Le scintille tra il presidente del Consorzio del Prosecco e Col Vetoraz
di Antonio TomacelliDopo la pubblicazione del comunicato di Col Vetoraz in cui l’azienda dichiarava la volontà di non usare più la parola Prosecco nella sua comunicazione, è arrivata puntuale la risposta del presidente del Consorzio di Tutela del Prosecco DOC, Stefano Zanette. Leggiamola insieme:
“La Denominazione Conegliano – Valdobbiadene Docg ha tutto il diritto di decidere del proprio nome, ovviamente anche di rinunciare al termine Prosecco. Quel che trovo inspiegabile è che nel fare questo passaggio tenda a denigrare il lavoro degli altri, della Prosecco doc in particolare, che invece ha lavorato con impegno e -dati alla mano – ne ha sostenuto lo sviluppo. La produzione Conegliano Valdobbiadene Docg è infatti passata dai 60 milioni del 2009 agli oltre 90 milioni di bottiglie attuali. Quindi la crescita della Doc in questi 10 anni, ha favorito anche la Docg sia in termini di volume che di valore”.
Queste le parole di Stefano Zanette, presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, dopo la diffusione della nota stampa con cui un’azienda vinicola di Valdobbiadene ha spiegato le ragioni per cui dalla sua etichetta, dal packaging e dalla comunicazione commerciale, tradizionale e via web, è stata tolta la dicitura “Prosecco”.
Zanette risponde anche alla Confraternita di Valdobbiadene che, nelle scorse settimane, aveva avviato una petizione fra i produttori della Docg attraverso la quale chiedere lo scorporo della “Conegliano Valdobbiadene Docg” dal “sistema Prosecco”.
Per il presidente della Doc tale posizione avrebbe potuto essere assunta “anche 10 anni fa, con maggior coerenza. In ogni caso uscire in modo così polemico sembra un’ accusa a chi invece ha lavorato con impegno per il bene comune, di tutto il sistema Prosecco”.
‘Approfitto anche per rispondere all’appello del presidente del Veneto Luca Zaia – conclude Zanette – confermando quanto il Decreto del 2009 abbia portato solo vantaggi al territorio. Di ciò va dato merito alla volontà di tutta la filiera e soprattutto all’allora Ministro Zaia che con il suo provvedimento ha favorito la valorizzazione del nostro territorio, la tutela del nostro Prosecco e la possibilità di far meglio conoscere e apprezzare entrambi in tutto il mondo’.
Ieri parlavamo di un probabile inizio della fine per il Prosecco, oggi prendiamo atto della guerra probabile ventura.
16 Commenti
Stefano Cinelli Colombini
circa 5 anni fa - LinkFacciamo lo stesso lavoro, e anche solo per questo ciascuno dovrebbe aver rispetto di tutti gli altri attori dellla filiera. Un’azienda può uscire da una DOC, due DOC possono separarsi ma perché trasformare un divorzio in una rissa? Il vantaggio di visibilità è molto, molto effimero ma i danni sono duraturi.
Rispondipaolo collenghi
circa 5 anni fa - Link...... Daccordissimo, sono tutti pronti a banchettare con il nostro cadavere..... !!!!!!
Rispondipaolo collenghi
circa 5 anni fa - Link(sorry) di produttori dell'agroalimentare per eccellenza.
RispondiDaniela Turri
circa 5 anni fa - LinkVi ho scoperti oggi, leggendo dell' "affaire Col Vetoraz". Bella sorpresa. Interessata, ho letto anche altri articoli. Eccomi qui, quindi, colgo l opportunita di leggervi ancora. Analista finanziario fieramente veneta, con trascorsi all'estero (la piu recente: Dubai per 2 anni), innamorata dell'Italia.
RispondiMontosoli
circa 5 anni fa - LinkBenvenuta Daniela ! 🥂
RispondiGianni Usai
circa 5 anni fa - LinkEra ora.. Adesso vedremo chi studia sul serio Von Clausewitz e chi invece ne parla solo in aramaico..
RispondiAndrea
circa 5 anni fa - LinkQuanto scritto da Zanette non fa una grinza. É chiaro che il docg ed il doc sono due cose molto diverse. Chiaro forse per chi segue Intravino!!! Sarà triste, sarà sbagliato, ma il 98% della bolla Prosecco è consumata da persone cui la differenza tra docg e doc non interessa. È un gioco diabolico: la qualità docg è superiore, ma il prezzo lo fa il doc e quindi più o meno ci devi andare in scia. Ma se non lo chiami Prosecco sei sicuro di venderlo? Il cugino Asolo, senza la definizione di Prosecco Superiore, qualcuno fuori dalla provincia di Treviso se lo filerebbe? Peraltro non parliamo di Monfortino, Col Vetoraz lo trovo alla Pam; allora , se il tuo vino passa per la gdo il cliente te lo compra perché Prosecco.
RispondiDavide Bruni
circa 5 anni fa - LinkCredo che per quanto concerne gli incrementi dei guadagni economici nel recente passato non sussista alcun dubbio. Casomai sussiste l'incertezza di un prossimo futuro e di un'eredità deleteria da lasciare a chi farà viticoltura fra pochi anni, quando cioè gli ultimi ettari vitati entreranno in produzione e ci sarà l'aggravarsi di una situazione già ora precaria, soprattutto in termini di sostenibilità non soltanto ambientale. Come gestire allora le conseguenze dei disboscamenti? Come attutire l'impatto dei trattamenti fitosanitari e dei pesticidi sulle falde acquifere? Come difendersi da una probabile flessione dei mercati esteri? Come improntare le tariffe di prezzo dell'uva, da quest'anno in sicuro ed inevitabile calo? Ai lungimiranti capipopolo l'ardua soluzione ....
RispondiMassimiliano Puccio
circa 5 anni fa - LinkSentendo le due campane (Il presidente del Consorzio Prosecco e Vetoraz) si può avere un opinione corretta sulla vicenda. E' indubbio che con il prosecco, visto il successo, si è puntati forse troppo sulla quantità che la qualità ma chi vuole fare eccellenza nella regione più tradizionale può farlo tranquillamente avendo una propria Docg. E' solo un problema di comunicazione!
RispondiMattia
circa 5 anni fa - LinkFino ad un certo punto. Io sto con Vetoraz, pur non facendo vini memorabili. II prosecco oramai è una barzelletta cinese. Si è puntato SOLO sulla quantità, SOLO per fare schei, subito e tanti . DOCG, DOC, ma che cambia??..prodotti da Gdo e spritz dopo lavoro. Non tutti, certo, giusto il 99%.
RispondiUmberto
circa 5 anni fa - Link99% mi pare esagerato, davvero esagerato. Un po' di moderazione non guasterebbe
Rispondisergio spezi
circa 4 anni fa - Linkcaro puccio : d'accordo. La quantità è rappresentata unicamente da un numero grande o piccolo. Non è mai etichettata. Di qualità ce ne sono due : quella peculiare di ogni singolo <piccolo produttore < che vive in ogni singolo vigneto ed ogni singola bottiglia . Poi c'è quella cosidetta "controllata" opaca ripetuta appiattita costante in ogni bottiglia di qualsiasi lotto, e tipica dei . Se l'etichetta riportasse quante bottiglie son state prodotte di quel vino si potrebbe forse dare una informazione di partenza al consumatore.
Rispondisergio spezi
circa 4 anni fa - Linksono scomparse nel mio contento le parole : dopo "e tipica" avevo scritto ---dei Grandi Produttori-----.
RispondiUmberto Cosmo
circa 5 anni fa - LinkNon condivido la posizione del collega Dall’Acqua. Chi lavora bene non ha problemi, nome o non nome. Chi non sa vendere, chi usa la leva prezzo come unico strumento di marketing (facendo marchetting) avrà sempre problemi, nome o non nome. Perché perdere qualcosa che abbiamo inventato e con cui abbiamo costruito un mercato mondiale? Per paura che la DOC distrugga la DOCG così come Crono evirò Urano? Suvvia, io la trovo solo una bella manovra per far parlare di se e ci sono cascati in molti. Il produttore di DOCG che ha paura della DOC ha solo la coda di paglia, è qualcuno che insiste a credere che per vendere sia necessario il supporto del nome della denominazione piuttosto che della propria credibilità come azienda.
RispondiMontosoli
circa 5 anni fa - LinkParole sagge! Ma come proteggersi da tutto il Prosecco che viene fatto in giro per il Mondo? In Australia le viti Prosecco sono cresciute del 200% negli ultimi 10 anni. In Brasile fanno Prosecco a tutta forza...e sapete che i produttori sono tutti discendenti Veneti! Cordiali Saluti.
Rispondisergio spezi
circa 4 anni fa - Linkdeiimito qui la zona del prosecco attuale, ove i limiti rientrano mella zona DOC : dal Pasubio a Pontebba, a Sezana, Pellestrina, Chioggia , Sappada forse Cortina ? e prego correggetemi se sbaglio. grazie e ........ salute !
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