Le tre età di Bolgheri nella verticale di Tenuta Argentiera

Le tre età di Bolgheri nella verticale di Tenuta Argentiera

di Andrea Gori

La storia breve ma intensa di Bolgheri, pare rivivere in maniera frattale in quella di Argentiera, la tenuta che presidia l’estremità sud della DOC e che racchiude i suoi vigneti più alti (a 220m mt slm) su colline inframmezzate da boschi mozzafiato, un unicum per il territorio che vede per la maggior parte vigneti in pianura e con elevazione minima.

vigneti bolgheri argentiera

Sono 75 gli ettari di vigneto in mezzo a pini marittimi pluricentenari piantati dai Serristori, antica famiglia fiorentina che non trascurò nemmeno la produzione di olio.  Oggi il proprietario è Stanislaus Turnauer, industriale e creatore di innovazione austriaco, che ha deciso di recente di diversificare i suoi investimenti e regalarsi una seconda vita lontana dalla natia Vienna. L’amministratore delegato è Federico Zileri Dal Verme che in quanto presidente della DOC Bolgheri ha una particolare attenzione alla valorizzazione del territorio. Il vigneto principale qui è del 2000 (con una prima produzione minima nel 2003 e la prima uscita del grand vin con la 2004) ed è quello più in alto con notevole eterogeneità dei suoli . Si passa da zone argillose con galestro e scisti ad altre più calcaree e sassose e alcune anche con sabbia, il tutto molto ventilato e con il bosco che tiene temperature di media un paio di gradi più bassi di altre zone.

Concorrono al blend anche le uve dal vigneto Ginestra attorno alla cantina, riparato dal bosco e affacciato sul mare su suolo ricco di minerali e sassi, conformazione granulosa di natura silicea e tufacea molto poco fertile, che obbliga le radici delle vigne a scavare molto in basso. Occasionalmente in Argentiera Grand Vin si trovano anche uve in genere destinate agli altri Bolgheri, ovvero, Villa Donoratico e Poggio ai Ginepri che prendono appunto i loro nomi dai vigneti omonimi con esposizione a nord (per Villa) su suoli sabbiosi e in parte sassosi salendo più in alto.

La mini verticale ha messo in evidenza lo sviluppo del terroir in questi anni mettendo a fuoco tre momenti di equilibrio particolare: uno iniziale e quasi pioneristico del 2004 (con annata benevola e tardiva), poi quello della prima maturità nel 2010 (con davanti annata difficile e piovosa ma qui più gestibile che altrove) e infine la splendida 2016, annata  perfetta ovunque a Bolgheri. La ricordiamo come un’annata dal  germogliamento precoce e  crescita vegetativa con umidità elevata; quindi una estate calda, soleggiata e secca che ha rallentato crescita e contribuito a inspessire acini e accumulare i tannini e far maturare i vinaccioli, a completare il quadro un settembre asciutto ma con quelle piccole piogge iniziali a rendere ricchi i grappoli maturi.

Tenuta Argentiera 2004 Bolgheri DOC
Note di  senape, cumino, mirtillo, pepe e resine, poi balsamiche di frutta sotto spirito, carrube. Tannino leggero e piccante con struttura non banale che dimostra una vitalità e una tenuta insospettabile per un vigneto alle prime armi come era questo originario. 88

Tenuta Argentiera 2010 Bolgheri DOC Superiore
Amarena, prugne, lamponi, karkadè, bacche di goji, nocciole, ribes rossi e neri, guizzante, fresco, agile finale di lunghezza, sapidità e stile. Solido finale fruttato e mentolato, molto stretto il centro bocca ma ha corpo snello e agile, resta impresso. 92

Argentiera 2016 Bolgheri DOC Superiore
L’anno dell’ulteriore svolta del territorio. Mirtillo nero, pepe di cayenna, cacao e noce moscata, cumino, zenzero. Sorso diretto, immediato con tannino esuberante ma finissimo e fresco, menta piperita, alloro e curcuma, finale cangiante con una disarmante piacevolezza ma anche riserva di gusto e di piacere alla distanza 96

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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