Le tre declinazioni del Berteru, nel cuore di Mamoiada

Le tre declinazioni del Berteru, nel cuore di Mamoiada

di Gianluca Rossetti

Pensare a Mamoiada senza esserci stato mai. Assurdo.

Le vigne, le mani callose, la zolla-altarino buona per ogni messa? No, non è questo che mi manca: non mi riguarda. Certo, andare nei posti, toccare e vedere cose e persone un valore ce l’ha. Semplicemente non per me: sono figlio di emigrati, viaggio da quando respiro e a sei anni avevo già fatto più chilometri di qualunque bipede della mia generazione; ora ho la nausea al solo pensiero di un check-in. La voglia di esotico la spengo su National Geographic e Food Channel. I mezzi di trasporto, fosse per me, si estinguerebbero come gli spinosauri.

Però mi dispiace tanto non esserci andato a Mamoiada, in vent’anni e più che vivo di Sardegna.

Perché, come certi figli dei fiori che si sentono attratti da Stonehenge, io la connessione con calli, dirupi e gravine impronunciabili, annodati dalle vigne, l’ho stabilita da un pezzo (la topografia di Mamoiada, poi, calli e dirupi li contempla? Non so, non ci sono mai andato). Mio malgrado,  senza scarpe da tracking ma grazie a un router, sto anche lì.

Colpa dei vini: un allucinante concentrato di bottiglie che, quando non ho, vorrei.

Il viaggio. Tappa 0
Cantina Gungui fa tre etichette in croce, tutte con uve cannonau: annata, riserva e rosato, ultimo in ordine di tempo. Quantità? Per dare un’idea il Berteru En Rose 2019 supera di poco le settecento bottiglie. Numeri inversamente proporzionali al godimento che sanno procurare. Curiosa anche la storia del vigneron, ragazzo che aveva studiato per fare altro e al quale un lavoro non mancava prima di finire nella morsa insensata delle radici, e lasciare il panno verde pure con una mano di carte buone.

I vini suoi, assaggiati a più riprese e in annate diverse (in Sardegna perfino drammaticamente diverse: pensate al salto quantico dalla torrida 2017 alla piovosa 2018 fino all’ottima 2019) mi restituiscono un’idea di Cannonau chiara: niente sovraestrazioni, nessun sentore di uva “percocta” parcelle differenti e anche distanti tra loro, con età delle piante molto diversa. Quindi ogni vino a incarnare la specifica sua vocazione.

En Rose
Dalle vigne più giovani: mirtillo, cipria, sale e pepe bianco; nessuna concessione alle leggerezze, ché la materia c’è e spinge forte. Un rosato compatto, strutturato, definito, avvolgente: gira più piano di altri tinti uguale, ma gira a lungo, sostenuto dalla freschezza. Grandissima beva anche se non mi aspetto di trovarlo nella lista dei migliori dieci rosati da bordo piscina: vuole il suo tempo e richiede una corretta gestione delle temperature di servizio o rischiate di perdervi una parte del film. Non sto a fare il capello in quattro con il termoscanner, ma se evitate di berlo a meno di 14°C vi fate un favore. 20 euro*.

Berteru Riserva
Vino articolato, intenso, fortemente segnato dalla terra che lo genera, con richiami nettissimi di mirto, lentisco, e poi carrube e genziana. Avanza lento moto col carico di anni consegnatogli da alberelli centenari. La profondità frena un po’ la progressione, ma chi stappa questo in realtà non cerca né si aspetta un vino di immediata lettura. Bellissimo aspettarlo nel calice. 30 euro*.

Berteru
Cannonau che svetta tra i parenti prossimi e resta la bottiglia di Luca che vorrei sempre in cantina. Rispetto alla Riserva offre meno dettaglio ma maggiore dinamica per cui per me è vino più versatile, meglio accordato alla tavola e in genere all’umore mio che, di questi tempi, cerca sostanza e appagamento purché non dilazionati. 20 euro* per un concentrato di more di rovo, foglie di…

STOP!!!

Vediamo quanta voglia hai, Luca, di raccontarci delle tue vigne “ben lavorate e “tirate a lenza”, come dici tu. Che mestiere fai?

“Mi piace la parola “mestiere”. Quando nel 2015 decisi di lasciare la mia vita d’ufficio avevo bisogno di tornare coi piedi per terra, di occuparmi di cose concrete, vere. Che sapessero di vita e potessero “servire” a qualcosa. Ecco la parola mestiere, ministerium. Potare, zappare la terra, svegliarmi all’alba, travasare il vino, raccogliere le olive e le ciliegie e soprattutto vivere una vita lenta, dentro il tempo e non fuori dal tempo come accadeva in città”.

Annata 2020?

“Difficile. Le piogge di giugno hanno dato filo da torcere. In generale si è avuta una perdita del 30% rispetto all’anno precedente ma in cambio la qualità dell’uva è stata molto buona. È ancora presto per avere un’idea chiara sulla 2020”.

Progetti per il futuro?

“Intanto domattina sveglia alle 06.30: devo aiutare mio padre a piantare le fave”.

Fine

*Prezzi in cantina

avatar

Gianluca Rossetti

Nato in Germania da papà leccese e mamma nissena. Vissuto tra Nord Reno westfalia, Galatina (Le) e Siena dove ho fatto finta di studiare legge per un lustro buono, ostinandomi senza motivo a passare esami con profitto. Intorno ai venti ho deciso di smettere. Sai com'è, alla fine si cresce. Sommelier Ais dal 2012, scrivo abbastanza regolarmente sul sito di Ais Sardegna. Sardegna dove vivo e lavoro da diciotto anni. Sono impiegato nella PA. Tralascerei i dettagli. Poi la musica. Più che suonare maltratto le mie numerose chitarre. E amo senza riserve rock prog blues jazz pur non venendo ricambiato. Dimenticavo, ho un sacco di amici importanti ma non mi si filano di pezza.

5 Commenti

avatar

Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Il Berteru 2016, stappato settimana scorsa, era ancora freschissimo, complesso e di grande bevibilità nonostante i 14,5 di volume. Davvero buono.

Rispondi
avatar

Gianluca Rossetti

circa 3 anni fa - Link

Verissimo. Proprio l'attitudine alla forza senza peso mi fa amare vini come questi. Se ti capita prova il rosato. Perché, più in generale, sui rosato di Mamoiada si potrebbe aprire un capitolo a parte. Alcuni assaggi recenti mi hanno lasciato senza parole. E io sono salentino. Ce ne vuole per impressionarmi

Rispondi
avatar

Sonia

circa 3 anni fa - Link

Complimenti LUCA nn avevo dubbi sul risultato del tuo operato....ragazzo umile, vero professionista. In bocca al lupo.

Rispondi
avatar

Roberto

circa 3 anni fa - Link

Ho assaggiato diverse annate di Luca Gungui e penso che sia il produttore sardo che sappia meglio interpretare il Cannonau. Il Berteru Riserva 2017 è un vero capolavoro. Chapeau.

Rispondi
avatar

Pier Paolo

circa 2 anni fa - Link

Berteru 2017, bevuto ieri Ci ha stupito per la freschezza, i sentori e la fragranza Non amo in particolare il Cannonau (sono un sardo anonmalo) ma questo mi ha conquistato

Rispondi

Commenta

Rispondi a Sonia or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.