L’iperspecializzazione del critico – nel vino come nella pizza – non è una cosa meravigliosa

L’iperspecializzazione del critico – nel vino come nella pizza – non è una cosa meravigliosa

di Alessandro Morichetti

Il fenomeno ha tratti ricorrenti e indicativi: quando parli con un esperto di qualcosa (di vino come di pizza, profumi, automobili, birra) finisci per annoiarti e perdere il filo. Il motivo è presto detto: invece che educarti e avvicinarti, lasciando ad una seconda fase dell’argomentazione i rilievi più specifici, il supermegaiper-esperto ti intristisce e abbatte con le sue speculazioni mentali decadenti sulle terribili sorti e regressive della tal materia, finendo per incupirti e allontanarti.

Come sono i Barolo 2012? Ahhh, annata inferiore sia alla 2011 che alla successiva 2013: non hanno il volume del millesimo precedente né eleganza e lunghezza armoniosa del successivo. Insomma, manca qualcosa in termini di profondità e grana del tannino. Ma quindi fanno schifo? No, per carità, son sempre esemplari di una denominazione di primissimo pregio e verranno ricercati in tutto il mondo, però non sono eccellenti.

Com’è la celebratissima pizzeria di Simone Padoan, i Tigli a San Bonifacio? Ahhhh, che noia! Da una vita gli stessi condimenti, gli stessi impasti, nessuna ricerca particolare, nessun guizzo. Sì, vabbè, ma anche a Napoli fanno la margherita da qualche secolo: ma certo, per carità, la pizza dei Tigli è buonissima, ci mancherebbe, però a cercare il pelo nell’uovo…

All’esame di Sociologia dei processi culturali imparai una cosa utilissima, per la mia tesi di laurea e non solo: la prospettiva migliore per analizzare e giudicare un fenomeno è quella né troppo vicina né troppo lontana, in cui la distanza è “giusta” per evitare i problemi opposti e complementari di presbiopia e miopia. Bisogna quindi ragionare del nostro oggetto d’interesse adottando sempre un taglio che ci metta al riparo da entrambe le distorsioni, fuorvianti per eccesso e/o carenza di dettaglio.

In conclusione: diffidare sempre un filino dei ginecologi dell’enogastronomia.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

10 Commenti

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marina ciancaglini

circa 8 anni fa - Link

Non è solo questione di ginecologia. Aria annoiata e atteggiamento a "si stava meglio quando si stava peggio", sennò sei un parvenu.

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Vinocondiviso

circa 8 anni fa - Link

Il linguaggio forzatamente tecnico e gergale allontana gli appassioni, i veri esperti sono i maestri che avvicinano e condividono. Però senza superficilità...ai tempi di twitter e wikipedia abbiamo l'illusione di essere tutti esperti di tutto, e questo è da biasimare tanto quando l'iperspecializzazione.

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Tommy

circa 8 anni fa - Link

Vinocondiviso lei ha perfettamente ragione. Ecco perchè abbiamo progettato Enosocial, un app che ha l'intento di riavvicinari i giovani al mondo del vino attraverso una seaione "DEGUSTA" che nelle varie fasi della degustazione, attraverso le immagini, suggerisce le sensazioni, i colori, i sentori PRINICIPALI che si possono sentire degustando un vino. Senza eccedere nelle terminologie esasperate come antociani, terziari ecc. Insomma le info di base ed oltretutto, differentemente da altre app, si possono anche votare e condividere i vini ma SOLO SE SONO PIACIUTI! Così evitiamo finte recensioni volte solo a screditare i competitor. Ultima cosa non meno importante...l'app è completamente GRATUITA e dedicata anche agli enoturisti ed alle cantine che hanno negozi virtuali online gratuiti per far sapere ai turisti che vini vendono e senza doverci pagare alcuna commissione

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alberto

circa 8 anni fa - Link

ah, ma sei un sociologo! ora mi spiego tutto : -)))

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Claudio

circa 8 anni fa - Link

Sinceramente faccio difficoltà a capire il pezzo. L'esperto è un esperto e quindi usa i termini appropriati, magari se davvero in gamba, aiuto a familiarizzare con il gergo adottato (la mia prof di Filosofia diceva:"chi non sa farsi capire, non conosce a fondo la materia" ). Se gli chiede di recensire un prodotto eccellente su cui si sono spese migliaia di parole (vedi I Tigli o il Barolo) è ovvio che cercherà il pelo nell'uovo: e, per quanto mi riguarda, io interpello l'esperto proprio per questo motivo. La pizza la fanno da 300 anni, ma magari dopo 300 anni vorrei essere ancora sorpreso....Non è forse la cosa più difficile? Detto questo: diffidare sempre @Tommy: il fatto che un vino piace, perdonami, ma non vuol dire niente (de gustibus ecc. ecc.). Un vino deve essere giudicato obiettivamente in base alle sue caratteristiche, i gusti personali restano, appunto, personali

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amedeo

circa 8 anni fa - Link

Claudio, in realtà si fa molta più fatica a capire quello che hai scritto tu.

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vinogodi

circa 8 anni fa - Link

se per "gergale" si intende chi si esprime in maniera tecnica o tecnicistica, per limiti personali di comunicazione, sono solo parzialmente in accordo, perché conosco tanti , bravissimi, tecnici, che proprio di semplificare i concetti a uso corrente non sono capaci , e spiegare è come tradurre , per loro, in una lingua che conoscono poco . Se, invece, per "gergale" si intende "autoreferenziale" , sono d'accordissimo, perché costoro parlano più a se stessi che agli altri . Anzi, penso proprio che farsi capire molto "parzialmente" sia proprio il loro obiettivo...

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bruno

circa 8 anni fa - Link

L'importante è tenere sempre a mente per chi si scrive. Qual'è la piattaforma o canale dove vengono pubblicati gli articoli/ post. C'è spazio per tutti e due i livelli perchè di differenti livelli sono gli utenti. Chi ha a cuore le diffusione della cultura del vino dovrebbe pensare che una trattazione leggera, inizialmente attrae quelli che un giorno diventeranno gli utenti con esigenze più tecniche. Un'offerta comunicativa estremamente tecnica invece provoca l'effetto contrario, allontanando quelli che vorrebbero saperne di più me che si impressionano credendo che la cultura del vino sia affare per pochi invece che patrimonio comune da condividere. Purtroppo però il mondo del vino è anche pieno di gente che passa il tempo mandando a memoria etichette e annate solo per darsi un tono discutendone sterilmente per ore.

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sergio

circa 8 anni fa - Link

Dovremmo partire dalla parola esperto: a chi ci riferiamo? All'esperto professionista di vino? O ad un appassionato, esperto* di vino? (*1 Che è diventato, con il tempo, esperto o *2 che crede di essere diventato esperto) O a entrambi? . Poi è importante il contesto come dice Bruno e, quindi diventa importante il destinatario della comunicazione intorno al vino(come hanno detto anche Altri). . Vale in tutte le attività umane. . Un esperto di cinema o di linguistica parlerà in modo diverso 1 se si trova in un congresso aperto soltanto a specialisti della materia, 2 se è stato invitato in un festival aperto a tutti 3 e parlerà in modo ancora diverso a dei ragazzi di liceo o di scuola media. . Sinceramente non sopporto la spocchia in tutti i settori. Che diventa ancor più insopportabile se lo spocchioso è un mediocre. (Pensate in politica alla spocchia del mediocre che governa gli Italiani) . Aggiungo che nella birra artigianale si sono di gran lunga superati i limiti di spocchia che è presente nel mondo del vino.

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sergio

circa 8 anni fa - Link

*1 Che è diventato, con il tempo, esperto o *2 che crede di essere diventato esperto. Aggiungo che appartengo alla categoria n 2 di appassionati esperti, ma di pizza. E' chiaro che rischio spesso di essere spocchioso quando parlo di pizza,

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