella sembra la migliore macchina del mondo. Scegliamo con il cuore e giustifichiamo le scelte con la mente. Quindi nella fase successiva chiederemo conferma al venditore che quella macchina (guarda caso) ha esattamente le caratteristiche che per noi siamo importanti. Un giochetto molto banale quando si sa il meccanismo, ma molto molto efficace. Ecco spiegato come mai il famoso ragazzo delle vacanze o il vino degustato in un certo luogo a casa non ci dà più le stesse emozioni. perchè lancora mentale è fatta di immagini, suoni, profumi e quando ne manca uno non scatta più la magia. Invece l'ancora creata dal pubblicitario è fatta in modo che scatti al momento giusto perchè viene radicata con la ripetizione nelal nostra mente inconscia: tv, giormali, cartelloni pubblicitari... e il gioco è fatto. Siete sicuri di scegliere sempre liberamente senza condizionamenti?

Rispondi
avatar

Vittorio Vezzola

circa 12 anni fa - Link

Voler essere liberi da condizionamenti è un condizionamento :)

Rispondi
avatar

Cristiana Lauro

circa 12 anni fa - Link

Capperi, Vittorio! Questo sì che è un aforisma. Questa è la madre di tutte le massime, porca paletta, degna di un Francois de Larochefoucauld. Complimenti! Solo una domanda: machevvordì??? :D

Rispondi

Commenta

Rispondi a Raffaele or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.